Mancini d’anticipo: intercetta più di tutti in Serie A. Ed è 2° per duelli vinti

In una continua evoluzione, Gianluca Mancini ha messo la propria targhetta come principale referente fuori dall’ufficio difensivo della Roma. Alla settima stagione, con 286 presenze già sommate con la maglia giallorossa, ha interpretato atteggiamenti difensivi di ogni genere fino a ripartire dal punto di partenza, almeno in Serie A, riprendendo i file dei principi difensivi di Gasperini. Che l’hanno portato, a 29 anni, a tornare ad essere un marcatore aggressivo con capacità di anticipo spiccate. Tanto che in Serie A, alla 9a giornata, nessuno conta più intercetti difensivi: 17, davanti alla coppia della Fiorentina, Pongracic e Pablo Marì, con 16 e 15 a testa.

Perché col tempo Mancini ha sempre più affinato le proprie capacità di duellare con l’avversario in maniera più fine, senza i corpo a corpo che lo contraddistinguevano inizialmente. Così può esaltarsi anche nel tornare ad avere a che fare continuamente con un riferimento avversario, in una struttura difensiva che accentua i duelli. Aspetto nel quale, Mancini, giganteggia: 55 i duelli vinti, soltanto Tiago Gabriel, tra i difensori, lo supera di appena una lunghezza. 56 come quelli di Manu Koné, il romanista che fin qui ne ha divorati di più, posizionandosi al 7° posto della classifica generale di Serie A, considerando tutti i ruoli.

Post Match – Cristante svelato

LAROMA24.IT – 8 gol in 8 partite bastano per essere primi in classifica in Serie A, al momento. Ma anche per arrovellarsi alla ricerca di soluzioni, come ha fatto fin qui Gasperini. Che, tranne per le prime due giornate, ha continuamente messo mano alla disposizione o agli uomini del reparto offensivo. In principio, ad agosto, fu Ferguson con ai lati, o sotto come si preferisce, Soulé ed El Shaarawy. Poi venne Dybala, in Roma-Torino, con El Aynaoui e Soulé. Quindi il derby, in cui ritirò fuori dal mazzo Pellegrini, con Ferguson e Soulé. Con Verona e Fiorentina, invece, toccherà a Dovbyk. Contro Pioli, addirittura, nel giro entrerà anche Baldanzi. Fino all’Inter, col ritorno di Dybala come punto di riferimento offensivo, accompagnato da Pellegrini e Soulé. Due mesi a cercare una formula giusta che possa alzare il tasso di pericolosità della Roma. Che mai era risultata così minacciosa come domenica col Sassuolo: 1,74 il dato di xG finale, il più alto tra le 8 gare di Serie A disputate.

Si fa ancora più interessante il dato se spacchettato tra i decimali prodotti “open play”, vale a dire su azione, e quelli su calcio piazzato (appena 0,23xG domenica), spiegando ulteriormente come la riproposizione di Cristante all’Atalantina abbia reso più imprevedibili, velenosi e, soprattutto, verticali le intenzioni della Roma.

Il gol dello 0-1, intanto, è un piatto tipico del menù di Gasperini: la riconquista alta di Ndicka su Berardi, tratto già consolidato nella Roma 2025/26, ha trovato stavolta un veloce riciclo verso la porta di Muric grazie alla tendenza alla profondità di Cristante. Quando il difensore ivoriano passa per Dybala, intenzionato a ricevere sui piedi come l’istinto gli comanda, si vede già Cristante minacciare l’area di rigore del Sassuolo con un inserimento. A quel punto l’argentino è in una delle funzioni che più gli si addice: dare significato alle corse altrui. Prima di andare a correggere, sulla respinta, la finalizzazione mancata da Cristante.

