Post Match – Perché Gasperini ha invertito Hermoso e Ndicka

LR24 (MIRKO BUSSI) – La lettura delle formazioni di Roma-Inter ha svelato le lunghe elucubrazioni che hanno accompagnato la vigilia di Gasperini. E probabilmente spiegano quanto l’allenatore romanista rispettasse l’avversario, al punto da mostrare un paio di assetti inediti. Più della scelta di Dybala come vertice offensivo, il riferimento è a Wesley, l’esterno in rosa più in grado di scendere in pista senza imbarazzi con Dumfries, e ancor di più alle posizioni di Ndicka ed Hermoso. Gasperini, infatti, decide di far traslocare Ndicka a destra e sistemare lo spagnolo sul centro-sinistra, a dispetto di quanto aveva fatto finora, utilizzandolo principalmente a piede contrario.

La domanda, generica, sulla valutazione del lavoro difensivo svolto, offre a Gasperini la possibilità di lasciare un indizio sul percorso mentale che l’ha portato a questa scelta: “Ndicka ed Hermoso sono due mancini, preferisco sia Hermoso ad uscire alto. Ci sono tanti destri che giocano a sinistra, noi avendo due sinistri su tre uno doveva per forza giocare a destra. Ma non c’entra niente con il gol”.

Perché, allora, Hermoso sarebbe dovuto uscire alto? Per gli abbinamenti scelti nelle consuete pressioni con riferimenti sull’uomo. Infatti, la Roma pareggiava i tre difensori dell’Inter con i propri giocatori offensivi. Pellegrini, Dybala e Soulé si spartivano così Akanji, Acerbi e Bastoni. Koné era il delegato su Calhanoglu, Cristante avrebbe girato con la foto segnaletica di Mkhitharyan e Barella, dunque, rimaneva come “dispari”. Serviva dunque un terzo di difesa, sul centro sinistra, che rompesse continuamente in avanti per andare ad accorciare sulla mezzala di destra di Chivu. Come si vede chiaramente dall’istantanea presa a metà primo tempo. A quel punto, Mancini e Ndicka sarebbero stati i responsabili dei duelli con Lautaro e Bonny. Con l’ivoriano considerato, presumibilmente, più dotato fisicamente per reggere l’urto e la verticalità dell’ex Parma, anche in rapporto alle caratteristiche tecniche e fisiche di Mancini o Hermoso.

Qui, inevitabilmente, l’Inter ha giocato per stuzzicare le scelte difensive di Gasperini. Barella, assecondando quella che è stata la sua evoluzione nel tempo, tendeva principalmente verso la propria costruzione che ad invadere il campo romanista. Questa scelta portava Hermoso a doversi allontanare sempre di più dal proprio habitat naturale. È chiaro già al 4′, prima dello 0-1, come Barella funga da esca. Nella scena immortalata sopra è Mancini a prenderlo in consegna, seguendo il movimento del centrocampista dell’Inter fino a una decina di metri da Sommer, in possesso del pallone al limite dell’area. Quando Barella arriverà ad abbassare la sua posizione al lato del portiere nerazzurro, addirittura sotto la linea del pallone, allora Mancini batterà la ritirata preferendo una superiorità difensiva sull’ultima linea.

Sarà questa la sceneggiatura su cui poggerà il gol poi decisivo nella partita. Sulla costruzione alta dell’Inter, Barella si apre in ampiezza, al lato di Akanji in possesso. Il pallone è lasciato “aperto” da Pellegrini che non ha ancora alzato la pressione sul proprio riferimento, per questo Hermoso sceglie inizialmente di allentare la presa su Barella. Quando scatta il passaggio del difensore ex City in direzione del centrocampista, Hermoso abbandona i blocchi per uscire. Comportamento in linea con i dettami generali di Gasperini che, infatti, nel post partita approverà la scelta dello spagnolo. Inevitabilmente, in questo modo si concede un facile accesso diretto per la profondità, con Mancini orientato su Lautaro, posizionato tra le linee, e Ndicka chiamato a gestire Bonny.

