Inter-Roma, Calhanoglu: “Oggi abbiamo l’occasione per mostrare chi siamo, ci serve più determinazione”

A pochi minuti dal fischio di inizio della sfida tra Inter e Roma, ha parlato il centrocampista nerazzurro Hakan Calhanoglu. Le sue parole:

CALHANOGLU A DAZN

Dopo due partite difficili, come si arriva a questa gara?

“Nel calcio può succedere di tutto. Fa male ma dobbiamo accettarlo, abbiamo sempre reagito bene dopo le sconfitte. Oggi abbiamo l’occasione di far vedere chi siamo”

La forza di reagire può fare la differenza?

“In questo momento abbiamo bisogno di più determinazione, il coraggio di commettere errori. Abbiamo poche partite e dobbiamo rischiare qualcosa di più, senza aver paura di sbagliare, facendo le cose giuste”

INTER-ROMA 0-1: decide Soulè. I giallorossi agganciano momentaneamente il quarto posto (VIDEO)

La Roma batte l’Inter, aggancia momentaneamente il quarto posto e trova il diciottesimo risultato utile consecutivo. Grande pomeriggio per i ragazzi di Ranieri, che sbloccano il match al minuto 22 grazie al quarto gol stagionale di Soulè che manda la Roma in vantaggio all’intervallo. Ad inizio ripresa cresce l’Inter, senza però punire i giallorossi, che al contrario non ne approfittano dei tanti spazi lasciati dalla squadra di Inzaghi. Alla fine vince la Roma, che aggancia il Bologna al quarto posto a quota 60 punti, superando momentaneamente Juventus e Lazio.

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IL TABELLINO

INTER: Sommer, Pavard (14′ Bisseck), Acerbi, Carlos Augusto; Darmian (62′ Dumfries), Barella (80′ Zielinski), Calhanoglu, Frattesi (80′ Correa), Dimarco (62′ Zalewski); Arnautovic, Lautaro. A disp.: Martinez, Di Gennaro, de Vrij, Cocchi, Berenbruch, Asllani, Taremi, Thuram.
All.: Simone Inzaghi.

ROMA: Svilar; Celik, Mancini, N’Dicka; Soulè (85′ Rensch), Angeliño; Pellegrini (67′ Pisilli), Cristante, Koné (67′ Gourna-Douath), Angeliño; Shomurodov (57′ Baldanzi), Dovbyk (85′ El Shaarawy). A disp.: Gollini, De Marzi, Sangaré, Hummels, Salah-Eddine, Paredes, Saelemaekers.
All.: Claudio Ranieri.

Arbitro: Fabbri. Assistenti: Costanzo-Passeri. IV uomo: Marinelli. VAR: Di Bello. AVAR: Piccinini.

Marcatori: 22′ Soulè

Ammoniti: Mancini, Lautaro, Konè

LA CRONACA DELLA PARTITA

PREPARTITA

14:18 – Inizia il ricaldamento, con i portieri che cominciano a scendere in campo.

13:40 – Il pullman dei giallorossi è arrivato allo Stadio tra i fischi dei tifosi nerazzurri.

DE SANTIS: “Inter-Roma sarà molto bloccata” – CAMELIO: “Se Pellegrini segna a Milano non mi cambia niente”

Si avvicina la difficile trasferta di San Siro contro l’Inter e l’analisi pre-partita si intensifica. Matteo De Santis prevede una gara inizialmente bloccata: “Penso che Inter-Roma sarà una partita in cui le squadre saranno molto bloccate”. Mentre Enrico Camelio torna sulla valutazione di Lorenzo Pellegrini, sottolineando come una singola buona prestazione non basti a cambiare il giudizio complessivo: “Se Pellegrini non fa niente da 3 anni e segna a Milano, a me non cambia niente”.

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Questo e tanto altro in “Massimo Ascolto“, rubrica de LAROMA24.IT curata dalla redazione. Una passeggiata tra i più importanti programmi radiofonici. Buona lettura.

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Per la Roma sarà difficile ma deve provare a fare un’impresa sportiva. Ranieri sarà all’ultima apparizione a San Siro e vorrà lasciare un ricordo bello per lui e spiacevole per l’avversario. Vincere lì è sempre difficile. Se perde per la Roma è addio Champions (ROBERTO PRUZZO, Radio Radio, Radio Radio Mattino Sport e News, 104.5)

La mia battaglia è questa: se Pellegrini non fa niente da 3 anni e segna a Milano, a me non cambia niente. Prende un ingaggio importante, ma negli ultimi 3 anni ha fatto solo 2 mesi con De Rossi (ENRICO CAMELIO, Radio Radio, Radio Radio Mattino Sport e News, 104.5)

