LAROMA24.IT (Emanuele Polzella) –La Roma è pronta a mettere a segno un altro colpo in entrata: si tratta di Devis Vasquez, estremo difensore che prenderà il posto di Pierluigi Gollini (in uscita nonostante il mancato trasferimento alla Cremonese) e ricoprirà il ruolo di vice Mile Svilar. Il classe ’98 ha svolto le visite mediche in mattinata e, in attesa dell’ufficialità, arriva a parametro zero in seguito alla risoluzione consensuale del contratto con il Milan. Nonostante sia colombiano, Vasquez non occuperà lo slot da extracomunitario in lista in quanto era già tesserato in Italia.
La carriera
Nato il 12 maggio 1998 a Barranquilla (Colombia), Devis Estiven Vasquez Llach muove i primi passi in patria nei settori giovanili di Internacional Palmira Sub-20 (con cui nel 2017 disputa il Torneo di Viareggio e perde 3-0 contro il Torino), Boyacá Patriotas, La Equidad Seguros e Llaneros.
Nel 2020 lascia la Colombia e sbarca in Paraguay per giocare con il Club Guaraní Under 23: l’esordio in prima squadra arriva il 21 febbraio 2021 in occasione di una sconfitta per 0-3 contro l’Olimpia Asunción. Nel 2022 si ritaglia un posto da semi-titolare e gioca con maggiore regolarità, mettendo a referto 27 presenze tra tutte le competizioni. L’ex portiere del Perugia Óscar Córdoba consiglia al Boca Juniors di ingaggiare Vasquez, ma gli Xeneizes hanno altre idee.
Le buone prestazioni attirano l’interesse di Frederic Massara (all’epoca direttore sportivo del Milan), il quale decide di sborsare 500mila dollari per portarlo in Italia nel gennaio del 2023. In rossonero però non trova spazio e, dopo aver giocato due partite in Primavera, in estate viene ceduto in prestito oneroso allo Sheffield Wednesday. L’avventura in Inghilterra parte con il botto: Vasquez si presenta alla grande parando due rigori nel primo turno di EFL Cup contro lo Stockport County e regala la vittoria alla sua nuova squadra. Il colombiano è titolare anche in Championship, ma a ottobre scivola indietro nelle gerarchie e perde il posto.
Il prestito nel Regno Unito viene interrotto dopo appena 6 mesi (17 gol subiti in 10 partite) e il portiere passa all’Ascoli. Il debutto in Serie B con i bianconeri arriva il 3 marzo in seguito all’espulsione di Emiliano Viviano, ma da quel giorno diventa il numero uno a suon di parate. Vasquez chiude la parantesi semestrale nelle Marche con soltanto 8 reti concesse in 10 gare e 5 porte inviolate, numeri che convincono l’Empoli a puntare su di lui in vista della stagione 2024/25.
La società toscana si assicura il classe ’98 con la formula del prestito con diritto di riscatto a 1 milione e Devis è subito il titolare. Con la maglia dell’Empoli gioca con grande continuità e scende in campo in 34 occasioni tra Serie A e Coppa Italia, incassando 47 reti e non subendo gol in 6 match. L’annata termina con la retrocessione nel campionato cadetto e il presidente Fabrizio Corsi decide di non esercitare l’opzione di riscatto, motivo per cui l’estremo difensore torna nuovamente al Milan.
Massimiliano Allegri, nuovo allenatore del ‘Diavolo‘, non lo ritiene parte integrante del progetto e l’entourage del ventisettenne giunge a un accordo con la società: risoluzione consensuale del contratto. Vasquez si libera così a parametro zero ed entra nel mirino di alcuni club, ma la Roma mette la freccia e lo convince a firmare. Decisiva, probabilmente, la presenza di Massara, il quale lo portò al Milan.
Le caratteristiche tecniche
Devis Vasquez è un portiere di piede destro ed è dotato di una struttura fisica davvero imponente (alto 195 centimetri e 93 kg di peso). Le sue caratteristiche migliori tra i pali sono senza alcun dubbio la reattività e i riflessi, ma si fa valere anche nella gestione del pallone con i piedi. “Si tratta di un ragazzo con prospettive più che brillanti. Un portiere perfetto per il campionato italiano – le parole di Augusto Ayala (preparatore dei portieri che allenò Vasquez ai tempi del Club Guaraní) in un’intervista rilasciata a Tuttosport nel gennaio del 2023 -. Il nostro stile di gioco prevede che il portiere sia un calciatore di movimento in più, che sappia utilizzare i piedi e che abbia capacità tecniche di controllo e passaggio. Su questo aspetto Devis è migliorato tanto con noi. Vedrete che sarà un giocatore importante per il calcio colombiano. Può assolutamente diventare uno dei migliori al mondo, è giovane e si farà valere. Non ci sono dubbi sulle sue qualità”. Successivamente si sofferma anche sulle caratteristiche tecniche di Vasquez, paragonandolo a Mattia Perin: “È reattivo, rapido, elastico, determinato e molto forte tra i pali. Inoltre si difende bene anche con i piedi. Somiglia a Perin, mi sembra abbiano un fisico simile anche se forse Devis è un po’ più possente e alto”.
Con l’inserimento di Vasquez in rosa la Roma aggiunge un ulteriore tassello e riempie la casella del vice Svilar. Ora starà al portiere colombiano dimostrare di essere cresciuto dopo l’esperienza all’Empoli e di farsi trovare pronto quando Gian Piero Gasperini lo chiamerà in causa.
LAROMA24.IT – Gasperini ha finalmente l’esterno che sognava di scartare da un anno. Già nell’agosto del 2024, infatti, Wesley Vinícius França Lima stava per sbarcare a Bergamo prima che le bizze del Flamengo facessero saltare i ganci della pazienza dei Percassi che un paio di giorni dopo bonificarono la cifra sul conto del Torino per avere Bellanova.
Un anno dopo Gasperini, nella propria lista dei desideri, ha mantenuto un posto in cima per l’esterno brasiliano classe 2003 che, rispetto a 11 mesi fa, ha visto crescere il proprio valore fino a 25 milioni più bonus. Una cifra che la Roma non aveva mai pagato per acquistare un giocatore fuori dall’Europa.
Spingendo finalmente più in basso il ricordo di Gerson, fin qui sul trono degli acquisti più onerosi della storia romanista per calciatori extraUE. Quei 18,5 milioni per cui il Fluminense non pare aver mostrato tutt’oggi significative scuse a 9 anni dall’affare. E, di conseguenza, è scivolato al terzo posto chi invece ha lasciato una traccia nitida nella storia romanista: Walter Samuel, arrivato nel 2000 per 34 miliardi di lire, all’epoca convertibili in circa 17,5 milioni di euro. Col peso dell’inflazione, oggi, quella cifra varrebbe 27 milioni di euro, ancora superiore rispetto al costo di Wesley. Il difensore argentino era stato avvcinato, nel 2011, da Erik Lamela, con cui Sabatini sintetizzò le proprie intenzioni all’arrivo a Roma pagandolo 17 milioni di euro, comprensivi di bonus e oneri d’imposte che facevano lievitare il prezzo base di 12 milioni.