Qui si apre l’altro capitolo decisivo dell’episodio: la scelta del centrale ivoriano su come proteggere quella profondità. Invece di seguirne il taglio, impegnandosi in un duello su 30-40 metri, Ndicka tenta di spegnere il pericolo con la soluzione meno dispendiosa ma anche più rischiosa, il fuorigioco. Senza avere la giusta coordinazione con Celik, inizialmente allineato, Ndicka, scegliendo il passo in avanti, si procura un forte ritardo nell’inseguimento che faciliterà poi la finalizzazione a Bonny.

Gasperini ritrova l’incubo Meler: la folle aggressione in Turchia, il “peggior rigore nella storia del calcio” in Bruges-Atalanta e le polemiche in Arabia (VIDEO)

Sarà Halil Umut Meler l’arbitro di Roma-Viktoria Plzen, match valido per la terza giornata della fase campionato di Europa League e in programma giovedì alle ore 21 allo Stadio Olimpico. Fischietto classe ’86 della sezione di Izmir, dirigerà per la prima volta entrambi i club. Nella sua carriera ha però incontrato in numerose occasioni squadre italiane: due volte Lazio (una vittoria e una sconfitta) e Atalanta (una vittoria e una sconfitta) e una volta Milan (una vittoria), Fiorentina (un pareggio), Juventus (una vittoria) e Napoli (una vittoria).

La storia di Meler è caratterizzata da numerosi episodi controversi e l’ultimo è stato vissuto in prima persona proprio da Gian Piero Gasperini. Durante Club Brugge-Atalanta, andata del playoff della passata edizione della Champions League, l’arbitro assegnò un rigore inesistente in favore dei padroni di casa per un leggerissimo tocco di Isak Hien con il braccio destro sul volto di Gustaf Nilsson: Il peggior rigore nella storia del calcio?”, titolò il The Athletic. Furioso anche l’ex tecnico della Dea: “L’arbitro ci ha spiegato la decisione? La deve spiegare a tutto il calcio, mica a noi. Prima in Europa non si fischiavano questi contatti? Dall’Italia stiamo contagiando tutto il calcio, che va in una direzione diversa da quello che è. Tutti i protagonisti hanno un’idea completamente diversa sui falli di mano, ma soprattutto sui contatti, che sono diventati il vero dramma. Ormai i calciatori simulano di continuo, si buttano, urlano subito e amplificano con la speranza di rubacchiare un giallo o un rigore. Siamo lontani dallo spirito dal calcio, che va in una direzione guidata da pochi ma non so da chi. Di sicuro non mi piace quello che sta diventando, non conosco più le regole di questo sport. Si sta eliminando il contatto o non lo si distingue, ora toccherà correre e saltare come i pinguini. Regolamento e arbitraggi sono oggi distanti da quello che sostengono i calciatori, ormai è uno sport diverso da quello che è stato per secoli”.

L’arbitro è però conosciuto in tutto il mondo per una bruttissima aggressione subita l’11 dicembre 2023 al termine della partita tra Ankaragucu e Caykur Rizesport. Il direttore di gara fu aggredito con un pugno al volto dal presidente dei padroni di casa, Faruk Koca, e ricevette anche alcuni calci dai suoi collaboratori dopo aver assegnato un rigore (poi realizzato) al minuto 97 agli ospiti. Colpi violentissimi, tanto che Meler fu ricoverato in ospedale con un trauma cranico e fratture al costato: “Sono crollato e sono caduto a terra. I calci quando ero a terra non li dimenticherò mai – le sue parole -. Non perdonerò mai chi mi ha aggredito”. Il campionato turco fu temporaneamente sospeso e riprese il 19 dicembre.

