Pellegrini, Napoli in pressing

[…] Lorenzo Pellegrini soffre in questo momento il peso delle difficoltà della Roma e la tensione con la tifoseria (una parte) e il suo rendimento non è all’altezza delle sue qualità, condizionato dall’aspetto psicologico che non riesce proprio a cambiare. La situazione inevitabilmente ha attirato l’attenzione degli altri club, soprattutto del Napoli. […]

Il ds azzurro Manna (che monitora sempre Fazzini) è in pressing sul giocatore per fargli accettare la destinazione. Il Napoli non vuole il prestito secco ma ha la volontà di puntare su di lui nel presente e nel futuro: a fine stagione gli azzurri sarebbe pronti a riscattarlo per continuare con lui anche nei prossimi anni. Lorenzo sta aspettando di capire le mosse della Roma – non ama certo restare in panchina – e intanto sta chiedendo informazioni sulla squadra al suo grande amico Spinazzola. Il Napoli spinge, la situazione potrebbe sbloccarsi in un modo o nell’altro già la prossima settimana.

Intanto la Roma continua a monitorare la situazione Frattesi (la richiesta dell’Inter è alta,
45-50 milioni) e studia la pista che porta a Mika Marmol, difensore del Las Palmas. […]

(corsport)

Dal Brasile alla Finlandia fino a Creta: il cuore romanista batte in tutto il mondo

“La Roma non si discute si ama”, una frase che accompagna da sempre i tifosi giallorossi e che anche Ranieri ha voluto ricordare l’altro ieri. Il derby è l’evento più atteso e non solo per chi abita nella Capitale. Da Tokyo a New York i Roma Club sono in tutto il mondo. […] In America probabilmente guarderanno il derby anche i Friedkin. A Roma c’è Ed Shipley, braccio destro di Dan. […]

Non mancherà all’Olimpico Juha Ahtinen, il tifoso finlandese, diventato una star sui social. Sempre in viaggio per portare in giro il suo striscione: “L’anno scorso ho visto 82 partite allo stadio considerando anche la Primavera e la Femminile. Ho fatto più 245.000 chilometri”. […] L’amore per la Roma non conosce confini ed arriva anche in Brasile. “Grazie a Falcao tanti brasiliani si sono avvicinati ai colori giallorossi”, spiega Maurizio Spina uno dei tanti romanisti che abitano nel Sud America.

[…] E tra i tanti romanisti nel mondo anche Michalis avrebbe meritato di vedere questo derby. Il bambino di 7 anni che seguiva la squadra da Creta è morto il 2 gennaio dopo una lunga malattia. L’anno scorso era stato ospite a Trigoria. Un abbraccio fin lassù.

(Il Messaggero)

È un esame di maturità

È stata una settimana di passione, ma quella da derby. Ovvero il Giubileo dei romanisti e dei laziali. Lasciamo che i tifosi vengano a noi, hanno detto i club. E il popolo a frotte e a migliaia ha invaso il Tre Fontane e Formello, bramoso di un solo tipo di indulgenza: una vittoria benedetta e subito, stasera. Ma col ritorno del derby in notturna dopo sei anni, ora servirà un’ulteriore prova di maturità del pubblico; tutti dovranno dimostrarsi degni dello spettacolo, speriamo bene. […] A leggere le formazioni a luglio, avremmo detto che la Roma era la migliore, ma quasi cinque mesi di stagione ci hanno detto il contrario, senza contare che la Lazio ha vinto 4 delle ultime 6 sfide. Quindi lo sforzo sommo, a livello psicologico, lo deve compiere la Roma, che deve rovesciare gli equilibri veri o presunti, ma con un peso in più: lei, molto più della Lazio che è a +15 e in zona Champions, non può permettersi una sconfitta. I numeri degli allenatori stridono: Ranieri ha vinto 4 derby su 4, Baroni è al suo esordio. […] C’è un solo fuoriclasse nei 22 di partenza, Paulo Dybala: se lui è lui, la Roma si apre come un pavone che fa la ruota, altrimenti è buio. La Lazio ha un collettivo migliore, ma panchina corta.