L’alternanza tra colpi e flop, per gli arrivi dal Sudamerica, è praticamente continua: il nome di Vina, l’ultimo acquisto extraUE della Roma, fa ancora sentire l’eco dei 13 milioni di euro più bonus con cui i giallorossi lo prelevarono dal Palmeiras nel 2021. Nel 2016, però, a 8 milioni arrivava nell’indifferenza più o meno generale Alisson. Ancora meno, 5,7 milioni più 1,5 pagati un anno prima per il prestito, bastarono per portar via Marquinhos dal Corinthians nel 2012. Lo stesso anno in cui, sempre dal Corinthians, arrivò Castan per 5 milioni. Nella lista, poi, manciate di giocatori pescati sognando l’affare. A volte sorridendo, come con Doni o Julio Sergio, altre volte digrignando i denti, come per Adriano, Goicoechea o Piris.
2021 Vina dal Palmeiras 13 milioni di euro più bonus più percentuale 2018 Fuzato dal Palmeiras per 500mila euro 2016 Gerson dal Fluminense per 18,5 milioni di euro 2016 Alisson dall’Internacional per 8 milioni di euro 2015 Paredes dal Boca Juniors per 6 milioni di euro 2015 Ponce dal Newell’s per 4,5 milioni di euro 2014 Kevin Mendez dal Penarol per 1,8 milioni 2014 gennaio Toloi in prestito dal San Paolo per 500mila euro 2012 Marquinhos dal Corinthians per 5,7 milioni dopo 1,5 milioni per il prestito 2012 Castan dal Corinthians per 5 milioni 2012 Marquinho dal Fluminense per 3,5 milioni 2012 Piris dal Maldonado 0,7 milioni per prestito 2012 Goicoechea dal Danubio 0,1 milioni per prestito 2011 Lamela dal River Plate per 17 milioni 2011 Nico Lopez dal Naciola per 0,8 milioni 2010 Guillermo Burdisso dal Rosario Central per 0,5 prestito 2010 Adriano dal Flamengo a titolo gratuito 2006 Alvarez dal Penarol per 0,4 milioni 2006 Julio Sergio dallo Juventude per 0,4 milioni 2005 Doni dallo Juventude per 18mila euro 2004 Felipe in prestito dallo Juventude B 2003 Mancini gratuito dall’Atletico Mineiro 2001 Cejas dal Newell’s a 0,83 milioni 2000 Samuel dal Boca Juniors per 20,8 milioni 2000 Guigou dal Nacional per 4 milioni
LAROMA24.IT – Marc Bernal Casas è nato a Berga, in Catalogna, il 26 maggio 2007. Giovane, sì, ma il suo nome è noto già da qualche anno. Il suo ruolo naturale è quello di mediano, perfettamente a proprio agio come vertice basso. Il suo stile di gioco, nonostante sia ancora molto giovane, ha ricordato a molti quello di Sergio Busquets, leggenda del Barcellona e fra i migliori interpreti del ruolo. Ha stregato molti, praticamente tutti, ma in particolare Hansi Flick. L’estate scorsa l’allenatore Blaugrana ha intravisto qualcosa di grande in Bernal, fisicamente già sulla via della maturazione (è alto 193 cm), e ha deciso di promuoverlo e dargli una chance, che lui ha colto.
Prima di questo, però, è passato per il Barcellona B, dove ha avuto come allenatore un giocatore che da quelle parti ha lasciato il segno, ovvero Rafa Marquez. In passato, di Bernal ha detto: “Il suo fisico e la sua altezza sono un vantaggio. Ha molte qualità che gli consentono di giocare come pivot e come interno su entrambi i lati, il che lo rende più versatile. È molto giovane e deve ancora affrontare diversi processi per poter puntare in alto“. Sotto la sua guida, il giovane centrocampista ha totalizzato 31 partite, 2 gol e 5 assist.
🗣️ – Rafa Márquez on Marc Bernal: “His physique and his height are an advantage. He has a lot of quality to be able to play as a pivot and to play as an interior on either side, this makes him more versatile. He is very young and he also has to have several processes to be able…
Ha parlato molto bene di Bernal anche Guardiola, che lo ha visto dal vivo in un test fra Barcellona e Manchester City: “Mi sono piaciuti molto i giovani giocatori. Marc Bernal mi è sembrato straordinario, per come controlla la palla e per come gioca“.
Piede sinistro, visione di gioco, personalità da vendere che gli permette di farsi sempre vedere senza palla, abile a gestire i ritmi di gioco nonostante la giovanissima età, anche sotto pressione. Flick gli dà spazio nella pre-season della stagione 2023/2024: è proprio in questo momento che Bernal si prende la scena. Gioca contro il Real Madrid in una partita estiva e la sua prestazione non passa inosservata, anzi, tutto il contrario.
Gioca da titolare le prime tre partite di campionato, rispettivamente contro Valencia, Athletic e Rayo Vallecano: 242′, due cartellini gialli, 148 passaggi completati, il 92,5% dei quali riusciti. Numeri altissimi considerando l’età e l’esperienza. In questo momento arriva il maledetto infortunio, rottura del legamento crociato, che lo ha tenuto fermo fino a questa estate, quando lui ha deciso di tagliarsi le ferie per tornare prima a disposizione e giocarsi le proprie carte nel Barcellona. Una curiosità: dopo l’infortunio, il Barcellona ha deciso di rinnovare il suo contratto aggiungendo una clausola di rescissione fissata alla cifra incredibile di 500 milioni di euro, perché il club è convinto che fosse “un investimento favoloso“.
Bernal ha rivelato le parole di Flick dopo il suo infortunio: “Mi ha detto di stare calmo, che ero molto giovane. Mi ha detto che sarebbe stato un anno difficile, ma che contava su di me e che aveva ancora fiducia in me“. Ai canali ufficiali del Barcellona, Bernal ha raccontato il suo infortunio: “Ho imparato molto, soprattutto come rimanere forte e cercare di non pensare troppo quando le cose non vanno bene. Ci sono stati momenti in cui volevo solo stare a casa e dormire tutto il giorno“.
LAROMA24.IT – Da ieri, Retegui è un nuovo giocatore dell’Al-Qadsiah. Va in Arabia da capocannoniere della Serie A e con un valore di cartellino più che triplicato. Un pensiero, probabilmente, l’avrà dedicato anche a Gasperini mentre ritirava le cose dal comodino. Che per un’altra, l’ennesima, volta ha contribuito alla fortuna del proprio attaccante, alla quale sperano di abbeverarsi, ora, anche Dovbyk e Ferguson.
ATALANTA – Retegui, ad esempio, arrivava d’urgenza a Bergamo l’estate scorsa per l’infortunio di Scamacca con un passaporto che dichiarava 7 gol in 29 presenze al Genoa. Il meglio l’aveva offerto al Tigre, nel 2022, con 19 gol in campionato. Saluta l’Italia con 28 reti, 3 gol in Champions League oltre ai 25 in campionato. Facilitato, nel compito, da una squadra che ha chiuso col miglior attacco del campionato, seconda per xG dietro solo all’Inter e prima per tocchi nell’area avversaria. Un altro fascicolo archiviato con quelli di Zapata, in parte Scamacca e Hojlund. Nel 2018/19 l’attaccante colombiano arrivava nel laboratorio di Gasperini con 11 reti nell’ultima stagione alla Sampdoria, il suo miglior fatturato realizzato fino a quel momento. Sotto le mani del tecnico raddoppierà i guadagni: 23 gol nel suo primo campionato all’Atalanta, finendo secondo nella classifica dei marcatori dietro solo ai 26 di Quagliarella.