Meler fu criticato anche in Arabia Saudita, quando arbitrò Al Shabaab-Al Hilal: i padroni di casa presentarono un reclamo ufficiale al comitato arbitrale e la Federcalcio Saudita diede ragione al club, ammettendo che l’arbitro “ha influenzato il risultato con le sue decisioni sbagliate”. Un altro episodio negativo risale a Oman-Arabia Saudita (semifinale di Coppa del Golfo): il commissario tecnico degli ospiti, Hervé Renard, non accettò alcune decisioni del direttore di gara e lo affrontò quasi faccia a faccia prima di essere bloccato dai suoi assistenti.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Fanatik (@fanatikcomtr)

LR24

ROMA-VIKTORIA PLZEN: arbitra Meler, nessun precedente con le due squadre. San al VAR e Brisard AVAR: confermarono il rosso a Hummels contro l’Athletic

Sarà Halil Umut Meler l’arbitro di Roma-Viktoria Plzen, match valido per la terza giornata della fase campionato di Europa League e in programma giovedì alle ore 21 allo Stadio Olimpico. Il fischietto turco sarà coadiuvato dagli assistenti connazionali Abdullah Özkara e Bersan Duran, mentre il IV Uomo sarà Kadir Sağlam. Al VAR ci sarà lo svizzero Fedayi San, mentre l’AVAR sarà il francese Jérôme Brisard.

(uefa.com)

VAI ALLE DESIGNAZIONI UFFICIALI


Sarà il primo incrocio in carriera tra l’arbitro classe ’86 e le due squadre, mentre Jérôme Brisard e Fedayi San tornano ad affrontare la Roma dopo la sfida contro l’Athletic Club al San Mames, valida per il ritorno degli ottavi di finale di Europa League della passata stagione. In quell’occasione i due (Brisard al VAR e San AVAR) confermarono la contestatissima decisione dell’arbitro Clement Turpin di espellere Mats Hummels al minuto 11 per un fallo da ultimo uomo a centrocampo e il rosso (restano ancora dei dubbi sul colore del cartellino) costò l’eliminazione ai giallorossi.

LR24

Boniek: «Dovbyk, liberati di più. Gasperini garanzia”

CORSPORT – La premessa di Zbigniew Boniek è un bagno d’umiltà tipico dei grandi. «Non fatemi parlare da ex o da dirigente, quando c’è di mezzo la Roma io sono semplicemente un tifoso come tutti gli altri». Eppure uno che da calciatore aveva proprio le caratteristiche di cui oggi Gasperini avrebbe un disperato bisogno per far decollare il suo attacco – un’ala/seconda punta capace di far gol, accelerare in campo aperto, destreggiarsi nello stretto e legare il gioco della squadra – potrebbe dire molto sulla crisi offensiva della formazione giallorossa. «Qualche problema là davanti c’è ed è evidente – il pensiero della leggenda del calcio polacco, ex vicepresidente Uefa, da calciatore Roma dal 1985 al 1988 – ma penso anche che Gasperini sappia fare il suo mestiere: quindi fidatevi, troverà una soluzione e la squadra volerà».

Togliamoci il dente: questa squadra per lei è davvero da Champions?

«Milan, Inter, Napoli e Juve sono le favorite per quei quattro posti. Mi auguro che la Roma possa entrare in questa lotta, significherebbe risolvere tanti problemi anche economici oltre che avere una prospettiva tecnica importante per il futuro. Se non ci fosse Gasperini in panchina direi che è quasi impossibile raggiungere il vertice, ma Gasp è una garanzia».

Quindi la Roma va promossa?

«È seconda con Inter e Napoli, o sbaglio?»

(…)

Come si spiega i problemi dell’attacco?

«Aspettiamo che Dybala cresca di condizione. Lui è una scintilla».

E Dovbyk? Va aspettato?

