Rui Patricio si ritira dal calcio giocato e lo fa all’età di 37 anni dopo essere rimasto svincolato in seguito all’esperienza all’Al-Ain. Il portiere portoghese ha vestito la maglia della Roma dal 2021 al 2024, collezionando 129 presenze e vincendo anche la Conference League da assoluto protagonista grazie alle sue incredibili parate in finale. “Grazie. Rui Patricio = leggenda assoluta”, il messaggio della Federcalcio portoghese.
Una location originale per una cena di Natale all’insegna dell’amarcord giallorosso. Alcune delle leggende della Roma si sono ritrovate per scambiarsi gli auguri in un modo speciale. a bordo del tram jazz in versione giallorossa. A documentare la serata è stato l’ex difensore Ubaldo Righetti, che ha condiviso alcuni momenti della cena attraverso delle storie sul suo profilo social. Il tram, per l’occasione “vestito” con i colori giallorossi, ha ospitato campioni del passato come Marco Delvecchio, Marco Amelia, Sebastiano Nela, Roberto Pruzzo e Abel Balbo. Come mostrano i video di Righetti, la serata è stata all’insegna della musica, un’occasione per rinsaldare amicizie storiche e celebrare il comune passato con la maglia della Roma in un’atmosfera unica.
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José Mourinho, attuale allenatore del Benfica, non dimentica il suo passato nella Capitale e, dopo la sfida con il Napoli, ha regalato una dichiarazione che sta facendo il giro del web.
Interrogato su chi vincerà lo scudetto in Serie A, lo Special One ha offerto un’analisi lucida, individuando tre favorite: “È difficile. L’Inter ha il super potenziale con la rosa top. Il Napoli uguale. Il Milan gioca una partita alla settimana, ha un allenatore fantastico come Max (Allegri, ndr) che può allenare in un modo che Antonio (Conte, ndr) e Christian (Chivu, ndr) non possono fare”.
Subito dopo l’analisi tecnica, Mourinho ha svelato la sua speranza: “E purtroppo penso che sarà fra questi tre, perché mi piacerebbe tantissimo… Anch’io andrei al Circo Massimo, però non penso”. Un riferimento ai festeggiamenti per un eventuale scudetto della Roma, un desiderio che testimonia il legame con la piazza giallorossa.
Ci sono momenti, nella storia di una squadra, in cui l’identità dei giocatori sembra allinearsi alla perfezione con la visione dell’allenatore. È successo alla Roma di Rudi Garcia, ed è forse ciò che oggi sembra rivivere la Roma di Gian Piero Gasperini: due epoche diverse ma con tanti punti in comune.
Garcia, l’allenatore che ridiede un’anima alla Roma
Quando Garcia arrivò nella Capitale, la Roma veniva da anni complicati, segnati da cicli irrisolti e da un ambiente che chiedeva chiarezza. Il tecnico francese portò immediatamente una novità quasi disarmante: la semplicità. Non nel senso banale del termine, ma come capacità di far sembrare facili cose che in realtà richiedevano idee chiare e coraggio.
La sua Roma correva, attaccava gli spazi, verticalizzava senza paura. Gli interpreti sembravano nati per quel tipo di gioco: – Gervinho, imprendibile quando aveva campo da attaccare; – Pjanic, cervello della squadra; – Nainggolan, energia pura, sempre dove serviva; – Manolas, simbolo di una difesa solida e aggressiva; – Totti, il regista offensivo che trasformava ogni azione in una possibilità.
L’eredità più evidente dell’era Garcia non furono solo i numeri, come: il 66,3% di punti conquistati in Serie A, le 118 panchine complessive e le 192 reti segnate durante il suo ciclo, ma la sensazione che la Roma avesse finalmente un’identità precisa.
