PODCAST ALLEIN IST SCHWER – Mats Hummels torna a parlare di Roma all’interno del suo podcast e tra i vari temi trattati si è soffermato sull’esperienza con Ivan Juric e sulla decisione di ritirarsi al termine di questa stagione. Ecco le sue parole: “Ci sono stati molti giorni la scorsa estate in cui ho pensato che il ritiro fosse davvero la scelta giusta. Non mi sentivo più motivato ad allenarmi. C’erano già delle ottime opportunità a luglio, ma sentivo che non volevo più allenarmi per alcun motivo e non volevo tornare a questa routine. De Rossi? Purtroppo sono rimasto con lui solo due settimane. Con Ivan Juric è cominciata una situazione modesta sia in termini di partite sia in allenamento. La sua interpretazione del calcio la rispetto, ma è lontano da ciò che mi piace e da ciò che mi rende forte”.
Categoria: Interviste AS Roma
DYBALA: “La Roma merita la Champions e i Friedkin sceglieranno il miglior allenatore. Infortunio? Punto a tornare per il ritiro estivo” (VIDEO)
SPORT MEDIASET – Torna a parlare Paulo Dybala e lo fa ai microfoni dell’emittente televisiva. Il numero 21, attualmente ai box dopo l’infortunio rimediato contro il Cagliari, ha toccato numerose tematiche tra cui il periodo lontano dal terreno di gioco e la scelta del nuovo allenatore della Roma. Ecco le sue dichiarazioni.
Oggi hai vissuto una giornata diversa…
“Sì, oggi ho vissuto una giornata diversa con questi ragazzi. A volte li vediamo poco, ma oggi abbiamo condiviso una giornata bellissima insieme alla Roma. Il club sta aiutando tantissimo questi ragazzi e regalare a questi bambini un sorriso è speciale”.
L’amore per il calcio abbatte tutte le avversità…
“Condividere questi momenti nello sport è bellissimo. Spero di rivedere presto questi ragazzi”.
Come stai vivendo questo periodo?
“Per me è brutto stare fuori senza poter fare niente. Io voglio sempre stare insieme ai compagni, essere disponibile per il mister e dare il mio contributo. So che starò fuori per un po’, ma sto lavorando per recuperare il prima possibile. Il tempo è dalla mia parte e lo sto utilizzando per recuperare al meglio in vista del ritiro”.
Tutti ti stanno aiutando in questo momento…
“Dopo ciò che mi è successo i Friedkin sono stati i primi a essermi vicino e mi hanno aiutato a trovare la soluzione migliore. Abbiamo preso la decisione migliore per recuperare ed evitare una ricaduta. Io cerco di stare il più vicino possibile alla squadra e aiutare i miei compagni”.
Cosa hai scoperto di nuovo di te?
“Ero in un periodo positivo, mi sentivo bene in campo. Poi è successo questo e ricominciare non è facile, ma nella mia carriera è già accaduto un paio di volte. Sono pronto per recuperare sia fisicamente sia psicologicamente, stare con il gruppo mi fa bene. Ora cerco di distrarmi un po’ per non pensare troppo a ciò che mi è successo”.
Cosa ti aspetti di trovare al tuo ritorno? Il nuovo allenatore?
“La società, il mister e il direttore sportivo decideranno il migliore allenatore per la Roma. Tutti aspettiamo di vedere la Roma in Champions, è ciò che merita. Sono sicuro che i ragazzi daranno il massimo per raggiungere questo traguardo”.
Paulo Dybala ha parlato poi anche al Tg1, a margine di un evento con ragazzi disabili a cui ha partecipato: “È bellissimo stare con loro, anche imparare alcune cose come i valori che hanno”.
Come stai?
“Bene bene, molto meglio. La società, i presidenti, mi sono stati vicini aiutandomi a prendere la decisione migliore. La migliore decisione è restare qui con loro”
Sulla squadra, reduce dall’1-1 nel derby.
“Mi fido tantissimo di questi ragazzi, daranno il 100% per arrivare a raggiungere l’obiettivo che abbiamo, la Champions”
Sul futuro allenatore
“È un compito difficile che ha la società adesso, avranno qualche nome in testa già e deciderà il presidente”
NDICKA: “Pronti per il derby, qui c’è molta passione. Mourinho ha lasciato un segno in me. Futuro? Vedremo, ma ho grande rispetto per la Roma”
L’EQUIPE – Evan Ndicka ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura alla Roma e sull’attesissimo Derby della Capitale. Ecco le dichiarazioni del difensore centrale giallorosso.
Ha avuto un percorso professionale atipico, essendo rapidamente scomparso dai radar francesi. Ha lasciato Parigi a 13 anni per trasferirsi nel centro di Auxerre. Come vive l’esilio a un’età così giovane e questa distanza dal tuo paese natale?
“All’inizio non ci rendiamo conto di questa distanza. Te ne vai, ti ritrovi con persone della tua generazione ed è un po’ un sogno per un bambino. Ma guardandoti indietro, ti dici che te ne sei andato presto, che da allora ti sei allontanato da casa solo per un po’ tra Auxerre, Francoforte e ora Roma”.
Perché ha scelto la Germania?
“Ero in L2 con l’Auxerre e il Francoforte mi offriva un’opportunità migliore. Così sono andato in Bundesliga senza esitazione. È un campionato interessante. C’è molta gente negli stadi, è quasi sempre pieno dalla prima alla quarta divisione. C’è una grande cultura calcistica ed è fantastico. E lì tutto è messo a disposizione affinché tu possa pensare solo al calcio, fanno di tutto per i giovani”.
Ma a 19 anni non era scontato che ce l’avresti fatta a Francoforte…
“Oggi è più facile, i giovani non hanno più paura. Quando sono arrivato non conoscevo nessuno, ma l’allenatore Hütter mi ha messo in campo senza esitazione”.
Questo le ha messo ulteriore pressione?
