SOULÉ: “Gasperini può darmi tanto, vuole farmi entrare di più in area. L’obiettivo è la qualificazione in Champions” (VIDEO)

SERIE A YOUTUBE – Matias Soulé è tra i maggiori protagonisti giallorossi in questo inizio di stagione. Il numero 18 della Roma ha rilasciato un’intervista ai media della Lega Serie A e ha trattato diversi temi, dall’ambientamento fino al rapporto con Gasperini. Le sue parole:

Sulla voglia di migliorare?
Mi sono fatto questo tatuaggio da ragazzino, credo a quattordici anni. La frase mi piaceva, sono un tipo ambizioso: non mi accontento mai e voglio sempre di più. Non ho limiti e spero di non averne mai, voglio continuare a migliorare per sempre“.

Sull’ambientamento?
All’inizio dello scorso anno non è stato facile. Alla Roma ci sono stati tanti cambi di allenatori e ambientarsi è stato complicato. Ma per fortuna, tutti hanno avuto fiducia in me. Club e compagni mi aiutano ogni giorno a crescere e a fare quello che so fare meglio“.

Sugli obiettivi di quest’anno?
Quest’anno vogliamo arrivare il più in alto possibile in campionato e andare lontano in Europa League e Coppa Italia. L’obiettivo principale è la qualificazione in Champions, poi vedremo partita dopo partita“.

Su Gasperini?
Credo che possa darmi tanto. Stiamo lavorando per essere più incisivi davanti, segnare di più e fare più assist. Vuole che io entri di più in area avversaria: è una cosa che ha già preteso da altri attaccanti. So che ho molto da migliorare, ma sono sicuro che col suo aiuto potrò fare molto di più“.

Su Dybala?
Seguivo Dybala da bambino, quando faceva magie alla Juventus. Ho avuto la fortuna di giocare con lui, ora stiamo sempre insieme, in campo e fuori. È un giocatore fantastico e sono orgoglioso di averlo come compagno“.

Sull’Argentina?
La nazionale è un sogno per me e per tutti in Argentina. Ogni bambino sogna di indossare quella maglia. È fondamentale lavorare sodo ed essere costanti nel club. Spero di continuare a crescere qui con squadra e allenatore: con l’impegno, tutto verrà da sé“.

Sui tifosi?
Il sostegno dei tifosi è molto importante. Ci danno una mano soprattutto all’Olimpico, sentiamo la loro presenza e ci aiuta tanto. Ci dà l’energia per andare avanti al massimo“.

Roma-Lille, GASPERINI: “Mai visto sbagliare tre rigori. Fatto più errori tecnici del solito ma non è tutto negativo. Ferguson? Ha bisogno di tempo” (FOTO e VIDEO)

La Roma perde 0-1 allo Stadio Olimpico contro il Lille e cade nella seconda giornata della fase campionato di Europa League dopo la vittoria all’esordio in casa del Nizza. Pesa il rigore fallito dai giallorossi, che è stato calciato ben tre volte (due da Artem Dovbyk e una da Matias Soulé) a causa del movimento del portiere oltre la linea di porta e parato in tutte e tre le occasioni. Al termine della partita Gian Piero Gasperini ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni dei cronisti.

GASPERINI A SKY SPORT

Analisi della partita? Cosa le è piaciuto e cosa no?
“Intanto non mi è mai capitato di sbagliare 3 rigori nella stessa occasione. Siamo andati in svantaggio molto presto e li abbiamo messi nella condizione migliore per giocare. Alla fine la Roma aldilà di errori tecnici ha fatto una partita con grande voglia e ritmo. Ha giocato inseguendo il risultato fino alla fine, ha concesso qualcosa ma in Europa è così. Non siamo stati forti nello sfruttare le opportunità ma da queste partite si esce con qualcosa in più”.

I 3 rigori sbagliati? Che motivo c’è?
“Non lo so, è veramente una situazione unica e casuale e succede pochissime volte. È successo ed indubbiamente ha compromesso il risultato. La squadra sotto il piano del ritmo ha dato tanto e quel rigore poteva dare una svolta positiva. Poi perdi e ovviamente guardi tutto negativo, ma usciamo con qualche valore in più”.

Cosa hai imparato da questa partita?
“Non era facile con il Lille perché è una squadra che riparte. Nel secondo tempo siamo riusciti ad avere continuità nell’attacco. Non era facile recuperare palla ed accorciare, ma lo spirito è stato alto così come l’intensità della partita. Poi ci sono degli errori tecnici che poi hanno fatto la differenza. Dobbiamo sbagliare di meno e da questi errori loro hanno creato le loro azioni pericolose. Ma io devo vedere quanto di buono ha fatto la squadra. È una competizione in cui ancora non c’è il pathos dell’eliminazione”.

