L’Inter supera il turno proteggendo il vantaggio (2-1) accumulato all’andata contro il Bayern Monaco e, grazie al 2-2 del ritorno, approda in semifinale di Champions League dove sfiderà il Barcellona. Nell’altra gara in programma stasera, l’Arsenal ha vinto anche al ‘Bernabeu’ dopo il 3-0 dell’andata guadagnandosi così la semifinale contro il PSG. Eliminato, dunque, il Real Madrid di Ancelotti.
Autore: Mirko Bussi
AG. SOULÈ a LR24: “A Matias serviva solo tempo, nel derby la rete più importante della sua vita. 11 squadre lo volevano a gennaio ma la Roma ha puntato su di lui”
Matias Soulé vive il suo momento migliore da quando è arrivato alla Roma la scorsa estate dopo la magia nel derby di domenica scorsa. Martin Guastadisegno, agente dell’argentino, ha raccontato in esclusiva a LAROMA24.IT le sensazioni e la stagione del suo assistito:
Come nasce il gol nel derby?
“Nasce da una bell’azione della Roma, conclusa con un’intuizione di Mati che ha preso una decisione fantastica. Ad oggi, la rete più importante della sua vita. Ma io lo conosco bene, lui voleva vincere il derby, non si ferma mai, è questa la sua forza”
Ha risposto bene alla critiche di inizio campionato
“Io credo che le aspettative erano alte, arrivato con un progetto, che è poi cambiato praticamente subito. Addirittura tre allenatori in pochi mesi. In questo mondo tante volte, si va troppo in fretta, un giocatore giovane, che viene da un altro contesto, ha bisogno di adattarsi, ed è quello che serviva a Matias, le critiche di molti giornalisti non mi sono piaciute, hanno fatto paragoni con altri calciatori che non c’entravano nulla con lui. Nel calcio però sappiamo come funziona. Ci vuole equilibrio. Lui sta bene, è sereno si è allena forte tutti i giorni, pensi che ho ricevuto tantissime offerte tra dicembre e gennaio, più di 11 squadre lo volevano, ma la società, il direttore Ghisolfi e mister Ranieri, hanno sempre puntato su di lui. Il percorso è quello giusto. Il mister ha saputo aspettarlo e lo ha fatto adattare ed entrare pian piano nelle rotazioni, non a caso è uno degli allenatori con più esperienza in Europa”
Come sta alla Roma, può consacrarsi qui?
“Deve solamente continuare a crescere, e allenarsi forte tutti i giorni. Matias non si ferma mai, ha la giusta mentalità. Nello spogliatoio i suoi compagni gli vogliono bene. La posizione non è importante, ha giocato in tante parti del campo diverse, deve giocare dove vuole il mister. Alla Roma sta bene, ma è inutile parlare di futuro, lui qui è felice. Deve solo pensare a crescere sempre di più”
SOULÈ: “La Champions il nostro obiettivo. Stadio? Sarebbe pieno anche se giocassimo a mezzanotte…”
IL ROMANISTA – Domani il quotidiano romanista pubblicherà un’intervista di Soulé. Questa un’anteprima delle parole dell’argentino, decisivo nell’ultimo derby. Si parte proprio da lì: “Il gol al derby? Bellissimo, è stato molto speciale. Non me lo aspettavo, parlando con la mia famiglia prima della partita mi avevano detto: “Guarda se fai un gol nel derby…” . Dopo aver segnato li ho cercati ma senza trovarli, li ho trovati dopo, a fine gara. Durante l’esultanza non sapevo cosa fare, poi è stato un peccato aver pareggiato perché abbiamo cercato di vincere, ma è stato bellissimo, un’emozione unica”.
Soulé passa poi a parlare dei tifosi della Roma: “Credo sia davvero simile il tifo argentino e quello di Roma. Lì sono matti, qua pure (ride, ndr). Con l’Athletic tutte quelle bandiere, lo stadio pieno. In tutte le partite poi: anche se giocassimo di lunedì a mezzanotte, lo stadio sarebbe sempre pieno”.
Sul finale di stagione: “Dove possiamo arrivare ora? Puntiamo al massimo. In queste ultime due non abbiamo perso, ma abbiamo l’amaro in bocca. Serviva vincere, se pareggiamo ancora non ci serve. Sono state delle partite in cui, ovviamente, abbiamo incontrato squadre forti e che hanno fatto bene. Dobbiamo giocare come se fossero tutte finali, per arrivare in Champions che è il nostro obiettivo”.
Instagram, Totti e Tony Effe insieme al Circo Massimo (FOTO)
Francesco Totti e Tony Effe insieme al Circo Massimo. È successo davvero nel pomeriggio di oggi e a testimoniarlo è stato proprio l’ex capitano della Roma con una storia su Instagram in cui ha pubblicato un selfie sorridente scattato proprio insieme al noto rapper in uno dei luoghi più famosi della capitale. La musica che fa da sottofondo alla storia è ‘Damme na mano’, portata a Sanremo da Tony Effe.
