Stadio Roma: ieri rilievi topografici dell’area con droni

Continuano i lavori preparatori per la presentazione del progetto definitivo della Roma per il nuovo stadio che dovrà sorgere a Pietralata. Come fa sapere su X il giornalista Alessio Di Francesco, in attesa che riprendano gli scavi archeologici, ieri sono state svolte attività di sorvolo con droni per rilievi topografici nell’area interessata del progetto.

 

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Dopo l’importante vittoria contro la capolista Roseto, la Virtus Gvm Roma 1960 torna al PalaTiziano nell’atteso derby contro la Luiss. Un’altra gara di alta classifica e l’obiettivo di non fermarsi nella lunga e avvincente corsa ai playoff.

Grazie alla partnership con LaRoma24.it, adesso hai l’opportunità di seguire e sostenere dal vivo la Virtus Gvm Roma 1960!

Manda una mail a marketing@virtusroma1960.it e inserisci nell’oggetto LaRoma24.it per ricevere due biglietti omaggio per la sfida contro la Luiss in programma sabato 26 marzo alle 20.30 al Palazzetto dello Sport di piazza Apollodoro 10.  L’offerta è valida soltanto per le prime cinque mail che verranno ricevute.

Everton: vietato il ‘rosso’ nel nuovo stadio. Anche il ketchup diventa blu (FOTO)

L’Everton non prevederà il rosso, colore tipico dei rivali del Liverpool, nel nuovo stadio. Tutto deve richiamare al “blu” sociale, ketchup compreso. In una foto pubblicata dalla pagina ‘Il calcio inglese’, infatti, si vede come il tipico hot dog abbia sopra il ‘giallo’ della maionese ma con sopra un ketchup di colore blu.

L’Everton si trasferirà nel nuovo impianto da 52.888 posti dalla prossima stagione, nel frattempo sta svolgendo ‘prove tecniche’ con gare giovanili.

 

Calciomercato Roma, dall’Argentina: Paredes tornerà al Boca dopo i Mondiali del 2026

Dall’Argentina continuano le speculazioni riguardo il futuro di Paredes che nei giorni scorsi, dal ritiro della Nazionale, ha confessato come esista una clausola a favore del ritorno al Boca Juniors nel suo recente rinnovo con la Roma.

Ora, come fa sapere il quotidiano argentino, i dirigenti del Boca Juniors si sono espressi così sulla situazione: “Non è il momento di parlarne, vedremo. Tutto è chiaro da entrambe le parti. Paredes aveva già detto un mese fa che non era il momento di tornare. Ha un altro anno di contratto con la Roma e non interferiremo. Probabilmente tornerà dopo il Mondiale del 2026”.

(Olè)

Intanto l’argentino ha scambiato la maglia con Camilo Rey, giovane centrocampista del Boca Juniors, con lo scatto che è finito rapidamente sui social.

 

Risultati, boccaloni, solfiti e porte-malheur

LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Campioni del mondo di “Che peccato!”, vantiamo una bacheca piena di coppe “A testa alta”. Impanati e impantanati sempre di più nella mediocrità dialettica che predica di identità e costruzioni a scapito della praticità. La new age del calcio salottiero filosofeggia sulle banalità. “Le squadre devono avere un’identità definita”. Come se quarant’anni fa le squadre di Trapattoni non fossero riconoscibili. Come se Capello e Lippi non abbiano lasciato tracce, come se Mourinho e Allegri e Simeone debbano tornare alla prima elementare, apprendendo da chi davanti a una telecamera o in punta di penna insegna il calcio, la vita e svela il futuro. Alla fine conta soltanto e sempre il risultato. È il risultato che svela, presente e futuro.

