MANCINI: “Rincorsa Champions? Avremo otto partite toste, non abbiamo fatto ancora niente. Ranieri è importante per noi, ha portato tranquillità” (VIDEO)

CRONACHE DI SPOGLIATOIO – In occasione della nuova puntata del programma “Fontana di Trevi” di ieri sera disponibile su YouTube (con la conduzione del giornalista Riccardo Trevisani) è intervenuto il difensore della Roma Gianluca Mancini. Il giocatore ha parlato in linea generale dell’attuale situazione in casa giallorossa e degli obiettivi da perseguire da qui fino al termine della stagione. Queste le sue parole.

Possiamo chiamarla rincorsa Champions?
“Sicuramente dal derby di andata ad oggi in pochi ci avrebbero pensato, nello spogliatoio sapevamo quello che stavamo facendo, anche noi facevamo fatica ma poi con il lavoro e la tranquillità che ha portato il mister ci siamo resi conto che potevamo riprendere quel gruppone. Adesso ci siamo, però saranno otto partite veramente toste, pensiamo partita per partita per rimanere sempre attaccati”.

Quando vedevate la Roma quattordicesima, pensavate alle coppe come un’ancora di salvezza o avete sempre pensato che il campionato fosse recuperabile?
“Avendo fatto negli ultimi cinque anni minimo le semifinali l’Europa League è sempre stato un torneo a cui ci tenevamo, peccato che quest’anno non sia andata così. In campionato faceva troppo male vederci in quelle posizioni in quei mesi dove i risultati non arrivavano, ma come ho detto molte volte l’impegno durante gli allenamenti, la voglia di stare bene insieme anche quando le cose andavano male c’era, non dico che eravamo super tranquilli ma il pensiero che le cose si sarebbero sistemate c’era. Non posso dirti che avremo abbandonato il campionato per le coppe, nello spogliatoio ragioniamo partita dopo partita, in campionato ci premeva a tutti dentro lo stomaco di risalire la classifica, vedere la Roma in quelle posizioni faceva male. In coppa abbiamo dato il massimo, nell’ultima partita purtroppo una decisione ha cambiato l’esito del match e ce la siamo portata via, ma l’impegno che abbiamo messo sia in campionato che in Europa è stato sempre quello, dare il massimo per arrivare fino in fondo. In campionato non abbiamo fatto ancora niente”.

Ci racconti una profezia, una battuta che ha fatto Ranieri da quando è arrivato?
“Il mister ha aperto la porta del nostro spogliatoio e ha trasmesso questo rilassamento dalla tensione e mal di stomaco, vivevamo male questa situazione con i risultati che non arrivavano. Il mister ci ha spiegato come lavorava e cosa pretendeva da noi sia a livello di campo che atteggiamento, una cosa che mi ha colpito è che fin da subito ha detto “I cavalli buoni si vedono alla fine”. E’ arrivato in una situazione drammatica, non ci conosceva e dire una cosa così ci ha fatto capire che lui ci credeva anche se non ci conosceva, lavoriamo, facciamo quello che ci chiede, seguiamo la sua esperienza e magari potremo arrivare dove siamo adesso. Ripeto però che è nulla, manca ancora tanto alla fine e ora siamo concentrati per il fine campionato”.

Quanti messaggi hai lasciato a Ranieri per dirgli “Resta”?
“E’ un tema particolare ma il mister è sempre stato chiaro con noi, anche nelle ultime settimane con voi giornalisti. Una figura così nello spogliatoio è importante per noi ma per tutto l’ambiente Roma, da chi lavora dentro Trigoria a chi viene allo stadio. Il mister sarà importante anche in un’altra figura, saprà guidarci e darci consigli, lo reputo una scelta importante anche in un altro ruolo”.

Nell’ultimo anno ti sei sentito più amato dai tifosi giallorossi? Ti vedo anche più tranquillo in campo.
“L’amore dei tifosi l’ho sentito fin da subito, anche nel primo anno quando giocai a centrocampo in emergenza il tifoso romanista vide in me la voglia di aiutare la squadra anche in un ruolo non mio. Da lì capii subito questo amore reciproco, anche io vado pazzo per questa tifoseria, per questo stadio e questa città, è un insieme di cose che si sono unite. In campo a volte mi trasformo perché l’adrenalina va oltre ma nell’ultimo periodo già con mister De Rossi e Ranieri ci abbiamo lavorato maggiormente e ora sono più tranquillo nelle reazioni. Non viene però a mancare la mia caratteristica di forte agonismo e competizione col mio avversario, col massimo rispetto, il tifoso vede questo e ne è orgoglioso. Non sono però solo io il beniamino, la piazza di Roma è calorosa, dallo stadio fin dalle vie della città, ti fanno sentire questo amore fin da subito”.

Se ti dico “Devi sfondarli tutti, sei forte” sorridi. Dovrebbero essere le parole che hai detto a Dovbyk dopo il gol contro il Lecce.
“Artem è un ragazzo d’oro, sappiamo quello che sta vivendo la sua famiglia purtroppo e questo un po’ lo condiziona. In campo però bisogna essere bravi a dimenticare, lo prendo in giro e a volte lo sprono perché è un armadio a quattro ante, quando mi ci alleno contro ho quasi paura perché se viene forte ti rinvia a quattro metri. A fine primo tempo l’ho caricato in maniera particolare, gli ho detto “O segni o prendi un giallo, voglio vedere che dai una spallata a un giocatore e lo fai volare fuori i cartelloni” e il gol è arrivato con una spallata a Baschirotto che è veramente grosso, ci è andato con quella tigna calcistica ed ha fatto gol”.

Avete mai pensato a dove sareste ora se Ranieri fosse arrivato prima?
“Con i se e con i ma non ci vado d’accordo, il mister è arrivato in quel mese, cambiare tre allenatori in una stagione, per quanto a De Rossi non è stato dato tantissimo tempo, non è facile. Ci sono state delle difficoltà iniziali, anche con Ranieri non abbiamo iniziato benissimo ma c’era un qualcosa di diverso, lo sentivamo nell’aria. Questa è stata la stagione, le colpe erano nostre perché in campo ci andavamo noi, guardo il campo, i punti e le partite vinte, prima ci meritavamo quello e ora ci meritiamo questo”.

