Boniek: “Allenatore? Fabregas il mio preferito. Non ho parlato con Ranieri”

RETESPORT – Ai microfoni dell’emittente radiofonica è intervenuto Zibì Boniek, ex giocatore giallorosso e vicepresidente Uefa, per parlare del momento della Roma:

Platini?
“Anche se è stato assolto, le accuse gli hanno tolto la possibilità di fare il Presidente dell’Uefa e non è potuto diventare Presidente Fifa. Gli è stato impedito di lavorare e quindi di guadagnare i soldi. Ora non so cosa farà, però questo dimostra che chiunque, preso di mira, può essere messo al tappeto facilmente”.

Nuovo allenatore Roma?
“Ranieri ha detto cose importanti. Se dipendesse da me, avrei un solo nome: Fabregas perché è intelligentissimo, ha fatto il calciatore e sa come aiutarli nei momenti difficili. Il Como gioca un calcio molto bello: è un tecnico pacato come Ranieri e non è marchiato da nessun altro club importante. Poi magari arriverà un tecnico più preparato”.

Prosegue Boniek.
“Stimo Conte che ho fatto esordire a Lecce, sarebbe una scelta forte. Mancini? Mai. Sarri è un martellatore che fa allenare la squadra 2-3 ore e si concentra molto sulla tattica: non mi fa impazzire ma non posso dire nulla di negativo. Vorrei un tecnico che vede in Roma il suo sogno”.

Guardiola?
“Quando vedo le sue squadre mi addormento, non mi piace il tiki taka”.

Ti sei sentito con Ranieri?
“Abita vicino a me, non ci ho parlato: mi farebbe piacere mangiarci insieme una pizza. Quando ho allenato il Lecce sono retrocesso e si salvò proprio il Cagliari di Ranieri. All’epoca avevo già pronto il contratto con il Napoli poi retrocessi e non si fece nulla”.

Gasperini, qualcuno mente

IL ROMANISTA (D. LO MONACO) – Alle 10 di questa mattina il campione d’Italia 1983 Ubaldo Righetti su Radio Romanista aveva sganciato la prima “bomba” della giornata: «Gasperini ha già l’accordo con la Roma, cinque milioni netti a salire per quattro anni». Alle 13 la risposta di Ranieri: «Gasperini? Mai contattato. Non sarà lui l’allenatore della Roma». Bum! E poi bum bum! E che facciamo ora, ricominciamo da zero? Calma, e rivediamo i fatti (e le indiscrezioni). Qui qualcuno mente e lo scopriremo molto presto. Che i bugiardi siano le fonti di Ubaldo Righetti e di chi in questi giorni ha confermato a diversi livelli le indiscrezioni che sono uscite su diverse testate dopo la nostra anticipazione di venerdì 21 è da escludere. Per quanto il mestiere che facciamo ci espone sempre a qualche potenziale brutta figura, diciamo che ormai sappiamo fiutare le polpette avvelenate dalle “soffiate” autorevoli. […]

Quella sui dettagli del contratto, invece, è una esclusiva di Ubaldo Righetti, che giornalista non è e, di conseguenza, non ha alcun interesse ad infilarsi dentro storie che non gli competono. Semplicemente frequenta persone del mondo del calcio che possono incidentalmente sapere qualcosa di un allenatore, un giocatore o un dirigente. Ed è capitato che qualcuno gli abbia confidato qualcosa che poi Ubaldo ha voluto condividere con gli ascoltatori di Radio Romanista.  Si vedrà tra poco se, dunque, a mentire sia stato chi gli ha raccontato certi dettagli o se lo ha fatto Ranieri (con un solo indizio a tradirne la nettezza: quel lieve abbassamento di tono quando ha risposto “no” alla nostra domanda per confermare che Gasperini «non sarà l’allenatore della Roma del prossimo anno»). Ranieri non è un bugiardo, e dunque siamo portati a credergli. Ma se, poniamo il caso, lo stesso Gasperini gli avesse chiesto di smentire la notizia per alleggerire un po’ la pressione mediatica in vista delle ultime nove giornate di campionato, ci sta che lui si sia prestato. Del resto lo disse una volta in conferenza stampa: un allenatore deve anche saper essere bugiardo, se serve. Magari stavolta serviva.