(Il Messaggero – A. Sorrentino)

Qui il merito non conta più

[…] Il derby è maledetto come sa esserlo il calcio: non vincono gli schemi e nemmeno i più bravi in assoluto, ma i più bravi a interpretarlo. Quelli con più voglia, più determinazione, più coraggio, più disperazione, più palle. E anche più fortuna, perché no? Il derby è l’essenza del calcio esclusivamente per le emozioni, anche violente, che sa trasferire, e non solo da noi, in Italia. Lo è ovunque. Per anni molti allenatori hanno provato a convincerci che si tratta di una partita come un’altra poiché vale tre punti, un punto o zero punti come tutte le 38 del campionato. Ma il derby non è la partita degli allenatori, è quella della gente. E per la gente il derby vale 57 punti, la metà dei 114 complessivi, visto che di derby se ne giocano due all’anno, a parte le appendici di Coppa Italia.

Nessuno può sapere come finirà il derby di questa sera: posso garantire però che se una tra Roma e Lazio festeggerà, avrà tutto il diritto di farlo, e a quel punto l’analisi del valore oggettivo delle squadre e delle prestazioni non sarà così importante. […]

(corsport – I. Zazzaroni)

Di Biagio: “Pellegrini? Deve fare molto di più ma c’è un problema di comunicazione e valutazione. Mancini potrebbe essere l’allenatore ideale per la Roma”

IL ROMANISTA – Luigi Di Biagio, ex calciatore di Roma e Lazio, ha rilasciato un’intervista al quotidiano a tinte giallorosse e tra i vari temi trattati si è soffermato sul Derby della Capitale, in programma oggi alle ore 20:45. Ecco le sue parole.

Cos’è il derby?
«Il derby è tanto, ma voglio dirti subito una cosa: ricordatevi tutti che quando vado a vedere Roma-Lazio io tifo Roma, va bene? Siccome questa è la domanda del secolo non mi chiedete più per chi tifo: io tifo Roma e basta».

Ne hai giocati nove senza mai vincerne nemmeno uno…
«Una cosa che mi è rimasta dentro anche perché non riuscivo mai a giocarli bene, con questa bugia che fossi laziale facevo una fatica enorme. La verità è che tengo molto più io alla Roma che tanti altri che si vantano di esserne tifosi. Ti sto dicendo qualcosa di importante che mi pesa tantissimo, perché avrei voluto dimostrare molto di più soprattutto nei derby, cosa che non mi è riuscita. A Milano dove non li sentivo nella stessa maniera, ho giocato bene e fatto diversi gol. La Lazio è la squadra alla quale nella mia carriera ho segnato di più, se le avessi fatto tre gol nel derby sarei stato l’uomo più felice al mondo. La speranza è che stavolta si possa ripartire tutti insieme e ritrovare quell’entusiasmo che meritano i tifosi, la Roma deve tornare almeno tra le prime sei, così non va bene».

Pellegrini?
«Quello che sta succedendo a Lorenzo mi colpisce al cuore perché lui praticamente è mio figlio. Io dico che c’è un problema di comunicazione e valutazione nei suoi confronti, ma lui può e deve fare molto di più. Per me è una mezzala, ma è talmente intelligente e forte che può giocare dietro la punta, davanti, in mezzo al campo. Perché parlo di un problema di comunicazione? Perché il rapporto con la tifoseria in realtà non è mai sbocciato, non so per quali motivi, ma se fai dieci partite bene e non vieni mai valorizzato e una male e vieni fischiato alla prima palla che tocchi, c’è qualcosa che non torna a livello empatico. Togliendo questa stagione, Pellegrini ha fatto 45 gol e 35 assist in quattro anni, ma ogni giocata negativa diventa un caso. Per dire, a Como è entrato sullo 0-1 a venti minuti alla fine, ha provato a fare una filtrante, è arrivato il secondo gol e sembra che la Roma abbia perso per colpa sua. Per me bisognerebbe proteggere un po’ di più i giocatori, Ranieri ha talmente tanta esperienza che sicuramente sta cercando di fare del suo meglio. Un allenatore vive di sensazioni e di situazioni proprio al minuto, nessuno sa come si allena Pellegrini, cosa si sono detti con Claudio. Però so quanto Lorenzo tenga alla Roma e so quello che ha fatto per non andare via quando in momenti migliori lo volevano tante squadre. Quali? Le più forti d’Europa, ti dico solo questo e mi fermo. Poi, ripeto, deve dare di più e non cercare scusanti perché è il capitano della Roma, un riferimento importante per tutti e ha delle responsabilità. Mi permetto di dire queste cose perché Lorenzo sa che rapporto abbiamo, il bene che gli voglio e quello che penso di lui».