Teme le ripercussioni emotive per i due centravanti? Si aspetta una reazione?
“Siamo uomini di sport e nello sport nessuno si abbatte. Si possono fare degli errori ma non esiste la parola delusione. Per fortuna si gioca ogni 3 giorni. Questo è il calcio e chi fa sport deve essere felice quando vince archiviando le vittorie e deve fare lo stesso con le sconfitte”.

Recupera qualcuno?
“Non lo so, vediamo domani”.

GASPERINI IN CONFERENZA STAMPA

I rigoristi sono stati scelti in allenamento o durante la partita?
“Dovbyk è un potenziale rigorista come Soulé e Pellegrini. Rivedendo il passato, hanno già tirato dei rigori. Li abbiamo decisi prima”.

Cosa non ha funzionato nella partita?
“Nella gara ci ha messo in difficoltà il fatto di aver preso subito gol. Siamo stati maggiormente in difficoltà nella costruzione del gioco e nelle uscite. Abbiamo fatto più errori tecnici del solito, anche per merito del Lille che è stato capace di metterci in difficoltà in costruzione. Anche noi l’abbiamo fatto, ma con meno frequenza. L’episodio del rigore fa pensare un po’ diversamente, ma è stata una gara aperta e difficile. Lo svantaggio non ci ha messo nella condizione migliore, dato che il Lille è una squadra veloce e con giocatori in grado di saltare l’uomo. La squadra ha lottato fino alla fine, è cresciuta nel secondo tempo, ha corso rischi ma non si è mai demoralizzata e ha sempre giocato. Poi l’episodio pesa molto sul risultato”.

Che Roma esce da questa sconfitta? Le era mai capitato qualcosa di simile nell’episodio del rigore?
“Non mi era mai capitato qualcosa di simile, penso neanche a voi. Mai visti tre rigori sbagliati nella sequenza dello stesso rigore, è un episodio rarissimo. È andata così e dispiace, era un’occasione unica… La Roma deve prendere quello che ha fatto di buono e migliorare le cose brutte. Non è tutto negativo, se avessimo segnato si sarebbero dette altre cose. Ci sono stati degli errori, ma è stata una gara aperta. In Europa si gioca più aperti e per giocare in questi spazi va alzata la qualità per essere vincente, altrimenti si fa più fatica”.

Oggi Ferguson sembrava spaesato e assente, Dovbyk ha sbagliato due rigori. Come vede questi attaccanti? Possono tornare top player?
“Se Dovbyk avesse segnato su rigore avreste parlato di rinascita. Dovbyk non è entrato male, ha fatto buone cose in profondità. Ferguson è giovane, è stato fermo per un po’ di tempo e deve trovare la condizione e la capacità di dare profondità. Gli manca un po’ di potenza anche nelle palle mezze e mezze. Ha bisogno di un po’ più di tempo”.

Perché Wesley non riesce a esprimersi?
“Sbaglia cose molto semplici, a volte fa delle scelte di uscire in modo abbastanza rischioso in mezzo al traffico. Però mi pare che sia uno sempre propositivo e che dà sempre spinta. Sicuramente non ha ancora trovato qualità e sicurezza, ma è giovane e giocando può crescere. È sempre presente e per noi è una cosa buona”.

In assenza di Dybala avete valutato la possibilità di ritornare al falso nueve?
“Non c’è solo la staffetta Ferguson-Dovbyk. In attacco uso sempre almeno 4/5, a volte 6 giocatori. Lo faccio da anni e mi ha sempre dato ottime risposte ”.

GASPERINI AI CANALI UFFICIALI DEL CLUB

“Dispiaciuti per la sconfitta. Pesano moltissimo gli episodi dei calci di rigore. Era una partita che si poteva raddrizzare e probabilmente c’era ancora un finale da giocare. Globalmente abbiamo incontrato una squadra che sta benissimo, veloce e difficile da affrontare. Però, lo spirito della squadra è rimasto alto per tutta la gara. Anche nelle difficoltà, la squadra ha giocato su ritmi alti e, pur sbagliando tecnicamente ha sempre mostrato voglia di rimontare”.

Cosa si tiene di questa partita?
“Mi tengo lo spirito della squadra, la voglia di affrontare a viso aperto certe formazioni e l’impegno di tutti i giocatori”.

GASPERINI: “Dobbiamo acquistare credibilità tramite le prestazioni. Dovbyk-Ferguson? Si può fare la differenza anche dalla panchina”

SKY SPORT – Dopo aver parlato in conferenza stampa, Gian Piero Gasperini ha rilasciato alcune dichiarazioni anche ai microfoni dell’emittente televisiva alla vigilia della partita contro il Lille, valida per la seconda giornata della fase campionato di Europa League e in programma domani alle ore 18:45 allo Stadio Olimpico. Ecco le sue dichiarazioni.