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Calciomercato Roma: Conte pazzo di Pellegrini, Napoli al lavoro per concludere l’affare a giugno

Già accostato in precedenza al Napoli, ora Lorenzo Pellegrini torna in ottica azzurra. È quanto svela il giornalista Valter De Maggio nel corso della trasmissione Radio Goal in onda sull’emittente radiofonica. Secondo le sue indiscrezioni, Antonio Conte è “pazzo” del capitano della Roma e la società di De Laurentiis è al lavoro con i giallorossi per provare a chiudere l’affare già il 1° giugno. De Maggio, inoltre, aggiunge che anche Pellegrini è “innamorato” del tecnico.

(Radio Kiss Kiss Napoli)

Totti: “Il rettangolo verde è stato tutto per me. Se avessi incontrato prima Salah avremmo fatto follie” (VIDEO)

In occasione dell’evento Iliad Store di via Cola di Rienzo a Roma di una settimana fa circa, Francesco Totti ha rilasciato un’intervista anche a Cronache di Spogliatoio in cui ha ripercorso la sua carriera e si è raccontato.

Mostrano una foto di Giannini: “Sono cresciuto con l’idolo in casa, lo vedevo come un principe o un re. Ho cercato di rubargli movimenti, come giocava e quello che faceva durante il giorno. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è una persona straordinaria, mi ha dato tanti consigli. La prima volta che l’ho visto ho dormito con lui in ritiro, dormivo con un occhio chiuso e uno aperto, non pensavo mai potesse succedere”.

Ti ricordi la prima partita della Roma che hai visto da bambino?
“Mi ricordo che era un Roma-Napoli, sabato alle 14.00, il momento in cui stavano facendo lo stadio nuovo e mi sembra che fece gol Völler di testa all’ultimo”.

La tua giornata tipo da tifoso bambino?
“Da bambino non pensavo tantissimo alla Roma, aspettavo la domenica. C’era solo 90° Minuto quindi le partite non potevi vederle e avevi solo quella mezz’ora per vedere tutti i gol della Serie A. La vivevi tranquillamente da innamorato. Ho iniziata a viverla dal momento in cui sono andato in Curva a 13-14 anni con mio fratello e mio cugino. Uscivamo la mattina con i panini con la frittata preparata da mamma intorno alle 10 di mattina, era una domenica diversa, dove c’era divertimento e facevi amicizia”.

Altra foto di uno striscione “Grazie capitano” in Tevere: “Era la partita dei 300 gol, guarda che sono preparato”.

Ti ricordi il momento in cui diventato capitano?
“Sì, mi sembra dopo Bergamo. Aldair da quel giorno disse che era giusto che diventassi capitano della Roma perché avevo un futuro, lui ci credeva tantissimo. L’ho presa con tranquillità, non mi rendevo conto di quello che stesse accadendo. Da quella domenica ho avuto un peso sulle spalle che nessuno può immaginare: oltre a essere romano, romanista, numero 10, avevi qualcosa di diverso dagli altri giocatori. La gente si aspettava sempre qualcosa in più. Conoscendo la piazza, crescendo riuscivo a mettere ovatta intorno a squadra e giocatori. Alla famiglia non l’ho comunicato io, l’ha detto la società e non pensavo fosse per sempre. L’ho letta male ma è stata una fortuna”.