“No, quando sei giovane non ci pensi. Ripensandoci, penso che le cose sarebbero potute andare diversamente, ma a quell’età sei super sicuro di te. C’era una sorta di noncuranza che consentiva di superare tutti gli ostacoli. E ho avuto la fortuna di avere Hütter, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera. E poi è un campionato aperto e, date le mie qualità, era perfetto per me. Inoltre a Francoforte c’è il tifo migliore di tutta la Germania. Non dimenticherò mai la vittoria dell’Europa League, un momento incredibile vissuto insieme a migliaia di tifosi che ci hanno accompagnato. Poi arrivò la proposta della Roma, si tratta di un club grande e storico e con una pressione enorme. La gente ti riconosce, ti si avvicina… Qui è molto bello, sia in positivo sia in negativo. Si sente la pressione più che in qualsiasi altro posto. Qui c’è una cultura calcistica molto diffusa. Non posso fare quasi nulla a Roma, dato che la gente è molto passionale. Forse è il rovescio della medaglia, ma ci sono tante cose belle (ride, ndr)”.
A Roma ha conosciuto Mourinho…
“Dall’esterno non sembra, ma Mourinho è una persona molto simpatica. Mi è stato di grande aiuto e in meno di un anno ho imparato molto tatticamente. Inoltre sa come parlare e come trasmettere la grinta. Lui sa tutto di tutti gli avversari. Ha lasciato un segno in me. Ma non è l’unico nella Roma, dato che ho avuto anche De Rossi e ora Ranieri”.
In due stagioni lei è diventato uno dei pilastri della squadra…
“Diciamo di sì, la gente si fida di me. In Italia la difesa è importante, dopo che giochi in Italia consegui un master in difesa. Puoi giocare ovunque”.
Questa partita contro la Lazio arriva al momento giusto per la vostra squadra: come la affronta?
“Dall’arrivo di Ranieri abbiamo fatto una grande rimonta. Ha cambiato tante cose, è nato a Roma, conosce la situazione e la città. Lui è un allenatore davvero molto bravo. Inoltre ha quel lato paterno in più, sa come parlarti. A Roma c’è un clima particolare: vinci 7 partite ma al 70′ pareggi 0-0 e la gente non sarà contenta. È una vera passione”.
Prova un’emozione particolare all’avvicinarsi del derby?
“Oh sì! Questa partita rappresenta qualcosa di importante. Inoltre quest’anno siamo molto vicini in classifica, il che aumenta la posta in palio anche in ottica Champions League. In città si capisce subito quando sta arrivando il derby. Nella gara di andata abbiamo vinto 2-0 ed è stata una partita difficile sia sul campo sia. Ci sono prese in giro e fa parte del contesto, ma noi giocatori restiamo calmi e pronti”.
Ha giocato un numero impressionante di partite questa stagione.
“Sono gli allenatori che mi mettono in campo. Mi prendo molta cura del mio corpo, sono ultra professionale. Dovrò fare tutto il possibile per restare al top. Cibo, strumenti per il recupero, stretching… Sono sempre al top, anche a casa, dove ho l’attrezzatura per allenarmi. Ronaldo è il mio modello, basta vedere cosa fa a 40 anni. Il suo lato professionale unito al talento formano una combinazione fantastica. Analizzo tutte le partite e i miei avversari, posso considerarmi un difensore a tutto tondo”.
Come reagisce all’interesse di diversi top club in Europa?
“Non farò finta di non vedere, ma a Roma sono rispettato e rispetto loro. Mi resta un contratto di tre anni e vedremo più avanti”.
RANIERI: “Ho cercato di riportare autostima. La presenza di Dybala aiuta. Mi aspetto una Juve determinata e verticale” (VIDEO)
DAZN – In vista della sfida con la Juventus, in programma domenica sera allo Stadio Olimpico, Claudio Ranieri ha parlato ai microfoni della piattaforma sportiva. “È una partita importante, sia i tifosi della Roma sia quelli della Juventus sentono moltissimo questo tipo della partita – le dichiarazioni del tecnico giallorosso -. Credo che l’importante sia che i nostri tifosi siano orgogliosi della partita che andremo a fare. Lo dico, il risultato è importante ma fino a un certo punto: è importante uscire dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto”.
Un ricordo di Roma-Juventus?
“È difficile, ho poca memoria. Posso ricordare le partite con Nicolè, Sivori con i calzettoni giù che dribblava o Manfredini, Losi, Cudicini, sono ricordi dei nomi più che della partita in sé”.
I giocatori continuano a dire che ha portato tranquillità, in cosa si traduce il concetto?
“Rimettere le cose un po’ in ordine dando la giusta importanza alle cose importanti, cercare di essere squadra e non è facile. Quando ci sono buonissimi giocatori si potrebbe uscire fuori tema. Il calcio è uno sport di squadra, sembra stupido dirlo e ricordarlo ma è la verità: uno da solo non riesce a fare nulla, con l’aiuto dei compagni si possono fare buone cose. Ho cercato di riportare autostima nei ragazzi, quando cerchi di vincere e cominci a perdere o pareggiare perdi la sicurezza. Ho cercato di riportare sicurezza, voglia di fare e di lottare, sono tante piccole cose che tutte insieme portano ai risultati che la Roma sta facendo”.
Questa narrazione non rischia di mettere in secondo piano il lavoro sul campo?
“Lei mi ha chiesto cosa ho portato e io le ho detto questo aspetto psicologico. Il campo lo vedono tutti. Ho parlato di una cosa che non si può vedere ma che i ragazzi sentono, tutti vedete e analizzate quello che facciamo sul campo”.
Quanto è importante nel calcio sorridere?
“Credo che ognuno debba essere se stesso, non puoi sorridere se dentro sei arrabbiato. Mi si legge in faccia quello che sono, non so fingere per cui se mi arrabbio lo vedono subito tutti e così se sono sereno e sorridente. Ognuno deve essere se stesso, quando sei davanti a 25 giocatori non puoi fingere perché i giocatori se ne accorgono subito. È meglio essere chiari, leali e coerenti, è difficile perché chi gioca pensa sempre che ‘non mi vede, sto meglio’. Ogni giocatore si sente sempre partecipe ma ogni allenatore sa se un giocatore è in piena forma o no, se in quella partita va bene lui o se è meglio un altro. Ogni giocatore ha una caratteristica ed è importante che tutte queste caratteristiche diventino una squadra”.