Scamacca, invece, è un progetto rimasto parzialmente incompiuto ma che già aveva iniziato a dare i suoi risultati. Nel 2023 l’Atalanta lo riporta in Italia dal West Ham, dove aveva realizzato 6 gol, equamente divisi tra Premier e Conference League. La sua miglior stagione era quella col Sassuolo del 2021/22, con 16 gol in 2152 minuti di Serie A. Chiuderà la sua prima annata all’Atalanta con 12 reti ma in 1459 di campionato, migliorando dunque la media realizzativa, oltre a 6 reti in Europa League e un’altra in Coppa Italia. Con Hojlund, addirittura, bastarono “appena” 9 gol in Serie A, comunque il suo miglior bottino fino a quel momento, per trasformarne il valore dai 17 milioni con cui arrivò a Bergamo nel 2022, ai 75 che il Manchester United versò sui conti dell’Atalanta per portarlo in Premier League.
GENOA – Il bonus di Gasperini sugli attaccanti ha radici più profonde. Al Genoa, per esempio, incrocia Pavoletti nel 2015/16: 14 gol in 25 presenze, in quella che resterà la sua miglior stagione, tanto da saltare al Napoli l’anno dopo. Poi il Cagliari, con 16 gol in 32 presenze, con un rapporto tra minuti e reti comunque più basso rispetto all’anno con Gasperini. Due anni prima, Alberto Gilardino chiuse a 15 reti la sua ultima stagione di gloria, a 32 anni: un dato che non toccava da 4 anni e che non sfiorerà più da lì in avanti.
Sempre in rossoblu, prima delle parentesi con Inter e Palermo, aveva già contribuito alla celebrità di Diego Milito e Marco Borriello. Uno dopo l’altro. Il primo, quei 24 gol messi a segno nella Serie A 2008/09, al massimo li eguaglierà con l’Inter 3 anni più tardi. Arrivava per rimpiazzare l’altro, rientrato al Milan dopo il prestito particolarmente fruttuoso che resterà la sua miglior stagione in carriera: 19 reti nel campionato 2007/08.
SERIE B E C – Anche lontano dai riflettori della Serie A, in storie ormai datate, c’è modo di rintracciare i primi effetti di Gasperini sugli attaccanti. Nel 2006/07, sempre al Genoa ma in Serie B, ha davanti Giuseppe Greco che alla stagione d’esordio in cadetteria realizza 11 reti, di cui 7 in campionato. Un totale che eguaglierà soltanto a Modena cinque anni più avanti. E ancora prima, a Crotone, in Serie C, c’è Vantaggiato che chiude il suo primo anno da professionista, dopo aver appena debuttato col Bari l’anno prima, con 11 reti a poco più che 19 anni.
SECONDE PUNTE, TREQUARTISTI E ESTERNI – Fin qui la concentrazione è stata tutta sui centravanti di ruolo, i maggiori incaricati a finalizzare il prodotto offensivo. Ma benefici si spargono su tutto il fronte, tra chi affianca o asseconda da dietro il più classico 9. Altri dati che avvalorano la tesi: Lookman, per dire, 15 gol come quest’anno non li aveva mai realizzati. Come i 15 di Ilicic nel 2019/20, dato record nella carriera dello sloveno. O i 22 firmati da Muriel, che al massimo ne aveva segnati la metà all’Udinese o alla Sampdoria prima di finire negli ingranaggi di Gasperini all’Atalanta. O Gomez, nel 2016/17, che ne segna 16 e mai, in carriera, era andato o andrà più in doppia cifra. Nell’estate del 2015, la Roma acquista Iago Falque, reduce da quella che resterà la sua miglior stagione, con 13 gol. Giocava nel Genoa, allenato da Gasperini naturalmente. E più indietro, Jeda coi suoi 15 gol al Crotone nella Serie B di ormai vent’anni fa: un dato che l’attaccante avvicinerà solo a Cagliari, con 11 reti in Serie A, nel momento di massimo splendore. Oppure chiedere di Nazzareno Tarantino, oggi vice di Pagliuca all’Empoli e capace, nel 2003/04, di realizzare da esterno offensivo 12 gol in Serie C col Crotone di Gasperini. Dovette aspettare 10 anni, e scendere in Serie D con la Lucchese, per migliorare il record.
LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) – Richard Rios o Neil El Aynaoui. Il dibattito che ha alzato la temperatura negli ultimi giorni a Roma pare aver trovato una soluzione proprio mentre scriviamo. Sarà il centrocampista del Lens, classe 2001, il primo elemento nuovo garantito a Gasperini. Arriva con i commenti disattivati su Instagram perché l’ondata social-popolare aveva eletto l’altro, colombiano del 2000, come adeguata proiezione delle proprie fantasie di mercato. Addirittura, non si esclude possano arrivare in coppia. Perché Rios e El Aynaoui si assomigliano ma non risultano sovrapponibili.
Richard #Rios vs Neil #ElAynaoui: analisi dei due obiettivi dell’#ASRoma.
Entrambi hanno vissuto una rapida ascesa: fino al marzo ’23 Rios giocava nel Guaranì (Serie B), fu acquistato dal Palmeiras per 1,38M.
ELA, nel 2023, passa dal Nancy (National, 3ª serie) al Lens per 0,6M. pic.twitter.com/0GIoMosSEj
In comune, intanto, hanno l’ascesa verticale nel giro di un paio d’anni. Richard Rios, fino a 18 anni, era un giocatore di futsal. Poi il Flamengo, un prestito senza riscatto al Mazatlàn, in Messico, poi il Guaranì, serie B brasiliana. Dove il Palmeiras lo preleva nel 2023, per 1,38 milioni di euro. Nel 2023, invece, El Aynaoui passa dal Nancy, Championnat National (terza serie francese), al Lens per 600mila euro. Due anni dopo, come ha scoperto la Roma, hanno valutazioni decuplicate.
Differente, invece, la collocazione che hanno avuto nelle loro squadre: El Aynaoui ha spaziato maggiormente a centrocampo, spostandosi tra il centrodestra e, più spesso, il centrosinistra. Rios, invece, si è stabilito come mediano di coppia, sul centrodestra, col gusto di aprirsi in ampiezza anche per dilatarsi i tempi di alcune giocate in ampiezza. L’assonanza tra i due torna sulla situazione preferiti: entrambi sono animali da transizioni. Il meglio lo sprigionano quando recuperano, con dati praticamente identici (9,32 x90 per Rios, 9,34 per El Aynaoui), e possono capovolgere il campo. Un aspetto che spiega abbastanza perché possano aver catturato l’attenzione di Gasperini. Sono, entrambi, portatori sani di pressing: come si è visto anche al Mondiale per Club, Rios permetteva al Palmeiras di accettare addirittura una doppia inferiorità nella prima pressione offensiva. El Aynaoui, nel sistema di Still al Lens, aveva spesso il compito di andare a guastare i piani del play avversario.
Entrambi offrono il meglio in transizione: quando riconquistano e possono rovesciare il campo.
I numeri di recuperi x90 identici (9,32 Rios/9,34 ELA), ne fanno portatori sani di pressing.
Con Rios il Palmeiras pressava anche in -2, ELA spesso aveva in consegna il play avversario.