Sei stato un capitano silenzioso, ci sono stati momenti in cui hai dovuto alzare la voce?
“Non sono un capitano che insulta i compagni, che li attacca al muro. Non ho quel carattere, sono buono e semplice, anche se qualcuno mi stava antipatico ci andavo sopra, anche con quelli che non si comportavano bene. È normale che in campo riuscivo a dare qualcosa in più. Ho sempre pensato che non ci sia bisogno di alzare la voce. Alcune volte sarà capitano, ci sono state anche litigate nello spogliatoio. Una volta dopo una partita di Champions ho litigato con un giocatore a fine primo tempo, non so se fosse Burdisso. C’era anche il fratello. Dopo mezz’ora mi dispiaceva già, ma istintivamente ti viene. Sono tranquillo ma se mi attacchi, ti attacco anche io”.

Pizarro ha detto che una parte bella della sua carriera era la partitella con te, spesso era tardi e tuo padre portava da mangiare.
“Mio padre era amato da tutti, arrivava alle 9 e cominciava a portare la pizza. Prima dell’allenamento la portava al bar o dai fisioterapisti, prima di scendere in campo la maggior parte dei giocatori la mangiava. Tutti i giorni lo aspettavano a Trigoria. Erano tutti innamorati di mio padre. Tutta Trigoria ricorderà, lui era buono. Lo soprannominavano lo ‘sceriffo'”.

Quando accompagnavi tuo figlio a Trigoria ti fermavi davanti ai cancelli.
“Adesso mio figlio ha cambiato squadra, ma quando lo portavo lo lasciavo lì e me ne andavo o aspettavo al terzo cancello come tutti gli altri giocatori. Da quel giorno non sono più entrato”.

Nesta?
“Alessandro è un altro pezzo di Roma, cugino diciamo. Nel periodo calcistico non ci siamo mai frequentati, non era rispettoso nei confronti delle tifoserie anche perché prima erano altri tempi. Alla fine non stai facendo niente di male ma Roma è bella anche per questo. Poi mi è capitato di andarci a cena insieme. Lo reputo uno dei migliori al mondo in quel ruolo”.

La prima azione di Totti nel derby qual è?
“Quando mi fece entrare Mazzone e presi il rigore da Negro. Mazzone mi disse di entrare e divertirmi, ero giovane e non hai tanti pensieri. Dopo li ho sentiti di più, erano derby pesanti e non volevi mai perdere, c’erano sfottò molto pesanti. I derby erano belli anche fuori dal campo. Prima si parlava già mesi prima della partita, tanti tifosi preferivano vincere i due derby anziché lo scudetto. Io preferisco lo scudetto”.

Il tuo più grande rivale da calciatore?
“Per me non ci sono avversari o rivali. Ci conosciamo tutti, chi più e chi meno, in campo ti trasformavi. In quel momento odiavi pure Nesta ma a fine partita ritornavi come ai vecchi tempi. Rivale non è una parola che mi piace. C’erano signor giocatori in tutte le squadre”.

Il difensore che ti ha messo più in difficoltà?
“Non c’è uno in particolare ma c’erano certi cani, uno ti alzava e uno ti rinviava”.

Mostrano la foto del rigore all’Australia: “Non dico che ci abbia consacrato, ma dopo quel rigore ci siamo detti che saremmo arrivati alla fine. Era una partita particolare, eravamo in 10 e se fossimo andati ai supplementari non so come sarebbe andata. Quel pallone era un macigno. Dopo aver segnato abbiamo capito che avremmo potuto vincere il Mondiale. Mi ricordo di aver fatto 70 metri infiniti fino al dischetto, mentre camminavo pensavo al cucchiaio, parlavo tra me e me, cercavo risposte e non le trovavo. Al momento del fischio, e il portiere era grosso, ho detto che avrei tirato forte e in alto”.

Il Mondiale?
“È stato un Mondiale ad alto rischio per me dopo l’infortunio. Con la forza, la determinazione e la voglia, con lo stimolo del mister e dei miei compagni, ho spinto per poterci essere”.