Come si prepara una sfida simile sul piano fisico e mentale?
“Bisogna avere la forza di dimenticare le vittorie. Il calcio ormai è questo, si gioca ogni tre giorni e bisogna avere la capacità di riciclarsi nonostante le energie nervose che si spendono. Soprattutto se si gioca contro un avversario di qualità e tecnico come il Lille”.

Come risponde la squadra alle nuove sollecitazioni?
“La squadra sta rispondendo bene, soprattutto in virtù del fatto che stiamo inserendo nuovi giocatori. Sei partite sono significative, non tanto per i risultati quanto per l’atteggiamento e la voglia di fare la partita”.

Dovbyk e Ferguson come stanno vivendo la loro alternanza?
“Il fatto di giocare così tante partite è un vantaggio per me e in certi ruoli è possibile fare la differenza più da subentranti che non da titolari, mi viene in mente Muriel a Bergamo. Anche con l’Atalanta tendevo a ruotare molto i giocatori offensivi. Loro hanno la fortuna di poter giocare sempre a differenza di altri reparti, di essere partecipi in tutti gli incontri e sanno di poter essere decisivi anche dalla panchina”.

Cosa pensa delle parole di Koné? Ha detto che punta a vincere l’Europa League…
“Sono più d’accordo con Ndicka che ha detto che bisogna aspettare e che siamo solo all’inizio della stagione. Ci vuole ambizione ovviamente, ma ora serve prima di tutto acquistare credibilità a suon di buone prestazioni”.

Il suo giudizio su Giroud?
“Un giocatore straordinario. Nonostante passino gli anni per tutti, sempre più calciatori riescono ad allungare la propria carriera. Probabilmente è merito degli allenamenti, ciò permette ai tifosi di poter godere ancora a lungo di questi grandi campioni. Si tratta di un aspetto che fa riflettere”.

Gritti, il vice di Gasp: “Alla Roma feci 3 gol. Qui calore incredibile, stiamo lavorando bene”

Da avversario a vice-allenatore della Roma. È la parabola di Tullio Gritti, da quasi vent’anni fedele secondo di Gian Piero Gasperini, che in un’intervista al sito ufficiale del club ha ripercorso la sua carriera, con un focus particolare sul suo rapporto con i colori giallorossi, incrociati spesso da calciatore. “Ai giallorossi ho fatto tre gol e Tancredi è stato il portiere in Serie A a cui ho segnato di più”, ha ricordato Gritti, oggi braccio destro del tecnico in panchina.

La sfida al Flaminio del 25 marzo 1990:
“La ricordo eccome perché perdemmo 5-2 (…). Di quel giorno ho ancora in mente il calore del Flaminio e della tifoseria romanista”.

Quella fu anche l’ultima partita in cui Bruno Conti andò a segno:
“Sì, Bruno fece la prima rete del match, poi la Roma ne segnò altri quattro. (…)”

Gritti ha poi parlato del suo rapporto professionale e umano con Gasperini:
“(…) il rapporto vero nasce al Genoa nel 2006. (…) lui stesso mi propose di entrare nello staff e da quel momento ho sempre lavorato con lui (…). Al di là del lavoro quotidiano sul campo, ci sono stima e fiducia reciproca (…). E ormai basta soltanto uno sguardo per capirci, senza nemmeno parlare. Lavorare con lui ti arricchisce totalmente. È davvero un visionario, riesce a capire in anticipo cose che altri non colgono”.

Infine, una battuta sul passaggio da Bergamo alla Capitale al seguito del tecnico:
“(…) È stato bello, in questi primi tempi, andare in giro per la città con il mister e raccogliere il calore dei tifosi. Stiamo lavorando bene”.

(asroma.com)

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GASPERINI: “Pellegrini deve credere di essere di livello assoluto in entrambe le fasi. Dovbyk dal 1′? Devo decidere”

SKY SPORT – Inizia il cammino europeo della Roma: domani i giallorossi fanno il debutto in Europa League in casa del Nizza. Alla vigilia il tecnico Gian Piero Gasperini ha parlato ai microfoni dell’emittente televisiva:

Tutta questa tradizione recente è un peso?
“Direi di no, è uno stimolo per cercare di fare qualcosa di meglio perché in Europa per le squadre italiane non è mai facile raggiungere gli obiettivi. Ogni anno ci proviamo, proveremo anche quest’anno”.

Sta cercando la sintesi tra quello che vorrebbe e quello che può con i giocatori che ha. Lo abbiamo visto nel derby con la riaggressione di Rensch. Sta vedendo qualcosa?
“Direi di sì, in questi 3 mesi abbiamo fatto già un buon percorso. Abbiamo fatto delle buone gare, la squadra ha una sua identità, poi ci sono delle caratteristiche da rispettare ma globalmente abbiamo fatto un buon percorso”.