Gasperini e la Roma che ritrova se stessa
Oggi, con Gasperini, la Roma vive una sensazione sorprendentemente simile. Non parliamo di moduli identici o di filosofia sovrapponibile, ma della stessa percezione: quella di un gruppo che, guidato da un allenatore con idee forti, ha trovato un modo riconoscibile di stare in campo.
Gasperini porta con sé una concezione calcistica intensa, quasi totalizzante. Le sue squadre corrono molto, ma soprattutto pensano molto: il movimento senza palla, la continua ricerca dell’uomo libero, l’attacco ragionato ma veloce, la capacità di adattarsi all’avversario senza snaturarsi. È un calcio che richiede attenzione e spirito di sacrificio e che, quando funziona crea un forte impatto.
La sua Roma ricorda quella di Garcia non perché giochi allo stesso modo, ma perché trasmette la stessa sensazione: un gruppo compatto, dinamico, capace di alternare verticalità e fraseggio, prontezza difensiva e qualità offensiva. Soprattutto, una squadra che sembra divertirsi mentre gioca.
La rinascita dell’ambiente
Se c’è un aspetto che davvero avvicina Gasperini e Garcia nella Roma è la loro capacità di riattivare l’entusiasmo. Entrambi sono arrivati in momenti in cui serviva ricucire, ricompattare, ridare fiducia a una piazza che vive di emozioni ma che pretende coerenza e ambizione.
Garcia lo fece puntando su spontaneità e libertà di espressione; Gasperini lo fa con un approccio metodico, che migliora i calciatori giorno dopo giorno. Il risultato, però, è simile: una squadra che sa cosa vuole fare, che non ha paura di prendere l’iniziativa, che non rinuncia mai al tentativo di imporre il proprio gioco e che ora è in lotta per lo scudetto, come è possibile notare anche dai siti sportivi e bookmaker di scommesse online.
Due maestri diversi, la stessa eredità
Garcia e Gasperini sono tecnici profondamente diversi nella forma, ma forse simili nella sostanza: entrambi hanno dato un volto alla Roma, ed entrambi l’hanno fatto attraverso un’idea chiara, comprensibile e coinvolgente. Due modi diversi, una missione identica: dare alla Roma un’identità forte, riconoscibile.
La Roma sa riconoscersi
Non importa quanto distanti siano i due periodi, né quanto le squadre siano cambiate negli anni: quando una Roma allenata bene riesce a esprimere un calcio fluido, coraggioso e consapevole, l’ambiente intero lo avverte come un ritorno alle origini.
Ecco perché oggi, guardando la Roma di Gasperini, è naturale ripensare alla Roma di Rudi Garcia. Perché in entrambi i casi si percepisce la stessa cosa: una grande Roma è quella che sa riconoscersi, quella che gioca con coraggio, quella che si fida del proprio allenatore.
Roma e Genova, sponda Genoa, il filo che unisce Gian Piero Gasperini e Daniele De Rossi. I due si ritroveranno allo Stadio Olimpico il 29 dicembre nella sfida tra giallorossi e rossoblù, gara che segnerà il ritorno dell’ex tecnico da avversario a Roma. Nel frattempo spunta un retroscena: qualche giorno fa Gasperini ha chiamato De Rossi augurandogli le migliori fortune sulla panchina del Grifone e mettendogli a disposizione casa sua. Ma l’ex 16 giallorosso ha preferito abitare in centro e non ad Arenzano, dove Gasperini ha casa.
Alla vigilia di Celtic-Roma, gara valida per la sesta giornata della fase campionato di Europa League, Mario Hermoso interviene in conferenza stampa al fianco di Gian Piero Gasperini. Il difensore giallorosso ha commentato l’episodio di cui è stato protagonista a Cagliari nella scorsa giornata di campionato e degli insulti ricevuti da Folorunsho. “Non abbiamo parlato, non spetta a me commentare quello che è successo, si commenta tutto da sé. Spetta alla Lega decidere fino a che punto determinati atteggiamenti sono accettabili“, le parole di Hermoso.