In questi giorni a Trigoria c’è Dybala, quanto e come la sua presenza può aiutare i suoi compagni nel finale di stagione?
“Aiuta, è sorridente perché sa che è successo l’infortunio ma sta già pensando al recupero. È importante perché vedi che è attaccato a noi e ai compagni, cerca di trasmettere la sua positività”.
Quanto cambia la Roma senza Saelemaekers domenica?
“Ogni giocatore apporta il suo però ho diversi buonissimi giocatori che possono portare le loro qualità”.
Che Juventus ha visto col Genoa e che Juventus si aspetta all’Olimpico?
“Mi aspetto una squadra di Tudor, un allenatore che vuole subito andare dalla parte opposta come me. Amiamo andare in verticale e non tanto il palleggio, ci piace dare emozioni al pubblico. Mi aspetto una Juventus determinata e verticale”.
Milan-Fiorentina, Atalanta-Lazio, Bologna-Napoli e Roma-Juventus: è il weekend dopo il quale si inizia a vedere la classifica?
“Non lo so, credo e spero che fino all’ultimo sia un campionato avvincente. Lo è stato fino ad ora, nessuno si sta portando lo scudetto da casa o la Champions o l’Europa League o la Conference. Anche dietro c’è una bella lotta per la salvezza. Credo sia un bel campionato”.
Serviva un campionato così come spot?
“Credo che lo spot per il campionato italiano sia dentro di noi, siamo tifosi e abbiamo bisogno del calcio. Per andare come spot internazionale abbiamo bisogno di più squadre in Europa e che facciano bene come facevano una volta”.
Tranquillità e serenità per portare risultati 🟡🔴
La ricetta di Claudio Ranieri a Roma 🗣️#SerieAEnilive #DAZN pic.twitter.com/9d4MwTSiQH— DAZN Italia (@DAZN_IT) April 4, 2025
Alberto De Rossi: “Il calcio è cambiato, richiede giocatori veloci, forti e potenti”
RADIO SERIE A – Il responsabile del settore giovanile della Roma, Alberto De Rossi, ha rilasciato un’intervista ai microfoni dell’emittente radiofonica:
Lei è responsabile del settore giovanile della Roma dal 1993. Chi meglio di lei può raccontarci questa struttura?
“È meraviglioso quello che proponiamo e quello che abbiamo organizzato nel tempo per mettere i nostri ragazzi più a proprio agio. Abbiamo la scuola, sette campi di calcio, il ristorante… La perfezione non esiste, però mettiamo a disposizione dei ragazzi tutto il meglio per la loro formazione”.
Lei ha visto tutta l’evoluzione di questo percorso, essendo qui da tantissimo tempo.
“Guardi, il campo dietro di lei non c’era, la scuola nemmeno e anche le strutture erano diverse. Adesso abbiamo migliorato molto sia in termini di infrastrutture che di organizzazione. Insomma si è evoluto tutto”.
È proprio questa evoluzione che ha contribuito a creare un vero e proprio DNA Roma?
“Sì, assolutamente. Si vede anche nei ragazzi che poi fanno l’esordio con la prima squadra. Non è solo una questione di risultati, ma di mentalità”.
Il vostro obiettivo è più orientato alla crescita dei ragazzi piuttosto che ai risultati del campo?
“Esattamente. A noi il risultato del campo interessa fino a un certo punto. Il nostro obiettivo è far crescere i ragazzi e renderli pronti per affrontare un allenamento in prima squadra. Questo è il nostro vero trofeo. Una volta arrivati lì, poi, sarà l’allenatore della prima squadra a decidere il resto”.
Quali sono le sfide più importanti da affrontare nell’allenamento di un ragazzo, considerando anche il momento di crescita che sta vivendo?
“Oggi il calcio è cambiato, è inutile negarlo. Richiede giocatori veloci, forti e potenti rispetto a dieci anni fa. Sembra che tutto debba passare per la palestra per creare calciatori strutturati, ma questo aumenta ancora di più la nostra responsabilità nel far crescere il ragazzo a livello tecnico. La base del gioco del calcio è il dominio della palla ed è su questo che dobbiamo lavorare”.
Come si concilia l’aumento della velocità di gioco con la formazione tecnica?
“Con il ritmo di gioco che è aumentato vertiginosamente, si richiede ancora più tecnica. Per questo ne facciamo tanta. Quotidianamente con gli staff cerchiamo soluzioni sempre più complesse per mettere in difficoltà i nostri calciatori e aiutarli a crescere più velocemente possibile”.
Quanto può aiutare e incentivare, anche dal punto di vista psicologico, permettere ai ragazzi di allenarsi con la prima squadra?
“Se chiediamo ai ragazzi cosa vogliono per il loro futuro, tutti risponderebbero che desiderano allenarsi e giocare con la prima squadra. Il nostro obiettivo è far sì che si concentrino su questo traguardo, ma per arrivarci serve molta professionalità. Devono lavorare duramente ogni giorno, consapevoli che il percorso è lungo e richiede impegno costante”.
SOULÉ: “Il gol di Shomurodov all’ultimo il momento più bello a Roma finora. I tifosi qui ricordano quelli di River e Boca”
IDEALISTA.COM – Nella collaborazione tra il portale dedicato al mondo immobiliare e la Roma, stavolta è il turno di Soulé di raccontare la sua esperienza a Roma: “La scorsa stagione giocavo qui vicino, a Frosinone, venivo sempre a Roma, è bellissima”.
Quest’estate hai ricevuto un’accoglienza speciale al tuo arrivo in giallorosso. Te l’aspettavi?
“Mi ha sorpreso tanto e non me l’aspettavo. Ho desiderato molto venire in questo Club”
Vieni da un Paese, l’Argentina, in cui il calcio si vive con grande passione. In cosa sono simili i tifosi romanisti e in cosa si differenziano?
“Non ci sono molte differenze. Penso che siano molto simili per il modo di seguire il calcio, perché emerge sempre tanta passione. I tifosi di River e Boca hanno qualcosa di speciale e ricordano molto quelli della Roma”
Qual è il momento a cui sei più legato da quando sei un calciatore della Roma?