Cosa vuol dire che Pellegrini deve diventare un atleta?
“È sempre stato considerato un giocatore di grandi qualità tecniche, ma credo che abbia dei margini per diventare un giocatore di alto livello come nelle sue potenzialità se riuscirà a recuperare quella parte di calcio che ha sempre considerato poco. Tutto parte dalla testa, è un ragazzo sano, deve poter credere di partecipare alla fase difensiva e di poter essere un giocatore in entrambe le fasi di assoluto valore. Non sempre riusciamo a giocare noi, molto spesso anche gli avversari”.

È vero che gioca Dovbyk domani?
“Potrebbe essere ma devo ancora decidere”.

Come va l’inserimento a Roma?
“Devo uscire dalla mia zona di comfort costruita in 9 anni, quindi era abbastanza facile anche per me proseguire su delle linee impostate con tanti giocatori che avevo da tanti anni, che mi davano un contributo nell’inserimento dei nuovi.È chiaro che arrivando in un ambiente nuovo ci sono calciatori come Cristante e Mancini, in parte Dybala ed El Shaarawy, ma qui sono io quello nuovo. Quindi anche gradualmente devo cercare le caratteristiche di una squadra che ha una sua identità, con giocatori con identità ben precisa, tutti insieme stiamo cercando di costruire qualcosa magari anche con idee diverse rispetto alle loro abitudini. Ho trovato un ambiente che mi ha dato grande applicazione e credito, mi stanno seguendo fin da subito. Abbiam consolidato abbastanza in fretta un nuovo modo di stare in campo”.

Che vuol dire vincere un derby a Roma?
“La stracittadina è sempre una partita a parte, fuori dal contesto del campionato e della classifica. C’è una rivalità forte. È stato importante per la soddisfazione dei tifosi, della squadra, della società e anche la mia. È un primo passo per cercare di acquisire credibilità, slancio e fiducia”.

Alberto De Rossi: “Gasperini una garanzia per il nostro settore giovanile, stiamo pensando all’Under 23. I Friedkin hanno investito tanto per migliorare Trigoria”

TUTTOMERCATOWEB.COM – Alberto De Rossi, storico allenatore della Roma Primavera e attuale Responsabile dello sviluppo e della formazione degli allenatori delle squadre nazionali, ha rilasciato un’intervista al portale e ha fatto una panoramica sul mondo del settore giovanile giallorosso. Ecco le sue dichiarazioni.

È stato diciannove anni alla guida di una formazione, cosa ormai rara nel calcio moderno: cosa significano per Lei?
“Non solo. Si tratta del settore giovanile della tua città, della squadra per cui tifi, aggiungerei questa parte emotiva perché è forte. La prima parola che mi viene in mente è: ‘orgoglio’. Poi c’è la soddisfazione. Ho avuto l’enorme fortuna di partecipare attivamente alla vita del club, alla crescita di tantissimi ragazzi. Per me l’appartenenza è un concetto importante, che cerco di trasmettere e incentivare. La nostra volontà è sempre quella di partire dal nostro territorio, da Roma, dai ragazzi che vogliono diventare calciatori della Roma. Dobbiamo essere presenti sul territorio, mi piace che la maglia della Roma sia un sogno per i giovanissimi”. […]

A proposito di giovani e cambiamenti, anche in Italia si vedono formazioni Under 23. Per come è sviluppato il progetto, può essere funzionale nel nostro paese?
“In generale, qualcosa bisogna fare. La criticità maggiore per i ragazzi è il passaggio dalle giovanili alle prime squadre, dall’essere giovane all’essere adulto. Come AS Roma, stiamo valutando la creazione della formazione Under 23, vediamo che le altre società hanno ottenuto vantaggi. Ne stiamo parlando, vedremo come andrà avanti il progetto, è in discussione. Io però aggiungerei due aspetti strettamente personali inerenti al tema: come sistema calcio dovremmo dare un contributo per le seconde squadre e rivedere la questione Primavera. Non sono d’accordo sulla riforma attuata. Alzare l’età del campionato non è funzionale. E lo dico con cognizione, il campionato Primavera è stato la mia vita”.

I giovani italiani effettivamente faticano. E si attinge sempre di più agli stranieri…
“I ragazzi che vengono da campionati stranieri sono più pronti, non necessariamente più bravi, perché giocano prima, hanno avuto esperienze negative con gli adulti e ne hanno fatto tesoro. L’Italia è indietro in questo, lo vediamo. Prima non era così, basti ricordare il famoso mondiale del 1982, quello di Bruno Conti. Nel passato si lavorava sulla tecnica individuale, per la crescita dell’individuo, poi abbiamo visto e ammirato l’Olanda, l’Ajax, il Barcellona, tante realtà che si mettevano in mostra. Abbiamo perso un po’ della nostra cultura, avevamo una preparazione di base formidabile, ora paradossalmente la stiamo rincorrendo di nuovo, un cerchio che si chiude. La preparazione tecnica è fondamentale e l’abbiamo persa, passando alla tattica, al fisico, tralasciando la cosa più importante, che per me rimane la tecnica. Alla Roma pensiamo a un percorso diverso per i ragazzi: nel settore giovanile giocano sotto età e partono per fare esperienza fuori appena c’è la possibilità, così da essere più pronti ed esperti al loro ritorno. Pensiamo sia importante per la loro crescita e anche per il club”.