Post Match – Il derby non si gioca
LR24 (MIRKO BUSSI) – Il derby non si gioca, si dice. Ma si vince, almeno così si spera nell’adagio. Domenica se ne è giocato lo stretto indispensabile, contando quei 49 minuti di gioco effettivo che vanno ben al di sotto della media della Serie A, già solitamente inferiore rispetto alle abitudini degli altri principali campionati europei. E nessuno l’ha vinto.
Per la Roma, oltre che per la morsa della pressione che solo un derby sa stringere a tal punto, è stato ancor più complicato giocarlo (anche) per via dell’atteggiamento della Lazio, che ha dimostrato di avere ancora la ferita aperta dall’andata di tre mesi prima. Rispetto a gennaio, infatti, Baroni ha scelto di abbassare la linea di pressione per proteggersi da quelle giocate dirette che avevano fatto la fortuna della Roma nel 2-0 del primo round.
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Rispetto all’andata, la pressione della Lazio era più bassa per proteggersi da quelle costruzioni dirette decisive a gennaio.
La Roma così era chiamata a costruire più posizionalmente ma impegnava troppi giocatori, perdendo soluzioni negli sviluppi. pic.twitter.com/jtDadHFTyV— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 16, 2025
La struttura rimaneva la stessa, in 4-4-2, ma Castellanos e Dia lasciavano surriscaldare il pallone tra i piedi dei costruttori romanisti, preoccupandosi di proteggere varchi centrali. Così la Roma, senza poter ricorrere a giocate dirette per Dovbyk, stavolta in consegna a Gigot che per struttura poteva contendergli palloni lunghi più facilmente, era chiamata a costruire in maniera più posizionale. Ma nel farlo chiamava fin troppi giocatori nella prima fase di gioco: sono addirittura 6, in alcuni frangenti, i romanisti che finiscono sotto la linea degli attaccanti biancocelesti. La conseguenza, intuitiva, è una mancanza di giocatori, quindi soluzioni, per poter sfidare le due linee da 4 con cui Baroni proteggeva Mandas.
E anche quando la Roma sviava dalla densità centrale cercando di azionare Soulé in 1v1 esterno, come nella seconda fotosequenza sopra, la Lazio riusciva a scivolare agilmente raddoppiando, e addirittura triplicando in quel caso, il duello esterno.
La costruzione romanista finiva allora per disperdersi tra giocate dirette ricche di speranza ma scariche di vantaggi, oppure in circolazioni sterili del pallone che la facevano sfociare esternamente, su possibili giocate in catena, dove però le scalate avversarie non avevano intralci nell’accorciare e vietare 1v1 frontali a Saelemaekers e Soulé.
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Oltre alle giocate dirette, l’unico modo che restava alla Roma di far avanzare il pallone era per catene laterali ma risultava prevedibile e la Lazio riusciva ad accorciare facilmente senza mai lasciarsi puntare frontalmente da Saelemaekers o Soulé. pic.twitter.com/cJX1Hc87jr— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 16, 2025
Dall’altro lato, la struttura in non possesso della Roma era simile, in 4-4-2 con Pellegrini che affiancava Dovbyk nelle prime pressioni, seppur più aggressive rispetto a quelle laziali. La squadra di Baroni, però, riusciva ad azionare i propri esterni, principalmente Zaccagni, dopo aver scardinato le pressioni iniziali della Roma. Lo faceva impegnando meno giocatori, così da poterne avere di più negli sviluppi offensivi, e riuscendo ad accendere smarcamenti come quello di Rovella nel post n° 5 che permettevano, ora sì, di far arrivare il pallone a Zaccagni in situazioni decisamente più favorevoli.
Oppure, come nella costruzione evidenziata nel secondo tempo qui sotto, era uno dei tre costruttori a superare in conduzione, Gigot in questa occasione, la prima linea romanista. Per poi raggiungere Dia tra le due linee da 4 giallorosse rimanenti e, solo ora, rivolgersi a Zaccagni isolato più esternamente e supportato dalla sovrapposizione di Pellegrini. Perché sapere cosa si vuole è importante ma ancor più come farlo.
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Qui un altro esempio: stavolta la prima pressione della Roma viene superata in conduzione per poi trovare Dia tra le linee che finiva nuovamente da Zaccagni, facilitato dalla sovrapposizione di Pellegrini.