«Noto che quando gli danno la palla buona, fa quasi sempre centro. Ma cerca troppo il difensore centrale, anziché provare a smarcarsi. Ingaggia una sorta di duello con il centrale avversario, diventa sempre una gara a chi fa meglio a spallate. Non capisco. Se riuscisse ad attaccare gli spazi vuoti, provando qualche movimento senza palla, sarebbe sicuramente più pericoloso».

E ci sarebbe Ferguson.

«Nella prima partita sembrava esaltato, ha fatto vedere quello di cui è capace. Poi si è un po’ spento. È giovane, bisogna stare attenti con i giudizi e ha bisogno di tempo perché la Serie A è un campionato tosissimo per le punte».

(…)

Con il Plzen già 53 mila cuori giallorossi

IL ROMANISTA (D. FIDANZA) – Una sconfitta da archiviare immediatamente ed un trend interno da invertire. Giovedì sera allo Stadio Olimpico andrà in scena Roma-Viktoria Plzen valevole per la terza giornata della fase campionato di Europa League. (…) Per tornare ad essere un fattore determinate i tifosi della Roma sono pronti a colorare nuovamente l’impianto già a partire da giovedì sera. Per la partita interna infatti contro il Viktoria Plzen, a due giorni di distanza dall’evento, sono già previsti circa 53 mila sostenitori romanisti pronti a spingere la squadra verso il secondo successo della fase campionato. Per una partita infrasettimanale alle 21 si tratta di una risposta importante che potrebbe anche essere destinata ad aumentare nelle restanti 48 ore che ci separano dalla partita. (…)

L’occasione Kalimuendo

La Roma ha un pensiero stupendo che si chiama Kalimuendo. Al netto delle rime, a essere baciata stavolta è la congiuntura – alcuni lo chiamano destino – che oggi vede un bomber di grande prestigio internazionale ai margini di un progetto e una squadra, la Roma, con problemi offensivi. L’occasione è stata già fiutata, l’orizzonte è posto al mese di gennaio: a Trigoria sono in corso delle riflessioni sul centravanti di 23 anni, nazionale francese, autore di 33 gol nelle ultime due stagioni al Rennes prima del passaggio (ad agosto) al Nottingham Forest, in Premier League, dove però la forza, l’atletismo e la verve del centravanti non hanno ancora trovato il terreno fertile per esprimersi. Kalimuendo è costato 30 milioni di euro. Facile comprendere dunque perché, per tanti club di Serie A, Milan incluso, nell’ultima finestra estiva risultava inavvicinabile. (…) La Roma non ha un budget così importante da poter liquidare il Forest, dove tra l’altro lavora Lina Souloukou, ex Ceo del club giallorosso. Così potrebbe proporre la formula più conveniente: sei mesi di prestito, un diritto di riscatto e, mal che vada, la garanzia di poter comunque dare spazio a un calciatore che in Inghilterra rischierebbe di svalutarsi con un lungo contratto (fino al 2030) davanti a sé. (…) La Roma, la Serie A e la prospettiva di giocare da protagonista in Europa, ovviamente, rappresentano delle prospettive allettanti. Ma c’è di più. Il ds dei giallorossi Massara conosce molto bene il ragazzo, avendo appunto lavorato al suo fianco nella stagione scorsa al Rennes. Il rapporto tra i due è ottimo e potrebbe diventare un acceleratore per la trattativa nel caso in cui le due necessità – quella di un attaccante fronte Roma, quella di giocare con continuità fronte calciatore – trovassero un punto d’incontro. La Roma, fin qui, si limita a osservare e a valutare possibili occasioni. E alla fiera dell’usato è spuntato nientemeno che Joshua Zirkzee, il cui matrimonio con il Manchester United è ai titoli di coda. (…) L’ipotesi del prestito, per ragioni simili a quelle di Kalimuendo, non va esclusa: lo United, un po’ come il Forest, avrebbe tutta l’intenzione a mettere in mostra su altre vetrine calciatori che dalle loro parti non brillano. (…)