“Il gol di Shomurodov all’Athletic Bilbao, all’ultimo secondo. È stata una cosa molto bella vincere quella partita, in quello stadio così colorato, pieno di bandiere, dopo quella scenografia meravigliosa. Non avevo mai visto niente di simile in carriera. E poi, il nostro Olimpico è sempre pieno”
Ci descrivi il tuo rapporto con Paredes e Dybala?
“Il rapporto con loro due è bellissimo. Ci conosciamo da prima che venissi alla Roma. Stiamo insieme molte ore qui a Trigoria e anche fuori dal campo condividiamo tanto tempo insieme”
Se invece dovessi scegliere un compagno di squadra con cui vivere tra quelli in rosa?
“Beh, proprio perché abbiamo un ottimo rapporto, non potrei che dire Paulo. Ma anche vivere con Leo non sarebbe male…”
Cosa ti piace di più della città? Hai già una zona preferita?
“Roma è bellissima. Ero venuto a visitarla anche durante la stagione al Frosinone, dato che stavo vicino, perché non la conoscevo e volevo scoprirla. Quando esco, è più per andare a mangiar fuori. Quando ricevo genitori o parenti in visita, andiamo spesso in centro, a San Pietro e alla Fontana di Trevi”
[…]
Come dovrebbe essere la casa dei tuoi sogni? Cosa non dovrebbe mancare?
“Per me è vitale avere uno spazio esterno, un giardino, che abbia una griglia per cucinare la carne e delle porticine da calcio per giocare e passare del tempo con gli amici”
Spesso posti foto mentre ti alleni a casa. Oltre alla palestra, hai una stanza dedicata ai trofei, ai cimeli sportivi o al gaming?
“Al momento non ce l’ho, ma in futuro mi piacerebbe molto creare un angolo dedicato al calcio ed in particolare alle maglie di altri calciatori, in particolare quelli argentini. Ho quelle di Messi del PSG, quella di Di Maria e anche quella di Lautaro, con il quale l’ho scambiata nell’ultima sfida giocata contro l’Inter. Spero di raccoglierne ancora moltissime”
MANCINI: “Rincorsa Champions? Avremo otto partite toste, non abbiamo fatto ancora niente. Ranieri è importante per noi, ha portato tranquillità” (VIDEO)
CRONACHE DI SPOGLIATOIO – In occasione della nuova puntata del programma “Fontana di Trevi” di ieri sera disponibile su YouTube (con la conduzione del giornalista Riccardo Trevisani) è intervenuto il difensore della Roma Gianluca Mancini. Il giocatore ha parlato in linea generale dell’attuale situazione in casa giallorossa e degli obiettivi da perseguire da qui fino al termine della stagione. Queste le sue parole.
Possiamo chiamarla rincorsa Champions?
“Sicuramente dal derby di andata ad oggi in pochi ci avrebbero pensato, nello spogliatoio sapevamo quello che stavamo facendo, anche noi facevamo fatica ma poi con il lavoro e la tranquillità che ha portato il mister ci siamo resi conto che potevamo riprendere quel gruppone. Adesso ci siamo, però saranno otto partite veramente toste, pensiamo partita per partita per rimanere sempre attaccati”.
Quando vedevate la Roma quattordicesima, pensavate alle coppe come un’ancora di salvezza o avete sempre pensato che il campionato fosse recuperabile?
“Avendo fatto negli ultimi cinque anni minimo le semifinali l’Europa League è sempre stato un torneo a cui ci tenevamo, peccato che quest’anno non sia andata così. In campionato faceva troppo male vederci in quelle posizioni in quei mesi dove i risultati non arrivavano, ma come ho detto molte volte l’impegno durante gli allenamenti, la voglia di stare bene insieme anche quando le cose andavano male c’era, non dico che eravamo super tranquilli ma il pensiero che le cose si sarebbero sistemate c’era. Non posso dirti che avremo abbandonato il campionato per le coppe, nello spogliatoio ragioniamo partita dopo partita, in campionato ci premeva a tutti dentro lo stomaco di risalire la classifica, vedere la Roma in quelle posizioni faceva male. In coppa abbiamo dato il massimo, nell’ultima partita purtroppo una decisione ha cambiato l’esito del match e ce la siamo portata via, ma l’impegno che abbiamo messo sia in campionato che in Europa è stato sempre quello, dare il massimo per arrivare fino in fondo. In campionato non abbiamo fatto ancora niente”.
Ci racconti una profezia, una battuta che ha fatto Ranieri da quando è arrivato?
“Il mister ha aperto la porta del nostro spogliatoio e ha trasmesso questo rilassamento dalla tensione e mal di stomaco, vivevamo male questa situazione con i risultati che non arrivavano. Il mister ci ha spiegato come lavorava e cosa pretendeva da noi sia a livello di campo che atteggiamento, una cosa che mi ha colpito è che fin da subito ha detto “I cavalli buoni si vedono alla fine”. E’ arrivato in una situazione drammatica, non ci conosceva e dire una cosa così ci ha fatto capire che lui ci credeva anche se non ci conosceva, lavoriamo, facciamo quello che ci chiede, seguiamo la sua esperienza e magari potremo arrivare dove siamo adesso. Ripeto però che è nulla, manca ancora tanto alla fine e ora siamo concentrati per il fine campionato”.
Quanti messaggi hai lasciato a Ranieri per dirgli “Resta”?
“E’ un tema particolare ma il mister è sempre stato chiaro con noi, anche nelle ultime settimane con voi giornalisti. Una figura così nello spogliatoio è importante per noi ma per tutto l’ambiente Roma, da chi lavora dentro Trigoria a chi viene allo stadio. Il mister sarà importante anche in un’altra figura, saprà guidarci e darci consigli, lo reputo una scelta importante anche in un altro ruolo”.
Nell’ultimo anno ti sei sentito più amato dai tifosi giallorossi? Ti vedo anche più tranquillo in campo.