Simili nella conformazione fisica, sia per altezza che per baricentro, cambiano nell’espressione con cui si traducono in campo: Rios ha più forza esplosiva, El Aynaoui dà l’impressione di raggiungere velocità superiori. Se il colombiano è più deflagrante nel breve, il marocchino, nato in Francia, si espande su distanze maggiori. Nei duelli offensivi Rios mostra una gamma tecnica, tra colpi e sterzate, maggiore rispetto ad El Aynaoui che tuttavia si lascia preferire nei duelli difensivi, con la capacità di tenere duelli, anche in campo aperto, con maggior facilità rispetto all’8 del Palmeiras.
Nei duelli offensivi Rios si mostra superiore: in generale pare avere una gamma tecnica più ampia nell’ultima parte di campo.
Nei duelli difensivi, invece, si fa preferire ELA: ha maggiori capacità su intercetto/lettura delle traiettorie e nel tenere duelli difensivi sul lungo.
Nelle gestualità tecniche i due prendono strade differenti: Rios ha una precisione nelle giocate medio-lunghe fuori dal comune, con tassi di realizzazione, sopra i 30 metri di distanza, che sfondano abbondantemente il muro del 93%. El Aynaoui, invece, porta con sé una capacità d’inserimento in area di rigore che sembra nascondere ulteriori margini di miglioramento. Nel finale di stagione al Lens è tornato a segnare di testa con due ingressi simili in area, sul palo più lontano, che hanno rievocato quell’abilità già mostrata a Nancy.
Entrambi sanno liberarsi dalla pressione avversaria, meglio nella metà campo offensiva, con dribbling o scarti. Il centrocampista del Palmeiras lo fa utilizzando anche la suola, retaggio del futsal, in preparazione ad alcune sterzate improvvise mentre il numero 23 del Lens spesso sceglie quel “doppio schiaffo”, con l’interno del piede destro che sposta velocemente sul sinistro o viceversa, tipico della scuola tecnica francese. Più voluminoso il tasso di dribbling tentati da Rios (2,35 a partita, quasi uno in più rispetto all’altro), più alta, invece, la percentuale di completamento di El Aynaoui.
Sia Rios che El Aynaoui sanno dribblare o scartare: l’utilizzo della suola caratterizza il primo, il doppio schiaffo per l’altro.
Ne tenta di più il colombiano (2,35 x90) ma ha un maggior tasso di realizzazione ELA.
Entrambi faticano nelle gestioni sotto pressione in costruzione.
Finale dedicato agli infortuni, dopo lo spavento che ha iniziato a circolare quando i motori di ricerca hanno portato alla luce il passaggio collassato di El Aynaoui al Monaco un anno fa, per 15 milioni, dopo un problema al ginocchio riscontrato nelle visite mediche. Per il quale poi verrà operato, rientrando in campo dopo 5 mesi circa d’assenza complessiva tra aprile e settembre. Finirà la stagione, invece, giocando con una vistosa fasciatura all’altezza del ginocchio destro, non quello operato l’anno prima.
Anche Rios, però, nasconde un’operazione che sconsigliò al Mazatlán, dov’era finito in prestito a inizio carriera, di pagare il milione con cui avrebbero potuto riscattarlo nel 2022. Il centrocampista colombiano, infatti, rientrò nel finale di stagione, giocando proprio contro il Palmeiras la sua ultima partita, dopo l’operazione al crociato subìta a settembre del 2021 e per la quale restò lontano dal campo per 7 mesi.
Rios e El Aynaoui a parole loro.
RR: “Gran parte di ciò che faccio deriva dal futsal. La suola, gestire l’1v1 o le triangolazioni. Riesco a pensare più velocemente in spazi stretti”.
ELA: “Cerco di fare bene un po’ tutto, sono un box-to-box. Mi piace giocare in entrambe le fasi”.
LAROMA24.IT – La dipendenza da calciomercato è uno degli effetti del calcio del nuovo millennio. Spacciatori di notizie, ad ogni angolo social, sono pronti a vendere la loro dose, rivestendola di indiscrezioni, voci e aggiornamenti cliccando sul link nel primo commento che servono ad accendere quei neurotrasmettitori fino al delirio di continue scrollate, zapping, che portino almeno a ricaricare la pila dell’attesa.
C’è poi il gusto ancestrale della curiosità di vedere quel volto, magari poco più che sconosciuto fin lì, abbinarsi ai nuovi colori. Un’emozione fin qui castrata per i tifosi romanisti che, scavalcato metà luglio, non hanno potuto ancora placare i loro istinti con le prime immagini del volto nuovo vestito di Roma.
Un quarto di calciomercato senza alcun annuncio rappresenta un inedito nel nuovo millennio: dal 2000 (anno Domini giallorosso e punto di riferimento utilizzato da quando vengono resi noti i comunicati ufficiali via internet) in poi, infatti, almeno l’ingaggio di uno svincolato era stato già presentato. E se non risulterà utile sul campo, sarà servito almeno a placare l’appetito popolare. Il cambio alla direzione sportiva, avvenuto neanche un mese fa, ha praticamente vietato la possibilità alla Roma di una progettualità che permettesse di programmare arrivi in anticipo, come avviene appunto per il mercato di chi finisce in scadenza il 30 giugno.
Il 22 maggio 2024 veniva ufficializzato l’ingresso di Florent Ghisolfi come responsabile dell’area tecnica, all’apertura delle liste ufficiali, 40 giorni dopo il suo insediamento, mostrava Sangaré. Senza sapere bene chi fosse o se sarebbe stato aggregato alla prima squadra o alla Primavera, il 2007 arrivato dal Levante servì più a dare un mirino alle prime riprese degli allenamenti. Poco dopo, il 10 luglio, il sito ufficiale della Roma pubblicava la nota relativa all’acquisto di Le Fée, che segnerà nell’immaginario l’avventura del dirigente francese.
Le estati del 2023 e del 2022 furono aperte da arrivi a zero: Aouar e Ndicka due anni fa, Matic e Svilar l’estate precedente. Nel 2021, dopo i riscatti di Ibanez e Reynolds, il 13 luglio è il giorno in cui Rui Patricio è ufficialmente il nuovo portiere della Roma. C’era stato però l’annuncio di Mourinho a riempire e appagare l’attesa. Il 2020 è l’anno in cui il calciomercato trasloca a settembre per il Covid, qui comunque i Friedkin si presentano con i primi annunci già ad agosto, come accade il 25 per Pedro.
2019, gli anni con la fantasia al potere, nelle valutazioni di alcuni scambi. Da questo filone escono Diawara e Spinazzola, incastonati negli affari con Napoli e Juventus, entrambi giallorossi fin dal 1 luglio. Poco più di una settimana dopo anche Pau Lopez sarà ufficialmente romanista. 2018, ormai lontano da aver perso gli effetti della lezione per cui presto non equivale a giusto. Quell’anno, a metà luglio, la Roma ha già messo la propria maglia addosso a Coric, Marcano, Kluivert, Mirante, Pastore, Santon, Zaniolo, Bianda e Fuzato. L’anno prima, al 13 giugno, c’era stato Hector Moreno ad aprire la lista dei nuovi arrivi.
Nel 2016, invece, fu Alisson ad essere annunciato il 6 luglio, accompagnato dal loop dell’errore combinato il mese precedente in Coppa America. Il 2015 è l’anno che può aiutare a ingoiare l’attesa: fino alla fine di luglio ci sarà soltanto Iago Falque, annunciato al via del calciomercato, a vivere di solitudine nel box degli acquisti della Roma. In quella sessione, tra fine luglio e agosto, Sabatini, con alle spalle Massara, infilò nell’ordine: Szczesny, Salah, Rudiger e Dzeko. Strike.