L’obiettivo è tornare in Europa o quel quarto posto lo vedete con occhio diverso?
“Il calendario è brutto ma era brutto anche prima, le partite quest’anno hanno dimostrato che non è facile vincere su nessun campo, non è che se vinci in casa di Lecce, Empoli e Parma è più facile che giocare con le big. Adesso incontri le squadre con i tuoi stessi punti che si lottano le stesse posizioni, siamo tutte lì a pochi punti, andremo a giocare queste partite con grande grinta e voglia, pensando che ogni domenica vai in campo e ogni punto fa la differenza”.

Il giocatore ha quindi concluso con un messaggio importante: “Il 14 giugno dello scorso anno è venuto a mancare il cognato di mia sorella, il fratello del fidanzato di mia sorella, gli amici di Mattia e miei, stiamo organizzando nel nostro paese una giornata dello sport dedicata a lui, ci saranno vari tornei di calcetto, pallavolo, basket, ci saranno tanti stand che parleranno della prevenzione, i defibrillatori, sarà una giornata bella, con degli amici che ci verranno a trovare e sarà importante sensibilizzare l’importanza del defibrillatore e del primo soccorso. Nei campi meno visibili questo aspetto viene un po’ a mancare e quando succedono cose di questo tipo è difficile salvarsi se non sei preparato”.

BALDANZI: “Sto crescendo molto, De Rossi mi ha dato tantissimo. Ranieri ha toccato le corde giuste e ora non ci poniamo limiti” (VIDEO)

LEGA SERIE A – Tommaso Baldanzi, trequartista della Roma, si è raccontato ai canali ufficiali della Lega e si è soffermato sulla sua avventura in giallorosso e sul rapporto con Daniele De Rossi e Claudio Ranieri. Ecco le sue dichiarazioni.

Due gol e due assist in questa stagione: a che punto è il tuo processo di crescita?
“Mi sento molto bene, che sto crescendo, sto migliorando tantissimo le mie prestazioni. Posso fare di più in termini di gol e assist, ma mi piace molto giocare con la squadra. Per ora mi sento contento del percorso e dell’andamento della squadra”.

Roma è una città molto passionale e ci sono molte aspettative: la difficoltà più grande nel passaggio da Empoli a una big?
“Non ho trovato molte difficoltà, col gruppo e gli allenatori mi sono trovato molto bene. I primi mesi sono stati di ambientamento, non è stato facilissimo passare da una realtà totalmente diversa ma è stato veloce”.

Per un giovane come te cosa significa essere allenato da Ranieri?
“Lui è riuscito a toccare le corde giuste in me e in tutti i giocatori, in tutto l’ambiente. Su questo è stato fortissimo, è un grandissimo allenatore con tanta esperienza. Lui è stato bravissimo, ora siamo felici di aver invertito il nostro rendimento e vogliamo continuare così”.

Cosa ti ha lasciato De Rossi?
“Mi ha dato tantissimo. Mi ha voluto qui e mi ha dato l’onore di giocare in una squadra così prestigiosa. Per la mia crescita è stato importantissimo, soprattutto nel ruolo in cui ho giocato di recente, un po’ più mezzala. Gli piacevo molto lì anche quando non ci credevo io”.

Cosa hai assorbito da Dybala?
“Con lui e altri campioni in squadra si impara ogni giorno anche solo guardando. Ho un bellissimo rapporto, è una grande persona e umile. Con loro cresci e impari facilmente”

Con i più giovani com’è il rapporto?
“Bellissimo, stiamo molto insieme e scherziamo. Ma abbiamo un rapporto ottimo con tutta la squadra, anche con i più esperti che sono molto umili. Ci divertiamo tutti insieme”.

In attacco siete quattro mancini: c’è una naturale affinità tra voi?
“Sto lavorando molto sulla fase difensiva, siamo tanti mancini ma possiamo giocare insieme senza problemi. Con tanti giocatori forti in quel ruolo devi adattarti a fare altro, anche se ti piace meno. Ma possiamo giocare insieme”.

Ci racconti dei tuoi inizi da bambino? C’è lo zampino di tuo nonno nell’iniziare a giocare a calcio?
“Ho iniziato a Castelfiorentino nella squadra del mio paese, mio nonno mi ha trasmesso l’amore per questo sport di cui era innamorato perso. Mi accompagnava lui e oggi essere in un club così storico come la Roma è motivo di grande orgoglio anche per lui”.

Il peso e il fisico hanno una grande importanza in questo calcio, spesso vengono scartati giocatori più gracilini. Per te è stata una motivazione ancora più forte?
“Sì, è stata una bella motivazione. Mi è sempre piaciuto scontrarmi con quelli più grossi. Lo è anche per i più piccoli che iniziano a giocare, ma ci sono giocatori di grande talento più piccoli ma che tengono botta. Troveremo spazio anche noi più piccoli”.

Ranieri ha dato certezze: voi giocatori cosa ci avete messo di vostro?
“Dovevamo ritrovare noi stessi, capire le nostre qualità e dimostrarle. Con l’aiuto del mister ci siamo riusciti, ma la cosa più bella è stata il gruppo, che è sempre stato unito e ha provato a trovare una soluzione. Magari all’inizio non riuscivamo e siamo peggiorati, ma piano piano ne siamo usciti”.

Giusto non dare limiti ai vostri obiettivi?
“Giusto non porre limiti, non abbiamo un obiettivo ben chiaro vista la nostra partenza, ma vista anche la posizione dobbiamo vincere più partite possibili. E pensando una partita alla volta possiamo toglierci belle soddisfazioni”.

GHISOLFI: “Koné e Angelino acquisti perfetti, Pisilli incarna ciò che vogliamo in squadra. Fantastico lavorare con Ranieri, sogna di rendere grande la Roma”

SKY SPORT INSIDER – Florent Ghisolfi, direttore sportivo della Roma, ha rilasciato un’intervista al sito dell’emittente televisiva e tra i vari temi trattati ha ripercorso la sua carriera , soffermandosi su alcuni acquisti della sua esperienza in giallorosso e sul rapporto con Claudio Ranieri. Ecco le sue dichiarazioni.