Non sarà l’unica volta in cui Cristante (3 tiri domenica, al pari di Pellegrini e Wesley) finirà sullo zerbino di Muric. È il 33′ quando la Roma abbandona rapidamente ambizioni di costruzioni articolate e Svilar rinvia direttamente oltre la metà campo. Qui Bailey controlla e ripulisce il pallone mentre Dybala e Cristante si dividono istintivamente i compiti: l’argentino si muove verso il pallone, il numero 4 comincia ad attaccare la porta. 2 tocchi, pochi istanti e il trucco è svelato: Cristante si trova nuovamente sull’uscio di Muric. La progressiva trasformazione in mediano prettamente difensivo si nota al momento della scelta finale, con un tocco di punta destra che rimbalza sul portiere avversario ormai disteso a terra.

Poi, a metà secondo tempo, la Roma avrà completamente cambiato abito offensivo: ora sotto Dovbyk si muovono Soulé e Pellegrini. Nonostante la squadra giallorossa continuerà a produrre situazioni pericolose, dovrà farlo in maniera diversa, non avendo più giocatori così golosi di profondità nei posti offensivi. La miglior situazione della ripresa, quella che porterà al palo di Pellegrini, arriva infatti su una traccia già mostrata in passato: il lavoro di rifinitura del vertice offensivo. È inevitabile, infatti, che l’area ora sia maggiormente vuota e Dovbyk si ritrovi in forte inferiorità numerica, con Pellegrini che è richiamato naturalmente dal pallone custodito da Soulé tra le proprie zolle preferite, quelle di centro destra. Con queste caratteristiche, l’attacco dell’area di rigore richiede tempi diversi, più dilatati, e maggiori capacità associative oltre che puramente qualitative. Lo sviluppo infatti è più lento, il Sassuolo può posizionarsi centralmente prima che Pellegrini estragga un colpo di esterno destro, pregevole imitazione di quello mostrato da Dybala a Pisa, per connettersi a Dovbyk, come quella volta fece Ferguson, e andare a recuperare il pallone lì nei pressi, controllarlo nel traffico per poi tentare di scavalcare delicatamente Muric. A quel punto la Roma era diversa e percorreva strade alternative per rendersi pericolose. Più lontane, probabilmente, da quella “comfort zone” di cui parlava Gasperini. Che, magari, si sarà invece sentito coccolato dai ricordi nel primo tempo di Sassuolo-Roma.

Gasp al minimo: 10 gol segnati nelle prime 10 partite, è il suo record negativo in carriera

LAROMA24.IT – 10 gol in 10 partite: il razionamento della produttività offensiva ha smesso di essere auto-sufficiente appena l’immunità romanista è stata scalfita. Soltanto in due partite, contro Nizza e Fiorentina, la Roma ha segnato più di una rete, permettendo di aggiustare la media con le giornate contro Torino e Inter in cui ha chiuso senza neanche un’esultanza. Nelle ultime 4 gare, da Lille a ieri, Svilar ha sempre subito almeno un gol e questo ha complicato maledettamente i piani romanisti, traducendosi in 3 sconfitte su 4.

Il fascicolo, già aperto, è stato sbattuto nuovamente sul tavolo ieri dopo la partita. “Bisogna farsi un esame di coscienza e pensare come mai c’è tanta gente che non segna da tempo”, le parole di Gasperini dopo l’1-2 col Viktoria Plzen. Un’emergenza offensiva così acuta, d’altronde, Gasperini non si era ancora trovato a doverla fronteggiare. Mai, nelle stagioni in cui ha iniziato in panchina, una sua squadra aveva avuto un rendimento realizzativo più basso.