C’è qualcosa che Daniele De Rossi ha sbagliato da allenatore della Roma?
«Ho parlato con Daniele, qualcosa mi ha raccontato, qualcosa no e certe cose ce le teniamo per noi. Penso che alla fine i risultati facciano sempre la differenza. Forse ha pagato che tra l’anno scorso e questo, le cose non stessero andando troppo bene, ma la domanda è: perché tre anni di contratto? Forse ha detto qualcosa che ha infastidito i Friedkin, forse pesavano la sua personalità e il legame con i tifosi, non so. Evidentemente c’è qualcosa che sfugge a tutti quanti, qualcosa che non sappiamo».

Mancini può essere l’uomo giusto l’anno prossimo?
«Roberto lo vedo bene in tante situazioni, l’ho sentito in questi giorni ed è sempre carico, ottimista, visionario. Quando parla di alcune squadre ha il sole negli occhi, Roma compresa perché è una squadra forte che può fare molto meglio, sicuramente giocare un buon calcio. Potrebbe esserne l’allenatore ideale, me lo auguro per tanti motivi».

Se ti dico Totti, cosa rispondi?
«Che è il stato calciatore italiano più completo con cui abbia giocato. Tra i più forti secondo me insieme a Baggio, Del Piero, Vieri, ma Francesco è stato il prototipo del giocatore moderno vent’anni prima. Ecco, mettiamola così: a livello di assist-man, bomber, personalità, carisma, probabilmente è stato il numero uno».

Ma si dice che non fosse un leader.
«In campo lo era assolutamente, ragazzi non scherziamo. In partita aveva una leadership impressionante senza parlare, sapevi che c’era, aveva carisma, voleva la palla, non aveva paura di niente. Anche Pirlo fuori dal campo non diceva una parola, non ti accorgevi nemmeno che ci fosse, ma se mi chiedi se lui e Totti sono stati dei leader la risposta è assolutamente sì».

 

Capello ha provato a fermarti quando sei andato all’Inter?
«Il primo mese sembravo suo figlio, mi diceva: “Aiutami con Candela che vuole andare via, aiutami perché faremo una grande squadra”. Considera che io e Delvecchio stavamo andando al Chelsea da Vialli e che anche Aldair era in parola con l’Inter, ma ho fatto quello che mi chiedeva. Poi di giovedì sera, il sabato iniziava il campionato, mi chiama Lele Oriali che già mi voleva portare al Bologna due anni prima e mi dice: «Verresti all’Inter?» Cado dalle nuvole, gli chiedo perché mi stia facendo questa domanda e lui mi risponde “Perché so che sei sul mercato”. Te la faccio breve, il venerdì sera sono a Milano, mi hanno venduto senza nemmeno farmi una telefonata, né Capello, né Sensi. Dicevo a mia moglie: ma è possibile che stia andando a Milano? È la prima volta che racconto questa storia, ho sofferto tantissimo perché non volevo andare via e invece… alla seconda di campionato c’è Roma-Inter e tutto lo stadio mi fischia dandomi del traditore. Nessuno dalla Roma si è sentito in dovere di avvisarmi, zero assoluto. Mamma mia, è stata una cosa orrenda».

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Amantino Mancini: “Alla Roma sei anni meravigliosi, Trigoria è stata la mia casa. Il gol di tacco nel derby un momento unico”

ASROMA.COM – Amantino Mancini, ex esterno offensivo della Roma, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club giallorosso nel corso del podcast “Serie A Preview” a poche ore dal Derby della Capitale, valido per la diciannovesima giornata di Serie A e in programma oggi alle ore 20:45. Ecco le sue parole.

Mi hai detto che hai trovato Trigoria cambiatissima…
“È motivo di felicità e orgoglio tornare in quella che è stata la mia casa. Sono stati sei anni meravigliosi, indossare questi colori è difficile perché l’ambiente è molto caldo ma io sono grato a questo club”.

Cosa hai provato quando sei tornato a Trigoria?
“Oggi è un’altra Trigoria, ora è molto più bella. Per me è tra i centri sportivi migliori al mondo. Mi sono passati in mente tutti i ricordi, sono arrivato qui da ragazzino ed era la mia prima esperienza all’estero in una squadra così importante. Ho ripensato a tutte le volte che ho fatto questa strada, è bello rivivere questi momenti”.