Il 16 luglio del 2014 aveva il suo epilogo la trattativa per Iturbe, che arrivava dopo un tris di svincolati (Cole, Keita ed Emanuelson) e il prestito di Ucan. Jedvaj nel 2013 e Dodò nel 2012 furono i primi acquisti, svelati entro i primi dieci giorni di calciomercato. Nel 2011 il passaggio al consorzio guidato da DiBenedetto rallentò le operazioni che fino al 18 agosto, data del closing, vedeva soltanto il riscatto di Borriello, garantito già a fine giugno. Nel 2010 l’allucinazione collettiva di Adriano era già stata consumata a giugno, nel 2009 fu invece Guberti l’arrivo a parametro zero annunciato prima dell’inizio ufficiale del calciomercato.
E poi giù passando per Riise, Loria e Artur, arrivati a giugno 2008 mentre Pit, Barusso e Juan aprirono la sessione estiva 2007 con gli annunci tra giugno e la prima metà di luglio. Altre manciate di svincolati bloccavano, almeno per un po’, gli appetiti dei tifosi in quegli anni di lunghe carestie di mercato: l’ingaggio di Tonetto apre il calciomercato 2006 già a maggio, Taddei e Kuffour avevano fatto lo stesso a giugno 2005, quando c’era il blocco del Tas imposto per l’acquisto di Mexes a chiudere a chiave i sogni estivi. Proprio il difensore francese, nel 2004, fu annunciato il 16 giugno. Prima ancora Chivu, strappato all’Ajax ufficialmente l’8 luglio.
E nel 2002 toccò a Guardiola, insieme a Dellas, Sartor e Bombardini, tutti sottoscritti prima del 1 luglio, alzare il sipario sul calciomercato. Fino al 2000, quando il 6 giugno l’Olimpico si era già riempito di speranze per accogliere Batistuta. Quelle sì, ben riposte.
GLI AFFARI DI CALCIOMERCATO UFFICIALIZZATI ENTRO META’ LUGLIO DAL 2000 AD OGGI:
2024 25
Sangarè 1/7
Le Fee 10/7
Ryan 17/7
Riscatto Angelino 1/7
LAROMA24.IT – Una Repubblica fondata sul lavoro. Così Gasperini ha forgiato la sua costituzione calcistica e ora i metodi e gli strumenti che hanno reso celebre l’Atalanta, ancor più di quanto era successo al Genoa, tenteranno di modificare l’apparato della Roma. L’attesa per l’inizio della nuova stagione, scattata ieri con il raduno, è tutta sulle mani da artigiano del nuovo allenatore della Roma, spaventato, per sua stessa ammissione, “da quelli che non sono abituati a lavorare sodo” come confessò in un’intervista al Guardian nel 2020. “Dal sacrificio nascono le vittorie – specificherà Gasperini –. Se non corri in allenamento, non corri durante le partite”.
Un teorema di cui sono stati testimoni diretti anche Mancini e Cristante. “Sono allenamenti veramente, veramente, intensi, dal martedì al sabato anche, giorno della rifinitura, galoppi in allenamento” raccontò il difensore romanista in un’intervista del 2020 a ‘Cronache di Spogliatoio’, un anno dopo il passaggio dall’Atalanta alla Roma. Con risultati evidenti, come spiegava quel Mancini 24enne: “È vero che poi la domenica vai forte, sono arrivato tante volte al 90’ che avrei potuto giocare altri 90 minuti. Guardavo gli avversari col fiatone, l’attaccante faceva fatica a rientrare e io mi sentivo bene, bene”. E allora, una serie di testimonianze di com’è l’allenamento secondo Gasperini.
Tra i calciatori che hanno vissuto tutte le gradazioni del rapporto con Gasperini, dall’esaltazione al cortocircuito, c’è Alejandro Gomez. Che spiegò così il metodo dell’allenatore: “Sicuramente l’aspetto fisico è il primo ostacolo. Gli allenamenti di Gasperini sono molto intensi, chi non è abituato a un tale livello di preparazione fisica può risentirne all’inizio. Ci sono anche tanti dettagli tattici da imparare, perché il mister ti chiede molto, in ogni reparto. È un calcio diverso da quello a cui sono abituati molti giocatori”.
Servirà del tempo, si aggiunge spesso come postilla ad ogni discorso di buonsenso sull’arrivo di Gasperini a Roma. “Due, tre mesi”specificherà Marten De Roon, tra i soldati più fedeli dell’allenatore che l’ha utilizzato più di tutti in carriera (358 partite), “per abituarmi alle sue richieste”.
Poi, in quell’intervista datata 2020 a ‘The Athletic’, De Roon va in rima con quanto abbiamo già sentito da Mancini: “La differenza tra noi e le altre squadre è che vanno molto bene nei primi 60-70 minuti, mentre negli ultimi 20 vanno in sofferenza. Noi invece possiamo mantenere sempre la stessa intensità. È una sensazione molto bella che ti fa spingere ancora di più. Gasperini vuole sempre il massimo della qualità negli allenamenti”. Attenzione, ripetere ad alta voce: “della qualità”, dice De Roon. Tant’è che, parlando di “personalizzazione dell’allenamento” in un’intervista a Dazn con Barzagli, Gasperini raccontava un anno fa di esser tornato a inserire “una parte tecnica, quasi da settore giovanile”, che dall’espressione pare inteso come lavoro analitico, per curare alcune sbavature d’esecuzione che notava nei suoi calciatori.
Nel 2023, da poco arrivato all’Atalanta, Lookman raccontò di allenamenti “duri e furiosi”. Quando fu chiesto un commento ulteriore a Gasperini, è arrivata la risposta spigolosa che ci si attende dal tecnico: “Non sono d’accordo, giochiamo ogni tre giorni. Non è mai morto nessuno (concetto ribadito anche nella prima conferenza a Trigoria, ndr), son tutti ragazzi che continuano a giocare e a divertirsi”.
In quell’estate del 2023, dal ritiro dell’Atalanta, Rafael Toloi parlava così: “Facciamo doppio allenamento, cena e poi la sera vado a dormire perché non hai la forza per fare niente. Almeno per me è così, forse perché ho già 32 anni e ho bisogno di riposare”.
Dal ritiro pre-campionato successivo, del 2024, Gasperini diluì il carico quotidiano in tre sedute. Al mattino lavoro aerobico, poi doccia, spuntino e via in palestra per una sessione di forza, come si leggeva su un articolo della Gazzetta dello Sport l’estate passata. Nel pomeriggio ancora in campo per il terzo appuntamento stavolta basato su “esercitazioni tecniche e tattiche con mini-partite”. Proprio quelle partite di cui Palladino, ieri suo giocatore e oggi allenatore, mantiene vivo il ricordo: “Le nostre partitelle non erano vere, di più. Una battaglia. Ma se reggevi il ritmo, poi la domenica ti sembrava un gioco”.
“Ho visto tanta gente non farcela, non reggere, mollare mentalmente prima ancora che fisicamente” continua l’ex tecnico della Fiorentina. “Con Gasp, se sei pigro sei fuori. Ma se lo segui, raggiungi picchi di rendimento impensabili. O sei con lui o contro di lui, senza vie di mezzo”, conclude Palladino.