Se avessi tirato il rigore in finale con la Francia, come l’avresti tirato?
“Uguale a quello con l’Australia. Da una parte ero contento di non tirarlo, ogni tanto ti tieni qualche responsabilità ma se fossi stato in campo lo avrei tirato. In semifinale eravamo arrivati ai supplementari, era stata tosta, in finale la Francia era molto forte. Era una bella lotta, anche noi eravamo una grande squadra, era una finale giusta”. 

Senti ancora Lippi?
“Sì, lo sentiamo e ogni tanto organizziamo qualche cena e ci ritroviamo. Sono cose che non potrai mai dimenticare. Abbiamo una chat di squadra. Scrivono di più quelli che non hanno niente da fare ma ormai fanno tutti gli allenatori, è divertente. Ci siamo tutti tranne il mister”.

Mostrano la foto del pallonetto a Hart in City-Roma: “Ero giovane. Ah no? Quando segno non sembravo io, ho fatto uno scatto e invece avevo 38 anni. È stato un gol bello e difficile, bella anche l’azione. È stata un’azione inusuale, io andavo in profondità. Stavo bene fisicamente. Abbiamo allungato la serie positiva di vittorie. Al City c’erano grandi giocatori, anche la Roma era una bella squadra”.

Quando diventi punta i tuoi numeri schizzano, hai mai pensato se avessi fatto il cambio prima? 
“Con i ma e con i se siamo tutti più bravi. Inizialmente mi piaceva fare più assist che gol, andando avanti ho capito che erano più importanti i gol. Ma essendo trequartista, il mio ruolo era mettere in condizione gli attaccanti di fare gol. Poi c’è stata una casualità, voluta o meno, e il mister Spalletti mi ha messo falso nove a Genova perché non avevamo attaccanti. Da lì non ha cambiato più modulo”.

Hai attraversato tre epoche calcistiche, in cosa eri diverso dagli altri?
In 25 anni di carriera non è semplice mantenersi o continuare su questi livelli, andando avanti prendevo più forza, più esperienza e più fiducia e credevo tanto in me stesso. Credendo in te stesso riesci a diventare qualcosa di diverso da altri. Essendo capitano hai una responsabilità diversa, la gente si aspettava tanto quindi dovevo dare il 101%. Andando avanti, mi divertivo ancora di più”.

Scegli due attaccanti forti con cui hai giocato?
“Cassano, che non era prima punta, ma ci sono stati anni in cui facevamo come volevamo. L’altro nome è Salah: era un giocatore perfetto per come giocavo io. Non ci siamo gustati più di tanto, io ero alla fine della carriera e lui stava esplodendo anno dopo anno. Se ci fossimo incontrati a metà strada avremmo fatto follie. Avrebbe segnato solo lui perché io non lo riprendevo (ridr, ndr)”.

Mostrano la foto di un murales a Roma: “Non l’ho mai visto a Roma, non giro tanto a Roma. Ti riconoscono sempre, anche in Lapponia mi hanno riconosciuto”. 

La popolarità?
“Da una parte sono contentissimo perché l’affetto della gente ti gratifica, ma nella vita privata non hai possibilità di fare nulla”.

La cosa più assurda che ti è successa a Roma?
“Tante cose. La cosa più eclatante è la gente che si ferma e mi bacia i piedi, una cosa da pazzi. Non pensi che qualcuno faccia una cosa del genere. Anche un episodio in carcere: dovevamo andare a trovare i detenuti, c’era un ragazzo che una settimana prima doveva uscire ma sapendo che saremmo andati lì ha chiesto di restare una settimana in più per aspettarmi”.

Hai mai pensato che fosse troppo e che dovessi andare via?
“Alcune volte mi viene da pensarlo ma non posso mai lasciare questa città, mi identifico. Ci sono cresciuto e morirò qui, è grazie a loro che mi fanno sentire così importante”.