Guardate che farsa sta andando in scena a Torino. Dalle stelle alle stalle, Thiago Motta ha sedotto e poi è stato abbandonato nell’umido dagli stessi che lo hanno usato come e più di De Zerbi. Juventus eliminata dalla Champions, buttata fuori dalla Coppa Italia e quinta in Serie A. Risultato? Conta il risultato. Vanno a farsi friggere i percorsi, i progetti e le costruzioni, quelle dal basso. Motta il Profeta esonerato con una telefonata, e ora fioccano le ricostruzioni, per gettare ombre sul suo operato. Gli stessi che dopo la vittoria a Lipsia lo incoronavano re, ora lo riempiono di pecette, descrivendolo come distaccato dalla realtà, quasi ottuso, presuntuoso e fuori dal mondo. Auguri a Motta, un allenatore bravo che ha avuto la sventura di essere usato, appunto, da chi elogiando lui altro non voleva screditare il predecessore, Allegri.

Un po’ come fu usato De Zerbi quando la solita cricca combatteva una battaglia stupida contro Mourinho. Salvo accannarlo dopo la sconfitta pesante subita dalla Roma di De Rossi. Fanbase che manco porta troppo bene. Che fa danni, perché aumenta a dismisura le aspettative su chi deve ancora dimostrare tanto.

Hasta la rivolucion! Fino a quando fa comodo. Dalla casa madre juventina decidono di fare emergere i nei dell’italo-brasiliano per giustificare il cambio di rotta e scaricare il barile sul tecnico. E i media nazionali spurgano inchiostro, cancellando mesi di narrazione avveniristica. Motta nel cesso, si tira lo sciacquone, e ora il nuovo manifesto è: la Juventus ha bisogno di allenatori pragmatici! Chi si azzardava a dirlo mesi fa, veniva bruciato in piazza come gli eretici. Informazione nazionale double face.

Il vanto del gioco dimenticando il risultato, stesso copione pure in Nazionale. Quella di Spalletti ha giocato bene una manciata di partite inutili, facendo una figura miserrima agli Europei ed essendo stata tenuta in ostaggio dalla Germania a Dortmund. Ma giammai che si muova una critica. Si tiene il punto per quanto maturato nel secondo tempo, quando i tedeschi avevano staccato la spina. Ci si aggrappa a un rigore dubbio negato dal VAR, e già si prepara la sfida a Haaland in un girone ridicolo di qualificazione ai Mondiali, manco fosse la Superlega delle nazionali. In altri Paesi, commissario tecnico e presidente federale sarebbero stati defenestrati dopo la figura indecente della scorsa estate. Qua al massimo si dà la colpa dello sfacelo ai bambini che non giocano più a pallone nei cortili.

La Germania è più forte? E proprio per questo un tempo si sarebbe provato a contenere e ripartire (non useremo la parola contropiede per evitare l’evirazione). Oggi, invece, per opporsi a Musiala e compagni si tentano i passaggetti nella propria area e a ridosso della stessa, zone albergate da belli de mamma esaltati dalla cronache nazionalistiche ruffiane, che urlano al fenomeno per calciatori normali tendenti al buono, figli di una generazione di ragazzi che da quando sono piccoli vengono rincoglioniti dai media e dagli allenatori che scimmiottano gli dei del pallone. I danni del guardiolismo. Tentativi di imitazioni del più grande di tutti, che non è replicabile.

A Roma questa moda va e viene, a seconda delle antipatie. Se c’è Mourinho esonerato si “usa” De Rossi. Ricordate? La squadra è forte, è il portoghese che la svilisce. Risultato? Aspettative eccessive sul giovane allenatore, che meritava di essere accompagnato e che invece è stato, appunto, usato. E se nomini Allegri, c’è chi bussa a Farioli. Legittimo, se non fosse che chi ha gusti moderni, non tollera coloro che la pensano diversamente. Un tempo la parola bollito faceva venire in mente le taverne piemontesi. Oggi è l’espressione più usata da chi, non potendo contare sulla forza delle idee, mette in piedi teatrini mediatici che al massimo possono fare breccia tra gli adolescenti superficiali che bazzicano i social o negli adulti boccaloni che si bevono di tutto, dai vini pieni di solfiti alle cazzate propinate dai media. Quelli che consideravano Ancelotti un vecchio rincoglionito. Imboccati da comunicatori impreparati.