19 i gol segnati dall’Atalanta un anno fa nelle prime 10 gare, addirittura 24 nella stagione 2020/21. Nel peggiore degli inizi, al primo anno a Bergamo, aveva comunque visto la propria squadra segnare 15 gol nelle prime 10 gare ufficiali della stagione. La Roma, praticamente, viaggia al ritmo del Genoa di Gasperini per gol segnati. Furono 10 anche nel 2015/16, ultimo anno in rossoblu, 11 nella stagione precedente. Sempre 10, comprendendo un gol ai supplementari in Coppa Italia, nella stagione 2010/11, ancora al Genoa. Dove, comunque, la vena realizzativa pulsava forte nell’anno precedente: 19 reti nelle prime 10 gare ufficiali nel 2009/10. Meglio, anche, al primo anno di Serie A in assoluto: 12 gol nel 2007/08, migliori anche i dati in Serie B o Serie C, con Genoa e Crotone, agli esordi della carriera. Alla Roma, invece, la spia era già accesa: la scorsa stagione, nelle prime 10 uscite ufficiali, la squadra prima di De Rossi e poi di Juric contava appena 9 gol.

I GOL SEGNATI DALLE SQUADRE DI GASPERINI NELLE PRIME 10 PARTITE UFFICIALI:

2025/26 10 gol segnati

2024/25 19

2023/24 17

2022/23 16

2021/22 17

2020/21 24

2019/20 22

2018/19 23

2017/18 17

2016/17 15

2015/16 10

2014/15 11

2010/11 10 (compreso un gol nei supplementari di Coppa Italia)

2009/10 19

2008/09 15

2007/08 12

2006/07 20 (Serie B)

2005/06 15 (Serie B)

2003/04 15 (Serie C)

Inter-Roma, Ranieri da Pisilli a fine partita: “La dovevi controllare, avevi tutto il tempo…” (VIDEO)

Alla fine di Inter-Roma, nonostante la vittoria, Claudio Ranieri non ha perso tempo per sottolineare a Pisilli la possibilità di una gestione diversa nell’occasione avuta nel finale su assist di Soulé. Al termine della gara, infatti, le telecamere hanno ripreso il tecnico giallorosso dire al centrocampista: “La dovevi controllare, avevi tutto il tempo…”, prima di smorzare il momento con un sorriso e una pacca sulla spalla del classe 2004.

Ancelotti, dietrofront all’ultimo: ‘no’ al Brasile. Possibile offerta dall’Arabia Saudita da 50 milioni di euro l’anno

Ieri doveva essere il giorno della firma di Carlo Ancelotti con il Brasile. Atteso a Londra per siglare l’accordo, l’allenatore del Real Madrid ha contattato personalmente Ednaldo Rodrigues, presidente della federazione brasiliana, per ringraziarlo dell’interesse prima di declinare la proposta di diventare prossimo ct del Brasile.

Ancelotti ha fatto sapere che non era più disponibile a liberarsi a giugno, cogliendo di sorpresa i vertici del calcio verdeoro con cui tutto sembrava già concordato, e a questo punto non è da escludere che possa fare il Mondiale per Club con il Real Madrid.

Secondo quanto scrivono in Spagna, dietro il ‘no’ sembra esserci anche un’offerta multimilionaria dall’Arabia Saudita. Si parla di circa 50 milioni netti a stagione.

(marca.com)

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Trigoria: lo stato maggiore del Friedkin Group nel centro sportivo. Presenti la Dunkel e Williamson

Ore calde a Trigoria. Nel centro sportivo ‘Fulvio Bernandini’, infatti, sono riuniti alcuni tra i principali esponenti legati ai Friedkin: da Ana Dunkel, Chief Financial Officer del Friedkin Group, a Eric Williamson, vicepresidente del Business Development sempre del gruppo che fa capo alla proprietà romanista.

La presenza dello stato maggiore del Gruppo Friedkin fa pensare che possano esserci novità in arrivo, tra la consegna del progetto definitivo per lo Stadio della Roma e la scelta del futuro allenatore. A riferirlo, in apertura di trasmissione, è Riccardo “Galopeira” Angelini.