“L’amore dei tifosi l’ho sentito fin da subito, anche nel primo anno quando giocai a centrocampo in emergenza il tifoso romanista vide in me la voglia di aiutare la squadra anche in un ruolo non mio. Da lì capii subito questo amore reciproco, anche io vado pazzo per questa tifoseria, per questo stadio e questa città, è un insieme di cose che si sono unite. In campo a volte mi trasformo perché l’adrenalina va oltre ma nell’ultimo periodo già con mister De Rossi e Ranieri ci abbiamo lavorato maggiormente e ora sono più tranquillo nelle reazioni. Non viene però a mancare la mia caratteristica di forte agonismo e competizione col mio avversario, col massimo rispetto, il tifoso vede questo e ne è orgoglioso. Non sono però solo io il beniamino, la piazza di Roma è calorosa, dallo stadio fin dalle vie della città, ti fanno sentire questo amore fin da subito”.
Se ti dico “Devi sfondarli tutti, sei forte” sorridi. Dovrebbero essere le parole che hai detto a Dovbyk dopo il gol contro il Lecce.
“Artem è un ragazzo d’oro, sappiamo quello che sta vivendo la sua famiglia purtroppo e questo un po’ lo condiziona. In campo però bisogna essere bravi a dimenticare, lo prendo in giro e a volte lo sprono perché è un armadio a quattro ante, quando mi ci alleno contro ho quasi paura perché se viene forte ti rinvia a quattro metri. A fine primo tempo l’ho caricato in maniera particolare, gli ho detto “O segni o prendi un giallo, voglio vedere che dai una spallata a un giocatore e lo fai volare fuori i cartelloni” e il gol è arrivato con una spallata a Baschirotto che è veramente grosso, ci è andato con quella tigna calcistica ed ha fatto gol”.
Avete mai pensato a dove sareste ora se Ranieri fosse arrivato prima?
“Con i se e con i ma non ci vado d’accordo, il mister è arrivato in quel mese, cambiare tre allenatori in una stagione, per quanto a De Rossi non è stato dato tantissimo tempo, non è facile. Ci sono state delle difficoltà iniziali, anche con Ranieri non abbiamo iniziato benissimo ma c’era un qualcosa di diverso, lo sentivamo nell’aria. Questa è stata la stagione, le colpe erano nostre perché in campo ci andavamo noi, guardo il campo, i punti e le partite vinte, prima ci meritavamo quello e ora ci meritiamo questo”.
L’obiettivo è tornare in Europa o quel quarto posto lo vedete con occhio diverso?
“Il calendario è brutto ma era brutto anche prima, le partite quest’anno hanno dimostrato che non è facile vincere su nessun campo, non è che se vinci in casa di Lecce, Empoli e Parma è più facile che giocare con le big. Adesso incontri le squadre con i tuoi stessi punti che si lottano le stesse posizioni, siamo tutte lì a pochi punti, andremo a giocare queste partite con grande grinta e voglia, pensando che ogni domenica vai in campo e ogni punto fa la differenza”.
Il giocatore ha quindi concluso con un messaggio importante: “Il 14 giugno dello scorso anno è venuto a mancare il cognato di mia sorella, il fratello del fidanzato di mia sorella, gli amici di Mattia e miei, stiamo organizzando nel nostro paese una giornata dello sport dedicata a lui, ci saranno vari tornei di calcetto, pallavolo, basket, ci saranno tanti stand che parleranno della prevenzione, i defibrillatori, sarà una giornata bella, con degli amici che ci verranno a trovare e sarà importante sensibilizzare l’importanza del defibrillatore e del primo soccorso. Nei campi meno visibili questo aspetto viene un po’ a mancare e quando succedono cose di questo tipo è difficile salvarsi se non sei preparato”.
BALDANZI: “Sto crescendo molto, De Rossi mi ha dato tantissimo. Ranieri ha toccato le corde giuste e ora non ci poniamo limiti” (VIDEO)
LEGA SERIE A – Tommaso Baldanzi, trequartista della Roma, si è raccontato ai canali ufficiali della Lega e si è soffermato sulla sua avventura in giallorosso e sul rapporto con Daniele De Rossi e Claudio Ranieri. Ecco le sue dichiarazioni.
Due gol e due assist in questa stagione: a che punto è il tuo processo di crescita?
“Mi sento molto bene, che sto crescendo, sto migliorando tantissimo le mie prestazioni. Posso fare di più in termini di gol e assist, ma mi piace molto giocare con la squadra. Per ora mi sento contento del percorso e dell’andamento della squadra”.
Roma è una città molto passionale e ci sono molte aspettative: la difficoltà più grande nel passaggio da Empoli a una big?
“Non ho trovato molte difficoltà, col gruppo e gli allenatori mi sono trovato molto bene. I primi mesi sono stati di ambientamento, non è stato facilissimo passare da una realtà totalmente diversa ma è stato veloce”.
Per un giovane come te cosa significa essere allenato da Ranieri?
“Lui è riuscito a toccare le corde giuste in me e in tutti i giocatori, in tutto l’ambiente. Su questo è stato fortissimo, è un grandissimo allenatore con tanta esperienza. Lui è stato bravissimo, ora siamo felici di aver invertito il nostro rendimento e vogliamo continuare così”.
Cosa ti ha lasciato De Rossi?
“Mi ha dato tantissimo. Mi ha voluto qui e mi ha dato l’onore di giocare in una squadra così prestigiosa. Per la mia crescita è stato importantissimo, soprattutto nel ruolo in cui ho giocato di recente, un po’ più mezzala. Gli piacevo molto lì anche quando non ci credevo io”.
Cosa hai assorbito da Dybala?
“Con lui e altri campioni in squadra si impara ogni giorno anche solo guardando. Ho un bellissimo rapporto, è una grande persona e umile. Con loro cresci e impari facilmente”
Con i più giovani com’è il rapporto?
“Bellissimo, stiamo molto insieme e scherziamo. Ma abbiamo un rapporto ottimo con tutta la squadra, anche con i più esperti che sono molto umili. Ci divertiamo tutti insieme”.
In attacco siete quattro mancini: c’è una naturale affinità tra voi?
“Sto lavorando molto sulla fase difensiva, siamo tanti mancini ma possiamo giocare insieme senza problemi. Con tanti giocatori forti in quel ruolo devi adattarti a fare altro, anche se ti piace meno. Ma possiamo giocare insieme”.