(corsport)

Il paradosso dell’Olimpico. Senza più Roma e Lazio raddoppieranno gli incassi

Sbaglia di grosso chi ipotizza lo scenario apocalittico di un Olimpico derelitto e a corto di fondi dopo l’abbandono del Campionato, della Coppa Italia e di quelle europee e immagina la disperazione di chi oggi lo gestisce: secondo Sport e Salute (proprietaria del solo Olimpico, concessionaria fino al 2100 del Foro che appartiene al Demanio) la prospettiva è diversa. E, interpretazione libera, sarà proprio la liberazione dai vincoli imposti dalle squadre romane a rilanciare il Parco Sportivo potenzialmente più bello del mondo. Tra i favorevoli «all’esodo» dall’Olimpico si sono arruolati ieri l’Assessore all’Urbanistica capitolino Maurizio Veloccia («Avanti con il nuovo stadio, riqualificheremo undici ettari rinaturalizzandone tre») e il presidente della Regione, Francesco Rocca, che afferma come sia «giusto che la Roma abbia una sua casa, altrettanto mi auguro possa avere la Lazio». (…) Il modello di gestione previsto da Sport e Salute (l’orizzonte temporale per metterlo a regime è quello degli Europei 2032) prevede di modellare il Foro sull’esempio di Saint Denis a Parigi o del Queen Elizabeth II Olympic Park di Londra. Con una differenza importante: i due magnifici parchi inglesi e francesi sono luoghi anonimi e marginali rispetto alle città che li ospitano, il Foro Italico è nel cuore di Roma e ha una storia straordinaria. L’Olimpico continuerà ad ospitare il grande calcio (le Coppe, la Nazionale), il rugby, l’atletica (l’Italia punta al Mondiale 2029 o 2031), concerti e spettacoli. Al Foro Italico c’è spazio per tennis, padel e altre discipline che potranno trovare posto e altri spettacoli, le Piscine sono tra le più belle d’Europa e lo Stadio dei Marmi – Pietro Mennea è un luogo rinnovato (si sta lavorando per rendere fruibile anche l’anello interrato) e polifunzionale.  (…) A regime, il Foro Italico potrebbe rendere almeno 35 milioni di euro a stagione (il doppio di adesso) accogliendo oltre sei milioni e mezzo tra visitatori, spettatori e fruitori degli impianti. Tra le ipotesi più interessanti ci sono l’attivazione di poli per il benessere in collaborazione con l’Università del Foro e vetrine di sport emergenti.

(corsera)

La Roma di Gasp non sa fare gol. Bailey sgomita per una maglia

Volta la carta, Gasperini. L’ultima da scoprire nell’attacco romanista: Leon Bailey è pronto a partire titolare dopo quasi due mesi di assenza, smorzati dal battesimo lampo (un quarto d’ora sul finale di gara) della sfida persa contro l’Inter e dal gol – il primo durante una partitella d’allenamento – ieri a Trigoria. Vuole ritagliarsi più spazio, il giamaicano. E lo farà sicuramente contro il Viktoria Plzen, giovedì 23 ottobre all’Olimpico, terzo appuntamento della fase campionato dell’Europa League. (…) Gasperini vuole uno sprinter alla Lookman, vero traino delle ultime stagioni dell’Atalanta. Bailey non ha proprio le stesse caratteristiche del nigeriano, soprattutto in fase realizzativa. Ma ci si può avvicinare. Come? Seguendo le indicazioni del tecnico, che lo vuole provare a sinistra. I numeri dicono che può giocare anche lì: 33 gol e 24 assist (in 128 partite) in carriera partendo da quella zona del campo. Un altro esperimento, visto che ultimamente il giamaicano ha sempre giocato a destra (è mancino). Poco importa: nel calcio fluido di Gasp tutto si trasforma. Senza dimenticare il ruolo più canonico: come ala destra, Bailey può alternarsi con Soulé, facendo rifiatare l’argentino, sempre titolare in questo inizio di stagione. (…)

