LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Non è dato sapere dove arriverà la Roma. Sappiamo però cosa ha incontrato durante questo percorso iniziale. Il migliore antidoto per il virus di indolenza e di piacioneria piagnona che attanaglia la Roma dalla nascita.
Spesso si accusa la piazza giallorossa di essere deleteria. Lo è ma, non per i motivi che accompagnano tale teoria, perorati da chi cerca alibi per le società. Roma non distrugge, Roma è bambagia, rende i calciatori mammoni, li abbraccia fino a stritolarli. Roma è la piazza che il giorno del sorteggio dei gironi di coppa va su Google Maps per misurare le distanze da colmare per giocare in trasferta. Poveri calciatori, come faranno? Il giovedì sera si gioca al freddo nell’Europa dell’est e la domenica pomeriggio c’è la trasferta di Pisa. Della serie “n do’ ‘nnamo dominamo’ ma poi datece er tempo che se dovemo rifocillà”. Quindi ci vestiamo da tecnici di Coverciano e immaginiamo ampio turnover, innescando la gara di piacioneria piagnona, perché è la gara a chi la dice più grossa. “Facciamo giocare il terzo portiere!”. “No! Mandiamo in campo undici Primavera!”. Poi arriva Gasperini e liquida la vicenda “riposiamo quando andiamo a dormire”. E tanti cari saluti al pianeta dei complotti abitato da chi per anni insinuava che a Bergamo si recuperasse in fretta perché Zingonia faceva rima con doping. Pianeta oramai disabitato, stranamente. La Roma di Gasperini è prima con Baldanzi centravanti. La Roma di Gasperini prima in classifica chiude la partita di ieri col tridente Baldanzi, Cristante ed El Shaarawy. Perché quella colpevole lacuna strutturale non colmata in estate resta e andrà cancellata obbligatoriamente a gennaio. Ma lui ha saputo non snaturare il suo credo avendo l’intelligenza di sfruttare fino all’ultima stilla di talento le caratteristiche di gente che fino all’ultimo giorno di mercato non ha mai disfatto le valigie. Chissà se in caso di rimonta dell’Udinese si sarebbe alzata anche stavolta la voce di chi più di una volta quest’anno ha già affermato che l’allenatore sbaglia formazione perché “è venuto a Roma a fa’ er fenomeno”. Quando arriva un lavoratore serio, che ha già vinto altrove, che propone in modo convincente una metodologia acclarata dai risultati, viene facile seguirlo. Anche dai calciatori più usurati, quelli prossimi all’addio. Quando arriva uno così, vincente, forestiero, diverso, che non concede confidenze, che non ha bisogno di chiamare per cercare alleati, viene visto in cagnesco. Gasperini è la cosa migliore che potesse capitare alla Roma. Sta scardinando un sistema pieno di falle. Vincendo otto partite su undici, non ha battuto le varie Lazio, Pisa, Udinese. Ha battuto l’indolenza e i luoghi comuni di un centro sportivo e di un certo tipo di comunicazione che ha sempre spacciato la Roma per un figlio un po’ coglione per il quale trovare una scusa valida dopo l’ennesimo fallimento. Gasperini sta allenando squadra, società e comunicazione. Non deve allenare i tifosi. Loro in quanto tali possono, nei limiti della civiltà, esprimere consenso e disgusto. Non a caso sono gli unici che pagano nel mondo del calcio. Gasperini non a caso viene da lontano. Roma ha sempre ottenuto i risultati grazie ai forestieri. Nella città più bella del mondo, per il salto di qualità c’è bisogno di gente nata a Grugliasco, Xanxere, Aulla, Pieris, Reconquista, Setubal, Brescia, Valdemarsvik. È un dato di fatto.
In the box – @augustociardi75