Direttore, lei è nato a Aubagne, vicino Marsiglia, ma ha origini piemontesi, se non sbaglio. Partiamo da qui, dal suo dal DNA italiano e dalle sue origini…
“Sì, tre su quattro dei miei nonni erano di origine italiana e questa è una cosa importante per me. La prima cosa che mi hanno raccontato è che erano immigrati italiani in Francia e che erano stati rifiutati dai francesi perché erano i ‘mangiapasta’. Questo mi ha insegnato a non fermarmi alle differenze con l’altro, non fermarmi alle differenze di cultura, di lingua, di accento. Mai accettare il razzismo. È una cosa che mi è rimasta impressa perché sono venuti in Francia per avere una vita migliore. Loro sono emigrati dall’Italia durante la seconda guerra mondiale e oggi io sono un immigrato in Italia, fa sorridere ma anche riflettere”.

Da bambino sognava di diventare un calciatore, una passione condivisa con suo padre e suo fratello, ci racconta?
“Sì, come molti bambini avevo il sogno di diventare un calciatore professionista. Avevo intorno a me una famiglia appassionata di calcio: mio fratello, mio padre e io avevamo sempre un pallone tra i piedi. Sono felice di aver realizzato questo sogno, anche se non ho avuto una carriera calcistica modesta. Ma sono grato di aver realizzato questo sogno perché penso che la vita sia più bella quando si inseguono i propri sogni e quando si dà loro un significato. Volevo diventare un giocatore professionista e successivamente un direttore sportivo. Sto ancora realizzando i miei sogni e sono molto felice per questo. So di essere fortunato”.

Appesi gli scarpini al chiodo a 30 anni, lei ha fatto una gavetta ‘particolare’ per diventare direttore sportivo: è stato allenatore di una squadra femminile, assistente allenatore di una squadra maschile, coordinatore sportivo al Lens e infine dirigente. Questo le ha permesso di sviluppare conoscenze e sensibilità diverse, fondamentali per il ruolo di direttore sportivo. Ci spiega un po’ questo suo percorso e qual è, secondo lei, oggi la funzione del direttore sportivo nel calcio moderno?
“La prima cosa da sapere, che è un po’ sorprendente, è che ho sempre voluto fare il direttore sportivo. Anche quando ero un calciatore il mio obiettivo era quello di diventare direttore sportivo. Sono sempre stato coinvolto sia nel calcio come giocatore che nel mondo degli affari e penso che il lavoro di direttore sportivo sia un buon mix tra questi due ambiti. Poi ho avuto la fortuna di fare diversi lavori prima di diventare direttore sportivo, come assistente dell’allenatore e allenatore, e credo che questo sia stato importante nella mia crescita per avere una visione un po’ più ampia, per costruire lo staff e capire le sue esigenze, per accompagnare un allenatore, per capire le sue esigenze e i suoi problemi. Tutto questo mi permette ora di avere una visione più ampia, una qualità che credo sia davvero importante in questo lavoro. Dopodiché, credo che il lavoro di ds oggi implichi pianificazione e coordinamento: sei un ingranaggio al centro di tutto, giocatori, staff, allenatore, dirigenti, ambiente e media, e devi riuscire a coordinare tutto questo, avere una visione abbastanza chiara. Penso che se si parla poco di noi è perché le cose stanno andando bene, perché stiamo facendo un buon lavoro. Il mio obiettivo è soprattutto quello di mettere tutti i miei dirigenti nelle migliori condizioni possibili, che si tratti della squadra professionistica, delle giovanili, della squadra femminile e soprattutto del mio allenatore e dei miei giocatori, in modo che siano tranquilli, concentrati e che si trovino in un ambiente molto performante. Stiamo lavorando per costruirlo. È un lavoro che non dà subito i suoi frutti, anche se può avere un impatto abbastanza rapido, ma è un lavoro che in genere dà i suoi frutti un po’ più tardi. Il mio più grande successo oggi è il mio passato di direttore sportivo. Ero al Lens, abbiamo lavorato, costruito, me ne sono andato e il club è andato a giocare la Champions League. Sono stato al Nizza, abbiamo lavorato, costruito, siamo saliti in classifica come con il Lens e oggi il club è in procinto di qualificarsi per la Champions League. Questo è il mio miglior biglietto da visita”.

Come sceglie i giocatori su cui puntare? Qual è il suo metodo e qual è la filosofia che segue per scegliere i giocatori?
“Siamo qui per costruire carattere e ambizione, quindi credo che la mentalità sia molto importante quando si sceglie un giocatore. La mentalità di un nuovo giocatore deve corrispondere a quella che vogliamo nella squadra. La Roma ha valori diversi rispetto a Juve, Milan e Paris-Saint-Germain, quindi stiamo prestando molta attenzione a questo aspetto. Naturalmente, oltre alla personalità del giocatore, guardiamo anche a quello che vuole l’allenatore e alle tipologie di giocatori che chiede. La scorsa estate volevamo ringiovanire la rosa e dargli un po’ più di fisicità. Per fare un buon lavoro bisogna avere una buona struttura e noi l’abbiamo appena costruita. Sono arrivato a giugno e l’intero reparto scouting era a fine contratto, non c’era nessuno. Oggi abbiamo una struttura efficace. Credo molto nel potere dell’organizzazione e del gruppo, non nel potere di una persona singola. L’obiettivo è fare scelte giuste, coerenti e positive in modo che alla fine il club diventi sempre più forte. Quando si parla di selezione dei giocatori, è sempre una scelta collettiva condivisa con le persone che lavorano con noi, soprattutto con l’allenatore”.

Prendiamo il caso di Koné, perché lei era così sicuro che sarebbe diventato un giocatore importante per questa Roma?
“Come ho detto prima, è stata una scelta collettiva. Io ero convinto ma anche l’allenatore, che al tempo era De Rossi, e tutti eravamo certi che avesse le qualità giuste a livello di fisicità, tecnica e anche di mentalità. Sappiamo quanto sia difficile per un nuovo giocatore inserirsi nella Roma, ma Manu ha il carattere per imporsi velocemente. E noi dobbiamo ispirarci a questo tipo di acquisto, perché è il profilo perfetto per aiutare la squadra a progredire in tutte le caratteristiche che cerchiamo oggi per diventare più forti. Il merito è di Manu: si è integrato molto rapidamente e ha giocato da subito molto bene. Sono molto orgoglioso, molto soddisfatto per lui e per il club”.