Evan Ferguson tra i temi della conferenza stampa alla vigilia di Celtic-Roma, in programma domani sera al Celtic Park. Ne parla Gian Piero Gasperini ai cronisti: “Non ci sono antipatie o simpatie con i giocatori. Ci sono le prestazioni. Ferguson ha avuto tante possibilità, a parte quando era infortunato, lo vogliamo aspettare? Certo, è giovane, possiamo aspettare che abbia prestazioni migliori di quelle fornite finora. Non sul piano tecnico. Hermoso è l’esempio perfetto di questo. Non lo conoscevo, ma le sue caratteristiche gli hanno permesso di diventare una colonna portante di questa squadra, non solo per le qualità tecniche ma anche di spogliatoio, in campo, contro gli avversari e per quello che esprime durante la partita. Io mi auguro che sia così anche per Ferguson, è giovanissimo ed è stato fermo un anno. Magari quello che non siamo stati in grado di fargli esprimere finora saremo in grado di farlo più avanti“.
Tema stanchezza, risponde Gian Piero Gasperini. Alla vigilia della sfida tra Celtic e Roma, in programma domani sera al Celtic Park, il tecnico risponde in conferenza stampa sul tema stanchezza. “Dipende che tipo di stanchezza intende. Stanchezza fisica no, anche per i parametri che ci sono, ma sicuramente l’espressione delle partite è stata meno efficace di altre volte, però faccio fatica a intuire qual è il tipo di stanchezza se si gioca dopo 4 giorni. C’è anche la stanchezza nervosa, magari dovuta ad altre situazioni, ma sotto l’aspetto fisico e atletico è una squadra che corre fino alla fine“.
Alla vigilia della sfida contro il Celtic in Europa League, in programma domani sera a Glasgow, Gian Piero Gasperini è tornato a parlare dei problemi offensivi della squadra. “Non siamo mai stati molto prolifici, tutto l’anno, probabilmente è una difficoltà strutturale, ma a sprazzi abbiamo avuto ottimi periodi – ha detto il tecnico giallorosso -. Con il Napoli era più difficile, a Cagliari c’erano situazioni non ideali, ma noi non siamo stati capaci di produrre situazioni pericolose, non è una questione di singolo o di un reparto, ma probabilmente come squadra dobbiamo ritornare a una migliore espressione di gioco che ci porta a delle conclusioni più pericolose”.
Domani alle ore 21:00 andrà in scena allo Stadio Olimpico il delicatissimo match tra Celtic e Roma, valido per il quinto turno della fase campionato di Europa League. Oggi, giornata di vigilia, l’allenatore Gian Piero Gasperini sono intervenuti in conferenza stampa insieme a Mario Hermoso direttamente dalla sala stampa di Celtic Park, alle 18:30 italiane.
LE PAROLE DI GASPERINI
Disse che Dybala avrebbe potuto giocare anche 90′, poi a Cagliari la febbre. Domani è di nuovo pronto per giocare 90′? “Un giocatore quando è guarito è in condizione di giocare. Dybala ha avuto un contrattempo, quando si supera…si allena da tanti mesi, tutti i giocatori sono in grado di giocare 90′“.
Contro il Napoli e il Cagliari la Roma è tornata poco a tirare in porta. Si tratta di un caso o è preoccupato? Ha chiesto ai suoi di essere più spregiudicati? “Non siamo mai stati molto prolifici, tutto l’anno, probabilmente è una difficoltà strutturale, ma a sprazzi abbiamo avuto ottimi periodi. Con il Napoli era più difficile, a Cagliari c’erano situazioni non ideali, ma noi non siamo capaci di produrre, non è una questione di singolo, ma di reparto. Come squadra dobbiamo ritornare a una migliore espressione di gioco che ci porta a delle conclusioni più pericolose“.
