Gasp al minimo: 10 gol segnati nelle prime 10 partite, è il suo record negativo in carriera

LAROMA24.IT – 10 gol in 10 partite: il razionamento della produttività offensiva ha smesso di essere auto-sufficiente appena l’immunità romanista è stata scalfita. Soltanto in due partite, contro Nizza e Fiorentina, la Roma ha segnato più di una rete, permettendo di aggiustare la media con le giornate contro Torino e Inter in cui ha chiuso senza neanche un’esultanza. Nelle ultime 4 gare, da Lille a ieri, Svilar ha sempre subito almeno un gol e questo ha complicato maledettamente i piani romanisti, traducendosi in 3 sconfitte su 4.

Il fascicolo, già aperto, è stato sbattuto nuovamente sul tavolo ieri dopo la partita. “Bisogna farsi un esame di coscienza e pensare come mai c’è tanta gente che non segna da tempo”, le parole di Gasperini dopo l’1-2 col Viktoria Plzen. Un’emergenza offensiva così acuta, d’altronde, Gasperini non si era ancora trovato a doverla fronteggiare. Mai, nelle stagioni in cui ha iniziato in panchina, una sua squadra aveva avuto un rendimento realizzativo più basso.

19 i gol segnati dall’Atalanta un anno fa nelle prime 10 gare, addirittura 24 nella stagione 2020/21. Nel peggiore degli inizi, al primo anno a Bergamo, aveva comunque visto la propria squadra segnare 15 gol nelle prime 10 gare ufficiali della stagione. La Roma, praticamente, viaggia al ritmo del Genoa di Gasperini per gol segnati. Furono 10 anche nel 2015/16, ultimo anno in rossoblu, 11 nella stagione precedente. Sempre 10, comprendendo un gol ai supplementari in Coppa Italia, nella stagione 2010/11, ancora al Genoa. Dove, comunque, la vena realizzativa pulsava forte nell’anno precedente: 19 reti nelle prime 10 gare ufficiali nel 2009/10. Meglio, anche, al primo anno di Serie A in assoluto: 12 gol nel 2007/08, migliori anche i dati in Serie B o Serie C, con Genoa e Crotone, agli esordi della carriera. Alla Roma, invece, la spia era già accesa: la scorsa stagione, nelle prime 10 uscite ufficiali, la squadra prima di De Rossi e poi di Juric contava appena 9 gol.

I GOL SEGNATI DALLE SQUADRE DI GASPERINI NELLE PRIME 10 PARTITE UFFICIALI:

2025/26 10 gol segnati

2024/25 19

2023/24 17

2022/23 16

2021/22 17

2020/21 24

2019/20 22

2018/19 23

2017/18 17

2016/17 15

2015/16 10

2014/15 11

2010/11 10 (compreso un gol nei supplementari di Coppa Italia)

2009/10 19

2008/09 15

2007/08 12

2006/07 20 (Serie B)

2005/06 15 (Serie B)

2003/04 15 (Serie C)

Inter-Roma, Ranieri da Pisilli a fine partita: “La dovevi controllare, avevi tutto il tempo…” (VIDEO)

Alla fine di Inter-Roma, nonostante la vittoria, Claudio Ranieri non ha perso tempo per sottolineare a Pisilli la possibilità di una gestione diversa nell’occasione avuta nel finale su assist di Soulé. Al termine della gara, infatti, le telecamere hanno ripreso il tecnico giallorosso dire al centrocampista: “La dovevi controllare, avevi tutto il tempo…”, prima di smorzare il momento con un sorriso e una pacca sulla spalla del classe 2004.

Ancelotti, dietrofront all’ultimo: ‘no’ al Brasile. Possibile offerta dall’Arabia Saudita da 50 milioni di euro l’anno

Ieri doveva essere il giorno della firma di Carlo Ancelotti con il Brasile. Atteso a Londra per siglare l’accordo, l’allenatore del Real Madrid ha contattato personalmente Ednaldo Rodrigues, presidente della federazione brasiliana, per ringraziarlo dell’interesse prima di declinare la proposta di diventare prossimo ct del Brasile.

Ancelotti ha fatto sapere che non era più disponibile a liberarsi a giugno, cogliendo di sorpresa i vertici del calcio verdeoro con cui tutto sembrava già concordato, e a questo punto non è da escludere che possa fare il Mondiale per Club con il Real Madrid.