Il rinnovo di Pisilli, che è un talento cresciuto nel settore giovanile della Roma e che faceva gola a tanti club, è la dimostrazione che gioventù e identità sono le basi del futuro della Roma?
“Sì, esattamente. Come ho detto, volevamo ringiovanire la squadra, abbiamo parlato di Manu e ora di Pisilli. Anche lui è un giocatore con una grande mentalità. Vuole sempre dare tutto per il club, per la squadra e per i tifosi. Ha qualità tecniche e anche fisicità. È un ragazzo che corre molto, ha intensità ed è aggressivo. E poi se si parla di identità… lui è proprio quello che vogliamo nella nostra squadra. Pisilli è un ragazzo fantastico, mi congratulo con i suoi genitori per l’educazione che gli hanno dato. In campo si vede che ha carattere, ma un buon carattere. Vuole aiutare la squadra a vincere, si prende le sue responsabilità quando la partita lo richiede. Tutto questo mi piace molto”.

Ci parla del suo rapporto con Claudio Ranieri? Dopo i primi mesi molto difficili con i due cambi in panchina, non avrebbe potuto scegliere uomo migliore per raddrizzare la stagione della Roma. Come ha deciso di puntare su di lui e cosa la colpisce di più di Ranieri?
“Eravamo in una situazione difficile e la scelta di Ranieri è stata molto importante per il club. Eravamo in una tempesta e avevamo bisogno di qualcuno che ci guidasse e ci aiutasse. Abbiamo parlato molto con la proprietà di Claudio. E’ una persona che porta molta calma, molta serenità, ma allo stesso tempo anche molta forza. La sua è una ‘forza tranquilla’. E poi ha tantissima esperienza. Ha una grande conoscenza della Roma e di Roma, la città, cosa che è molto importante. Per me è un’esperienza fantastica lavorare con lui, ancor più dal punto di vista umano che professionale, perché è un gentiluomo. Anche nelle situazioni di alta pressione ha sempre il sorriso sulle labbra. E’ un’esperienza semplicemente magica. È la sua ultima sfida, credo, alla Roma e ha dentro di sé il sogno di portare il club a qualcosa di grande. Fa sempre le cose con il cuore, ancora di più qui, perché è il suo club e la sua città. Quello che io devo fare è dare tutto perché sia nelle migliori condizioni possibili per realizzare il suo sogno e perché il club possa andare avanti e migliorare”.

Angelino non è un giocatore scelto da lei, è arrivato l’anno scorso ed era stato accolto anche con un po’ di scetticismo. Oggi è il simbolo di una squadra che ha ritrovato il piacere di giocare, di divertirsi e di farlo sempre in maniera offensiva. Cosa vede nella nell’ascesa di Angelino e nel suo essere un simbolo di questa squadra?
“In un certo senso è anche una mia scelta, visto che il suo riscatto è stato uno dei primi argomenti affrontati quando ho firmato per il club. Abbiamo parlato con la proprietà e con De Rossi per decidere se esercitare o meno l’opzione di acquisto. È stata una decisione collettiva per dire ‘sì, vogliamo continuare con questo tipo di giocatore’. È un calciatore affidabile, raramente infortunato, con un grande atteggiamento e grandi qualità. Non dobbiamo dimenticare che Angelino ha giocato a un livello molto alto a Lipsia, forse dopo ha avuto qualche difficoltà in più, ma oggi sta tornando a quel livello. Nel calcio lo stesso giocatore può darti 8 o 9 su 10 ma anche 3 o 4, dipende tutto dal suo stato di salute, da come sta fisicamente e mentalmente, dalla sua mentalità e dall’ambiente lo circonda. Angelino ha tante qualità, con e senza la palla, credo sia il giocatore perfetto per la Roma e per il nostro sistema di gioco. Sono molto contento che stia facendo così bene”.

La Roma nel 2025 è la squadra che ha fatto meglio di tutti, viene da 12 risultati utili consecutivi in campionato ed è risalita fino al settimo posto. È giusto non porre limiti alla vostra rincorsa verso l’alto fino anche alla lotta per il quarto posto?
“Noi non ci poniamo questa domanda, perché sappiamo da dove veniamo. Abbiamo attraversato la tempesta e ora siamo concentrati, non vogliamo mollare, questo è certo. Vogliamo dare il massimo per vedere dove arriveremo. Visto il punto di partenza, non possiamo porci limiti. Non possiamo nemmeno avere paura. Abbiamo la bava alla bocca, il coltello tra i denti e siamo pronti a continuare così e a dare il massimo. Oggi siamo riusciti a creare una famiglia. Abbiamo un gruppo unito in cui tutti danno il massimo per la squadra”.

Fuori dal calcio cosa ha imparato ad amare di Roma e del nostro Paese?
“Sono felice di scoprire questa nuova cultura e la grande storia di Roma. A Roma c’è uno stato d’animo particolare, un temperamento, dei valori, un sacco di calore e sono molto felice di essere qui. Sto imparando molto anche sul calcio, che è diverso da quello francese. Qui ci sono molti club forti e tante persone competitive. È un’esperienza di crescita incredibile. C’è una grande differenza tra Italia e Francia. In passato mi sono chiesto perché i club italiani avessero prestazioni migliori in Europa rispetto a quelli francesi e oggi lo capisco. È una questione di mentalità, di determinazione e tante altre cose che sto imparando oggi. Sto anche cercando di portare la mia cultura e le mie caratteristiche. Questo è un ambiente in cui mi sento bene e in cui voglio dare il massimo”.

VAI ALL’INTERVISTA ORIGINALE

HUMMELS: “La Roma è quello che volevo. Ranieri? Ha un’autorità naturale”

DAZN – Torna a parlare Mats Hummels. Il difensore, infatti, ha rilasciato una lunga intervista all’emittente tedesca di Dazn. Queste le sue parole:

Il trasferimento a Roma?

“Volevo davvero partire per un’avventura, qualcosa che non avevo ancora fatto, e uscire dalla mia zona di comfort. Ed è successo esattamente quello che volevo. Ci sono stati momenti difficili, ci sono stati momenti molto belli. Anche nei momenti difficili, devi solo stare con te stesso. Penso che ora noi, come squadra, e io personalmente, saremo ricompensati in un certo senso. È davvero bello qui a Roma”.

Conoscenze pregresse di Roma?