(Manà Manà Sport Roma)

Bene di prima necessità

LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Nessuno avrebbe mai immaginato lo scorso novembre che la Roma potesse ritrovarsi, a quattro giornate dalla fine, a un tiro di schioppo dal quarto posto. Mentre i pochi che non conoscono Antonio Conte non avrebbero scommesso un centesimo sul Napoli oramai strafavorito per lo scudetto dopo il decimo posto della passata stagione. Il calcio muta, si trasforma, in meglio o in peggio a seconda dei gusti, ma una cosa non cambia mai. Gli allenatori fanno la differenza per chi vuole ottenere risultati.

Soltanto Claudio Ranieri poteva riesumare la Roma e portarla a un passo dal paradiso. Soltanto Conte poteva puntare dritto per dritto allo scudetto nonostante a gennaio gli abbiano persino venduto il calciatore più forte. Il calcio sempre più frequentemente si riempie la bocca della parola progetto, manco fosse un quartiere residenziale da costruire. Ma nel calcio le parole sono la giustificazione di chi non sa badare ai fatti.

La verità è che per ottenere l’unica cosa che conta nel calcio, i risultati, servono gli allenatori giusti, se te li puoi permettere. Non a caso Ancelotti è tornato al Real Madrid. Non a caso chi vuole stravincere ricopre di soldi Guardiola. Non a caso Sensi si affidò a Capello. Non a caso per tornare a vincere la Roma chiamò Mourinho. Non a caso, ora, constatato mille volte che Ranieri smetterà di allenare, ci si sta adoperando per sostituirlo con un top manager. Perché questo serve oggi alla Roma.

Certo, serve anche un amministratore delegato, una struttura dirigenziale adeguata, un comparto scouting sviluppato. Bella forza. Per ribadirlo di continuo non serve avere un quoziente intellettivo particolarmente elevato. Lo capiscono anche i bambini. Ciò che invece a molti ancora non è chiaro, è che ci sono momenti in cui non puoi fare a meno di un top manager. In questo momento la Roma ha bisogno di un Allegri, di un Conte se lascia il Napoli, di un Ancelotti se non firma per il Brasile. Specchietto per le allodole? No. Bene di prima necessità. Priorità assoluta. Necessità. Urgenza e impellenza.

In the box – @augustociardi75

Post Match – Domus Claudio

LR24 (MIRKO BUSSI) – Claudio Ranieri si è presentato a San Siro col vestito migliore per l’ultima scena. Non quello indossato, impreziosito dalla spilletta romanista sul rever della giacca, ma quello con cui ha presentato la Roma in campo. Una struttura solida in non possesso, che non intendeva permettere all’Inter di prendere la fluidità vorticosa che la contraddistingue, pronta a mordere letalmente con transizioni e sviluppi offensivi che avevano nell’abilità in conduzione di Soulé il proprio punto di maggior velenosità.

La struttura in non possesso della Roma, sintetizzabile in un 3-5-1-1, era pronta a scomporsi per vietare gli accessi preferiti all’Inter, come quelle combinazioni coi vertici offensivi che, sugli inserimenti successivi, saranno da trama nel gol annullato a Frattesi o all’occasione sventata dall’uscita di testa di Svilar nel primo tempo. Il punto fisso era uno: Shomurodov su Calhanoglu, tra gli snodi principali dell’Inter. E mentre Dovbyk aveva in consegna Acerbi, su Bisseck e Carlos Augusto, terzi di difesa, si alzava a turno la mezzala di parte, da un lato Pellegrini e dall’altro Cristante.

Quelle che variavano, a seconda del lato, erano le scalate successive. Quando Cristante andava a mordere su Carlos Augusto, infatti, era Koné a scivolare su Barella, la mezzala che si liberava alle spalle dell’uscita del pariruolo romanista. Sul centrosinistra romanista, invece, con Pellegrini su Bisseck, era Ndicka a rompere la linea per andare ad occuparsi di Frattesi. In questo caso, la Roma accettava la parità numerica con Arnautovic e Lautaro, che rimanevano in consegna a Mancini e Celik mentre Angelino e Soulé se la vedevano con i quinti nerazzurri.