Conta cosa vuoi ma ancora di più come lo fai. pic.twitter.com/gxRoI5axHu— Mirko Bussi (@MirkoBussi) April 16, 2025
Ora serve un segnale forte
LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Ranieri ha fatto più di quanto ci si potesse aspettare. Cinque mesi col piede sull’acceleratore per rendere almeno decorosa una stagione che fino a metà novembre era indecente, grazie a un duemilaventicinque da ritmo scudetto. Nonostante questo lavoro encomiabile, bisogna ringraziare a metà aprile che la Fiorentina si sia inceppata davanti al Parma altrimenti per evitare di essere ottavi a una settimana da Pasqua.
Pensare alla Champions League era un dovere perché la Roma ha viaggiato a mille succhiando punti a chi la precedeva. Che fosse complicatissimo reggere quel ritmo era chiaro, ma valeva la pena provarci. I due pareggi con Juventus e Lazio hanno forse definitivamente azzerato le possibilità. Ora bisogna rimettere la marcia alta per giocare in Europa League anche la prossima stagione.
Ma non basta. Ora serve un segnale dalla proprietà. Un segnale forte. Stabilito che in ambito dirigenziale è sempre più urgente un salto di qualità, ci si deve di nuovo aggrappare all’allenatore. Ora deve tornare a essere il momento del proprietario della Roma, Dan Friedkin. Come nel maggio di quattro anni fa. È necessario riaccendere i fari sulla Roma. Alzare il livello in panchina e riportare la Roma sulle prime pagine dei quotidiani e nei titoli dei notiziari. Se è vero che a Friedkin piace il consenso, che poi sarebbe utile capire per quale motivo dovrebbe essere il contrario, c’è un solo modo per abbassare la lancetta del dissenso: ingaggiare un manager di alto livello.
Nell’ultimo mese abbiamo tutti partecipato al gioco de La Lista. Ispirata da Ranieri, è diventata una serie che va in onda su tutti i mezzi di diffusione, dai social alle radio dai quotidiani alle live ai siti. Mille nomi, fra cui quelli di allenatori di primo piano, di bravi mestieranti e di professionisti che rischierebbero di durare da ferragosto alla riapertura delle scuole. La Roma deve di nuovo correre il rischio di impresa. Invertire la tendenza. Per uscire di nuovo dall’ombra.
Ancelotti, il nome più altisonante, sarebbe una mossa alla Friedkin, ma sembra un’utopia. Allegri sta là, non serve neanche chissà cosa per convincerlo, anzi, per paradosso deve convincersi Friedkin nel fare la mossa. Emery sarebbe di alto livello ma al momento non registrano passi per avvicinarlo. Conte apparterrebbe a questa schiera, ma la sensazione è che come spesso gli capita si farà anche il secondo anno sulla stessa panchina. Uno di questi allenatori sarebbe il carburante che serve per rifare il pieno di ambizioni. C’è poi Gasperini.
Quindi ci sono i bravi o bravissimi allenatori, in grado di fare bene, ma che non sarebbero un simbolo o un segnale di rilancio in grandissimo stile. Pioli, Sarri, Mancini, Italiano, forse pure Montella. La Roma ripartirebbe con un nuovo allenatore, ma a fari bassi. Mai come in questo momento serve un segnale forte. Servono gli abbaglianti alti. Un segnale di luce accecante. Anche in ambito mediatico. Perché dopo un quarto di millennio, è evidente che l’allenatore non possa essere soltanto un addestratore che inculca la tattica. Serve fisique du rôle. Serve magnetismo, autorevolezza, dentro e fuori dal campo. Serve un leader, un frontman. Appurato che la Roma non avrà un Marotta, i fari devono accendersi sull’allenatore. Che deve essere di primissimo livello.
In the box – @augustociardi75
Lazio-Roma, Malagò: “Io CEO della Roma? Bella fantasia”
“Fa riflettere, nel senso non positivo, che a distanza di anni ci siano ancora 1.500 poliziotti impegnati e tredici agenti feriti in occasione del derby. Esprimo totale vicinanza e solidarietà al corpo di polizia e agli organi di sicurezza. Un quadrante della città è stato in ostaggio e questo fa riflettere. Io CEO? Bella fantasia, ne ho lette diverse ma questa non è male”. Lo ha detto Malagò, in conferenza stampa dopo la Giunta, parlando degli incidenti che si sono registrati prima di Lazio-Roma.
Primavera, SASSUOLO-ROMA 1-3: Romano, Della Rocca e Levak firmano il primo posto in classifica
La Roma Primavera vince in casa del Sassuolo e consolida il primo posto in classifica, staccando gli avversari di giornata, terzi in classifica, e allungando le distanze a 7 punti. Strappo anche rispetto all’Inter, ferma a 66 punti. Decisivi per i giallorossi i gol di Romano al 1′, Della Rocca e Levak dall’82’ all’84. Da valutare le condizioni di Seck, uscito per un infortunio nel corso del secondo tempo.