“Ero già stato a Roma un paio di volte, sia privatamente che con la nazionale, quindi conoscevo la città e sapevo quanto fosse bella, una città che mi piace. Naturalmente, ho dovuto anche sperimentare alcune cose culturali in un modo nuovo, il che penso sia anche bello. Amo scoprire culture diverse. Mi sono adattato bene. L’unico problema è stato il traffico. Era pazzo, ma mi sono abituato anche a quello. Mi sento molto, molto a mio agio

Il suo legame con i fumetti di Asterix…

“Roma e l’Italia sono apparse molto spesso nei fumetti. Non mi aspettavo che avrei giocato qui all’improvviso”

L’esordio con l’AS Roma…

“Il periodo è stato brutto personalmente, certo, ma anche come squadra perché non abbiamo vinto molte partite e non abbiamo giocato un buon calcio. Prendo sempre queste cose con umorismo. La vedevo quasi ironicamente, perché ero sicuro che se avessi continuato ad allenarmi e a lavorare, il mio momento sarebbe inevitabilmente arrivato a un certo punto. In quel momento ero contento che almeno l’autogol non avesse avuto alcuna influenza reale sul risultato, perché la partita era già persa. Ma ovviamente l’inizio è stato il peggio che si possa immaginare. È un cliché, ma dopo la pioggia arriva il sole e mi era chiaro che sarebbe tornato a migliorare”.

Il caos degli allenatori…

“È stato molto difficile. Sono venuto qui e ho parlato con Daniele De Rossi, dello stile di gioco e del mio ruolo. Poi è rimasto per meno di due settimane dopo il mio arrivo. Era uno stile di gioco completamente diverso, molto contro la palla e che distruggeva il gioco dell’avversario. Ora ci stiamo concentrando di più sui nostri punti di forza e sui buoni calciatori che abbiamo. Il tutto unito ad un’idea difensiva che mi si addice molto bene. Alcuni dei miei punti di forza sono chiaramente nel gioco con la palla. Mi piace esser in grado di avere un’influenza sul gioco della squadra, è più nella mia natura”

Claudio Ranieri?

“Porta con sé un’autorità naturale. È accomodante, simpatico, ma agisce quando conta. È coerente negli aspetti che vuole vedere dai suoi giocatori e nelle sue decisioni su chi gioca. È rispettato perché so che fa tutto il possibile per garantire che la squadra abbia successo. Si aspetta molto dalla squadra, è molto professionale e lavora molto bene. La combinazione di allenatore e squadra si adatta molto bene”.

Lo stile difensivo?

“Come calciatore, impari sempre qualcosa di nuovo se vuoi. Non importa per quanto tempo giochi. Ci sono alcune peculiarità in Italia. Il calcio è diverso dalla Bundesliga. C’è molta difesa uomo a uomo in tutto il campo, non lo sapevo prima. Ecco perché è stato qualcosa di nuovo per me. Ci si abitua anche a questo. Tuttavia, ci sono volute alcune settimane per conoscere questo stile di gioco. Inoltre, ci sono alcuni passaggi e fraseggi, il che mi ha sorpreso un po’ all’inizio”

I tifosi?

“Vedo i tifosi tutti i giorni, al campo di allenamento e allo stadio. La gente è molto emozionata per l’AS Roma e questo è davvero spettacolare e speciale. Posso paragonarlo a Dortmund, dove anche le persone sono così emotive ed entusiaste del calcio. Adoro questo legame dei tifosi con il club”.

VAI ALL’INTERVISTA ORIGINALE

BALDANZI: “Ranieri ha toccato le corde giuste. Dovevamo tutti ritrovare noi stessi. De Rossi mi ha dato tantissimo”

SKY SPORT INSIDER – Tommaso Baldanzi, trequartista della Roma arrivato dall’Empoli, si è raccontato in una lunga intervista al programma di approfondimento dell’emittente satellitare. Ecco le sue parole:

Mi sento molto bene, sento che sto crescendo, sto migliorando tantissimo le mie prestazioni e voglio continuare così. Ma posso sicuramente fare di più e migliorare in termini di gol e assist. Però a me piace anche molto giocare con la squadra, divertirmi insieme ai compagni e ora mi sento contento del percorso e soprattutto dell’andamento generale della squadra”.

Qual è la difficoltà più grande che hai dovuto affrontare nel passaggio da Empoli, dove eri cresciuto, a un grande club come la Roma?
Non ho trovato molte difficoltà, perché sia con il gruppo che con gli allenatori mi sono sempre trovato molto bene. I primi mesi sono stati un po’ di ambientamento, perché passare da una realtà totalmente diversa a qui è non è stato facilissimo, però è stato tutto molto veloce”.

Per un giovane come te cosa significa essere allenato da Claudio Ranieri? In che modo il mister è riuscito a toccare le corde giuste per tirare fuori il meglio da te?
Non so come abbia fatto, però è riuscito a toccare le corde giuste non solo a me, ma un po’ a tutti i giocatori. È riuscito a stimolare tutti, è un grandissimo allenatore. È stato bravissimo e ora siamo molto felici di aver trovato continuità e vogliamo continuare così fino alla fine della stagione”.

Che cosa ti ha lasciato De Rossi? È stato lui a volerti a Roma…
Mi ha dato dato tantissimo. Mi ha portato alla Roma e mi ha dato l’onore di giocare in una squadra così prestigiosa. Mi ha aiutato tantissimo nella mia crescita. A lui piacevo molto come mezzala offensiva e mi ha aiutato a migliorarmi in quella posizione, anche quando neanch’io ci credevo tanto”

Che rapporto hai con Dybala e cosa si significa giocare accanto a un fuoriclasse come lui? Che cosa hai assorbito della sua classe, della sua esperienza?
Da lui, e anche dagli altri campioni che abbiamo in squadra, posso imparare ogni giorno anche solo guardando. Io e Paulo abbiamo un rapporto bellissimo, è una persona bravissima e umile. Stando vicino a lui e potendoci giocare insieme posso crescere e imparare facilmente”.

Invece con i compagni più giovani come Pisilli, Soulé e Rensch che rapporto hai?
Abbiamo un bellissimo rapporto, stiamo molto insieme, ridiamo e scherziamo. Ma tutto il gruppo è molto unito, stiamo tutti bene insieme, giovani e più esperti. Anche i giocatori più famosi sono molto umili e sappiamo divertirci tutti insieme”.