È diverso giocare nella Roma?
“Molto diverso. I romani sono molto caldi, come i brasiliani. Io ho giocato all’Inter ed è molto diverso rispetto al modo in cui si vive il calcio a Roma. I tifosi ti apprezzano, sei un punto di riferimento. Ho vissuto momenti meravigliosi, in questa città si respira calcio. Quando sono arrivato a Fiumicino era giugno e i tifosi mi dissero subito: ‘Mi raccomando al derby’. La partita però si giocava a novembre, quindi mi avvisarono con quattro mesi di anticipo… Lì capisci cosa sono i tifosi della Roma, sono speciali”.

Il tuo gol di tacco al derby?
“Momento unico. Emerson fa il mio stesso momento ma lui lo fa rasoterra, mentre io al volo. Fu un gol importante, il mio primo in Serie A. Fare un gol così è anche fortuna ma c’è anche il gesto tecnico da sottolineare. Gol indimenticabile, mi ha dato molta fiducia. Per un esterno 40 gol in Serie A sono tanti”.

I tifosi dopo il tuo gol al derby?
“Inizialmente non realizzavo cosa avevo fatto, l’ho capito dopo. I tifosi mi fermavano per strada. Poi ho riguardato il gol e ho capito l’importanza di ciò che ho fatto”.

Come vedi questo derby?
“Due momenti differenti ma il derby è sempre equilibrato, è una partita particolare. Contro il Milan la Roma ha fatto una grandissima partita, meritava di vincere. Andare a San Siro e giocare così prima del derby è tanta roba, Ranieri è stato bravo a capire la partita e mi auguro che domenica la Roma possa vincere”.

Come valori assoluti la Roma ha giocatori importantissimi…
“Il derby è una partita diversa dalle altre. Serve la mentalità giusta e il sangue agli occhi. Entrando in campo così ci sono maggiori possibilità di vincere”.

Il gol al Lione?
“Il difensore mi sta ancora cercando (ride, ndr). Quel Lione era molto forte, abbiamo fatto una grandissima partita in un campo difficile. Fu un risultato molto bello, se non sbaglio il mio gol è stato inserito tra i dieci gol più belli della Champions League. Con Spalletti giocavamo benissimo, la squadra si conosceva”.

La doppietta a Udine?
“Udine mi ha sempre portato fortuna. Lì giocai la mia prima partita con la maglia della Roma e feci assist a Delvecchio. Poi feci la doppietta e un’altra volta feci dieci doppi passi e guadagnai il rigore. Fu una partita indimenticabile”.

Eravate un bellissimo gruppo.
“Era il nostro DNA. Spalletti è l’allenatore con cui mi sono trovato meglio, anche Capello è stato importante perché mi fece debuttare. Spalletti mi ha insegnato tanto in campo, è un grande studioso. Scendere in campo con lui era bello, la squadra sapeva cosa fare. Giocavamo a memoria, sapevamo tutti i movimenti e avevamo dei meccanismi perfetti. Abbiamo fatto 11 vittorie di fila, peccato per il gol di Materazzi. Era un piacere vedere quella Roma”.

Un protagonista nel prossimo derby?
“Dybala, una doppietta sua non sarebbe male…”.

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Primavera, ROMA-HELLAS VERONA 1-2: il 2025 si apre con un ko, interrotta la striscia di 7 vittorie consecutive (FOTO e VIDEO)

Il 2025 della Roma Primavera si apre con un risultato scioccante: i giallorossi, reduci da sette vittorie consecutive, cadono allo Stadio Tre Fontane per 1-2 contro l’Hellas Verona e interrompono la striscia di risultati utili. La gara si complica immediatamente: al 6’ Golic scivola a centrocampo, gli scaligeri partono in contropiede e si portano in vantaggio con Monticelli. La reazione degli uomini di Falsini è immediata e al minuto 14 Levak pareggia i conti con un colpo di testa di calcio d’angolo di Marazzotti. A inizio ripresa la Roma commette un altro gravissimo errore e si rivelerà fatale: Jovanovic si avventa sulla punizione battuta da Agbonifo e si scontra con Reale, il portiere perde la palla e Kurti segna a porta vuota. I capitolini perdono così 1-2 e restano in vetta alla classifica con 36 punti, ma in caso di vittoria del Sassuolo contro la Sampdoria scenderebbero al secondo posto. L’Hellas Verona, invece, sale in nona posizione a quota 28.

IL TABELLINO

ROMA: Jovanovic; Nardin, Mirra (62′ Marchetti), Golic (46′ Reale), Cama (81′ Litti); Levak, Romano, Marazzotti; Graziani (54′ Zefi); Della Rocca (54′ Coletta), Misitano.
A disp.: Kehayov, Seck, Mlakar, Di Nunzio, Sugamele, Bah.
All.: Falsini.