Secondo quanto scrivono in Spagna, dietro il ‘no’ sembra esserci anche un’offerta multimilionaria dall’Arabia Saudita. Si parla di circa 50 milioni netti a stagione.

(marca.com)

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Trigoria: lo stato maggiore del Friedkin Group nel centro sportivo. Presenti la Dunkel e Williamson

Ore calde a Trigoria. Nel centro sportivo ‘Fulvio Bernandini’, infatti, sono riuniti alcuni tra i principali esponenti legati ai Friedkin: da Ana Dunkel, Chief Financial Officer del Friedkin Group, a Eric Williamson, vicepresidente del Business Development sempre del gruppo che fa capo alla proprietà romanista.

La presenza dello stato maggiore del Gruppo Friedkin fa pensare che possano esserci novità in arrivo, tra la consegna del progetto definitivo per lo Stadio della Roma e la scelta del futuro allenatore. A riferirlo, in apertura di trasmissione, è Riccardo “Galopeira” Angelini.

(Manà Manà Sport Roma)

Bene di prima necessità

LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Nessuno avrebbe mai immaginato lo scorso novembre che la Roma potesse ritrovarsi, a quattro giornate dalla fine, a un tiro di schioppo dal quarto posto. Mentre i pochi che non conoscono Antonio Conte non avrebbero scommesso un centesimo sul Napoli oramai strafavorito per lo scudetto dopo il decimo posto della passata stagione. Il calcio muta, si trasforma, in meglio o in peggio a seconda dei gusti, ma una cosa non cambia mai. Gli allenatori fanno la differenza per chi vuole ottenere risultati.

Soltanto Claudio Ranieri poteva riesumare la Roma e portarla a un passo dal paradiso. Soltanto Conte poteva puntare dritto per dritto allo scudetto nonostante a gennaio gli abbiano persino venduto il calciatore più forte. Il calcio sempre più frequentemente si riempie la bocca della parola progetto, manco fosse un quartiere residenziale da costruire. Ma nel calcio le parole sono la giustificazione di chi non sa badare ai fatti.

La verità è che per ottenere l’unica cosa che conta nel calcio, i risultati, servono gli allenatori giusti, se te li puoi permettere. Non a caso Ancelotti è tornato al Real Madrid. Non a caso chi vuole stravincere ricopre di soldi Guardiola. Non a caso Sensi si affidò a Capello. Non a caso per tornare a vincere la Roma chiamò Mourinho. Non a caso, ora, constatato mille volte che Ranieri smetterà di allenare, ci si sta adoperando per sostituirlo con un top manager. Perché questo serve oggi alla Roma.

Certo, serve anche un amministratore delegato, una struttura dirigenziale adeguata, un comparto scouting sviluppato. Bella forza. Per ribadirlo di continuo non serve avere un quoziente intellettivo particolarmente elevato. Lo capiscono anche i bambini. Ciò che invece a molti ancora non è chiaro, è che ci sono momenti in cui non puoi fare a meno di un top manager. In questo momento la Roma ha bisogno di un Allegri, di un Conte se lascia il Napoli, di un Ancelotti se non firma per il Brasile. Specchietto per le allodole? No. Bene di prima necessità. Priorità assoluta. Necessità. Urgenza e impellenza.

In the box – @augustociardi75

Post Match – Domus Claudio

LR24 (MIRKO BUSSI) – Claudio Ranieri si è presentato a San Siro col vestito migliore per l’ultima scena. Non quello indossato, impreziosito dalla spilletta romanista sul rever della giacca, ma quello con cui ha presentato la Roma in campo. Una struttura solida in non possesso, che non intendeva permettere all’Inter di prendere la fluidità vorticosa che la contraddistingue, pronta a mordere letalmente con transizioni e sviluppi offensivi che avevano nell’abilità in conduzione di Soulé il proprio punto di maggior velenosità.

La struttura in non possesso della Roma, sintetizzabile in un 3-5-1-1, era pronta a scomporsi per vietare gli accessi preferiti all’Inter, come quelle combinazioni coi vertici offensivi che, sugli inserimenti successivi, saranno da trama nel gol annullato a Frattesi o all’occasione sventata dall’uscita di testa di Svilar nel primo tempo. Il punto fisso era uno: Shomurodov su Calhanoglu, tra gli snodi principali dell’Inter. E mentre Dovbyk aveva in consegna Acerbi, su Bisseck e Carlos Augusto, terzi di difesa, si alzava a turno la mezzala di parte, da un lato Pellegrini e dall’altro Cristante.