In the box – @augustociardi75

“Pepito day”: anche De Rossi alla partita d’addio di Giuseppe Rossi. Ospiti d’eccezione Ranieri e Ferguson

Giuseppe Rossi, ex talento della Nazionale e della Fiorentina, ma anche del Manchester United e Villarreal, saluta il calcio con una partita d’addio trasmessa in diretta e gratuitamente su Dazn, broadcaster esclusivo in Italia dell’evento: il ”Pepito Day”. Lo scrive la piattaforma digitale. La partita amichevole di addio al calcio di Giuseppe Rossi, prevista per sabato 22 marzo alle 18, si svolgerà in uno degli stadi che ha ospitato il talento azzurro, l’Artemio Franchi di Firenze.

Insieme a lui i campioni che lo hanno accompagnato durante la sua straordinaria carriera. Tra i partecipanti, Antonio Cassano, gli ex viola Gabriel Omar Batistuta, Francesco Toldo, Luca Toni, Borja Valero, Sebastian Frey, ma anche campioni del mondo come Fabio Grosso e Daniele De Rossi. Ospiti d’eccezione, Sir Alex Ferguson e Claudio Ranieri.

Dybala: sarà operato per la lesione al tendine. L’argentino: “Tornerò presto e ancora più forte” (FOTO)

Paulo Dybala sarà operato per la lesione al tendine riportata durante Roma-Cagliari, quando l’argentino è stato costretto ad uscire pochi minuti dopo il suo ingresso in campo. Lo fa sapere il club giallorosso con una nota:

“Paulo Dybala si sottoporrà nei prossimi giorni a intervento chirurgico a seguito della lesione del tendine semitendinoso sinistro.  Il calciatore e la società hanno deciso di comune accordo che fosse la strada corretta per un recupero ottimale dall’infortunio.   

A Paulo i migliori auguri di pronta guarigione, ti aspettiamo!”

Sui social è arrivato anche il commento di Dybala che scrive: “Cari amici, innanzitutto vi ringrazio di cuore per l’affetto che sempre mi dimostrate. Dopo i risultati degli esami e aver valutato diverse opzioni, ho deciso di sottopormi a questo intervento ora per tornare il prima possibile. Anche se sarò momentaneamente lontano dal campo, continuerò a sostenere i miei compagni della Roma in questa fase cruciale del campionato e la nostra Nazionale, che seguirò come un tifoso in più durante queste partite di qualificazione. Tornerò presto, ancora più forte, promesso. Ci vediamo in campo! Forza Roma e vamos Argentina!”.

 

 

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La stagione di Paulo Dybala potrebbe dunque essere conclusa con due mesi d’anticipo, con tempi di recupero dall’operazione che possono essere previsti in circa tre mesi come fa sapere l’emittente radiofonica.

(Retesport)

Post Match – Distanze di sicurezza

LR24 (MIRKO BUSSI) – Per uscire dal fango del primo tempo, domenica Claudio Ranieri ha cambiato la trazione della squadra, montandola su un 4-4-2 che già in questi mesi ha più volte utilizzato come assetto di riserva. La modifica, se in costruzione scivolava agevolmente visto che la Roma spesso si predispone a 4, gracchiava pericolosamente nelle pressioni offensive. Qui, infatti, quando la squadra di Ranieri vuole darsi un tono più aggressivo nelle riconquiste mantiene orientamenti sull’uomo che ora diventavano più complicati da assecondare. Il risultato è stato di una squadra che perdeva le distanze di sicurezza, si allungava facilmente a cui, di conseguenza, doveva sopperire con lunghe corse che, alla fine, produrranno il dato di chilometri percorsi più alto del 2025: oltre 121 chilometri.

L’immagine del 52′, ad inizio secondo tempo, riassume le difficoltà: quando Dovbyk tenta di allungare la pressione sul portiere avversario, Caprile, le due linee da 4 romaniste offrono spazi intermedi di ricezione particolarmente dolorosi. La giocata diretta dell’estremo difensore va ad incendiare proprio quella zona, con un 4v4 che terminerà con la pericolosa girata in area di Piccoli.