Per quella che è la situazione dirigenziale della Roma, bisogna dare un’altra sessione di mercato a Ghisolfi, che dovrà saper lavorare con i limiti del fair play finanziario e del settlement agreement (MATTEO CIRULLIManà Manà Sport, 90.9)

Penso che Inter-Roma sarà una partita in cui le squadre saranno molto bloccate e poi qualcosa verrà fuori nel secondo tempo. Sono curioso di veder come l’Inter gestirà le forze, ci sono parecchie incognite (MATTEO DE SANTIS, Manà Manà Sport, 90.9)

 

Rosella Sensi: “Noi l’anti Inter. La mia uscita dalla Roma raccontata così per farci del male”

CORSPORT (I. ZAZZARONI) – (…) Di Rosella Sensi mi colpisce il tono di voce, che è misura, educazione, delicatezza. Ha avuto due padri: il Franco prima della malattia, un leone, e il Franco malato, o la fragilità del leone ferito. Ma una sola madre, Maria, presentissima, una leonessa, protettiva, straordinariamente semplice: a Trigoria arrivava con i ferri del mestiere ed erano maglioni, sciarpe, ed era comunque un altro calcio. Meno di vent’anni fa. «Quando mio padre si è ammalato» spiega Rosella «ho assunto io la presidenza della Roma, il 28 agosto del 2008, ma dal 2000 figuravo come amministratore delegato. Angoscia, senso di responsabilità, paura di sbagliare, questo ho provato. Ho lasciato il 28 giugno 2011 e per chiarire le modalità dell’uscita, per raccontare la verità servirebbero due o tre interviste. Qualcuno ha avuto interesse a metterci contro la piazza… Quello era tuttavia il mio tempo, non volevo essere l’agnello sacrificale. Allo stadio, durante l’ultima partita, fui pesantemente insultata, si chiuse malissimo». (…)

Per la Roma vi siete rovinati.
«Rovinati mi sembra eccessivo. Gran parte del patrimonio di famiglia papà decise di impegnarlo nella Roma».

L’ha mai perdonato?
«Non c’era proprio nulla da perdonare. La Roma è stata e resta il grande amore di famiglia».

(…)

A proposito di avversari, lo «zero tituli» di Mourinho aveva a che fare proprio con l’Inter e la Roma. Era il 3 marzo 2009 quando se ne uscì con queste parole: «A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. La Roma ha grandissimi giocatori, ma finirà la stagione con zero tituli». Non aveva digerito la direzione di Rizzoli in Inter-Roma 3-3.
«Mourinho ha poi avuto la fortuna di entrare nel mood Roma e si è rifatto la bocca. Qui è stato fantastico, ha esaltato il senso di appartenenza».

(…)

Sui Sensi e Totti si è detto e scritto tanto.
«Ma non che Francesco parla con gli occhi. Se ti conosce e vuole dirti qualcosa non importa che apra bocca. Lo sguardo di Francesco dice molto più di tante parole».

Eppure è uno straordinario battutista.
«Ironico e autoironico».

C’è stato o no un momento in cui avete temuto di perderlo?
«Di venderlo mai. Con noi sarebbe potuto andare via solo a scadenza e di sicuro l’avremmo evitata. La rinuncia a Totti, al di là dell’amore per l’uomo e della grandezza del campione, avrebbe comportato un notevole impoverimento patrimoniale per la Roma… (fa una pausa). L’unico presidente che ci ha provato seriamente è stato Florentino Perez che era amico di mio padre. Il quale non ci ha mai pensato. Florentino è stato protagonista di uno dei momenti più belli della nostra storia».

(…)

Sotto la vostra gestione arrivarono tanto Ranieri quanto Spalletti. Chi li scelse?
«Merito di tutti, eravamo un gruppo di lavoro, c’erano Bruno Conti, Daniele Pradè e Cristina Mazzoleni. Le scelte erano sempre condivise».

Esca dal gruppo e dal passato. Quale, l’allenatore ideale per il dopo Ranieri?
«L’allenatore ideale è quello che aderisce maggiormente al momento storico della società. Lo sanno i Friedkin chi può e deve essere, e lo sa Ranieri».

Dan si è mai fatto vivo?
«Mai sentito. Ma a differenza della precedente proprietà, i Friedkin hanno sempre mostrano attenzione e rispetto nei nostri confronti. Ai tempi di Pallotta ho visto piangere mia madre».

Quando?
«Noi siamo cattolici, credenti e praticanti. Mio padre aveva fatto costruire una cappella a Trigoria, veniva frequentata anche dai giocatori prima della partita. Quando mi madre venne a sapere che era stata trasformata in un magazzino, pianse. Fu uno sfregio, non so dirti quanto involontario».