Quelle che variavano, a seconda del lato, erano le scalate successive. Quando Cristante andava a mordere su Carlos Augusto, infatti, era Koné a scivolare su Barella, la mezzala che si liberava alle spalle dell’uscita del pariruolo romanista. Sul centrosinistra romanista, invece, con Pellegrini su Bisseck, era Ndicka a rompere la linea per andare ad occuparsi di Frattesi. In questo caso, la Roma accettava la parità numerica con Arnautovic e Lautaro, che rimanevano in consegna a Mancini e Celik mentre Angelino e Soulé se la vedevano con i quinti nerazzurri.

Così la Roma sbarrava la strada all’Inter ma per poi liberare la propria si appoggiava su una capacità di uscire dalle contropressioni nerazzurre più articolata rispetto alle verticalizzazioni dirette su Dovbyk che sarebbe stato esposto a duelli e inferiorità numeriche poco vantaggiose. A darle tempi e colori sgargianti, spesso, era la capacità di conduzione di Soulé che, dopo aver svolto i compiti da quinto, tornava alla sua versione più pura da esterno offensivo.

Al 27′, ad esempio, un recupero medio-basso della Roma viene convertito in sviluppo offensivo dall’argentino che, ruotando attorno alla riaggressione di Barella, può puntare Carlos Augusto facendo guadagnare ai giallorossi 40 metri di campo. La transizione in conduzione implica tempi più dilatati, che se da una parte offrono un’occasione di riposizionamento agli avversari, dall’altra permette ai compagni di assecondare lo sviluppo offensivo. La Roma, infatti, si ritroverà con 6 giocatori, compreso Soulé in possesso sulla corsia di destra, negli ultimi 25 metri dell’Inter: la combinazione successiva, da Cristante a Dovbyk per Pellegrini, preparerà il traversone di Angelino che produrrà uno dei rimpianti principali dei giallorossi per aumentare il vantaggio.

Nel gol, come si era già visto sullo 0-0 col tiro dal limite di Koné, la conduzione di Soulé diventa ipnotica per l’Inter: la situazione nasce da una costruzione dal basso pregevole della Roma che va poi a srotolarsi sul lato destro dove l’argentino spegne il pallone tra i propri piedi per 5 secondi. Quelli in cui fa collassare l’Inter verso la propria porta, con la difficoltà, per i nerazzurri, di tenere sotto controllo pallone e smarcamenti avversari. Come quello di Pellegrini che sfila al limite con, a quel punto, un ampio raggio a disposizione per preparare il tiro che produrrà la carambola favorevole proprio a Soulé.

“È l’ultima volta”, ripeterà Ranieri più volte ai collaboratori che corrono a stringergli la mano e congratularsi a fine partita. Prima di risistemarsi la giacca, salutare San Siro e, si spera, lasciare sul tavolo il foglio con le istruzioni generali. Utili a chi dovrà tornarci un’altra volta.

Ranieri, i Friedkin hanno provato a convincerlo a restare in panchina con un contratto monstre: sarebbe stato il più pagato della Serie A

La Roma è alla ricerca di un nuovo allenatore per la prossima stagione ma, stando a quanto riporta il sito di calciomercato, i Friedkin hanno provato a convincere Ranieri a restare alla guida della squadra. Per farlo, lo avrebbero fatto diventare l’allenatore più pagato della Serie A offrendogli un contratto, dunque, a cifre particolarmente vantaggiose.

Ma il tecnico giallorosso è stato fermo sulla sua volontà di chiudere la carriera da allenatore, come più volte espresso pubblicamente.

(calciomercato.it)

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Baroni: “La Roma sta facendo cose pazzesche”

Dopo il pareggio con il Parma, rimontato grazie a una doppietta di Pedro, la Lazio è stata raggiunta dalla Roma in classifica, scivolandole sotto in virtù degli scontri diretti. Dopo la gara di ieri sera, Baroni ha commentato così il momento delle due squadre romane: “Di là (alla Roma, ndr) ci sono stato da giovanissimo, qui ci sono dentro anima e cuore. Siamo dispiaciuti ma ci sono ancora partite. La Roma è sotto gli occhi di tutti, sta facendo cose pazzesche dal punto di vista dei punti. Ma noi ci siamo e vogliamo essere presenti fino in fondo per vedere dove andremo a piantare la bandiera”.