 

L’utilizzo di Caprile era il filo tramite cui il Cagliari scuciva la maglia di pressioni della Roma. I richiami al proprio portiere della squadra di Nicola servivano a tirare avanti Dovbyk e con sé le prime uscite romaniste, con Adopo che rimaneva come uomo dispari tra le linee mentre Koné e Paredes, la coppia centrale romanista, avevano in dote gli altri riferimenti nel ruolo, Prati e Deiola. Si accendeva un altro 4 contro 4 che stavolta si sfogava nella profondità di Piccoli su Ndicka, fino al tiro in diagonale dell’attaccante del Cagliari.

Scenario simile verrà riproposto una manciata di minuti dopo, al 68′. Il gioco delle coppie stavolta offriva a Makoumbou una facile ricezione alle spalle della prima pressione romanista, su passaggio chiave nuovamente di Caprile, timbrando nuovamente le difficoltà della Roma ad evitare giocate interne. A quel punto la squadra giallorossa, sul successivo sviluppo a destra, era costretta a precipitarsi verso la propria area per ricomporre qualcosa di paragonabile ad un blocco difensivo. Il cross di Zortea portava al tiro di Piccoli, un altro spavento prodotto dal Cagliari. Cambiare trazione, a volte, obbliga a cambiare anche lo stile di guida.

 

Pisilli: il centrocampista diventa il primo football ambassador italiano di Skechers

Niccolò Pisilli sarà il primo football ambassador italiano del brand americano Skechers. Il centrocampista, che quest’anno ha segnato due gol contro Venezia e Lecce, ha scelto le Skechers Football SKX_01 – 1.5 ELITE, una scarpa leggera con ammortizzazione reattiva e tecnologia PSC (Precise Strike Control) per avere un controllo preciso del pallone.

Pisilli, classe 2004, che lo scorso 10 ottobre ha esordito in Nazionale contro il Belgio, si aggiunge al roster di ambassador capitanato da Harry Kane, attaccante del Bayern Monaco. Oltre al capitano dell’Inghilterra, il brand americano è legato anche a giocatori del calibro di Mohammed Kudus (West Ham Utd), Oleksandr Zinchenko (Arsenal), Anthony Elanga (Nottingham Forest) ed Isco (Real Betis).

 

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Nicolini (Shakhtar): “Dovbyk esploderà, pochi come lui in Europa”

Carlo Nicolini, preparatore dello Shakhtar di cui poi è diventato dirigente, ha parlato all’emittente radiofonica di Dovbyk usando parole di grande elogio: “Artem è un grande calciatore, lo ha fatto vedere in Ucraina, poi in Spagna e ora in Italia ha comunque segnato 15 gol. Credo che le critiche che gli rivolge parte dell’ambiente romano siano dovute a due dinamiche: in primis perché forse è stato pagato troppo e quel prezzo pesa sulle aspettative di tutti; poi la Roma ha avuto delle vicissitudini tecniche quest’anno con diversi allenatori cambiati e una squadra che ha iniziato a funzionare nella seconda parte di questa stagione. Questo ha inciso sul suo rendimento”.

Continua Nicolini: “Da aggiungere a questo la dinamica famigliare incide tantissimo: credetemi per me che conosco l’Ucraina, quel paese, quella gente lì, pesa nel cuore di questi ragazzi avere la famiglia lì e svegliarsi ogni giorno sperando che nessuno dei propri cari sia morto”.

Non ha dubbi Nicolini sul potenziale di Dovbyk: “Artem secondo me esploderà, punte come lui ce ne sono poche in Europa. Ha cambiato tre paesi in tre anni, quando l’ho visto qui col Dnipro faceva reparto da solo e a sportellate con tutti, non credo si sia rammollito tutto insieme. Ha un’indole diversa da quella che forse a tratti ha mostrato a Roma. E’ un momento che passerà, dategli fiducia e vedrete”.

(Retesport)