In attacco siete ben quattro mancini: tu, Dybala, Soulé e Dovbyk, c’è una naturale affinità fra di voi?
Io sto lavorando molto sulla fase difensiva e sul poter giocare su entrambe le fasce per poter stare in campo con loro. Anche se siamo tutti mancini, possiamo giocare insieme senza problemi. Quando hai tanti giocatori forti in quel ruolo, penso che ci si debba anche un po’ adattare a fare altro, anche se ti piace meno”.

Ci racconti un po’ dei tuoi inizi da bambino, le prime partitelle a Castelfiorentino… C’è lo zampino di tuo nonno nel tuo amore per il calcio, giusto?
Sì, mio nonno era molto innamorato di questo sport. Mi ha trasmesso lui l’amore per il calcio e ho iniziato a giocare con lui. Oggi per me essere qui, in un club così storico, è motivo di grande orgoglio anche per lui”.

Nel calcio moderno la struttura fisica e la potenza hanno un peso sempre maggiore e più evidente. Spesso i ragazzini delle scuole calcio vengono scartati se sono troppo gracilini, gli viene detto che non ce la faranno ad arrivare ai grandi livelli. Per te è stata una motivazione ancora più forte quella di dover fare i conti con i ‘colossi’?
Sì, è stata una bella motivazione, mi è sempre piaciuto scontrarmi con quelli più grossi e penso sia una motivazione anche per i ragazzi più piccoli che iniziano a giocare. È vero, il calcio va un po’ in quella direzione, però ci sono tantissimi giocatori di talento ‘piccolini’ che riescono a tener botta e a fare strada. Sono convinto che sarà ancora così”.

Ranieri ha portato serenità, equilibrio e certezze tecniche a una squadra che fino a novembre faticava. Voi giocatori che cosa avete messo di vostro per ‘raddrizzare la nave’?
Tutti noi dovevamo un po’ ritrovare noi stessi, capire le nostre qualità, che secondo me sono tante, e dimostrarle. Ci siamo riusciti, sicuramente con l’aiuto del mister, ma credo che la cosa più bella in questo è stato il gruppo, perché è sempre stato unito e ha sempre cercato di trovare una soluzione. All’inizio non ci siamo riusciti, siamo peggiorati, abbiamo fatto male, però piano piano tutti insieme siamo riusciti a uscire da quella situazione”.

Ora qual è l’obiettivo? È giusto non porre limiti alla vostra rincorsa verso l’alto?
Sì, è giusto non porre limiti. Vista la nostra partenza, non abbiamo un obiettivo ben chiaro, però alla luce degli ultimi risultati vogliamo provare a vincere più partite possibili. Pensando una partita alla volta possiamo levarci delle belle soddisfazioni”.

Il calore dei tifosi è da sempre uno dei punti di forza della Roma, come definiresti tu la piazza di Roma e come vive un giocatore tutta questa passionalità attorno a sé?
È una cosa incredibile, bellissima. L’amore che vedi ogni giorno nei tifosi della Roma è meraviglioso. Lo dimostrano ogni domenica, ogni partita… te lo senti proprio dentro. La partita in casa contro il Bilbao è stata bellissima a livello di tifo, stratosferica. I tifosi ci danno una grandissima mano, è più facile spingere e giocare con un tifo del genere. Vogliamo ripagare il loro sostegno finendo al meglio la stagione“.

ANGELINO: “Ranieri ha portato tranquillità, saremmo felici se rimanesse. Dybala? Tornerà più forte e ci aiuterà anche fuori dal campo”

SKY SPORT – Angelino, terzino sinistro della Roma, è intervenuto ai microfoni dell’emittente televisiva e tra i vari temi trattati si è soffermato sul futuro di Claudio Ranieri e sull’infortunio di Paulo Dybala. Ecco le sue parole.

Come spieghi la rincorsa fatta con Ranieri?
“Innanzitutto l’allenatore ci ha dato tranquillità e ci ha aiutati fin dal primo giorno dal punto di vista mentale. La squadra è forte, siamo quasi gli stessi di inizio stagione e dobbiamo continuare a crederci e a lavorare”.

La permanenza di Ranieri?
“Tutti lavoriamo tanto e bene, saremmo tutti felici se lui rimanesse perché ci ha aiutato tanto”.

Il momento di forma?
“La squadra mi lascia giocare in una posizione migliore rispetto allo scorso anno, da quando è arrivato Ranieri mi sento benissimo in campo. La fiducia del mister e della squadra è importantissima. Sono migliorato molto sul piano difensivo grazie a Ranieri”.

L’infortunio di Dybala?
“E’ difficile per tutti, soprattutto per lui perché stava giocando benissimo e aiutava tanto la squadra. Per noi è un infortunio importante, siamo tutti con lui e aspettiamo che torni il prima possibile. Sappiamo che tornerà più forte, non è felice perché non può aiutarci in campo, ma è vicino alla squadra e ci aiuterà da fuori”.

RANIERI: “Continuiamo con questa leggerezza, ora viene il difficile e senza Dybala dobbiamo fare qualcosa in più. La pensione? È cosa giusta…”

Claudio Ranieri ha vinto la quarantesima edizione del ‘Premio Maestrelli’ e dopo aver ritirato il riconoscimento ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni dell’emittente televisiva direttamente dalla location ‘Le Panteraie’ di Montecatini Terme.

Che ricordo ha di Maestrelli?
“Maestrelli era una persona estremamente giusta, è la terza volta che vinco questo premio e mi fa molto piacere perché era un allenatore che ha saputo amalgamare i suoi campioni. La Lazio ha vinto grazie ai campioni che aveva ma soprattutto all’uomo che è riuscito a compattarli”.

Ho parlato con sua moglie e le ho detto ‘Lasciamo perdere la pensione…’
“No, no. La pensione è cosa giusta”.

La qualificazione in Champions League è possibile? Se l’aspettava o è rimasto stupito?
“Stupito non posso esserlo perché sono sempre positivo nel lavoro e nel gruppo dei giocatori che ho a disposizione. Ho trovato un gruppo forte ma che aveva perso autostima. Ho cercato di compattarlo e di dare a loro ciò che meritavano di avere. Si sono ritrovati e compattati, hanno fatto tanto ma adesso viene il bello e il difficile. Dobbiamo continuare con la leggerezza che ci ha contraddistinto e la voglia che ha fatto innamorare i nostri tifosi”.