(La Repubblica)

Mancini fa il leader. Con Gasp è al top

Se c’è una certezza nella nuova Roma di Gian Piero Gasperini, è la difesa. Tre gol subiti in sette giornate, miglior retroguardia della Serie A e tra le più solide d’Europa. Al centro di questo muro c’è Gianluca Mancini, anima e voce di una linea che ha trovato equilibrio, concentrazione e compattezza. Il numero 23 è diventato il simbolo di una squadra che ha imparato a soffrire meno e a leggere le partite con lucidità. Un leader naturale, che non ha bisogno della fascia per essere ascoltato. Con Gasperini, il suo primo maestro ai tempi dell’Atalanta, Mancini ha completato una metamorfosi tattica cominciata lo scorso anno con Claudio Ranieri: da braccetto aggressivo a centrale della difesa a tre, praticamente un regista aggiunto della manovra. (…) La sua presenza trasmette sicurezza a tutto il gruppo, anche nei momenti di maggiore pressione. Il ritorno in Nazionale è stato la naturale conseguenza di questa crescita. Gattuso lo ha riportato nel progetto azzurro. Contro Israele, nella gara vinta 3-0, Mancini ha siglato il terzo gol con un colpo di testa che ha chiuso la partita e, simbolicamente, consacrato il suo momento d’oro. (…) Con i tifosi ha costruito un legame autentico, alimentato da gesti e parole che hanno il sapore della sincerità. Il suo contratto scade nel 2027 e, anche se la società al momento ha altre priorità, il tema del rinnovo tornerà presto sul tavolo. A fine stagione sarà inevitabile parlarne. L’idea di chiudere in giallorosso lo attrae, ma più di ogni altra cosa conta la sensazione di appartenere a un progetto che lo rappresenta. (…)

(corsera)

Le arti marziali prima dei calcio. Ziolkowski cresce, lo guida Mancini

La carriera di Ziolkowski è iniziata sul tatami e non su un campo da calcio. Da piccolo il suo idolo era Blachowicz – campione dei pesi massimi-leggeri Ufc – e le arti marziali gli hanno trasmesso carattere e disciplina. Poi ha deciso di cambiare sport ed inseguire il sogno di diventare un calciatore. Quasi scontato per un ragazzo cresciuto a pochi chilometri dallo stadio del Legia Varsavia, la sua squadra del cuore e quella che lo ha fatto esordire nel mondo dei grandi. Il suo primo allenatore lo spinse a continuare col calcio: «Giocherai nel Real Madrid». È ancora presto per parlare di futuro, ma Ziolkowski nelle prime apparizioni con la Roma ha già dimostrato di essere maturo nonostante i soli 20 anni. La mezz’ora contro l’Inter ha convinto un po’ tutti, ha tenuto testa al pari età Pio Esposito e giovedì contro il Viktoria Plzen si candida per gio-care finalmente dall’inizio. (…) Il primo ad accorgersi del suo talento è stato il ds Massara che lo seguiva già da diversi mesi e ad agosto è bastata una chiamata per ricevere il ‘sì’. Ha spedito al mittente varie proposte arrivate dall’Italia (Udinese), Germania (Borussia Monchegladbach) e Francia (Lione) e il ds dopo l’incontro nella Capitale con il suo procuratore ha fin da subito avuto l’ok. Ma la trattativa è stata tutt’altro che semplice. Il tira e molla col Legia è durato più del previsto e Jan è sbarcato a Roma solamente negli ultimissimi giorni di mercato. (…) Si è già innamorato della città ed ha preso una casa in zona Eur dove abita con la fidanzata e un cane barboncino. Ora si avvicina l’esordio dal primo minuto in Europa League.

(Il Messaggero)