Ci racconti dei tuoi inizi da bambino? C’è lo zampino di tuo nonno nell’iniziare a giocare a calcio?
“Ho iniziato a Castelfiorentino nella squadra del mio paese, mio nonno mi ha trasmesso l’amore per questo sport di cui era innamorato perso. Mi accompagnava lui e oggi essere in un club così storico come la Roma è motivo di grande orgoglio anche per lui”.
Il peso e il fisico hanno una grande importanza in questo calcio, spesso vengono scartati giocatori più gracilini. Per te è stata una motivazione ancora più forte?
“Sì, è stata una bella motivazione. Mi è sempre piaciuto scontrarmi con quelli più grossi. Lo è anche per i più piccoli che iniziano a giocare, ma ci sono giocatori di grande talento più piccoli ma che tengono botta. Troveremo spazio anche noi più piccoli”.
Ranieri ha dato certezze: voi giocatori cosa ci avete messo di vostro?
“Dovevamo ritrovare noi stessi, capire le nostre qualità e dimostrarle. Con l’aiuto del mister ci siamo riusciti, ma la cosa più bella è stata il gruppo, che è sempre stato unito e ha provato a trovare una soluzione. Magari all’inizio non riuscivamo e siamo peggiorati, ma piano piano ne siamo usciti”.
Giusto non dare limiti ai vostri obiettivi?
“Giusto non porre limiti, non abbiamo un obiettivo ben chiaro vista la nostra partenza, ma vista anche la posizione dobbiamo vincere più partite possibili. E pensando una partita alla volta possiamo toglierci belle soddisfazioni”.
GHISOLFI: “Koné e Angelino acquisti perfetti, Pisilli incarna ciò che vogliamo in squadra. Fantastico lavorare con Ranieri, sogna di rendere grande la Roma”
SKY SPORT INSIDER – Florent Ghisolfi, direttore sportivo della Roma, ha rilasciato un’intervista al sito dell’emittente televisiva e tra i vari temi trattati ha ripercorso la sua carriera , soffermandosi su alcuni acquisti della sua esperienza in giallorosso e sul rapporto con Claudio Ranieri. Ecco le sue dichiarazioni.
Direttore, lei è nato a Aubagne, vicino Marsiglia, ma ha origini piemontesi, se non sbaglio. Partiamo da qui, dal suo dal DNA italiano e dalle sue origini…
“Sì, tre su quattro dei miei nonni erano di origine italiana e questa è una cosa importante per me. La prima cosa che mi hanno raccontato è che erano immigrati italiani in Francia e che erano stati rifiutati dai francesi perché erano i ‘mangiapasta’. Questo mi ha insegnato a non fermarmi alle differenze con l’altro, non fermarmi alle differenze di cultura, di lingua, di accento. Mai accettare il razzismo. È una cosa che mi è rimasta impressa perché sono venuti in Francia per avere una vita migliore. Loro sono emigrati dall’Italia durante la seconda guerra mondiale e oggi io sono un immigrato in Italia, fa sorridere ma anche riflettere”.
Da bambino sognava di diventare un calciatore, una passione condivisa con suo padre e suo fratello, ci racconta?
“Sì, come molti bambini avevo il sogno di diventare un calciatore professionista. Avevo intorno a me una famiglia appassionata di calcio: mio fratello, mio padre e io avevamo sempre un pallone tra i piedi. Sono felice di aver realizzato questo sogno, anche se non ho avuto una carriera calcistica modesta. Ma sono grato di aver realizzato questo sogno perché penso che la vita sia più bella quando si inseguono i propri sogni e quando si dà loro un significato. Volevo diventare un giocatore professionista e successivamente un direttore sportivo. Sto ancora realizzando i miei sogni e sono molto felice per questo. So di essere fortunato”.
Appesi gli scarpini al chiodo a 30 anni, lei ha fatto una gavetta ‘particolare’ per diventare direttore sportivo: è stato allenatore di una squadra femminile, assistente allenatore di una squadra maschile, coordinatore sportivo al Lens e infine dirigente. Questo le ha permesso di sviluppare conoscenze e sensibilità diverse, fondamentali per il ruolo di direttore sportivo. Ci spiega un po’ questo suo percorso e qual è, secondo lei, oggi la funzione del direttore sportivo nel calcio moderno?
“La prima cosa da sapere, che è un po’ sorprendente, è che ho sempre voluto fare il direttore sportivo. Anche quando ero un calciatore il mio obiettivo era quello di diventare direttore sportivo. Sono sempre stato coinvolto sia nel calcio come giocatore che nel mondo degli affari e penso che il lavoro di direttore sportivo sia un buon mix tra questi due ambiti. Poi ho avuto la fortuna di fare diversi lavori prima di diventare direttore sportivo, come assistente dell’allenatore e allenatore, e credo che questo sia stato importante nella mia crescita per avere una visione un po’ più ampia, per costruire lo staff e capire le sue esigenze, per accompagnare un allenatore, per capire le sue esigenze e i suoi problemi. Tutto questo mi permette ora di avere una visione più ampia, una qualità che credo sia davvero importante in questo lavoro. Dopodiché, credo che il lavoro di ds oggi implichi pianificazione e coordinamento: sei un ingranaggio al centro di tutto, giocatori, staff, allenatore, dirigenti, ambiente e media, e devi riuscire a coordinare tutto questo, avere una visione abbastanza chiara. Penso che se si parla poco di noi è perché le cose stanno andando bene, perché stiamo facendo un buon lavoro. Il mio obiettivo è soprattutto quello di mettere tutti i miei dirigenti nelle migliori condizioni possibili, che si tratti della squadra professionistica, delle giovanili, della squadra femminile e soprattutto del mio allenatore e dei miei giocatori, in modo che siano tranquilli, concentrati e che si trovino in un ambiente molto performante. Stiamo lavorando per costruirlo. È un lavoro che non dà subito i suoi frutti, anche se può avere un impatto abbastanza rapido, ma è un lavoro che in genere dà i suoi frutti un po’ più tardi. Il mio più grande successo oggi è il mio passato di direttore sportivo. Ero al Lens, abbiamo lavorato, costruito, me ne sono andato e il club è andato a giocare la Champions League. Sono stato al Nizza, abbiamo lavorato, costruito, siamo saliti in classifica come con il Lens e oggi il club è in procinto di qualificarsi per la Champions League. Questo è il mio miglior biglietto da visita”.