Si parlava prima di struttura fisica: i ragazzi sono sempre più strutturati, passano molto tempo in palestra, magari a discapito di un palleggio in più. Per lei è un fattore positivo?
“Togliere troppe ore al campo non mi piace. Noi siamo attenti a tutto qui alla Roma, dalla palestra alla dieta. La preparazione fisica è importante, ma l’aspetto tecnico rimane fondamentale, devi saper dominare la palla. Sembra banale ma siamo convinti che questa sia la strada giusta”.

Tornare a lavorare sulla tecnica per lei è possibile?
“Noi alla Roma non abbiamo mai smesso di farlo e penso che anche in altre realtà d’Italia stiano capendo la centralità dell’aspetto tecnico. Ho visto Italia-Inghilterra Under 15, a esempio, e la nostra fisicità era inferiore. La domanda è: ‘come fai a giocare con un ragazzo più alto e strutturato fisicamente?’. Con la tecnica”.

C’è un calciatore, passata dalle vostre giovanili, che pensava potesse fare una carriera diversa?
“Non vorrei pressarlo tanto, ma l’ho già detto: Alessio Riccardi, ora al Latina. È ancora in tempo ovviamente. Giocava da protagonista con me, tre anni sotto età. Non lo vedevo solo io il talento di quel ragazzo, poi forse s’è inceppato qualcosa, soprattutto in se stesso. A un certo punto è stato utilizzato in varie formazioni, sono arrivate le richieste da fuori, cifre astronomiche, un ingaggio molto alto, forse tutto ciò ha alzato troppo la pressione sul ragazzo, che poi si è fermato nella crescita”. […]

Un altro tema importante, si lega anche alle strutture, soprattutto per il settore giovanile.
“Le strutture sono fondamentali. Su questo aspetto c’è poca cultura in Italia, è il problema più grande che abbiamo. Spesso mancano proprio gli spazi per giocare e allenarsi. Come fai a far allenare quattro squadre in un solo campo? Noi abbiamo 8 campi, non tutti hanno il privilegio di poter lavorare in queste condizioni in Italia. Ci sono stati investimenti importanti da parte della proprietà. Negli Stati Uniti le strutture sono fondamentali, la mentalità statunitense è diversa da quella italiana e grazie a questa mentalità la famiglia Friedkin ha investito tanto per migliorare Trigoria, per farci crescere. Il nostro centro sportivo è all’avanguardia e ci permette di lavorare nelle migliori condizioni. Abbiamo anche un liceo dentro Trigoria: per noi la formazione dell’essere umano è al primo posto. Non tutti i nostri giovani arrivano a essere professionisti, bisogna dare ai ragazzi gli strumenti necessari per affrontare la vita, è un aspetto fondamentale nella crescita”.

Si parla di crescita anche umana: sotto questo aspetto, quale peso ha l’allenatore?
“Gli allenatori, come me, devono fare quello che richiede la proprietà: formare calciatori per la prima squadra. Tutti sono importanti: il magazziniere, l’ufficio stampa, i segretari, tutti. Ma l’allenatore deve essere prima di tutto un istruttore. Alla Roma la classifica delle nostre squadre giovanili la guardiamo a tre partite dalla fine del campionato. Ci interessa migliorare partita dopo partita, concentrandoci su ogni singolo ragazzo”.

A proposito di figure di rilievo. Quale è il rapporto con due romanisti come Lei, Claudio Ranieri e Bruno Conti?
“Con Claudio c’è un ottimo rapporto, iniziato come uno splendido rapporto professionale. Ho lavorato insieme a lui e mi ha agevolato tantissimo nel mio lavoro. È importante per un allenatore Primavera avere il profilo giusto in prima squadra, se ti dà i giusti consigli, le giuste aperture, è più semplice. Poi, con il tempo, è maturato anche uno splendido rapporto umano. Su Bruno…che altro posso dire? Mi ha scelto lui alla Roma, mi ha dato i giusti consigli, poi insieme siamo arrivati fin qui, è una sorta di secondo fratello per me, davvero non saprei descriverlo in altro modo”.