La Roma ci è apparsa un pochino stanca. Esiste questo tema secondo i vostri parametri o è una nostra impressione? “Dipende che tipo di stanchezza intende. Stanchezza fisica no, anche per i parametri che ci sono, ma sicuramente l’espressione delle partite è stata meno efficace di altre volte, però faccio fatica a intuire qual è il tipo di stanchezza se si gioca dopo 4 giorni. C’è anche la stanchezza nervosa, magari dovuta ad altre situazioni, ma sotto l’aspetto fisico e atletico è una squadra che corre fino alla fine“.
Che idea si è fatto di Ferguson? Pensa di dargli più spazio in Europa? “Non ci sono antipatie o simpatie. Ci sono le prestazioni. Ferguson ha avuto tante opportunità, a parte quando era infortunato, lo vogliamo aspettare? Certo, è giovane, possiamo aspettare che abbia prestazioni migliori di quelle fornite finora. Non sul piano tecnico. Mario è l’esempio perfetto di questo. Non li conoscevo, ma le sue caratteristiche gli hanno permesso di diventare una colonna portante di questa squadra, non solo per le qualità tecniche, anche di spogliatoio, io mi auguro che sia così anche per Ferguson. Magari quello che non siamo stati in grado di fargli esprimere finora saremo in grado di farlo più avanti“.
'Ferguson? Non ci sono antipatie o simpatie. Parla il campo. Ferguson ha avuto tante chance, ha giocato tante volte, al netto degli infortuni. L'esempio di Hermoso è lampante: il suo modo nello spogliatoio, nel campo con gli avversari gli hanno permesso di essere una colonna…
Cosa pensa del Celtic? Ha l’opportunità di fare doppietta dopo i Rangers. “Sono un’ottima squadra, ho visto l’ultima partita, è stata una buona prestazione anche se hanno perso. Non è mai facile giocare in trasferta, in questo stadio meraviglioso che trasuda tradizione e storia. Domani mi auguro sarà una bella partita fra due squadre alla ricerca di quei punti che ora cominciano a pesare“.
In attacco ci sono stati diversi esperimenti: a che punto siamo per arrivare alla soluzione finale? “Abbiamo avuto delle defezioni, anche lunghe, fra Dovbyk e Ferguson, ci hanno giocato loro, anche Dybala e Baldanzi, spesso per necessità. Quello che ha fatto spesso bene è Baldanzi, anche gli altri in modo alterno. Non è un problema solamente della punta, se abbiamo realizzato poco va generalizzato a tutti quanti, tutti dobbiamo fare meglio. Siamo rimasti all’assist di Mancini per Celik, dobbiamo ripartire da quello“.
Il Celtic con Nancy ha schierato una linea a 3, lei è l’artefice di questa difesa, o che l’ha resa così popolare. Quali sono i vantaggi in fase di impostazione? Cosa ha osservato nella prestazione del Celtic dietro? “Per la prima volta sono stati bravi, anche i gol sono stati casuali, uno su calcio d’angolo. Hanno interpretato bene la partita, segno che ormai i moduli sono acquisiti, sono i dettagli che fanno la differenza più che il modulo in sé. In passato era l’Atalanta la novità, ora è più diffusa. Non so come giocherà domani il Celtic, però è una squadra che mi piace perché ha fatto una partita molto offensiva, aperta, poi il risultato non è stato positivo ma mi ha fatto un’ottima impressione“.
Lei ci dice che quando c’è la partita non pensa mai alla successiva. Non sappiamo se lunedì avrà Ndicka o El Aynaoui: ha novità? Potrebbe farli giocare perché potrebbe essere l’ultima prima della convocazione? “Non abbiamo certezze, speriamo di averle domani perché lunedì è vicino. La società sta parlando con la Federazione. Posso dire che giocherà Celik, che è squalificato, vorrei dare spazio a Pisilli, per il resto dobbiamo essere una squadra molto attenta perché domani è una partita vera di Europa. Sul fatto di El Aynaoui, devo vedere se ha superato bene il problema al ginocchio che si sta trascinando e Ndicka può giocare ogni giorno (ride, nda), giocare ogni quattro è relativo“.