HELLAS VERONA: Magro; Nwanege (93′ Philippe), Kurti, Nwachukwu, Corradi; Agbonifo (63′ Cruz), Szimionas, Dalla Riva, Monticelli; Pavanati (81′ Barry), Vermesan.
A disp.: Zouaghi, Popovic, De Rossi, Vapore, Jablonski, Stella, Albertini, Devoti.
All.: Sammarco.

Arbitro: Djurdjevic. Assistenti: Barcherini – Cardinali.

Marcatori: 6′ Monticelli, 14′ Magro, 48′ Kurti.

Ammoniti: Levak (R), Golic (R), Dalla Riva (HV), Sammarco (HV), Romano (R), Coletta (R).


LA CRONACA DELLA PARTITA

Secondo tempo

95′ – Termina qui: Roma 1-2 Hellas Verona.

93′ – Cambio Hellas Verona: fuori Nwanege e dentro Philippe.

90′ – Cinque minuti di recupero.

89′ – Ammonito Coletta.

85′ – Cartellino giallo per Romano.

84′ – Ammonito l’allenatore dell’Hellas Verona Sammarco per proteste.

82′ – Ammonito Dalla Riva.

81′ – Cambio per l’Hellas Verona: fuori Pavanati e dentro Barry. Ssotituzione Roma: fuori Cama e dentro Litti.

80′ – Super intervento di Jovanovic su Cruz, si resta sull’1-2.

72′ – Ci prova ancora Misitano, conclusione di poco al lato.

68′ – Marazzotti scarica per Misitano, il quale perde tempo per calciare e colpisce male la sfera.

66′ – Conclusione pericolosa di Szimionas con il mancino, Jovanovic si distende in tuffo e manda in corner.

63′ – Sostituzione Hellas Verona: fuori Agbonifo e dentro Cruz.

62′ – Si fa male Mirra in seguito a un intervento su Pavanati: il difensore chiede il cambio e al suo posto entra Marchetti.

59′ – Vermesan vicino al tris, palla di poco fuori.

54′ – Cambio Roma: esce l’infortunato Graziani, al suo posto Zefi. Fuori anche Della Rocca per Coletta.

48′ – Altro regalo della Roma e 1-2 per l’Hellas Verona! Punizione di Agbonifo, Jovanovic esce e si scontra con Reale, il portiere perde la palla e Kurti segna a porta vuota.

46′ – Al via la ripresa. Un cambio per la Roma: fuori Golic e dentro Reale.

Primo tempo 

46′ – Fine primo tempo.

45′ – Un minuto di recupero.

42′ – Roma vicinissima al 2-1: Misitano calcia con il destro e Magro salva con un grande intervento.

40′ – Cartellino giallo per Golic.

34′ – Hellas Verona a un passo dal raddoppio con Monticelli ma Mirra si oppone.

28′ – Ammonito Levak per un intervento in ritardo su Pavanati.

21′ – Pavanati si presenta da solo davanti a Jovanovic, ma il portiere della Roma salva tutto con un grande intervento.

16′ – Nwachukwu calcia potente dalla distanza, palla di poco al lato.

14′ – PAREGGIO DELLA ROMA! Calcio d’angolo di Marazzotti, Levak svetta di testa e buca Magro.

6′ – Hellas Verona in vantaggio! Golic scivola a centrocampo, Nwanege imbuca per Vermesan, il quale si presenta davanti a Jovanovic e serve Monticelli che non sbaglia a porta sguarnita.

1′ – Al via il match.


PREPARTITA

10:50 – La Roma annuncia la formazione ufficiale scelta da Falsini. Intanto è in corso il riscaldamento.

KONÉ: “Mai pentito di aver scelto la Roma, possiamo vincere l’Europa League. L’esonero di De Rossi uno shock. Il derby? Sarà una battaglia”

IL ROMANISTA – Manu Koné ha rilasciato un’intervista al quotidiano a tinte giallorosse e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura alla Roma e sul Derby della Capitale, in programma oggi alle ore 20:45. Ecco le sue parole.

Manu, come procede con lo studio dell’italiano?
«In campo inizio a capire sempre di più, la comprensione va migliorando gara dopo gara ma con i compagni mi esprimo ancora in francese. Il tedesco? No, non l’avevo imparato, meglio l’inglese».