Come sceglie i giocatori su cui puntare? Qual è il suo metodo e qual è la filosofia che segue per scegliere i giocatori?
“Siamo qui per costruire carattere e ambizione, quindi credo che la mentalità sia molto importante quando si sceglie un giocatore. La mentalità di un nuovo giocatore deve corrispondere a quella che vogliamo nella squadra. La Roma ha valori diversi rispetto a Juve, Milan e Paris-Saint-Germain, quindi stiamo prestando molta attenzione a questo aspetto. Naturalmente, oltre alla personalità del giocatore, guardiamo anche a quello che vuole l’allenatore e alle tipologie di giocatori che chiede. La scorsa estate volevamo ringiovanire la rosa e dargli un po’ più di fisicità. Per fare un buon lavoro bisogna avere una buona struttura e noi l’abbiamo appena costruita. Sono arrivato a giugno e l’intero reparto scouting era a fine contratto, non c’era nessuno. Oggi abbiamo una struttura efficace. Credo molto nel potere dell’organizzazione e del gruppo, non nel potere di una persona singola. L’obiettivo è fare scelte giuste, coerenti e positive in modo che alla fine il club diventi sempre più forte. Quando si parla di selezione dei giocatori, è sempre una scelta collettiva condivisa con le persone che lavorano con noi, soprattutto con l’allenatore”.
Prendiamo il caso di Koné, perché lei era così sicuro che sarebbe diventato un giocatore importante per questa Roma?
“Come ho detto prima, è stata una scelta collettiva. Io ero convinto ma anche l’allenatore, che al tempo era De Rossi, e tutti eravamo certi che avesse le qualità giuste a livello di fisicità, tecnica e anche di mentalità. Sappiamo quanto sia difficile per un nuovo giocatore inserirsi nella Roma, ma Manu ha il carattere per imporsi velocemente. E noi dobbiamo ispirarci a questo tipo di acquisto, perché è il profilo perfetto per aiutare la squadra a progredire in tutte le caratteristiche che cerchiamo oggi per diventare più forti. Il merito è di Manu: si è integrato molto rapidamente e ha giocato da subito molto bene. Sono molto orgoglioso, molto soddisfatto per lui e per il club”.
Il rinnovo di Pisilli, che è un talento cresciuto nel settore giovanile della Roma e che faceva gola a tanti club, è la dimostrazione che gioventù e identità sono le basi del futuro della Roma?
“Sì, esattamente. Come ho detto, volevamo ringiovanire la squadra, abbiamo parlato di Manu e ora di Pisilli. Anche lui è un giocatore con una grande mentalità. Vuole sempre dare tutto per il club, per la squadra e per i tifosi. Ha qualità tecniche e anche fisicità. È un ragazzo che corre molto, ha intensità ed è aggressivo. E poi se si parla di identità… lui è proprio quello che vogliamo nella nostra squadra. Pisilli è un ragazzo fantastico, mi congratulo con i suoi genitori per l’educazione che gli hanno dato. In campo si vede che ha carattere, ma un buon carattere. Vuole aiutare la squadra a vincere, si prende le sue responsabilità quando la partita lo richiede. Tutto questo mi piace molto”.
Ci parla del suo rapporto con Claudio Ranieri? Dopo i primi mesi molto difficili con i due cambi in panchina, non avrebbe potuto scegliere uomo migliore per raddrizzare la stagione della Roma. Come ha deciso di puntare su di lui e cosa la colpisce di più di Ranieri?
“Eravamo in una situazione difficile e la scelta di Ranieri è stata molto importante per il club. Eravamo in una tempesta e avevamo bisogno di qualcuno che ci guidasse e ci aiutasse. Abbiamo parlato molto con la proprietà di Claudio. E’ una persona che porta molta calma, molta serenità, ma allo stesso tempo anche molta forza. La sua è una ‘forza tranquilla’. E poi ha tantissima esperienza. Ha una grande conoscenza della Roma e di Roma, la città, cosa che è molto importante. Per me è un’esperienza fantastica lavorare con lui, ancor più dal punto di vista umano che professionale, perché è un gentiluomo. Anche nelle situazioni di alta pressione ha sempre il sorriso sulle labbra. E’ un’esperienza semplicemente magica. È la sua ultima sfida, credo, alla Roma e ha dentro di sé il sogno di portare il club a qualcosa di grande. Fa sempre le cose con il cuore, ancora di più qui, perché è il suo club e la sua città. Quello che io devo fare è dare tutto perché sia nelle migliori condizioni possibili per realizzare il suo sogno e perché il club possa andare avanti e migliorare”.
Angelino non è un giocatore scelto da lei, è arrivato l’anno scorso ed era stato accolto anche con un po’ di scetticismo. Oggi è il simbolo di una squadra che ha ritrovato il piacere di giocare, di divertirsi e di farlo sempre in maniera offensiva. Cosa vede nella nell’ascesa di Angelino e nel suo essere un simbolo di questa squadra?
“In un certo senso è anche una mia scelta, visto che il suo riscatto è stato uno dei primi argomenti affrontati quando ho firmato per il club. Abbiamo parlato con la proprietà e con De Rossi per decidere se esercitare o meno l’opzione di acquisto. È stata una decisione collettiva per dire ‘sì, vogliamo continuare con questo tipo di giocatore’. È un calciatore affidabile, raramente infortunato, con un grande atteggiamento e grandi qualità. Non dobbiamo dimenticare che Angelino ha giocato a un livello molto alto a Lipsia, forse dopo ha avuto qualche difficoltà in più, ma oggi sta tornando a quel livello. Nel calcio lo stesso giocatore può darti 8 o 9 su 10 ma anche 3 o 4, dipende tutto dal suo stato di salute, da come sta fisicamente e mentalmente, dalla sua mentalità e dall’ambiente lo circonda. Angelino ha tante qualità, con e senza la palla, credo sia il giocatore perfetto per la Roma e per il nostro sistema di gioco. Sono molto contento che stia facendo così bene”.