Roma: molotov contro la sede ultrà degli ex Fedayn al Quadraro, indaga la Digos

Attentato incendiario nella notte in via Cartagine, al Quadraro, contro la sede del gruppo omonimo, ex Fedayn, della Curva Sud romanista. Le fiamme hanno provocato gravi danni al locale. Sul caso indaga la polizia. Non si esclude che qualcuno abbia lanciato una bottiglia molotov contro la serranda del club. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Appio Nuovo, insieme con la Digos e la polizia scientifica per eseguire un sopralluogo.

Nelle settimane scorse il gruppo è stato al centro di un’indagine coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia per un giro di spaccio di cocaina proprio all’interno dello stadio Olimpico con sei persone indagate, poi tre ultrà finiti in manette, per una serie di cessioni di sostanza stupefacente nei bagni dell’impianto sportivo, proprio nella Sud, documentato da chi indaga anche con video tra gennaio e maggio 2024.

Le indagini sono tuttora in corso. Tra le ipotesi non si esclude un collegamento fra lo scenario scoperto dalla polizia e l’attentato incendiario in via Cartagine che non ha comunque provocato feriti. […]

(Corsera)

Balzaretti: “Gol nel derby, rimonta sul Barcellona e la vittoria sull’Athletic Club: tre momenti indimenticabili in giallorosso”

IDEALISTA.IT – Per la rubrica ‘A casa dei campioni’, è stato intervistato Federico Balzaretti, attuale ‘Loan Manager’ della Roma. Queste le parole dell’ex calciatore e ora dirigente giallorosso:

Roma ormai è diventata la tua seconda casa, puoi raccontarci qual è il tuo legame con la città e con il club? 
“Ma, guarda, i ricordi più belli nascono già prima che io arrivassi qua. Diciamo che, tra virgolette, la scelta della Roma è stata una scelta nata prima, nel senso che, quando ci giocavo contro, già desideravo indossare la maglia giallorossa, un po’ perché quando venivo all’Olimpico, con lo stadio pieno di tifosi, personalmente trovavo l’atmosfera unica, come il club. Quando c’è stata la possibilità di venire alla Roma, ed era un’estate in cui avevo tante possibilità di andare da tante parti, è stata una scelta facile. Poi, nel corso degli anni – negli ultimi 13 anni per otto ho giocato o lavorato comunque da dirigente – il legame è diventato ancora più forte. Ora c’è il mio piccolino che gioca anche nell’Under 10 della Roma, per cui devo dirti che è una famiglia totalmente romanista”

Quali sono i ricordi in giallorosso a cui sei più legato?
“Ti dico tre partite, sia da giocatore che da dirigente. Da calciatore penso al derby vinto 2 a 0, quello del mio gol dell’1 a 0, è stata un’emozione incredibile aver fatto qualcosa di importante per la squadra, per la gente. Credo che dopo il mio gol nel derby si sia vista, nell’esultanza, tutta la mia emozione, è stato un momento veramente molto molto forte.  Mentre da dirigente ci sono altre due partite che porto veramente nel cuore. Una è stata la rimonta contro il Barcellona, quel 3 a 0 è stato qualcosa di unico, più che emozionante, irripetibile. Il gol del 3 a 0 di Manolas è stato da brividi. Mentre quest’anno devo dire che la vittoria all’ultimo minuto contro l’Athletic di Bilbao è stata un’altra cosa che mi porto dentro, lo stadio in quella maniera, con quella coreografia e quell’energia, è stato di una bellezza che solo la gente di Roma e solo il tifoso della Roma possono generare”.

Ormai conosci bene Roma, dove hai deciso di vivere? 
“Abito nel quartiere Parioli, vicino a Villa Borghese. È un quartiere che abbiamo scelto già una decina di anni fa, un po’ per esigenze di scuola e un po’ per esigenze lavorative: i bimbi frequentano la scuola francese e il liceo è qui vicino, Eleonora poi è diventata nel 2015 direttrice dell’Opera di Roma. Come spesso accade, si predilige la vicinanza al luogo di lavoro della moglie. Ci siamo spostati dall’Eur, dove vivevamo, e qui ci troviamo molto bene”. 