(Sky Sport)


Successivamente Ranieri ha rilasciato alcune dichiarazioni ai cronisti presenti all’evento: “Questa è la terza volta che vinto questo premio e mi fa molto piacere, è un personaggio unico nella storia del calcio italiano. Era veramente un signore”.

Le fa piacere ricevere questo premio in un momento così bello della Roma?
“Ricevere premi fa sempre piacere, poi se la squadra va bene meglio ancora. Ora arriva il difficile perché il campionato è apertissimo per tutti e molto interessante”.

Si aspettava di essere l’allenatore della squadra che ha fatto più punti nel 2025 considerando anche gli altri campionati?
“Non me lo immaginavo. Quando sono arrivato ho pensato solo a far bene e a riportare autostima e positività ai ragazzi. La squadra è valida, ma i risultati erano negativi. C’è stato un grande sacrificio da parte di tutti i ragazzi che mi hanno seguito e ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma è come se non avessimo fatto tutto perché ora arriva il bello e il difficile”.

La perdita di Dybala quanto può incidere?
“Speriamo che la squadra si compatti ancora di più, perché senza un campione del genere dobbiamo fare qualcosa di più”.

Quanto le ha fatto piacere che Dovbyk ha risposto sul campo alle sue parole?
“Mi ha fatto piacere il pubblico e i suoi compagni di squadra, che sono corsi ad abbracciarlo dopo il gol. Lui è un ragazzo molto timido, che ha bisogno di comprensione e affetto da parte di tutti noi”.

L’Inter resta la favorita?
“Era la favorita all’inizio, ora ci sono 27 punti per tutti. Che vinca il migliore!”.

SALAH-EDDINE: “All’Olimpico un calore mai provato prima. Dybala fa cose che nessun altro vede”

ESPN – Dal ritiro dell’Under 21 dell’Olanda, Salah-Eddine ha rilasciato un’intervista in cui racconta il suo passaggio dall’Eredivisie alla Serie A, con l’arrivo a Roma nel mercato di gennaio. Queste le parole dell’ex esterno del Twente classe 2002:

Sulla possibilità di andare al PSV e l’interesse della Roma?
“All’ultimo minuto. Quando l’AS Roma si è interessata, sapevo che volevo davvero fare quel passo. Mi sentivo al meglio lì”

Sulla Roma?
“L’AS Roma è uno dei club più grandi del mondo. Questo è quello che vuoi come calciatore e come persona. Mi sono mostrato di più in Europa e quelle sono le partite con più prestigio. Il fatto che abbia giocato bene in quelle partite ha sicuramente aiutato. La cosa più importante per loro è che lo dimostri nelle grandi partite, quindi erano convinti”

Sul connazionale Rensch?
“L’ho chiamato. Devyne è stato positivo e questo mi ha dato una piccola spinta. Nei miei primi giorni è stato bello averlo con me ma abbiamo un ottimo rapporto anche con gli altri ragazzi. È un gruppo molto unito, quindi siamo tutti una cosa sola. Ho un buon rapporto con tutti”

Sul miglior giocatore della Roma?
“Credo di poter fare solo un nome: Paulo Dybala. Quello che a volte mostra in allenamento e in partita è davvero bello”

Si tratta del miglior giocatore con cui hai mai giocato?
“Bella domanda, ma direi di sì. Ci sono piccole cose, come un passaggio ricevuto o uno lasciato andare, che nessun altro vede”

Sull’inserimento nel gruppo e sulle differenze con l’Olanda?
“Sono riuscito a trovare rapidamente il mio posto e spero di sentirmi ancora più a mio agio nei prossimi mesi, di poter cogliere la mia occasione. Ranieri è un allenatore molto esperto. È bravo nelle tattiche collettive e nell’individualità. Si impara tanto da lui durante l’allenamento. Qui giochi contro tante formazioni diverse. Nei Paesi Bassi giochi spesso contro il 4-3-3, ma qui ti viene chiesto qualcosa di diverso in ogni partita”

Sulla piazza giallorossa?
“Ho capito scoperto il calore della piazza dal momento in cui sono salito sull’aereo con il mio agente e la mia famiglia. Quando sono atterrato a Roma, l’aeroporto era vuoto. Non c’erano voli, davvero. C’erano persone che mi aspettavano fuori e quella è stata la mia prima esperienza con l’AS Roma. Quando sono arrivato per la prima volta allo stadio… non ho mai provato niente del genere”

KONÈ: “Un po’ 6 e un po’ 8: questo il mio ruolo ideale. Guendouzi? Abbiamo esagerato, tutto chiarito”

L’EQUIPE – Manu Koné si è unito al ritiro della Francia per la doppia sfida alla Croazia e ha rilasciato un’intervista al quotidiano in cui parla della sua esperienza alla Roma, del suo ruolo e tocca anche il tema del diverbio con il compagno di Nazionale Guendouzi durante l’ultimo derby.

Non hai paura dei colpi?
“No. Ne ho già presi tanti. Quando ero piccolo, nel quartiere, giocando contro ragazzi che avevano cinque anni più di me, posso dirti che avevo spesso le ginocchia sbucciate”

Hai anche questa capacità di mettere la spalla per battere sulla corsa l’avversario.
“Lo faccio naturalmente. Appena potrò gareggiare in velocità con lui, so che o commetterà un errore oppure passerò io. L’obiettivo è affinare il mio gioco, lasciare la palla nelle migliori condizioni e alimentare gli attaccanti. È tutto istintivo, in realtà. Nella selezione ne ho parlato con Dayot (Upamecano, ndr) che ho affrontato in Bundesliga quando ero al Mönchengladbach (2021-2024). Mi dice che ogni volta che giochiamo metto la mano in opposizione. Non me ne accorto ma è vero, per proteggere la palla allungo il braccio e metto la mano. Sono anche sempre più vigile sul posizionamento dei miei avversari. Prima pensavo che solo con le mie qualità potevo girarmi, ora faccio molta più attenzione a quello che arriva alle mie spalle”

Da quale centrocampista hai preso ispirazione?
“Quando ero piccolo, Yaya Touré e Paul Pogba. Era il sogno essere come loro. Crescendo, vedere cosa ha fatto Yaya Touré in Premier League è scioccante”