(…)

Celik in vantaggio su Hummels

Il grande dubbio di Ranieri per la sfida di domani contro l’Inter è legato al modulo. Quindi giocare con il 3-5-2, aggiungendo un centrocampista di quantità per arginare i colleghi nerazzurri, oppure continuare con il 3-4-2-1, per dare maggiore supporto al centravanti e cercare maggiormente la profondità? Il tecnico pensa, studia e domani mattina prenderà la sua decisione. Al momento, secondo le prove tattiche, è orientato a dare maggiore consistenza al centrocampo. (…) Ranieri vuole dare maggiore mobilità e velocità alla sua difesa, quindi riproponendo Celik nel terzetto dei centrali, lato destro, spostando Mancini al centro per affrontare Lautato e Arnautovic. Il compito del turco da una parte e di N’Dicka dall’altra sarà quello di supportare naturalmente il centrale azzurro ma anche stoppare le incursioni dei due esterni. (…) Se Ranieri opterà per il 3-5-2, il centrocampo è già scelto. Koné e Cristante mezz’ali, Paredes al centro per impostare il gioco ma anche per essere il primo scudo del raparto offensivo. Visto il centrocampo mobile dell’Inter saranno difficili le marcature a uomo, per questo il lavoro dei tre sarà ancora più impegnativo e stressante. Sia per il contenimento, sia per la costruzione del gioco e il supporto all’attacco. Altro dubbio di Sir Claudio. Shomurodov o Dovbyk accanto a Soulé? Il rebus è servito. Il primo è in forma e promette dinamismo ma anche poca fisicità insieme all’argentino, il secondo invece tutto l’opposto. (…)

(corsport)

Il ds Ghisolfi: «Se non sono all’altezza andrò via»

IL TEMPO (GAB. TUR) – «Se il mio lavoro non sarà all’altezza, me ne andrò». Alla fine del primo anno da responsabile dell’area tecnica della Roma, Florent Ghisolfi non ha paura di assumersi le proprie responsabilità. L’ex Nizza ha rilasciato alcune dichiarazioni all’emittente televisiva francese After Foot di RMC Sport, partendo dalle emozioni che si vivono nella sponda giallorossa della Capitale. «La Roma è un club diverso, c’è una passione incredibile che consuma le persone» – ha spiegato il francese – «Non voglio sminuire il Lens, ma la Roma è qualcosa di speciale». Passione, però, che secondo il direttore sportivo giallorosso rende più com-plicato il lavoro all’interno del club capitolino: «Qui non è facile creare un progetto stabile, poter lavorare a lungo termine. È proprio quello che stiamo cercando di fare in questo momento. Il nostro lavoro non dà frutti domani, non si fa in pochi giorni. Siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo nel lavorare per la Roma». Un altro tema toccato da Ghisolfi riguarda l’identità ritrovata nella società, soprattutto da quando Ranieri ha preso il posto di Juric in panchina: «Il mister conosce il club e la città, porta serenità. Abbiamo anche fatto tornare persone che hanno questo senso di appartenenza, come Balzaretti ad esempio”. L’obiettivo del ds giallorosso è chiaro: «Voglio strutturare un’organizzazione forte, che funzioni anche senza di me. Se riuscirò a restare dieci anni alla Roma, sarò l’uomo più felice del mondo»

Al Meazza c’è Dybala ma non i tifosi. Ghisolfi: «Qui si fanno richieste folli»

Riparte da San Siro la rincorsa al quarto posto. Senza tifosi al seguito, ma con Paulo Dybala in tribuna che seguirà la partita contro l’Inter. (…)  L’idea dell’allenatore è quella di inserire un centrocampista e scegliere il 3-5-2. Koné è sicuro del posto, le altre due posizioni se le contendono Cristante, Paredes e Pisilli. In caso di 3-4-2-1 scalpita Pellegrini per
giocare al fianco di Soulé. Davanti Shomurodov insidia Dovbyk. (…) Ai microfoni di RMC Sport ha parlato Florent Ghisolfi: «Sono stato accolto molto bene a Roma, anche se a volte le richieste sono un po’ folli. Voglio dimostrare di meritare questa opportunità. Se il mio lavoro non sarà all’altezza, me ne andrò»

(Il Messaggero)