Contro di lui, ad esempio, andò Maehle, seppur dopo la sua migliore stagione in carriera con 3 gol e 3 assist oltre a un minutaggio elevato. L’esterno, da due anni al Wolfsburg, parlò di un allenatore che “decideva tutto e non c’era davvero alcuna libertà”. “Stavamo insieme ininterrottamente per giorni se c’erano due partite ravvicinate, è stato molto difficile mentalmente” raccontò dopo aver lasciato Bergamo. Nulla, poi, è acquisito con Gasperini. Un aspetto che per Maehle sembrava esser diventato insostenibile: “Non c’era continuità: potevo giocare una buona partita nel fine settimana ma se giocavo 20 minuti tiepidi nella partita successiva finivo di nuovo in fondo alla coda”. “Il mister non guarda in faccia nessuno, è un animale da campo” confermerà, con altri toni, Aleandro Rosi, che Gasperini l’ha incrociato al Genoa.
“Le medaglie le vinci in allenamento, in partita le vai solo a ritirare”, ricorda ai suoi giocatori sul gruppo WhatsApp. Le invia lì, come un buongiornissimo, “così tutti i giocatori le hanno ben presenti”. Nel 2020, l’immagine scelta come ispirazione per la sua Atalanta era chiara: “Ho messo una foto di un branco di lupi nello spogliatoio, voglio quel comportamento”. Viva il lupo, oggi più che mai.
“La Joya” è stato il più acclamato dai tifosi a Trigoria e non c’è da sorprendersi. I sostenitori giallorossi non vedono l’ora di rivederlo in campo e anche Paulo Dybala ha tanta voglia di Roma. L’ha dimostrato presentandosi in ritiro in una condizione invidiabile, tanto che ieri, nel giorno del raduno, ha svolto già 2/3 dell’allenamento con il resto del gruppo. Il piano prevede che gradualmente rientri totalmente in gruppo: va recuperata solo la forma fisica, visto che al momento non sente dolori. Nei giorni scorsi c’è stato un colloquio con mister Gasperini e l’argentino è contento di poter lavorare di nuovo con lui dopo il periodo a Palermo: il numero 21 è motivato e la sua ferma volontà è quella di restare nella Capitale, nonostante nelle scorse giornate sia partito e abbia lasciato la Roma il suo caro amico e compagno di nazionale Leandro Paredes (hanno anche passato parte delle vacanze insieme), il quale ha parlato anche del desiderio di lavorare di nuovo con lui.A proposito del futuro di Paulo, va registrato che il precedente direttore sportivo della Roma Florent Ghisolfi aveva fissato con Novel, agente diDybala, un incontro a fine mercato, per discutere un nuovo accordo, ma dall’insediamento di Massara, come raccolto dalla redazione di LAROMA24.IT, non ci sono state novità in merito. Da ambienti vicini al giocatore non filtra fretta, però, anzi: il contratto per la stagione corrente c’è e c’è tanta voglia di fare bene in giallorosso.
LAROMA24.IT – La lista dei convocati per il ritiro della Roma presenta alcuni “ex” giovani, come Cherubini e Boer, di rientro dai rispettivi prestiti alla Carrarese e alla Pianese, operazioni di mercato al confine con la prima squadra, come Sangaré lo scorso anno e il portiere Zelezny quest’estate (QUI LA SCHEDA TECNICA), e quattro giovani reduci dalla Primavera. Si tratta, in ordine di ruolo, del portiere De Marzi (classe 2007), il difensore Reale (2006), il terzino Mannini (2006) e il centrocampista Romano (2006).
Ecco chi sono i 4 che proveranno a stimolare la sensibilità che Gasperini ha già dimostrato in carriera verso i più giovani:
GIORGIO DE MARZI – Già lo scorso anno, ancora minorenne, il portiere classe 2007 era stato integrato da De Rossi nel ritiro romanista, partecipando anche alla spedizione inglese di agosto. Falsini, che lo aveva già avuto in precedenza, gli ha affidato la porta della Primavera e lui, sfruttando i problemi sorti nel frattempo tra Marin e la Roma per il rinnovo di contratto, si è prima preso i guanti da titolare tra i più giovani e poi è stato aggregato sempre con più costanza in prima squadra fino a rientrare nelle convocazioni nella seconda parte di stagione.
Dalla gara col Milan, a dicembre 2024, il suo nome è comparso con costanza nella griglia dei convocati da Ranieri. Nato in Pennsylvania, cresciuto a San Cesareo, De Marzi ha giustificato la sua rapida ascesa con interventi importanti, fondati su un’ottima esplosività, anche nella fase finale del campionato Primavera. Come vuole l’aggiornamento del ruolo, si mostra anche predisposto al gioco con i piedi. L’aspetto dove deve maggiormente crescere pare quello delle uscite alte. Quest’anno, in Primavera, 20 presenze di cui 7 concluse senza subire reti.
MATTIA MANNINI – In attesa di sviluppi sul prestito alla Juve Stabia, che sembrava imminente, inizierà la stagione insieme alla prima squadra. Nel dicembre 2023, nel 3-0 allo Sheriff, il debutto nel finale di Europa League, unico atto ufficiale con i grandi della Roma. Da mezzala dinamica, con l’inserimento in area come accessorio principale, si è progressivamente trasferito in ampiezza, da terzino o quinto, nonostante la struttura (173 centimetri) che ne aggrava i compiti difensivi. Qui, con la maglia numero 16 che non richiede ulteriori approfondimenti, ha comunque mantenuto il suo dinamismo e una varietà di movimenti che lo porta spesso ad entrare anche dentro il campo dalla corsia laterale. Gli ingressi in area avvengono più spesso tramite combinazioni, come triangolazioni o inserimenti, che su dribbling o scarti offensivi. 17 presenze nell’ultimo campionato Primavera, tra regular season e fase finale, con due gol e 6 assist.
FILIPPO REALE – “All’inizio ero un giocatore offensivo, un esterno d’attacco. Finché Falsini, alla fine dell’Under 15, mi diceva che mi vedeva più come difensore”. Seguono smorfie che sottolineano come il cambio d’abito non sia stato immediato per il classe 2006, arrivato alla Roma nel 2015 dopo aver iniziato alla Vivace Grottaferrata. Il passaggio da terzino si concretizzerà più avanti, nell’Under 17, come confessato dal 19enne in un’intervista, prima che De Rossi, nel ritiro di un anno fa, ne completa la trasformazione in difensore centrale. Il piede mancino, la struttura, l’altezza del calzettone sopra il ginocchio sembrano grattare sul ricordo amaro di chi, l’estate scorsa, si era trasferito all’Arsenal dal Bologna per quasi 50 milioni di euro dopo esser stato svezzato nel settore giovanile romanista.
Il dna offensivo è riuscito a riconvertirlo in capacità d’anticipazione ora che quegli attaccanti deve sfidarli, le lunghe leve gli garantiscono una buona velocità e il lavoro di Trigoria lo ha accessoriato di una particolare cura negli atteggiamenti e posture negli 1v1 frontali. Pare, invece, doversi ancora dotare di ulteriore aggressività e ispessirsi nei duelli per poter stuzzicare a dovere le fantasie di Gasperini. 34 presenze e un assist nell’ultimo campionato Primavera.