Mostrano uno scatto della partita d’addio all’Olimpico: “Non ho mai visto piangere Francesco così tanto prima, durante e dopo. Certe volte dovevo fingere. È stato un giorno bellissimo da una parte – un giorno che ogni giocatore vuole vivere – ma era un punto di arrivo, la fine di tutto. Non pensavo potesse succedere, speravo non arrivasse mai ma nel calcio c’è un inizio e una fine. È una giornata difficile da descrivere. Fare il giro di campo e vedere tutti piangere, ero contento e amareggiato perché già dal giorno dopo non sarebbe più successo. Il rettangolo verde è stato tutto per me, quello che sentivo lo trasmettevo su quel prato verde per far contenta questa gente, per far emozionare la gente. Mi esprimevo in campo: la cosa più semplice e più significativa per me. Le chiacchiere le porta via il vento”.

Hai avuto paura poi?
“Sì, ogni tanto mi torna. Noi calciatori siamo abituati a essere abitudinari, è tutto programmato. Non sapevo cosa volessi fare dopo, non era stata voluto. È stato all’improvviso ed è stata una bastonata pesantissima, ma era giusto che arrivasse. L’avrei vissuta diversamente e ammorbidita. Non me lo aspettavo, soprattutto il modo: inizialmente mi avevano detto una cosa e poi è stata viceversa, non voglio più parlarne. Non voglio vivere di rimpianti, quella giornata è stata indimenticabile e non ho fatta un’altra partita d’addio, non aveva senso”. 

Sembrava che potessi tornare a giocare. È vero?
“C’è stato un incontro con alcune persone nell’ambito calcistico, con un giocatore con cui ho giocato che scherzosamente mi ha chiesto se potessi dare una mano. E io gli ho detto che gli voglio bene ma non sono un ragazzino, mi ha detto che mi fossi allenato 2-3 mesi avrei potuto fare quella pazzia. Mi ha fatto scattare qualcosa e ho pensato di riniziare ad allenarmi, mi sentivo bene e non avevo problemi fisici. Il fisico reagiva e l’ho chiamato: ‘Non sto male, ma mi serve un altro mese buono’. Mi ha detto che mi avrebbe aspettato. Poi niente, mi sono fermato e ho pensato che non sono andato in altre squadre quando potevo e poi fare 6 mesi in un’altra squadra non mi sembrava corretto. Rimanere con un’unica maglia, penso che nessun altro riuscirebbe a farlo. Io e Maldini, non ce ne sono tanti. Ho parlato con le 2-3 persone vicino a me, per rispetto di quello che ho fatto non sono andato avanti. È mancato tanto così, sarebbe stato diverso e impensabile, quello mi spingeva. Anche perché non avrei fatto brutte figure per quello che c’è in giro, potevo stare in un contesto di squadra e potevo aiutare i giovani. Non ho mai detto la squadra per rispetto dell’allenatore e del club. Ora basta altrimenti divento patetico e pesante. Certo che se dovesse chiamare la Roma ci penserei (ride, ndr)”.

“Tieni in gioco la vita”: il progetto del club arriva nel Municipio VIII (FOTO)

Prosegue il progetto “Tieni in gioco la vita” che arriva nel nel Municipio VIII. Il comunicato del club giallorosso:

AS Roma e Automobile Club Roma, con il supporto di Toyota, rinnovano anche nel 2025 l’impegno per la promozione di uno stile di guida sicuro e responsabile tra i giovani della Capitale.

Dopo il successo delle scorse edizioni della campagna “Tieni in gioco la vita”, che ha coinvolto oltre duecento studenti dell’ultimo anno di sei istituti scolastici romani e la Roma Primavera maschile e femminile come testimonial del progetto, ha preso il via il 25 marzo il terzo corso teorico e pratico rivolto ad altri tre istituti della Capitale, stavolta nel Municipio VIII.

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Con l’obiettivo di contribuire a contrastare il drammatico bilancio di vittime dei quasi 13.000 incidenti stradali che avvengono ogni anno nelle strade romane causando oltre 150 morti e più di 16.000 feriti, circa 150 studenti del Liceo classico e scientifico statale Socrate, del Liceo scientifico Giovanni Keplero e dell’Istituto Pacinotti-Archimede hanno assistito a lezioni teoriche interattive per un corretto stile di guida presso la Biblioteca Arcipelago dell’VIII Municipio in via Benedetto Croce.

