Ranieri: “Ho allenato ragazzi d’oro”

IL TEMPO (R. MANGANARO) – Si è svolta la cerimonia di consegna dei riconoscimenti della 20° edizione del «Premio ASI Sport & Cultura», appuntamento ormai consolidato nel panorama sportivo italiano e momento di riflessione sui valori più autentici dello sport. Nato nel 2006 in occasione del decennale dell’Ente di Promozione Sportiva ASI, il Premio ha celebrato anche quest’anno non solo le eccellenze del movimento sportivo nazionale, ma soprattutto l’impegno, l’aggregazione, la solidarietà, l’innovazione e l’amicizia, principi fondanti
dell’attività sportiva intesa come strumento educativo e sociale.

Nel corso dell’evento, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, dirigenti sportivi e protagonisti del mondo dello sport e della cultura, è stato conferito un riconoscimento speciale a Claudio Ranieri. L’allenatore, visibilmente emozionato, ha espresso tutta la sua soddisfazione per il premio ricevuto, sottolineandone il valore simbolico: «Questo premio ha significato tanto per me e mi ha reso orgoglioso di aver contribuito a far apprezzare l’Italia nel mondo. Io sono il più piccolo e vengo premiato, ma ci sono grandi campioni che hanno rappresentato il Paese nel modo migliore».

Ranieri ha poi ripercorso alcune tappe fondamentali del suo percorso umano e professionale soffermandosi in particolare sul legame profondo con la Roma e con lo Stadio Olimpico, luogo carico di ricordi ed emozioni. «Da ragazzo mi batteva il cuore solo quando venivo qui a vedere la Roma e pensavo se un giorno sarei riuscito a giocare in questo stadio. I miei sogni si sono realizzati e sono veramente soddisfatto di quanto fatto», ha raccontato, richiamando l’importanza dei sogni come motore di ogni carriera.

Alla domanda sui progetti futuri, il tecnico non ha mostrato alcun segno di stanchezza o appagamento: «Ne ho sempre. L’uomo che smette di sognare ha chiuso. Ne ho tanti da realizzare e bisogna lavorare duramente per raggiungerli». Parole che riassumono una filosofia di vita fatta di passione, sacrificio e continuo desiderio di migliorarsi.

In chiusura, non è mancato un riferimento alla Roma e alla clamorosa rimonta della scorsa stagione, simbolo di un gruppo unito e sostenuto dal proprio pubblico. «Ho avuto la fortuna di allenare ragazzi d’oro e di avere almeno 60mila persone a soffiarci dietro a ogni partita all’Olimpico. Lo avevo detto quando ero arrivato: da soli non ce l’avremmo fatta. I tifosi ci hanno spinto e incoraggiato ogni volta». Un tributo sentito a una tifoseria che, ancora una volta, ha dimostrato quanto lo sport sia soprattutto condivisione ed emozione collettiva.