'Sui due in procinto di partire per la Coppa d'Africa non abbiamo novità, speriamo domani di averle. In linea di massima giocherà Celik, che sarà squalificato lunedì, e vorrei dare spazio a Pisilli. El Aynauoi devo valutare come si sente dopo il problema che si porta appresso al… pic.twitter.com/ICTSSBkLxB
A Cagliari abbiamo visto cosa è successo: hai avuto modo di parlare con Folorunsho? “Non abbiamo parlato, non spetta a me commentare quello che è successo, si commenta tutto da sé. Spetta alla Lega decidere fino a che punto determinati atteggiamenti sono accettabili”
'Non ho avuto nessun chiarimento nè conversazione con Folurunsho dopo la partita. È un tema delicato. Sono parole pesanti e se ne deve occupare la Lega e chi se ne occupa'#Hermoso#asroma#CelticRomapic.twitter.com/SXru48IAFg
Ti sei mai sentito fuori dal progetto? “Quando sono arrivato qui a Roma, sono arrivato in un momento difficile per il club. Ci sono stati diversi cambi di allenatori, perché ho vissuto dei mesi complicati sia a livello sportivo che personale. Nel mercato di gennaio ho avuto l’occasione di andare a giocare al Leverkusen e quindi ho ritrovato quelle sensazioni di cui un calciatore ha bisogno. Mi sono sentito importante e fino all’infortunio, diciamo, tutto è andato per il meglio. In vista della nuova stagione, era chiaro che, alla luce dei precedenti negativi avuti nella prima parentesi alla Roma, era difficile per me poter pensare di continuare. Mi sembrava anche che il club stesse cercando dei profili diversi e più interessanti per il progetto che avevano intrapreso, ma quando è iniziata la nuova stagione, grazie al mister, grazie a un colloquio che abbiamo avuto già dal primo giorno, in cui io avevo chiesto di avere l’opportunità di fare un precampionato normale, una preparazione, cosa che non avevo potuto fare nella stagione precedente. Il mister mi ha dato questa opportunità, mi ha detto che mi avrebbe giudicato sulla base del lavoro fatto quotidianamente in campo. Gli sono molto grato, mi ha fatto sentire di nuovo quel piacere di allenarmi, di giocare, di affrontare le sfide senza paura. In questo senso, sento che siamo due persone simili, persone che vanno dritte per la loro strada, senza paura, senza timore. Alla luce di tutto questo, spero di poter continuare questo rapporto, questa collaborazione ancora a lungo, e mi pare che anche i risultati si stiano vedendo a livello mio personale e di squadra“.
'Ho sofferto all'inizio a Roma poi a Leverkusen mi sono di nuovo sentito importante. Tornato, pensavo fosse difficile continuare qui, ma grazie al mister e ad un colloquio, in cui chiedevo di poter fare il ritiro intero, sono cambiate le cose. Gli sono grato. Siamo simili nella…
La cosa che stupiva l’anno scorso, ricordando il calciatore che eri stato a Madrid, è che sembravi diverso. Quest’anno nella Roma abbiamo ritrovato caratteristiche avevi. A parte le differenze fra tecnici, hai trovato caratteristiche comuni tra i due? “Come è stato detto pochi minuti fa, il mister è stato uno dei primi a introdurre la difesa a 3, per difendere e per impostare, creare lo spazio per centrocampisti e attaccanti, con continui inserimenti. Mi adatto bene a questo calcio, mi piace, con o senza palla. A livello fisico quando sono arrivato non era un buon momento per me. L’affinità con Simeone è la grande capacità di saper trasmettere alla squadra dentro al campo e nello spogliatoio a gruppi di calciatori con lingue diverse, culture diverse, modi diversi di intendere il calcio. Si tratta di un’operazione complessa, è far andare tutti nella stessa direzione“.