Ci descrivi un po’ il quartiere? 
“È un bel quartiere, elegante, ci permette di essere vicino al centro, anche di fare passeggiate a Villa Borghese, che dista un centinaio di metri da casa. Ci troviamo molto bene ai Parioli, anche perché ci piace vivere spostandoci a piedi, spesso facciamo camminate, scopriamo ristoranti e posti nuovi. Insomma, è ben servito, c’è tutto e ci troviamo molto bene. Poi oramai i figli hanno le loro amicizie qui e, insomma, sarà difficile spostarsi.”

Da calciatore e da dirigente hai girato molto in carriera, il che significa aver cambiato molte case, ce n’è qualcuna alla quale sei rimasto particolarmente legato?
“Una casa alla quale sono molto legato si trova sempre a Roma, vicino a dove viviamo ora. Eravamo in affitto in via dei Tre Orologi. Era una casa bellissima e poi lì è nato Gabriel, il nostro ultimo bimbo, quindi ci sono rimasto particolarmente legato. Aveva uno spazio esterno molto grande, forse in una delle vie più belle di Roma. Insomma, ci ho lasciato sicuramente una parte di cuore. Un’altra bella è quella a Palermo, dove invece il ricordo è legato agli anni nei quali ci siamo conosciuti con Eleonora, compreso l’anno del matrimonio. Era una bella casa vicino al mare di Mondello. Lì è nata nostra figlia Giulia. Poi abitare a pochi metri dal mare credo sia un privilegio.”

A proposito, come funziona la ricerca di una casa quando si cambia squadra, a quali caratteristiche dai priorità? 
“La ricerca di casa dipende sempre un po’ dalle esigenze che si hanno. Ovviamente, è chiaro che per la nostra famiglia, particolarmente numerosa e anche con animali, il primo filtro da inserire nell’App di idealista è sicuramente lo spazio esterno. Praticamente, non è mai mancato in tutte le case in cui sono stato da quando la famiglia è diventata numerosa. Per me è importante anche la zona centrale. Mi piace stare in città, godermi i posti belli della città, e preferisco fare anche 10 minuti in più di spostamento per andare magari sul posto di lavoro, sia da dirigente che da calciatore, visto che di solito uffici e centri sportivi sono un po’ fuori dal centro. Ma credo che poi il piacere di tornare a casa la sera e di avere due ore libere per poter essere vicino ai posti preferiti non abbia prezzo. Credo che sia molto importante staccare dopo l’impegno, anche quell’ora libera ti permette poi di ripartire con più carica. Per cui, diciamo che i due filtri che metterei sicuramente sono uno spazio esterno e una zona centrale”

Cosa vi ha convinto a scegliere la casa in cui vivete? 
“Quando abbiamo scelto questa casa abbiamo cercato delle caratteristiche che potessero essere sicuramente funzionali alle nostre esigenze. Abbiamo vissuto, in precedenza, sia in case con giardino sia in case con un terrazzo e abbiamo preferito una casa con un giardino, perché l’abbiamo trovata molto più pratica. Volevamo uno spazio esterno grande: lo abbiamo diviso fra una zona dove giochiamo a calcio con Gabriel e una parte centrale adibita alle feste, dove soprattutto d’estate ci piace invitare tante persone, anche i compleanni di solito li festeggiamo qui. C’è anche un’area fitness, mia moglie ha preso pure una macchina di pilates”

[…]

I club si occupano anche di aiutare i calciatori nella scelta della casa?
“Sì, sì, assolutamente. Quando gestisco i ragazzi, non li gestisco solo da un punto di vista tecnico, o meglio, non cerco di gestirli solo da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista personale. I consigli che possono chiedere sono a 360 gradi, dal momento che si tratta di ragazzi che vanno dalla serie A a quelli più giovani, che escono magari per la prima volta dalla nostra primavera. In base alle loro esigenze, con il club cerchiamo di trovare le soluzioni migliori anche dal punto di vista abitativo, perché poi è importante nella quotidianità stare bene a casa e vivere in un ambiente confortevole. Trovare la giusta energia all’interno delle proprie mura ti permette poi di essere anche più performante in campo.”

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