Così la Roma sbarrava la strada all’Inter ma per poi liberare la propria si appoggiava su una capacità di uscire dalle contropressioni nerazzurre più articolata rispetto alle verticalizzazioni dirette su Dovbyk che sarebbe stato esposto a duelli e inferiorità numeriche poco vantaggiose. A darle tempi e colori sgargianti, spesso, era la capacità di conduzione di Soulé che, dopo aver svolto i compiti da quinto, tornava alla sua versione più pura da esterno offensivo.

Al 27′, ad esempio, un recupero medio-basso della Roma viene convertito in sviluppo offensivo dall’argentino che, ruotando attorno alla riaggressione di Barella, può puntare Carlos Augusto facendo guadagnare ai giallorossi 40 metri di campo. La transizione in conduzione implica tempi più dilatati, che se da una parte offrono un’occasione di riposizionamento agli avversari, dall’altra permette ai compagni di assecondare lo sviluppo offensivo. La Roma, infatti, si ritroverà con 6 giocatori, compreso Soulé in possesso sulla corsia di destra, negli ultimi 25 metri dell’Inter: la combinazione successiva, da Cristante a Dovbyk per Pellegrini, preparerà il traversone di Angelino che produrrà uno dei rimpianti principali dei giallorossi per aumentare il vantaggio.

Nel gol, come si era già visto sullo 0-0 col tiro dal limite di Koné, la conduzione di Soulé diventa ipnotica per l’Inter: la situazione nasce da una costruzione dal basso pregevole della Roma che va poi a srotolarsi sul lato destro dove l’argentino spegne il pallone tra i propri piedi per 5 secondi. Quelli in cui fa collassare l’Inter verso la propria porta, con la difficoltà, per i nerazzurri, di tenere sotto controllo pallone e smarcamenti avversari. Come quello di Pellegrini che sfila al limite con, a quel punto, un ampio raggio a disposizione per preparare il tiro che produrrà la carambola favorevole proprio a Soulé.

“È l’ultima volta”, ripeterà Ranieri più volte ai collaboratori che corrono a stringergli la mano e congratularsi a fine partita. Prima di risistemarsi la giacca, salutare San Siro e, si spera, lasciare sul tavolo il foglio con le istruzioni generali. Utili a chi dovrà tornarci un’altra volta.

Ranieri, i Friedkin hanno provato a convincerlo a restare in panchina con un contratto monstre: sarebbe stato il più pagato della Serie A

La Roma è alla ricerca di un nuovo allenatore per la prossima stagione ma, stando a quanto riporta il sito di calciomercato, i Friedkin hanno provato a convincere Ranieri a restare alla guida della squadra. Per farlo, lo avrebbero fatto diventare l’allenatore più pagato della Serie A offrendogli un contratto, dunque, a cifre particolarmente vantaggiose.

Ma il tecnico giallorosso è stato fermo sulla sua volontà di chiudere la carriera da allenatore, come più volte espresso pubblicamente.

(calciomercato.it)

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Baroni: “La Roma sta facendo cose pazzesche”

Dopo il pareggio con il Parma, rimontato grazie a una doppietta di Pedro, la Lazio è stata raggiunta dalla Roma in classifica, scivolandole sotto in virtù degli scontri diretti. Dopo la gara di ieri sera, Baroni ha commentato così il momento delle due squadre romane: “Di là (alla Roma, ndr) ci sono stato da giovanissimo, qui ci sono dentro anima e cuore. Siamo dispiaciuti ma ci sono ancora partite. La Roma è sotto gli occhi di tutti, sta facendo cose pazzesche dal punto di vista dei punti. Ma noi ci siamo e vogliamo essere presenti fino in fondo per vedere dove andremo a piantare la bandiera”.