Parlava di rapporto tra allenatore Primavera e quello della prima squadra. La scelta di Gasperini si inserisce anche in quest’ottica, considerando che per voi i giovani sono fondamentali, e il tecnico ha svolto un eccellente lavoro nella valorizzazione dei giovani dell’Atalanta, non ultimo con l’U23?
“Gasperini rappresenta una garanzia per il nostro settore giovanile, nella sua carriera ha fatto esordire tanti giocatori dal vivaio. Forse la considererete una risposta facile, ma è la verità, guardiamo i dati, i calciatori che ha fatto crescere e migliorare: per noi è un’autentica garanzia. Non servono le mie parole su di lui, è sotto gli occhi di tutti il suo lavoro”. […]

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PISILLI: “Un ragazzo cresciuto qui sente ancora di più il derby” (VIDEO)

Al canale Youtube della Serie A anche Niccolò Pisilli ha raccontato le emozioni in vista del derby in programma domenica alle 12.30 allo Stadio Olimpico. “Il derby è sempre una partita molto speciale, perché soprattutto qui a Roma i tifosi lo sentono tanto – ha detto il centrocampista – . Per un ragazzo che è cresciuto qui ancora di più, è come se fosse un tifoso. Si sente parecchio la competizione. Ma bisogna essere sempre equilibrati perché magari troppe emozioni portano a non ragionare e a non rendere in campo. Quindi, è una partita che si inizia a sentire prima, è molto importante perché può rendere felice un popolo intero. Ma bisogna controllare le emozioni”.

SOULÉ: “Settimana speciale, dobbiamo dare il doppio. Gasperini mi lascia libertà, Dybala inarrivabile per visione di gioco” (VIDEO)

A due giorni dal derby, in programma alle 12,30 allo Stadio Olimpico, Matias Soulé parla alla piattaforma sportiva raccontando le sue emozioni. Le dichiarazioni dell’argentino:

Come è nato El Pelo come soprannome?
“È di qualche amico, soprattutto quando sono arrivato in Italia. Ho conosciuto amici argentini che vivevano a Torino e avevo i capelli lunghi. Da lì mi chiamano El Pelo, me lo dicono solo loro”.

Settimana particolare, come la stai passando?
“È una settimana speciale e diversa dalle altre, dobbiamo avere tranquillità e giocarla come tutte le partite. È una gara speciale, se nelle altre partite diamo il 100% in questa dobbiamo dare il doppio. Secondo me, all’inizio ci sarà un po’ di nervosismo finché inizia la partita, poi mi passano tutte le ansie”.

Ranieri?
“Grazie a lui ho iniziato a giocare con continuità, mi ha dato la fiducia che volevo. I primi mesi non sono stati facili, c’è stato cambiamento in tutto e Ranieri ci ha dato tranquillità e fiducia a me e a tutti i miei compagni: prima giocando semplice e piano piano dicendo di fare le cose che sapevamo”.

Un consiglio che ti ha dato Ranieri?
“Sapeva che non stavo bene e non stavo giocando, la prima cosa che mi ha detto quando non mi uscivano le cose è di giocare il più semplice possibile”.

Qual è l’aspetto di Gasperini che più ti colpisce?
“Di giocare subito in avanti, di non farsi mai trovare di schiena ma di puntare l’uomo. Ti lascia tanta libertà di esprimerti al meglio, soprattutto a me che sono un giocatore che vuole il pallone e vuole fare l’azione. Mi sta piacendo molto questo stile di gioco”.

Sei anche più centrale rispetto all’anno scorso.
“Sì, sapevo che aveva un’altra formazione e mi ha detto subito che avrei giocato più dentro il campo e non da quinto”.

Il consiglio tattico che ti ha dato Dybala per stare lì?
“Noi siamo sempre insieme, provo a fare quello che fa lui. Lo vedo sempre in allenamento e in partita. Cerco di esprimere quello che fa lui, io e i miei compagni prendiamo sempre qualcosa da lui”.

C’è qualcosa in cui Dybala è inarrivabile?
“La visione di gioco, i controlli… queste cose di tecnica e qualità di un grandissimo giocatore”.

Quanto ti aiuta anche fuori dal campo?
“Tanto. Ogni giorno siamo sempre più amici e siamo insieme, giochiamo alla playstation insieme tutto il giorno. Vedo più lui che la mia ragazza e la mia famiglia. Penso che a volte mi tratta da fratello maggiore quando c’è bisogno, ridiamo sempre. Mi tratta da amico e fratello maggiore”.

Quando c’è bisogno del fratello maggiore Dybala?
“Quando serve serietà e leadership, dipende dai momenti delle partite e della stagione”.

L’addio di Messi alla Nazionale?
“È stato emozionante. Ho visto l’ultima partita in casa in Argentina. Nel riscaldamento si è messo a piangere. Lì pensi che possa giocare il Mondiale del 2026, ma capisci che è grande e pensi alla carriera, pensi che non sai se vedrai un altro extraterrestre come lui. Questo mi ha fatto capire che sta finendo un’era, anche di altri giocatori, ed è stata straordinaria. Ringrazio di aver vissuto questo periodo per averlo visto”.