La finale di Claudio tra l’arte di difendersi e il dovere di attaccare

Diciassette, tutte d’un fiato. Senza una sconfitta, che nei primi mesi della stagione era pure una brutta abitudine: 12 vittorie e 5 pari, questo il gran passo della Roma di Claudio Ranieri, arrivato come il Salvatore per la terza volta nella sua lunga carriera. Un trend da scudetto, una specie di miracolo, vista la rosa non all’altezza – per ammissione dello stesso sir Claudio -per i grandi obiettivi. La Roma è arrivata alla meta un po’ stanca, a spinta. Ma proprio ora c’è bisogno di tirar fuori quello che non si ha (più), serve un’altra impennata: vincere a San Siro domani. Impresa non impossibile, forse solo improbabile. Non ci voleva l’Inter come prima avversaria di questo decisivo rush finale, che prevede per i giallorossi le sfide con Fiorentina, Atalanta, Milan e Torino. (…) Domani a San Siro servirebbe una vittoria per restare agganciati al treno, e la Roma proverà ad ottenerla, consapevole dei limiti fisiologici di questo finale di stagione, comunque sorprendente per i giallorossi. Calciatori come Paredes, Saelemaekers e Angelino sono in flessione, lo spagnolo ad esempio ha giocato sempre e non ha un sostituto all’altezza, così come Ndicka. L’assenza di Dybala comincia a farsi sentire, anche perché là davanti Ranieri può schierare solo Dovbyk o Shomurodov, senza mai poterli utilizzare insieme (e gli piacerebbe pure) vista la mancanza di alternativa in corsa. Non sono queste le migliori condizioni per sperare in un exploit. La differenza può farla l’a-spetto psicologico: è vero che per la Roma è l’ultima occasione per sperare in un posto in Champions, ma nessuno – in caso di insuccesso – sarebbe nelle condizioni di criticare l’operato di Ranieri; l’Inter invece si gioca molto di più, sapendo benissimo che una sconfitta comprometterebbe la vittoria dello scudetto. (…)

(Il Messaggero)

Una vittoria su 12 contro le big. Per l’Europa serve di più

Il problema è iniziato con Paulo Fonseca, sei anni fa, per poi proseguire con José Mourinho, Daniele De Rossi e Ivan Juric. Sembra quasi una maledizione o anche solo un virus che ha contaminato Trigoria e non ne vuole sapere di andar via. Sta di fatto che anche uno dal cammino dorato come Claudio Ranieri non ne è risultato immune, con la Roma che fatica (e quanto…) negli scontri diretti anche sotto la sua gestione. Un malessere continuo, che ha contraddistinto il cammino di tutti gli ultimi allenatori giallorossi. (…) Considerando le prime nove squadre della Serie A, quelle che arrivano dalla vetta occupata da Inter e Napoli fino al Milan, la Roma finora ha giocato 12 scontri diretti. Vincendone – appunto – solo uno, il derby di andata. Per il resto sei pareggi e 5 sconfitte, con una media punti di 0,75, la peggiore in assoluto tra le prima nove, se si eccettua appunto il Milan, l’unica formazione capace di fare peggio dei giallorossi. In vetta a questa speciale «classifica avulsa» c’è il Napoli con una media di 1,87, seguito dalla Fiorentina (1, 64). L’Inter, prossimo avversario dei giallorossi, è quinta, ma ha comunque una media di 1,43 a partita, di fatto quasi il doppio dei giallorossi. Ma se è inutile piangere sul lat-te versato, è anche vero che per la Roma adesso c’è l’obbligo di cambiare marcia. Perché se vuole centrare un posto nell’Europa del prossimo anno (Champions, Europa League o Conference che sia) i giallorossi hanno bisogno di invertire rotta. Già, perché le prossime 4 partite sono proprio degli scontri diretti: Inter fuori, Fiorentina in casa, Atalanta fuori e Milan in casa. (…)

(gasport)

Roma, il rebus dei calendario per avere un posto in Europa

La Roma, a cinque giornate dalla fine del campionato, deve guardare non solo i propri risultati ma anche a quelli degli altri. La lotta per un posto in Europa è più affollata che mai e c’è il rischio concreto che i giallorossi possano restare fuori dalle coppe. La chiave? Gli incastri, tra Coppa Italia e Conference, che potrebbero ridefinire il numero delle italiane qualificate. Al momento, la squadra di Claudio Ranieri è settima, posizione che garantirebbe la qualificazione alla prossima Conference League. Ma il quadro, ricostruito in maniera approfondita da «Cronache di spogliatoio», resta in divenire. E non mancano i rischi. Se il Milan, attualmente al no-no posto, dovesse vincere la Coppa Italia, accederebbe di diritto all’Europa League. In quel caso, la settima classificata del campionato verrebbe automaticamente esclusa da ogni competizione europea. A fame le spese, a oggi, proprio la Roma. Una variabile fondamentale sarà la Fiorentina, che è in semifinale Conference League, contro il Betis. Se i viola dovessero vincere il torneo, scatterebbe per loro l’accesso automatico all’Europa League. Un bene per l’Italia, che potrebbe mantenere 8 squadre nelle coppe come quest’anno, ma solo a condizione che la Fiorentina finisca dopo il settimo posto. Se invece dovesse finire sesta o ancora più su, la vittoria in Conference non sbloccherebbe un posto extra e si tornerebbe al consueto schema delle sette qualificate. (…)

(corsera)