Una cosa che devi migliorare riguarda il livello disciplinare. Hai ricevuto otto ammonizioni in questa stagione. C’è una spiegazione?
“(Ride, ndr) Onestamente? Già gli arbitri sono un po’ eccessivi. Ma quando sei un giocatore che ha voglia, inevitabilmente c’è un po’ di foga in eccesso. È vero che devo essere più attento perché potrebbe penalizzare la squadra. Ranieri mi chiede di migliorare su questo. Ma io mi impegno. Sto solo cercando di fare bene”

Un avversario ha mai provato a intimidirti fin dall’inizio?
“(Ride, ndr) Ne parlavo con Evan Ndicka a Roma. Abbiamo parlato delle nostre prime partite professionistiche e in una delle prime da titolare in Ligue 1 è stata contro il Lione. Ho commesso un errore nei confronti di Memphis Depay; lui si è arrabbiato e ammetto che ero un po’ intimidito. Vedere Memphis Depay che ti urla contro e tutto il resto…Poi è calcio, niente mi spaventa. Ad esempio, a volte perdo palloni ma questo non mi rallenta. Se non ci provi, finirai la partita con rimpianti”

Ti ritrovi a rimuginare sulle azioni la sera quando torni a casa?
“Ovviamente! Fare il calciatore è duro, eh! Ad Empoli, ad esempio, ho colpito il palo. Ci ho pensato tutta la notte. In realtà, devo accettarlo. Avrei potuto tirare tra le gambe del portiere, avrei potuto fare un pallonetto. Ma ho dribblato il portiere e ho colpito il palo. Poco prima dell’azione, nello spazio di due secondi, mi pongo almeno venti domande. Te lo giuro! Tutto è troppo veloce. Vedo le gambe del portiere, vedo lo spazio sinistra, a destra, nell’angolo sinistro, nell’angolo destro, mi dico: ‘Lo sto superando’. E colpisco il palo. Fortunatamente abbiamo vinto”

In quale posizione ti senti più forte?
“Ho sempre ritenuto che un centrocampista debba saper ricoprire tutti i ruoli in questa zona. Ho la capacità di fare sia il 6, sia l’8, ma sono un giocatore a cui piace chiamare, avere la palla e recuperarla. Francamente, se potessimo creare una posizione ‘6-8’, sarebbe l’ideale (sorride, ndr). Mi piace essere in entrambe le zone ed è quello che mi chiede mister Ranieri”

Sei uno dei tre giocatori che subiscono più falli nei maggiori campionati europei. Lo sapevi?
“Sì. Ciò significa che proteggo abbastanza bene la mia palla e questo costringe i miei avversari a commettere falli. Ottenere calci piazzati è molto importante nel calcio moderno”

La lite con Guendouzi nel derby
“È stata l’atmosfera del derby a farci esagerare un po’. Ho parlato di questa partita con Mattéo durante tutti gli incontri precedenti. Ridevamo, anche con l’allenatore: ‘Ehi, il derby di Roma sarà duro!’. Poi è successo quello che è successo. Lo accetto con un sorriso. È vero che non è una bella immagine, ma è pur sempre una partita di calcio. Soprattutto con Mattéo abbiamo chiarito subito dopo. L’ho chiamato e la cosa era risolta”

VAI ALL’ARTICOLO ORIGINALE

HUMMELS: “Ranieri ha fatto la differenza. Per il futuro vedremo…” (VIDEO)

DAZN – Torna a parlare Mats Hummels, al centro delle critiche per il rosso subìto contro l’Athletic Club. Nei giorni scorsi il difensore tedesco ha rilasciato un’intervista pubblicata solo nella giornata odierna. Le sue parole: “La grande differenza rispetto ai mesi passati, l’ha fatta mister Ranieri. Ha visto tutta la qualità che ha questa squadra, abbiamo grandi giocatori che vogliono giocare a calcio. Abbiamo tanta qualità quando abbiamo la palla”

Il rapporto con Ranieri?

“È ottimo, lo rispetto tanto. Parliamo molto e non solo di calcio. Ha vissuto tutto nel mondo del calcio, sa cosa pensano i giocatori, come si allenano. È convinto delle sue scelte, se deve vincere una partita non guarda il nome sulla maglia ma chi si allena meglio. È bravo a costruire un gruppo che poi da tutto sul campo. Poi ovvio ogni partita è diversa, ma la cosa più importante è che chiunque giochi dia il massimo per il gruppo”

Sui tifosi…

“Quando giochiamo in casa fanno la differenza. Il primo impatto è stato particolare, perchè sono entrati 15 minuti dopo il fischio di inzio. Sono venuto qui anche per vivere questa esperienza. Ho visto tutta la loro passione, ad Empoli erano in 5000. È abbastanza simile a quello che succedeva a Dortmund, anche lì c’è una forte passione, dove sia prima dell apartita che dopo si respira un’atmosfera incredibile”

Una partita che vorresti rigiocare.

“Personalmente vorrei rigiocare contro il Milan nei quarti di finale di Coppa Italia perché siamo stati eliminati. E anche perché non ho disputato una grande partita. Forse i miei peggiori 45 minuti stagionali, non so cosa è successo. Venivo da delle buone partite, ho sbagliato alcune scelte. E poi ovvio vorrei rigiocarla sia per il risultato perché siamo stati eliminati ma anche per come abbiamo giocato”.

Il derby?

“Non c’è un solo ricordo. È stata una partita incredibile con un’atmosfera unica. Abbiamo segnato subito due gol. Sentivamo di vincere il derby. È sempre qualcosa di speciale vincere un derby. Ho giocato quelli contro lo Schalke 04 quando ero al Dortmund. Però è qualcosa di diverso giocare un derby tra due squadre che giocano nello stesso stadio. È stato un giorno incredibile e anche un’esperienza unica per me qui a Roma”.

Roma e l’italiano?

“Capisco un po’ di parole in italiano anche se non sono ancora molto a mio agio a parlarlo. Capisco la lingua, una bellissima lingua e voglio approfondirla. Roma è bellissima, amo la città. Mi piace anche viverla quando ho del tempo libero, come andare in centro. Mi piace veramente tanto questa città. Mi piaceva già Roma prima che arrivassi qui perché è una città magnifica”.

Il futuro?

“Il futuro verrà deciso nel futuro. Sono felice di come stanno andando le cose ora. Non ho giocato all’inizio ma non è stato un problema per me perché non mi aspettavo di giocare 40 partite. Ora sta andando tutto per il meglio da quando è arrivato Ranieri, quindi vedremo che succederà”.