Da Como al Como. In uno di quei percorsi calcistici che neppure il miglior sceneggiatore di Hollywood sarebbe stato capace di partorire. Perché in dodici mesi è cambiato tutto. E se si tornasse indietro non ci sarebbe nessuno che scommetterebbe un euro sulla Roma prima in classifica nell’anno solare che stiamo per salutare. Quindici dicembre dello scorso anno. La Roma si presenta su quel ramo del lago manzoniano. Claudio Ranieri è arrivato da poche settimane a Trigoria. Constatando la devastazione lasciata da dirigenti incompetenti (eufemismo) e da un allenatore che il sor Claudio si chiedeva come mai facesse il suo stesso mestiere. Al novantesimo il risultato era quello iniziale, in quel momento, simile a una boccata d’ossigeno. Poi il patatrac. Gabrielloni, sì Gabrielloni, e Nico Paz confezionano la vittoria per la squadra di Fabregas con la Roma che sprofonda ai confini della zona retrocessione. Da lì, però, poi è cominciata tutta un’altra storia. (…) Ranieri l’ha riportata in Europa sfiorando pure la qualificazione alla cassaforte della Champions League, scegliendo poi il suo erede in quel Gasperini a cui sono stati sufficienti pochi mesi per dissipare l’antipatia e lo scetticismo con cui era stato accolto. Il risultato, dopo quindici partite di campionato, è una Roma da Champions: quarta in classifica a un punto dalla terza, due dalla seconda, tre dalla prima, playoff (minimo) garantiti in Europa League, quattordici vittorie in ventuno partite, nonostante gol con il contagocce in un senso e nell’altro (miglior difesa del campionato). Numeri che possono e devono legittimare quel sogno che proprio il Gasp ha ufficializzato. (…) Sabato prossimo, a Torino, contro la Juventus che pare stia rispondendo alle cure dell’ex Spalletti. La Roma la affronterà da quarta sapendo che qualsiasi risultato verrà fuori, rimarrà tale. Gasp e i suoi discepoli si convincono che non poteva confezionarsi situazione migliore. Perché si può.
(La Repubblica)