ALESSANDRO ROMANO – Nato il 17 giugno (sì…) del 2006, in Svizzera, arriva a Roma nel 2022 dopo che “mi erano venuti a vedere al Winterthur in una partita in cui non avevo giocato granché bene”. La scheda di valutazione, evidentemente, aveva già sottolineato a sufficienza le potenzialità di quel mediano di piede sinistro, con spiccati elementi di forza, gambe stabili e resistenti all’urto. Così ingombrante e consapevole, all’interno di un campionato Primavera, che il calcio giovanile sembra aver esaurito o quasi le possibilità di accrescimento del suo bagaglio calcistico vista la prepotenza con cui ormai sa farsi largo tra i più giovani. In costruzione spesso lo si vedeva accomodarsi tra i centrali difensivi quest’anno, abbassandosi per ricevere e gestire con comodità il possesso, ma nel pacchetto di dotazione c’è anche la capacità di giocare su distanze più lunghe, oltre a una dote balistica che lo rende pericoloso con tiri dalla distanza.
Quando si mette in moto, seppur abbia bisogno di qualche tempo per raggiungere discrete velocità, nel campionato Primavera ha mostrato di saper squarciare anche il campo. Se in non possesso ha mostrato di saper tenere duelli anche fuori dalla sua area di competenza, la mobilità nell’interpretazione del ruolo in possesso pare quella col maggior margine di miglioramento per incontrare i gusti preferiti di Gasperini. 29 presenze riempite da 6 gol e 3 assist nell’ultimo campionato Primavera.
LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) – Tra gli effetti collaterali del caldo, e del calciomercato col caldo, c’è quello di distorcere la realtà. Il nome di un giocatore, fin lì pressoché sconosciuto ai più, viene ripetuto in modo psichedelico finché non se ne sente l’urgenza, la necessità. Ma Svilar, oggi salvavita romanista, per dire, tre anni fa era svincolato e fino a un anno e mezzo fa si ammirava all’Olimpico a malapena nel prepartita, quando il secondo portiere si sottopone alla batteria di tiri che serve come riscaldamento dell’anima agli attaccanti prima che questi scendano in campo.
Come Ndicka, senza il quale la Roma non sbuca dal tunnel da più di un anno. Oppure Angelino, arrivato un anno e mezzo fa a Roma in prestito, sballottolato negli anni precedenti tra Lipsia, Hoffenheim e Galatasaray.
Oggi l’arrivo di Gasperini impone alla Roma di aggiornare i software di ricerca nei database. Un’altra turnata di mercato con nuove esigenze, alle quali abbiamo provato a dare risposte fantasiosamente concrete, seguendo le tracce evidenti lasciate dal nuovo allenatore giallorosso nella sua carriera.
Regole d’ingaggio autoimposte: nato dopo il 2000, valutazione inferiore ai 15 milioni di euro (transfermarkt), ingaggio inferiore a 1,5 milioni di euro.
DIFENSORI – Quello che risulta più evidente, a guardare la disponibilità romanista, è la necessità di un marcatore brutale. Lo è stato e potrebbe esserlo ancora Mancini, che dalla sua ha aggiunto applicazioni offensive, di conduzione e inserimenti che potrebbero tornare utili. Lì potrebbe essere riconvertito anche Celik mentre Ndicka, al di là delle apparenze, non ama mordere di continuo il riferimento avversario, ancor più se a distanze impegnative dalla propria porta. Un nome, dunque, con precise manifestazioni di forza, aggressività e una buona velocità che gli consenta di gestire spazi più larghi. Uno come Jeremy Jacquet, ad esempio, che Massara ha avuto modo di maneggiare da vicino a Rennes quest’anno. Frutto, l’ennesimo, di un settore giovanile particolarmente fertile, tanto che la federazione francese, per la terza volta consecutiva, anche quest’anno ha nominato il club bretone come la miglior filiera calcistica del paese.
Classe 2005, 190 centimetri, nell’ultima stagione inizialmente in prestito al Clermont Foot, in Ligue2, e poi richiamato in casa al Rennes in inverno, quando Habib Beye era succeduto a Sampaoli sulla panchina. Da lì 11 presenze, tutte da titolare, spesso sul centro-sinistra com’era stato utilizzato anche nell’esperienza in prestito, nonostante il piede naturale sia il destro. Cavalca in conduzione a piacimento, ha mezzi fisici debordanti che per ora gli nascondono anche alcune letture difensive da raffinare, oltre ad un’elasticità muscolare che rendono quel metro a novanta a disposizione ancor più ingombrante per gli avversari. A fine stagione gli è stato rinnovato, e adeguato, il contratto fino al 2029 con un ingaggio intorno ai 500mila euro. Per Transfermarkt vale 10 milioni di euro, la sensazione è che difficilmente basterebbero a convincere il Rennes a privarsene. Ma doterebbero la Roma di un difensore, ancora in formazione, con tutti gli accessori che richiede l’equipaggiamento moderno.
LATERALI – Qui, appena 6 mesi fa, la Roma ha speso circa 15 milioni di euro per Rensch e Salah-Eddine. Cambiano gli allenatori, cambiano i contesti e dunque le esigenze. Ecco perché la continuità, nel calcio, permette almeno di ridurre gli sprechi. Solo negli ultimi 2 anni sono state costruite squadre prima per Mourinho (estate 2023 e parzialmente inverno 2024), De Rossi (inverno 2024 e estate 2024), quindi Ranieri (gennaio 2025), ora Gasperini. Quattro allenatori, quattro momenti ed esigenze differenti, col rischio che quello che serviva ad uno risulti improprio per l’altro.
Qui la traccia è definita da quella che sembra un’esplicita richiesta: Wesley. Parzialmente differente dalle abitudini all’Atalanta, dove Hateboer, Zappacosta, Maehle, Castagne o Gosens, per nominarne alcuni, garantivano i trasporti esterni su rotaia in maniera quasi inesauribile. A questo genere di giocatori si sovrappone in maniera più semplice un’idea per la corsia sinistra: David Moller Wolfe, esterno sinistro norvegese progettato nel 2002 e composto prevalentemente d’acciaio fuso. Nell’ultima stagione all’AZ ha totalizzato 2 gol e 6 assist in 31 presenze. 187 centimetri che guadagnano facilmente velocità e sconsigliano l’attraversamento pedonale al passaggio, conduzioni poco poetiche ma estremamente funzionali, un piede sinistro che sa arrivare a destinazione nel momento della rifinitura o rimanere fermo all’impatto col pallone per indirizzarlo in porta. Per transfermarkt ha un valore di 9 milioni di euro, l’AZ lo pagò 2,5 milioni nel 2023 dal Brann ed è legato fino al 2028 per 400mila euro d’ingaggio annuale circa. Sembra già di vederlo con la piastrina militare con inciso sopra il volere di Gasperini.
Dall’altro lato, invece, ricalcando alla finestra il profilo di Wesley, il contorno che si compone somiglia, anche se in versione inevitabilmente in scala ridotta, a Vinicius Tobias, brasiliano come il modello di partenza, fisicamente simile come centimetri e struttura, dotati di accelerazioni, seppur non lancinanti come quelle di Wesley, cambi di direzione e gestualità tecniche che seguono lo stile dell’esterno del Flamengo. Rispetto a Wesley, l’esterno classe 2004 dello Shakhtar è stato svezzato calcisticamente in Europa, dove arriva appena maggiorenne dall’Internacional per 6 milioni di euro. Poi va in prestito al Castiglia, la squadra B del Real Madrid, prima di rientrare allo Shakhtar dove quest’anno racimola 6 assist in 19 presenze in campionato, più altre 3 in Champions League e 4 in Coppa. Un anno in cui non gli sono mancate vicissitudini personali. Anche Tobias, come Wesley, più che un galoppatore infaticabile, appare uno in grado di generare occasioni nell’ultima parte di campo tramite dribbling o scartare l’opposizione avversaria per aprirsi traiettorie per il cross.