Un inizio complicato qui a Roma. Ti sei mai pentito di aver scelto il club giallorosso? No, vero?
«No (sorride, ndr), assolutamente. La Roma è una grande squadra e sono assolutamente orgoglioso di farne parte».

Hai raccontato che uno dei motivi per il quale hai scelto la Roma è stata la possibilità di lavorare con De Rossi. Con quale concetto ti aveva convinto a venire?
«A lungo mi aveva spiegato come mi avrebbe utilizzato, senza dubbio una delle ragioni che mi ha portato qui era il feeling che si era instaurato tra di noi, ma ripeto la Roma rimane un grande club. Non c’è stato purtroppo il tempo per conoscerci meglio, non nascondo che per me è stato un piccolo shock il suo esonero, ma sappiamo bene come va il calcio. Io ho uno spirito competitivo ma sono stato molto dispiaciuto per lui. In estate mi ha detto che aveva bisogno di me, della mia qualità e che mi aveva seguito con attenzione durante i Giochi Olimpici: in sintesi per lui ero il giocatore perfetto».

Dopo De Rossi è arrivato Juric. Ci racconti qual è stata la reazione del gruppo?
«Quando è arrivato il nuovo coach, il passaggio è stato talmente rapido che non c’è stato troppo tempo per parlare tra di noi, ci siamo solo detti di dare il massimo per noi stessi e per i tifosi. Volevamo cercare di dimostrare in campo quello che valevamo».

Dalle Olimpiadi alla Roma fino alla nazionale maggiore: è il momento più importante della tua carriera?
«Sono un tipo a cui piace prendersi le proprie responsabilità, ho grande fiducia nelle mie qualità. Sono state tutte tappe molto importanti in pochi mesi, dalle Olimpiadi alla Roma fino all’esordio con la nazionale francese, ma per me non è stato uno shock o una sorpresa, ma la logica conseguenza del lavoro che avevo fatto. Qualcuno può avvertire la pressione, ma in campo io entro sempre con la tranquillità di chi sa quello che può fare».

Arriviamo al derby di domenica. È il primo vero della tua carriera.
«Ne ho giocati altri, ma tra squadre rivali e non un derby di città come questo. Per me sarà la prima volta, capisco che è qualcosa di enorme, ma veniamo da una bella prestazione. Cercheremo di fare del nostro meglio».

Se dovessi segnare, hai già pensato a qualche esultanza? Magari ancora con la bandierina…
«La cosa più importante è vincere, partiamo da questo. Poi quando ho segnato con il Lecce e ho alzato la bandierina ammetto che non sapevo che mi sarebbe costata un cartellino giallo. Bisogna quindi stare attenti, ma a fine partita ci penserò».

Hai già avvisato Guendouzi che lo batterai?
«No, no (ride, ndr), ma quando siamo stati in nazionale abbiamo già parlato del derby. Domenica poi ci saranno tanti francesi, c’è anche Enzo, ma in campo per me non ci sono amici, sarà una battaglia. Nessuno sconto».

Sei un giocatore che ha grandi margini di crescita dal punto di vista realizzativo. Sei più da gol o da assist?
«Vero, crescendo negli anni ho sempre più occasioni per segnare, ma in realtà la mia idea resta sempre quella di fare la scelta giusta: se un compagno è meglio piazzato di me, preferisco passargli il pallone. Se qualcuno si lamenta? No…(ride,ndr). Ma Artem, come normale che sia, vuole sempre il pallone in area di rigore».

Che rapporto hai con il capitano, Pellegrini? Sta attraversando sicuramente un periodo complicato…
«Molto buono, molto bello, mi ha accolto nei migliori dei modi, è uno di quelli che scherza spesso con me e per noi è un giocatore molto importante: si allena sempre forte, lui è sempre lì per aiutare la squadra. Ma soprattutto è un esempio per tutti noi».

Al netto delle difficoltà di questa stagione, che posto ritieni dovrebbe avere la Roma in campionato?
«Abbiamo avuto un inizio complicato, con tre allenatori e abbiamo faticato a trovare il ritmo, ma ora siamo sulla strada giusta. Siamo sempre più coesi come gruppo e anche in allenamento, va sempre meglio. Difficile ad ogni modo dare indicazioni di dove potremmo arrivare, ma spero il più alto possibile per poterci qualificare in Europa per la prossima stagione».

La Roma è una squadra attrezzata per vincere l’Europa League?
«Sì».