Dopo l’intervento introduttivo del Presidente del Municipio Amedeo Ciaccheri, del Chief Football Operating Officer dell’AS Roma Maurizio Lombardo e del Business Developer e Communication Specialist di Toyota Massimiliano Rossi, i ragazzi hanno preso contatto con il tema della giornata in un modo coinvolgente e mai noioso.

“La famiglia Friedkin in questi anni ha cercato sempre di dare continuità a progetti del Club come questo, di forte impatto sociale”, ha detto Maurizio Lombardo agli studenti introducendo la mattinata. “Il tema della sicurezza è per l’AS Roma sempre al primo posto: dall’organizzazione delle sedute di allenamento, alle dotazioni del centro sportivo, fino alla promozione di un corretto stile di guida tra i nostri atleti neopatentati delle giovanili. Per questo, grazie ai nostri generosi partner, siamo lieti di poter coinvolgere in questo progetto tanti altri ragazzi delle scuole di Roma per stimolare in loro un senso di responsabilità sempre maggiore quando si mettono alla guida”.

Partendo dal dato statistico che presenta l’uomo come causa degli incidenti nel 95% dei casi (con l’automobile e le strade che rappresentano il restante 5%), Valerio Vella, Responsabile ACI Ready2Go, nelle due ore di lezione di teoria ha affrontato i concetti fondamentali della guida in sicurezza utili a prevenire l’incidentalità stradale: limiti di velocità, sicurezza attiva e passiva, dispositivi ADAS e consigli per mantenere sempre la massima concentrazione al volante. Con lui, un genitore di una vittima della strada come il giornalista Luca Valdiserri, padre del diciottenne Francesco che fu travolto e ucciso nell’ottobre 2022 da un’auto fuori controllo mentre passeggiava con gli amici sul marciapiede di via Cristoforo Colombo. Vella e Valdiserri hanno così toccato le corde giuste dei ragazzi per tenere sempre alta l’attenzione e stimolare riflessioni, fare autocritica se necessario e predisporsi ad un approccio alla guida più responsabile.

Grazie al consueto contributo di Toyota e KINTO  Mobility Service Provider dell’AS Roma – che ha messo a disposizione due vetture Yaris Cross e due Aygo X, la parte pratica è stata poi svolta dai formatori ACI Ready2Go (nell’area parcheggio concessa dall’VIII Municipio), a partire dalla corretta posizione di guida, fino ad affrontare lo slalom dinamico utile a comprendere le cause-effetto del sotto e sovrasterzo, l’utilizzo del dispositivo ABS ed alcuni esercizi su fondo a scarsa aderenza con evitamento dell’ostacolo.

“Con il terzo appuntamento del progetto ‘Tieni in gioco la vita’, l’Automobile Club Roma rinnova, al fianco della Associazione Sportiva Roma, il proprio impegno per la sicurezza stradale, indirizzando i corsi teorici e pratici a studenti in età da patente con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani a comportamenti responsabili e consapevoli sulla strada”, ha dichiarato Giuseppina Fusco, Presidente dell’Automobile Club Roma. “Desidero rivolgere un ringraziamento al Municipio Roma VIII, che ha scelto di sostenere concretamente il progetto, mettendo a disposizione le aule e le aree per lo svolgimento delle attività formative e dei test drive. Una collaborazione che arricchisce e rafforza l’integrazione tra le istituzioni pubbliche verso l’obiettivo comune di salvaguardare la sicurezza sulle nostre strade”.

Come nelle precedenti edizioni, al termine della mattinata, Luca Valdiserri ha partecipato alla consegna dell’assegno derivante dal fondo costituito dall’AS Roma ed intitolato alla memoria del figlio Francesco per supportare anche nel prossimo anno scolastico lo svolgimento dei corsi nei tre istituti coinvolti.