La Roma nel 2025 è la squadra che ha fatto meglio di tutti, viene da 12 risultati utili consecutivi in campionato ed è risalita fino al settimo posto. È giusto non porre limiti alla vostra rincorsa verso l’alto fino anche alla lotta per il quarto posto?
“Noi non ci poniamo questa domanda, perché sappiamo da dove veniamo. Abbiamo attraversato la tempesta e ora siamo concentrati, non vogliamo mollare, questo è certo. Vogliamo dare il massimo per vedere dove arriveremo. Visto il punto di partenza, non possiamo porci limiti. Non possiamo nemmeno avere paura. Abbiamo la bava alla bocca, il coltello tra i denti e siamo pronti a continuare così e a dare il massimo. Oggi siamo riusciti a creare una famiglia. Abbiamo un gruppo unito in cui tutti danno il massimo per la squadra”.
Fuori dal calcio cosa ha imparato ad amare di Roma e del nostro Paese?
“Sono felice di scoprire questa nuova cultura e la grande storia di Roma. A Roma c’è uno stato d’animo particolare, un temperamento, dei valori, un sacco di calore e sono molto felice di essere qui. Sto imparando molto anche sul calcio, che è diverso da quello francese. Qui ci sono molti club forti e tante persone competitive. È un’esperienza di crescita incredibile. C’è una grande differenza tra Italia e Francia. In passato mi sono chiesto perché i club italiani avessero prestazioni migliori in Europa rispetto a quelli francesi e oggi lo capisco. È una questione di mentalità, di determinazione e tante altre cose che sto imparando oggi. Sto anche cercando di portare la mia cultura e le mie caratteristiche. Questo è un ambiente in cui mi sento bene e in cui voglio dare il massimo”.
HUMMELS: “La Roma è quello che volevo. Ranieri? Ha un’autorità naturale”
DAZN – Torna a parlare Mats Hummels. Il difensore, infatti, ha rilasciato una lunga intervista all’emittente tedesca di Dazn. Queste le sue parole:
Il trasferimento a Roma?
“Volevo davvero partire per un’avventura, qualcosa che non avevo ancora fatto, e uscire dalla mia zona di comfort. Ed è successo esattamente quello che volevo. Ci sono stati momenti difficili, ci sono stati momenti molto belli. Anche nei momenti difficili, devi solo stare con te stesso. Penso che ora noi, come squadra, e io personalmente, saremo ricompensati in un certo senso. È davvero bello qui a Roma”.
Conoscenze pregresse di Roma?
“Ero già stato a Roma un paio di volte, sia privatamente che con la nazionale, quindi conoscevo la città e sapevo quanto fosse bella, una città che mi piace. Naturalmente, ho dovuto anche sperimentare alcune cose culturali in un modo nuovo, il che penso sia anche bello. Amo scoprire culture diverse. Mi sono adattato bene. L’unico problema è stato il traffico. Era pazzo, ma mi sono abituato anche a quello. Mi sento molto, molto a mio agio
Il suo legame con i fumetti di Asterix…
“Roma e l’Italia sono apparse molto spesso nei fumetti. Non mi aspettavo che avrei giocato qui all’improvviso”
L’esordio con l’AS Roma…
“Il periodo è stato brutto personalmente, certo, ma anche come squadra perché non abbiamo vinto molte partite e non abbiamo giocato un buon calcio. Prendo sempre queste cose con umorismo. La vedevo quasi ironicamente, perché ero sicuro che se avessi continuato ad allenarmi e a lavorare, il mio momento sarebbe inevitabilmente arrivato a un certo punto. In quel momento ero contento che almeno l’autogol non avesse avuto alcuna influenza reale sul risultato, perché la partita era già persa. Ma ovviamente l’inizio è stato il peggio che si possa immaginare. È un cliché, ma dopo la pioggia arriva il sole e mi era chiaro che sarebbe tornato a migliorare”.
Il caos degli allenatori…
“È stato molto difficile. Sono venuto qui e ho parlato con Daniele De Rossi, dello stile di gioco e del mio ruolo. Poi è rimasto per meno di due settimane dopo il mio arrivo. Era uno stile di gioco completamente diverso, molto contro la palla e che distruggeva il gioco dell’avversario. Ora ci stiamo concentrando di più sui nostri punti di forza e sui buoni calciatori che abbiamo. Il tutto unito ad un’idea difensiva che mi si addice molto bene. Alcuni dei miei punti di forza sono chiaramente nel gioco con la palla. Mi piace esser in grado di avere un’influenza sul gioco della squadra, è più nella mia natura”
Claudio Ranieri?
“Porta con sé un’autorità naturale. È accomodante, simpatico, ma agisce quando conta. È coerente negli aspetti che vuole vedere dai suoi giocatori e nelle sue decisioni su chi gioca. È rispettato perché so che fa tutto il possibile per garantire che la squadra abbia successo. Si aspetta molto dalla squadra, è molto professionale e lavora molto bene. La combinazione di allenatore e squadra si adatta molto bene”.
Lo stile difensivo?
“Come calciatore, impari sempre qualcosa di nuovo se vuoi. Non importa per quanto tempo giochi. Ci sono alcune peculiarità in Italia. Il calcio è diverso dalla Bundesliga. C’è molta difesa uomo a uomo in tutto il campo, non lo sapevo prima. Ecco perché è stato qualcosa di nuovo per me. Ci si abitua anche a questo. Tuttavia, ci sono volute alcune settimane per conoscere questo stile di gioco. Inoltre, ci sono alcuni passaggi e fraseggi, il che mi ha sorpreso un po’ all’inizio”
I tifosi?
“Vedo i tifosi tutti i giorni, al campo di allenamento e allo stadio. La gente è molto emozionata per l’AS Roma e questo è davvero spettacolare e speciale. Posso paragonarlo a Dortmund, dove anche le persone sono così emotive ed entusiaste del calcio. Adoro questo legame dei tifosi con il club”.