In tutto questo trambusto, la squadra quanto ha percepito la famiglia Friedkin presente?
«Noi avvertiamo sempre la loro presenza, li sentiamo sempre vicini e ci hanno sempre messo nelle condizioni migliori per vincere le gare. Al momento non sono di certo contenti dei risultati, ma siamo noi a dover rispondere sul campo, rispondere così alle loro attese per realizzare il loro progetto».

Quali differenze hai trovato in Serie A rispetto al calcio tedesco?
«Il calcio italiano l’ho trovato ad un livello superiore, sia dal punto di vista tattico che tecnico, in Serie A ci sono tante squadre con idee di calcio ben definite. In Germania era più fisico, un calcio più “box to box”, qui è uno sport più tattico e intelligente, partite sempre molto intense che spesso si vincono con un gol negli ultimi minuti. Di sicuro è un campionato che va a completare il mio bagaglio di esperienza».

Adesso c’è Ranieri: cosa ha portato l’arrivo del tecnico?
«Per noi è una grande fortuna averlo come allenatore, è un grande tecnico, ma lo conoscevo già dai tempi del Monaco: lui è un allenatore molto esperto, la sua idea di calcio si rivela sempre vera. Lo ascoltiamo e cresciamo con i suoi consigli perché ci fa giocare bene».

Tu hai convinto sin da subito, il tuo connazionale Enzo Le Fée, invece, è ancora un oggetto misterioso. Come mai secondo te? Andrà via a gennaio?
«Non parliamo di mercato tra di noi. Lo conosco da 4 anni, dai tempi della nazionale, e lo trovo un giocatore fortissimo. Ritrovarlo a Roma è stato un piacere. In allenamento dimostra sempre il suo valore, sicuramente per lui è un momento difficile ma deve avere pazienza e continuare a lavorare forte: l’atteggiamento è quello giusto, lotta e si batte, trovo che sia molto forte e un giocatore importante».

In chiusura, possiamo tranquillizzare i tifosi che già ti hanno eletto come loro beniamino? Resti a Roma per vincere qui?
«Sì, sì, ho un contratto molto lungo. E ho percepito sin da subito l’amore dei tifosi, questo senza dubbio ha facilitato il mio ambientamento».

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Roma-Lazio, i convocati di Ranieri: out Cristante e Celik. Assente anche Ryan per un dolore al tendine (FOTO)

Domani alle ore 20:45 andrà in scena allo Stadio Olimpico il Derby della Capitale, valido per la diciannovesima giornata di Serie A. Claudio Ranieri ha diramato la lista dei convocati e nell’elenco non figurano Bryan Cristante (lesione ai legamenti della caviglia rimediata in occasione della partita contro l’Atalanta), Mehmet Zeki Celik (out per febbre) e Mathew Ryan (dolore al tendine). Seconda chiamata, invece, per Giorgio De Marzi, portiere classe 2007 della Primavera.

La lista dei convocati 

Portieri: De Marzi, Marin, Svilar.
Difensori: Abdulhamid, Angelino, Dahl, Hermoso, Hummels, Mancini, Ndicka, Sangaré.
Centrocampisti: Baldanzi, El Shaarawy, Koné, Le Fée, Paredes, Pellegrini, Pisilli, Saelemaekers, Zalewski.
Attaccanti: Dovbyk, Dybala, Shomurodov, Soulé.

Sabatini: “I Friedkin sbagliano a non affidarsi a dirigenti come Baldissoni. La Roma si guardi le spalle, la sconfitta nel derby sarebbe pericolosa per la classifica”

IL NEWYORKESE – Walter Sabatini, ex direttore sportivo della Roma, ha rilasciato un’intervista al portale e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura sotto la presidenza di James Pallotta e sul Derby della Capitale. Ecco le sue dichiarazioni.

Lei ha lavorato a Roma con una proprietà americana, sotto la presidenza di James Pallotta. Ad oggi tante proprietà americane sono sbarcate in Italia.
«La proprietà americana della Roma rappresentata da Pallotta potrei definirla la più europea, italiana, di quelle che ci sono state dopo: Pallotta è entrato subito nel contesto, ha voluto vivere in mezzo alla gente, capiva i problemi e se non li capiva se li faceva spiegare. A distanza di anni posso dire che Pallotta è stato un presidente americano ma molto vicino alla cultura italiana e al calcio europeo».