Con quale mano l’hai salutato?
“La destra. Nella prima convocazione, avevo 17-18 anni, lui era lì e si è messo a salutare tutti. Avevo scherzato dicendo che non mi sarei più lavato la mano. Mi ricordo di aver giocato a ping pong con lui, lui era con i più grandi e io con quelli più piccoli”.

Lo senti Di Maria?
“L’altro giorno mi ha risposto a una foto dicendo che mi devo svegliare perché c’è il Mondiale nel 2026”.

Ti aspetta per il Mondiale?
“Sì, poi gli ho detto ‘cosa sei’ per il gol che ha fatto su punizione”.

Più bello il suo o il tuo col Parma?
“Il suo”.

Il consiglio di Di Maria?
“Dopo Messi e Maradona per noi argentini c’è lui”.

Ti eri preoccupato che il tuo passaggio alla Roma non si potesse concretizzare?
“È stato un passaggio lungo, la Juventus non voleva mandarmi in una squadra italiana e io avevo deciso di voler venire alla Roma. Loro volevano mandarmi all’esterno. Avevo parlato con De Rossi, mi avevano convinto e avevo deciso. Ci sono state discussione, la Juventus voleva mandarmi via e voleva decidere dove ma io ho detto che volevo decidere. Dall’inizio che ho ricevuto l’interesse della Roma ho deciso subito fin quando sono arrivato”.

Nel tuo destino c’è anche il rapporto con tua nonna?
“Lei è venuta a mancare la settimana prima che facessi l’esordio con il Frosinone. È stata molto speciale per me (si commuove, ndr). Mi ha sempre accompagnato quando ero in convitto, veniva da sola in pullman a vedermi perché mio padre non poteva venire. È venuta in Italia un paio di volte. Mi sarebbe piaciuto se mi avesse visto giocare con il Frosinone in Serie A. La tengo sempre con me in ogni partita, le chiedo aiuto e la ringrazio sempre. Non smetterò mai di farlo”.

Qual è il prossimo obiettivo?
“Vincere qualcosa con la Roma e poi fare tanti gol e assist per aiutare la squadra”.

I tuoi cani?
“Sono pazzo per i cani, ne ho due e sono come figli per me”.

Ti stai allenando per diventare papà?
“Sì”.

Un messaggio ai tifosi?
“Come in ogni partita il loro supporto ci aiuta tanto, quando danno il 200% e dobbiamo farlo anche noi. Al di là del risultato, che speriamo sia favorevole, il loro supporto ci aiuta e ci dà tranquillità”.

(Dazn)

Matias Soulé interviene ai microfoni anche del canale Youtube della Serie A: “Giocare tutta quella partita e segnare è stato speciale, una cosa che non avevo mai provato prima. L’atmosfera allo stadio è indescrivibile. A essere onesto ero molto nervoso prima della partita, ma una volta che sei in campo si spegne tutto e ti concentri solo sul pallone. Sono partite incredibili”.

SVILAR: “Derby da brividi, ma io preferisco giocare Roma-Lazio. Con Gasperini è cambiata l’intensità, siamo sulla strada giusta” (VIDEO)

CBS SPORTS GOLAZO – A pochi giorni dal Derby della Capitale, valido per la quarta giornata di Serie A e in programma domenica alle ore 12:30 allo Stadio Olimpico, parla Mile Svilar. Il portiere della Roma si è soffermato sull’importanza della sfida contro la Lazio e sul rapporto con Gian Piero Gasperini. Ecco le sue dichiarazioni.

Cosa significa giocare il derby?
“È sempre pazzesco, mi fa venire i brividi. Ma ovviamente preferisco Roma-Lazio a Lazio-Roma. Si tratta di una partita incredibile, l’attesa dura tutta la settimana. Sono molto contento che si giochi questa settimana”.

Venendo dall’estero, ti immaginavi che il derby fosse così importante a Roma?
“A Roma è pazzesco. Da quando sono arrivato tre anni fa lo stadio è sempre pieno. Le partite casalinghe sono incredibili, soprattutto il derby. Ora c’è Lazio-Roma, ma è una settimana pazza e le persone iniziano a parlarne già dal lunedì e il giorno della partita è considerato il più importante dell’anno”.

Come si prepara la città?
“La tensione cresce giorno dopo giorno e lo puoi percepire anche nello spogliatoio. In città, quando incontri i tifosi, ti dicono: ‘Dai, c’è il derby!’. C’è una sensazione diversa in città”.

Cosa è cambiato con Gasperini? Hai avuto diversi allenatori a Roma: preferisci coloro che hanno un gioco offensivo o difensivo?
“Da portiere preferisci avere la difesa più compatta, ma la cosa più importante è vincere e a me andrebbe bene vincere anche tutte le partite 5-4. Ovviamente cercherei di non prenderei 4 gol a partita (ride, ndr). Con Gasperini è cambiata l’intensità e allenarci in questo modo è una cosa positiva. Siamo migliorati molti, anche se c’è ancora tanto da fare, ma siamo nella direzione giusta”.