IL TABELLINO:
SASSUOLO: Scacchetti; Parlato, Corradini (81′ Macchioni), Di Bitonto, T. Benvenuti; Seminari, Lopes, Frangella (85′ Moriano); Knezovic, Cardascio (36′ Daldum) (81′ Sandro); Minta (80′ Vedovati)
A disp.: Vigano, Mazzetti, Benvenuti, Tomsa, Barani.
All. Emiliano Bigica
ROMA: Marcaccini; Sangaré, Seck (70′ Cama), Nardin, Reale; Levak, Romano, Marazzotti (63′ Di Nunzio); Graziani (88′ Almaviva); Coletta, Della Rocca
A disp.: Jovanovic, Kehyaov, Terlizzi, Sugamele, Marchetti, Bah, Zefi, Ceccarelli
All. Gianluca Falsini
Arbitro: G. Rispoli di Locri. Assistenti: M. Rispoli e Spataro.
LA CRONACA IN TEMPO REALE:
Secondo tempo
84′ – GOL DELLA ROMA! I giallorossi allungano con Levak! Cross dalla destra da parte di Della Rocca, Levak di testa spedice la palla in rete.
82′ – GOL DELLA ROMA. I giallorossi passano in vantaggio! Ripartenza dei ragazzi di Falsini, Della Rocca viene pescato solo sulla destra: Scacchetti non può nulla.
70′ – Infortunio per Seck, entra Cama al suo posto.
62′ – Daldum pericoloso in area, Marcaccini respinge il pallone in uscita
50‘ – Gran chiusura di Seck su Minta. La retroguardia giallorossa si salva.
45‘ – Rinizia il match.
Primo tempo
47′ – Fine primo tempo.
41‘ – Tentativo di Romano dalla distanza, palla alta.
15′ – Gol annullato al Sassuolo. Minta aveva di nuovo depositato in rete sfruttando un altro errore dal basso della Roma. Tutto invalidato per la posizione di fuorigioco dell’attaccante.
11′ – GOL DEL SASSUOLO. Altro errore della Roma in uscita con Seck che perde il pallone in favore di Minta. Stavolta il numero 36 neroverde scarta Marcaccini prima di spedire in fondo al sacco.
4′ – Errore in costruzione della Roma e Minta si invola verso la porta di Marcaccini, giallorossi salvi grazie all’errore dell’attaccante che spara alto.
1′ – GOL DELLA ROMA! Dopo 35 secondi la Roma passa subito in vantaggio con Romano che di sinistro sblocca la partita al primo tiro.
1′ – Inizia il match.
Instagram, Celik tocca quota 100 con la maglia della Roma: “Orgoglioso” (VIDEO)
Ieri Zeki Celik ha toccato quota 100 presenze con la maglia della Roma e, su Instagram, ha dedicato un post al traguardo: “Ogni momento con questa maglia è un tesoro. La passione e l’ambizione sono ancora forti come il primo giorno. Sono orgoglioso di aver raggiunto le 100 partite con questo club eccezionale. Grazie a tutti per il vostro incrollabile supporto”.
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Il “Common goal”: l’1% degli ingaggi in beneficienza? Italiani tutti in fuorigioco
Quando giorni fa Mats Hummels, il 36enne calciatore tedesco della Roma, ha annunciato con un emozionante video il suo addio al calcio giocato, mi ha sorpreso che l’indomani, nel raccontare il personaggio, nessuno abbia ricordato di lui un particolare che io ricordavo perfettamente e mi sembrava dicesse molto sull’uomo, oltre che sul calciatore […]: nel 2017 Mats era stato il primo calciatore ad aderire a “Common Goal”, l’ente benefico creato dallo spagnolo Juan Mata. […]
Fondò “Common Goal” chiedendo a tutti i calciatori d’Europa di aderirvi donando l’1% del proprio ingaggio annuale da destinare a organizzazioni benefiche legate al calcio e operanti in tutto il mondo. Lui prese la tessera n° 1 e all’indomani Mats Hummels gli telefonò e gli disse di spedirgli la tessera n° 2. Per capirci, l’1% dello stipendio che percepivano corrispondeva a un contributo di 80mila euro per Mata e 70mila euro per Hummels. […]
Così quando Hummels ha annunciato il suo ritiro mi è tornata in mente la sua tessera n° 2 e mi è spuntata una curiosità: andare a vedere quanti e quali giocatori 9 anni dopo la sua creazione ne fanno parte. E forse sarebbe stato meglio non farlo. I calciatori che oggi, 2025, destinano l’1% del loro stipendio sono 147: 76 sono donne, 71 uomini. Tra questi 71 non c’è un solo calciatore italiano (anni fa c’era Chiellini che però oggi ha smesso di giocare). Sono presenti 3 soli giocatori di Serie A: Hummels e Dybala della Roma, Andersen del Venezia.
(Il Fatto Quotidiano – P. Ziliani)