Eppure ricordo che all’epoca si rimproverava a Pallotta di non essere mai a Roma e di delegare tanto…
«Pallotta delegava ma se lo poteva permettere, perché aveva dirigenti di grande sensibilità e conoscenza, compreso me. Veniva spesso a Roma e incontrava spesso anche i tifosi. È stato un presidente importante. In quell’epoca l’ho anche un po’ sottovalutato ma lui non ha mai osteggiato operazioni di mercato, non ha mai chiesto cose che non potevano essere realizzate, ha sempre difeso gli allenatori e i dirigenti quindi è stato un ottimo presidente».

Pensa di essere stato più tutelato come dirigente di quanto non lo siano oggi i dirigenti di due società facenti capo a proprietà americane, Milan e Roma?
«Io sono stato molto rispettato ed è stata molto rispettata la mia autonomia, in questo senso sono stato molto fortunato, fortunatissimo. Oggi non è che non vengono tutelati i direttori sportivi: li hanno cancellati. Le nuove proprietà americane o i fondi americani non vogliono più il direttore sportivo: vogliono far loro con i loro scouting che si portano dietro». […]

Ivan Zazzaroni ai nostri microfoni ha detto che i modelli oggi vincenti delle proprietà americane in Italia sono quelli in cui il management è stato affidato a dirigenti italiani, come Atalanta e Inter. Anche Walter Sabatini pensa che sia questa la strada?
«Questa sarebbe la strada più consigliabile. Le faccio un esempio: Mauro Baldissoni è stato un grande direttore generale della Roma, bastava che i Friedkin l’avessero chiamato e tutti i guai che sono successi quest’anno nella gestione tecnica del gruppo non ci sarebbero stati. Appoggiarsi a qualcuno così è una cosa che i Friedkin non hanno fatto e sono certo che sia stato un errore». […]

Però è un dato di fatto che oggi le proprietà di Roma e Milan, Friedkin e Cardinale, non sono amate dai tifosi.
«Non è un segreto che i tifosi si vogliono sentire partecipi: una sensibilità evoluta coglie questa esigenza, soprattutto a Roma. Le squadre non sono delle proprietà ma della gente, e a Roma la gente ama la squadra, tanto che l’Olimpico fa il tutto esaurito tutte le partite. Ma questo privilegio non è stato sfruttato al massimo, perché la partecipazione, la gioia e l’entusiasmo dei tifosi vanno anche convogliati, invece non è successo né alla Roma né al Milan». […]

Ricordo che con Pallotta fu proprio lei a decidere di interrompere il rapporto…
«Decisi io perché Pallotta aveva chiesto a Franco Baldini di fare il suo consulente personale e non c’è nessun direttore sportivo che può accettare una soluzione come questa: tu fai il ds e combatti contro il mondo intero e il tuo presidente ha un suo consulente personale… Allora a che serve il direttore sportivo? Sia bene inteso, non ci sono colpe da parte di Baldini, che aveva solo accettato un’offerta, ma quando è successo io ho ringraziato e me ne sono andato». […]

 

Guardando avanti, domenica scenderanno in campo Roma e Lazio nel derby capitolino, lei che è stato dirigente di entrambe le squadre che partita si aspetta?
«Il derby è sempre derby, inutile chiarire l’importanza di una partita simile. Quello che posso dire è che in questo momento il risultato del derby di Roma determinerà effetti importanti. La Lazio sta vivendo un momento magico e perdere il derby sarebbe un colpo molto deludente per tutta la popolazione laziale, alla luce dello splendido campionato che stanno disputando i biancocelesti: una sconfitta rischierebbe di rappresentare un freno per una squadra lanciata. Per quanto riguarda la Roma il discorso è molto diverso perché un risultato negativo inciderebbe in maniera pericolosissima nella classifica, perché la Roma si deve guardare alle spalle: mi dispiace doverlo dire ma è una questione aritmetica. La Roma si deve guardare le spalle e deve vivere e affrontare il derby per il risultato».

Parlare di Roma che rischia di andare in Serie B non le sembra un esercizio retorico? Alla luce del valore della rosa intendo, rispetto alle competitor che lottano per non retrocedere. Per lei è un rischio concreto?
«Ma il calcio è una tragedia, io questo l’ho anche scritto, e come tragedia a volte procura danni irreparabili. Non credo neanche io, valutando il valore assoluto delle squadre, che la Roma possa rischiare però a volte le partite si perdono in maniera del tutto imprevedibile, per un episodio, un calcio d’angolo, un autogol, una situazione non controllabile. Allora speriamo…».

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