Gasp è il migliore. Ma noi deppiù

Tutti noi, ieri, già dal quinto minuto del primo tempo, avremmo preso per il collo, del piede, i calciatori della Roma per stimolarli a tirare di collo, del piede. Passa la nottata, e non l’amarezza, ma al risveglio, a freddo, possiamo farci una domanda: noi che al massimo abbiamo giocato i tornei scolastici e parrocchiali siamo davvero nella condizione di insegnare ai calciatori professionisti come si calcia il pallone?

Davvero pensiamo di poterci fare spazio tra Gasperini e i suoi collaboratori per urlare da bordo campo a Dybala, Baldanzi, Cristante, El Aynaoui, Pellegrini, Kone e Dovbyk che devono tirare la botta? Riflettendo, stamattina, io sono arrossito per avere pensato queste cose durante e dopo Milan-Roma, o a margine di Roma-Inter. Ma d’altronde siamo il popolo che va dal medico e gli presenta la diagnosi prima di essere visitato, che va dal meccanico e gli indica dove intervenire.

Da tifosi della Roma, negli ultimi anni siamo diventati persino urbanisti, archistar ed esperti di finanza, capaci di spiegare a presidenti di club, giunte comunali e regionali come e dove si fanno gli stadi. Esperti persino di carotaggio. La Roma aveva un problema che non è stata capace di risolvere. Viviamo nella città in cui se muovi una critica al mercato estivo si pensa che dietro la critica ci sia un retrogusto acido, figlio di antipatie nei confronti della direzione sportiva. E siamo così presuntuosi da credere che i calciatori siano così stupidi e gli staff tecnici così impreparati da non rendersi conto che basterebbe tirare la botta per trasformare le serate post sconfitta nel carnevale di Rio.

Siamo convinti che se Pellegrini, El Aynaoui, Kone e Baldanzi fossero allenati da Conte affiancherebbero nella classifica marcatori Anguissa e Mc Tominay? La Roma segna poco, per caratteristiche e lacune. Da anni. Ci sono stati tecnici che, preso atto di tali lacune e caratteristiche, hanno provato a sfruttare le peculiarità del gruppo, ossia difendere i magri bottini realizzativi, anche a scapito del calcio champagne che tanto piace oggi. Gasperini sta provando a scardinare questo sistema, lavorando sul campo a modo suo. In modo serio. Identificativo. Anche a costo di commettere errori, anche quando la cosa più banale e stupida diventa etichettarlo come quello che “sta a fa er fenomeno” perché costretto e continuo a modellare il reparto offensivo per trovare la formula giusta. E soprattutto Gasperini fa l’allenatore, non le convergenze ai piedi.

A inizio agosto disse che gli obiettivi della Roma sarebbero stati determinati dagli acquisti in attacco nelle ultime quattro settimane di sessione estiva. La Roma aveva già preso in prestito un potenziale buon calciatore, Ferguson, che nell’ultimo anno aveva visto tanti lettini dei fisioterapisti, poco campo e pochi palloni finire in porta. E da inizio agosto al due settembre avrebbe preso soltanto Bailey, calciatore utilissimo in quanto uno dei pochi che salta l’uomo, ma storicamente incostante e con scarsa propensione realizzativa. Non è ingeneroso urlare contro la televisione quando Cristante (uno dei pochi che sa tirare da fuori) fa ballonzolare il pallone lontano dalla porta e se El Aynaoui passa la palla a Maignan, al pari di Pellegrini nel secondo tempo. Ma pensare che i problemi di una squadra, che comunque ha un solo punto in meno del Napoli che ha tre centravanti e che ha pagato il meno dotato trentacinque milioni, siano legati soltanto all’addestramento dei calciatori durante le sedute a Trigoria, è ridicolo.

Gasperini ieri per rimontare la partita ha fatto entrare Pellegrini, Baldanzi e Dovbyk, oltre a Bailey. Pellegrini, Baldanzi e Dovbyk in estate dovevano partire. Gasperini aveva dato l’ok. La Roma, sapendo che non era facile, non è riuscita a piazzarli. Ma soprattutto non è stata in grado di rimpiazzarli. E questo è un dato di fatto. E se Gasperini è più amareggiato per l’infortunio di Dybala che per la sconfitta rocambolesca, significa che anche lui, come Ranieri e come Mourinho, sa che Dybala è l’unico che può fare qualcosa di utile sotto porta. Anche dopo una partita giocata da Dybala malissimo e chiusa peggio, con il rigore fatale sbagliato.

In the box – @augustociardi75