Quale è stata la chiave per diventare il miglior portiere della Serie A della passata stagione?
“Costanza. Il lavoro giornaliero è molto importante ed è quello che ti porta al livello successivo, motivo per cui sia io sia il gruppo continueremo a seguire questa strada”.

Cosa ci puoi dire sull’impatto avuto da Ranieri nella passata stagione?
“Ci ha dato tantissima calma e tranquillità. Lui ha molta fiducia nei giocatori e puoi percepirlo, questo è fondamentale per un calciatore”.

Hai debuttato in Champions a 18 anni: cosa hai imparato da quella esperienza?
“Sembra passata un’eternità (ride, ndr). Non dimenticherò mai quell’esperienza, mi ha reso molto più forte sotto l’aspetto mentale. È stata un’avventura pazzesca, ma non ho intenzione di fermarmi”.

Sto rivedendo ora le immagini: mi piacevano i tuoi capelli, te li devi far ricrescere…
“Davvero? (ride,ndr)”.

Quali sono i tuoi obiettivi personali? 
“Il mio obiettivo è portare la squadra al livello successivo e portare il club al livello a cui appartiene. Questo deve essere l’obiettivo principale di ciascuno di noi, è la cosa più importante”.

EL SHAARAWY: “Indossare la fascia da capitano è un orgoglio e un privilegio, Roma mi ha accolto due volte. Gasperini è esigente. Vogliamo tornare in Champions”

DAZN – Stephan El Shaarawy ha rilasciato un’intervista a DAZN parlando della propria esperienza a Roma, trattando molti temi, compresa la fascia da capitano.

Sulla fascia da capitano: “Un sentimento di gratificazione. Indossare la fascia da capitano, soprattutto della Roma, è un orgoglio e un privilegio. Io ho vissuto il periodo in cui sono stati capitani sia Totti che De Rossi e non solo hanno fatto la storia della Roma, ma anche del calcio italiano, per cui è una fascia davvero speciale ed è una grande responsabilità, sia nei confronti del gruppo che dei tifosi. Io che sono qui da tanto tempo la sento questa responsabilità, però è anche qualcosa di cui vado fiero. Ho sempre detto di essermi trovato veramente bene fin dal primo giorno. Questa città mi ha accolto due volte, e l’ha fatto alla grande. Per questo sento un forte affetto, sia da parte della città che della piazza“.

Sulla concorrenza: Quando in una squadra ci sono tanti grandi giocatori ci si stimola a vicenda, bisogna essere in grado di saper fare la differenza sempre, sia se entri sia se giochi dall’inizio, perché la Roma è una squadra che deve puntare a obiettivi importanti. Sappiamo che il mister ruota molto i giocatori, anche a Bergamo, poche volte ha giocato con la stessa formazione. Per questo ci sarà da farsi trovare pronti sempre, sia quando si parte dall’inizio sia quando si entra dalla panchina. Nel calcio di oggi e in questo campionato, tante partite sono state decise da chi entra dopo“.

Su Gasperini: È un allenatore esigente, un grande maestro di calcio, a livello tattico. Ma soprattutto è cambiato tanto negli allenamenti: è un allenatore che ti porta veramente al limite, sempre, anche di più, ma poi è un lavoro che poi ti ritrovi durante la stagione, anche nei secondi tempi delle partite. Chiede molta intensità e molta aggressività, ma lo stiamo seguendo bene, stiamo facendo un buon lavoro: abbiamo iniziato bene il campionato e siamo sulla strada giusta“.

Sui Wesley e Ferguson: “Hanno avuto veramente un bell’impatto. Wesley, ad esempio, è riuscito a segnare nella prima partita contro il Bologna e questo lo aiuta, anche nella fiducia. Ferguson l’ho visto veramente bene in precampionato, in campionato non è ancora riuscito a segnare, però ha fatto un grande lavoro di squadra, è un giocatore forte tecnicamente, potente, è giovane, può essere un valore aggiunto per noi”.

Cosa rappresenta la Roma: “È il club in cui sono stato più a lungo. Se mi guardo indietro dico che si può sempre fare meglio, ma in generale sono soddisfatto del mio percorso. Come in ogni carriera ci sono stati alti e bassi, però ho sempre lavorato per me stesso e per il bene della squadra ovunque io sia andato e quindi diciamo che è stato un percorso positivo e di questo sono contento“.

Obiettivi: A livello di squadra, sicuramente centrare l’obiettivo della Champions League, perché è tanto tempo che la Roma non ci gioca, quello è l’obiettivo primario. Inoltre vogliamo andare il più avanti possibile in Europa League, è una competizione a cui teniamo molto, e ovviamente anche in fondo alla Coppa Italia. Dal punto di vista personale, cercherò di giocare con continuità, ritagliarmi più spazio possibile, mettermi al servizio della squadra e fare il massimo