(asroma.com)

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Dybala è tornato a Roma in stampelle: “Sto bene, ho sentito Ranieri. Rientro prima di settembre? Non lo so” (FOTO e VIDEO)

Dopo l’infortunio al tendine semitendinoso sinistro accusato durante Roma-Cagliari e l’intervento chirurgico al quale si è sottoposto ieri a Londra, Paulo Dybala fa ritorno nella Capitale. L’argentino, in stampelle, è stato intercettato dai cronisti presenti al suo arrivo all’aeroporto di Ciampino e ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Sto bene. Ho sentito Ranieri. Sabato a Lecce con la squadra? Non lo so, devo parlare con i dottori. Per le altre partite penso di sì. Ci rivediamo prima di settembre? Non lo so. Posso camminare senza stampelle ma i dottori mi hanno detto di tenerle. Sto bene, grazie”. Una battuta anche sulla vittoria dell’Argentina per 4-1 sul Brasile: “Sì, ultimamente contro il Brasile siamo abituati (ride, ndr)”. Il prossimo passo per la Joya è iniziare la riabilitazione a Trigoria.

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Totti: “È mancato tanto così per tornare a giocare. Certo che se dovesse chiamare la Roma ci penserei” (VIDEO)

In occasione dell’evento a Iliad Store di via Cola di Rienzo a Roma, Francesco Totti ha rilasciato un’intervista anche a Cronache di Spogliatoio che uscirà domani, giovedì 27 marzo, in versione completa. Un’anticipazione delle parole dell’ex capitano della Roma: “Quello che sentivo lo trasmettevo su quel prato verde per far contenta questa gente”.

A un certo punto sembrava che potessi tornare a giocare. È mancato tanto così?
“Sì, è stata bella così. Certo se dovesse chiamare la Roma ci penserei (ride, ndr)”.

Instagram, il messaggio di Koné per il compleanno di Thuram: “Più vita fratello” (FOTO)

Manu Koné e Khéphren Thuram da bambini: è questo lo scatto scelto dal centrocampista della Roma per augurare buon compleanno al connazionale. Oggi il giocatore della Juventus compie 24 anni e Koné ha condiviso su Instagram una foto dei due insieme da bambini: “Più vita fratello. Dio ti benedica”. Il 6 aprile si affronteranno allo Stadio Olimpico da avversari in occasione di Roma-Juventus.

Cagliari, Mina: “Ringrazio Ranieri, ho imparato costantemente da lui” (VIDEO)

Al canale ufficiale della Lega Serie A Yerry Mina ha raccontato la sua carriera e ha parlato anche di Claudio Ranieri, attualmente sulla panchina della Roma. Un’anticipazione delle dichiarazioni del difensore del Cagliari: “Il momento che mi è rimasto più impresso di questo posto è stato quando sono arrivato. Il primissimo giorno che sono salito all’ultimo piano dell’albergo e mi sono affacciato, si percepiva una tranquillità, una pace. Ci tengo a ringraziare Claudio Ranieri che mi ha aiutato a venire qui, mi ha chiamato e mi ha detto ‘Yerry, vieni qui’. Quando sono arrivato in squadra gli ho detto ‘vorrei che mi aiutassi’ e tutto ciò che ho fatto è stato imparare da lui costantemente”.

Lecce: rientrati Berisha, Coulibaly e Ramadani. Domani seduta al Via del Mare

In vista della sfida contro la Roma, valida per la 30esima giornata di campionato e in programma sabato sera al Via del Mare, il Lecce ha svolto una seduta pomeridiana all’Acaya Golf Resort & SPA. Berisha, Coulibaly e Ramadani hanno fatto rientro in sede dopo gli impegni con le Nazionali e si sono allenati regolarmente in gruppo, mentre sono assenti Burnete, Gaspar e Krstović, ancora impegnati con le rispettive selezioni. Domani pomeriggio è in programma una sessione di allenamento al Via del Mare.