“Wide-creator”, sarebbe catalogato secondo i cluster più recenti: in sostanza un giocatore d’ampiezza che sa creare pericoli. Quando stiamo scrivendo è notte e scrollando X scopriamo che Alfredo Pedullà l’ha appena accostato alla Roma. Per questo, anche un filo indispettiti, meglio chiuderla qui. Valore transfermarkt che lascia qualche perplessità: 5 milioni di euro. Contratto fino al 2029, rinnovato un anno fa al rientro dal prestito, più passaporto spagnolo incluso nel prezzo.
CENTROCAMPISTI – Con 358 partite, il giocatore più utilizzato in carriera da Gasperini è De Roon. Anche quando la sua prestanza fisica calava inevitabilmente, la conoscenza dei meccanismi lo faceva risultare indispensabile agli occhi e al cuore del nuovo allenatore della Roma, al punto da arretrarlo anche tra i difensori in caso di necessità. Praticamente Gasperini ha messo in campo De Roon per l’equivalente di quasi 9 campionati e mezzo consecutivi. Dovrà farne a meno e soltanto Cristante, guardando la rosa, potrebbe tentare di colmare quel vuoto, seppur con una macchina che ora ha ben più chilometri rispetto a quelli con cui impressionò a Bergamo nel 2019, svolgendo tutt’altre funzioni. Anche qui, a tratteggiarne il contorno sono gli indizi di mercato: Richard Rios e Neil El Aynaoui hanno declinazioni differenti ma sono mossi dallo stesso istinto, quello di fare parkour in un campo da calcio.
Saltano sugli avversari, rimbalzano da un’area all’altra, scalano pareti col pallone in conduzione, un po’ come da grande potrebbe venire sempre meglio a Valentin Atangana, numero 6 dello Stade Reims. Quel profilo di centrocampista pluriaccessoriato abbonda in Ligue1 e il francocamerunense classe 2005 ne è una vivida riproduzione: impatta con piacere sugli avversari per sottrargli il pallone e l’istintività di alcuni interventi è sicuramente un aspetto che dovrà levigare. Sa però liberarsi dalla pressione avversaria ed è in grado di assecondare il passo frenetico con una conduzione elettrica ma curata della sfera: 7° tra i centrocampisti under 23 per conduzioni progressive, 3° per numero di intercetti tra i centrocampisti under 21. Di contro, non ha una struttura imponente, 176 centimetri dichiarati su internet, ma ha elementi di forza, in elevazione, e di velocità che ne fanno raddoppiare lo spessore.
Non è certamente definito come potrebbero esserlo Rios o El Aynaoui, che mostrano, almeno oggi, un impatto maggiore nella metà campo offensiva. Atangana, forse, rappresenterebbe più un simil Koné, con quell’interpretazione del ruolo che oscilla tra un 6 e un 8 ma le sue potenzialità potrebbero aprirgli un ventaglio di trasformazione ancora difficile da pronosticare con precisione. Nelle ultime 3 stagioni ha già accumulato 58 presenze in Ligue1, compresa l’andata e ritorno del playout per la retrocessione che ha condannato lo Stade Reims in Ligue2. In attesa di capire gli sviluppi del caso Lione, appare difficile che una gemma simile possa scendere di categoria. 10 milioni si legge sul cartello affisso su transfermarkt. In caso, lasciare anche il resto.
TREQUARTISTI –“Uno alla Lookman” è il messaggio che più volte sintetizza la principale ricerca offensiva della Roma. Uno per il quale, dopo 52 gol in 3 stagioni, l’Atalanta chiede una cifra superiore ai 50 milioni di euro a chiunque si fermi a guardare la vetrina. Lo stesso, però, che 3 anni fa arrivava a Bergamo per “appena” 12 milioni di euro bonus inclusi. Anche perché, fin lì, aveva messo in valigia, tra Inghilterra e Germania, altrettanto appena 35 gol. A definire la ricerca, dunque, è più la convergenza preferita, quella di un destro che incede da sinistra, con la tendenza al dribbling. Insomma, deve procurare allarme. “I giocatori offensivi devono fare gol, assist, prendere rigori, far ammonire gli avversari”, così ha parlato Gasperini in conferenza stampa.
Kevin Santos Lopes de Macedo potrebbe fare tutto questo. Più semplicemente Kevin, che oltre a uno stock di meme facili da poggiare sul nome, porterebbe quell’elettricità necessaria al settore offensivo romanista. Cambi di velocità e di direzione improvvisi, dribbling, sensibilità sul pallone tipicamente brasiliana: un cumulo di potenzialità che cercano soltanto le mani di un artigiano che sappiano sottrarre il superfluo. Il 22enne arrivato allo Shakhtar nel 2023 dal Palmeiras per 12 milioni di euro mantiene ancora costante la sua valutazione, almeno per transfermarkt, anche per non aver prodotto (ancora) numeri che giustifichino l’innalzamento del valore: 6 gol e 4 assist nelle 24 presenze in campionato, altri 2 nelle 6 gare di Champions League. Uno al Bayern Monaco, quando spaventò i bavaresi portando in vantaggio lo Shakhtar con una ripartenza conclusa rientrando ai danni di Kim prima di aprire l’interno sul palo più lontano. Pare che il Napoli lo avesse in lista tra i vari nomi per riempire il vuoto di Kvaratskhelia.
ATTACCANTE –Disclaimer: non sarà un nome che sostituisca Dovbyk ma uno che possa affiancarlo, non solo gerarchicamente ma anche in campo. Diverso, a partire da piede: destro e non mancino come l’ucraino. Che sappia lavorare anche fuori dall’area di rigore, eventualmente anche far coppia con il numero 11 romanista. Scartata la tentazione di ricondizionare elementi ormai tra gli avanzi della Premier League, come Patson Daka o Odsonne Edouard, entrambi classe 1998, dunque fuori dai parametri autoimposti a monte, con ingaggi che spiegano in maniera approfondita le premesse non rispettate ma solo un altro anno garantito contrattualmente.
Dunque, quella velocità in progressione, irrobustita da una forza fisica e con la capacità di concludere l’azione con un’ampia scelta balistica a disposizione porta da Romulo Cardoso, timidamente comparso già tra i rulli di calciomercato sulla Roma un anno fa. Un altro brasiliano, sì, ma costruito per districarsi naturalmente tra le ruvidezze europee: classe 2002, arrivato un anno fa al Goztepe in prestito dall’Athletico Paranaense e poi riscattato per il valore della clausola rescissoria, 2,5 milioni di euro. Oggi transfermarkt scrive che vale almeno 4 volte tanto, 11 milioni, dopo aver totalizzato 13 reti (e 9 assist…) nella sua prima stagione nel campionato turco.
Romulo sembra avere tutti gli argomenti del caso: una struttura resistente, una potenza che lo rende difficilmente sopportabile in campo aperto e una raffinatezza coordinativa che gli permette di chiudere le azioni anche negli spazi più ridotti oltre a prestarsi a dialoghi coi compagni. La varietà, oltre alla rapidità e alla cura, di scelta con cui sa armare il destro deflagrante nascondono a sufficienza lo scarso utilizzo del piede debole. E il giallorosso, che veste anche il Goztepe con trame però a scacchi, pare donargli.