KONÉ: “Roma-Fiorentina decisiva, siamo da Champions. Ranieri? Avevamo bisogno di lui. Ghisolfi importante per me, abbiamo un bel rapporto”

SKY SPORT INSIDER – Manu Koné ha rilasciato un’intervista al sito dell’emittente radiofonica e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla vittoria in casa dell’Inter, sulla fondamentale sfida contro la Fiorentina e sul rapporto con Claudio Ranieri e Florent Ghisolfi. Ecco le parole del centrocampista della Roma.

Manu, cosa rappresenta per voi la sfida tra Roma e Fiorentina?
“Sarà una partita molto importante, decisiva, contro una squadra forte che ha già dimostrato tanto. Anche noi siamo in un buon momento di forma, giocheremo in casa davanti ai nostri tifosi e faremo del nostro meglio per cercare di vincere e di allungare questa striscia di risultati positivi. Quello che conta sono i tre punti per proseguire nella risalita della classifica”.

La vittoria contro l’Inter cosa vi ha insegnato?
“Quella contro l’Inter è stata una vittoria molto importante. Ha mostrato ancora una volta il nostro spirito di squadra, sia dei titolari sia di chi è partito dalla panchina. Ovviamente non è mai facile giocare contro una squadra del livello dell’Inter. Ci ha confermato che siamo in grado di ottenere grandi risultati anche fuori casa: contro Atalanta e Torino vogliamo confermarci anche in trasferta”.

All’andata finì 5-1 per la Fiorentina, cosa ricordi di quel match?
“Fu una partita complicata. Attraversavamo un momento di evidente difficoltà. Rispetto ad allora abbiamo rialzato la testa, siamo stati capaci di reagire. Domenica sarà una partita diversa: saremo in casa, davanti ai nostri tifosi. Oggi siamo in fiducia. Ci giocheremo una bella fetta di futuro, ma sono sicuro che il futuro ci riserva delle belle sorprese”.

Claudio Ranieri cosa rappresenta per te? Cosa ti ha dato?
“Mister Ranieri è un grande allenatore, ha moltissima esperienza internazionale e ha fatto bene dovunque. Mi incoraggia tanto in ogni allenamento, mi suggerisce come posizionarmi in campo e come migliorarmi nella parte tattica. Il fatto che possiamo parlare in francese è un grande aiuto, abbiamo una comunicazione diretta e riesce a esortarmi nel modo giusto. Tutti abbiamo avuto bisogno di lui nel corso della stagione, io in particolare”.

Parlando di tattica, a Milano sei stato impiegato davanti alla difesa. Ti piace questo ruolo?
“Non sono molto abituato a giocare in quella posizione ma penso che un centrocampista moderno debba sapersi disimpegnare in tutti i ruoli. Ho attitudini sia difensive sia offensive, credo di poter dare una mano alla squadra anche giocando davanti alla difesa. In ogni caso il mio compito è fare ciò che mi chiede l’allenatore, cercando di svolgerlo al meglio. Proprio contro l’Italia con la maglia della Francia avevo giocato la prima volta in quella posizione, penso di essere grado di poterlo fare”.

Chi è stato il tuo modello di riferimento calcistico crescendo?
“Due giocatori in particolare. Il primo è Paul Pogba, per la grande carriera che ha avuto alla Juventus e per il suo impatto sulla Serie A. Quando è arrivato in Italia era più giovane di me eppure ha saputo essere decisivo fin da subito, anche per la nazionale. E poi Yaya Touré, fortissimo e vincente. Sono stati due campioni incredibili, non intendo paragonarmi a loro, forse da un punto di vista fisico e tecnico mi posso avvicinare al loro stile ma sempre con le mie caratteristiche”.

Qui alla Roma c’è un dirigente che parla francese come te, Florent Ghisolfi. Che rapporto avete?
“È una persona molto importante per me. È stato lui a volermi qui alla Roma, a dimostrarmi quanto il club volesse puntare su di me. Parliamo quotidianamente, anche prima e dopo le partite. Mi incoraggia tanto, perché mi conosce e sa che posso migliorare. Parlare la stessa lingua ci ha aiutati a costruire un bel rapporto, sono contento di poter lavorare con lui qui alla Roma”.

Manu, che obiettivo hai come calciatore qui a Roma? Magari raggiungere la Champions League già in questa stagione?
“La Champions è un obiettivo concreto. Sappiamo che la proprietà Friedkin è molto ambiziosa e vuole arrivarci. Da quando sono qui la Roma ha dimostrato di essere un club da Champions League. Sarebbe l’epilogo di una bella storia e di una bella stagione. Mancano solo quattro partite per riuscirci, se non dovessimo farcela a completare la nostra rimonta la qualificazione all’Europa League rimane l’obiettivo minimo. Ma siamo convinti di avere la qualità per arrivare nelle prime quattro”.

SOULÉ: “Contro l’Inter vittoria importante per la Champions, ora ci aspettano quattro finali. Futuro? Mi piacerebbe giocare nell’Independiente, ma è presto” (VIDEO)

DSPORTS – Matias Soulé si racconta e lo fa al portale argentino. Tra i vari temi trattati l’esterno della Roma ha parlato del suo gol vittoria contro l’Inter, della convocazione con l’Argentina e degli incontri con Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Ecco le sue dichiarazioni.

Il tuo gol contro l’Inter?
“Ero contento, per fortuna abbiamo vinto. Non ce lo aspettavamo, sapevamo che sarebbe stato difficile. Stiamo lottando per arrivare in Champions, motivo per cui ci servivano moltissimo quei tre punti. Ora mancano 4 finali e contro la Fiorentina, che è sotto di noi in classifica, sarà difficile”.

Ora i napoletani ti faranno una statua al fianco di Maradona…
“Mi hanno mandato dei messaggi e mi hanno ringraziato per il gol (ride, ndr)”.

L’inizio della tua carriera?
“Stavo cercando club su internet dove potermi mettere alla prova. Ho iniziato a giocare nel Kimberley, ma come tutti i ragazzi volevo andare a Buenos Aires. Quando trovavo una squadra lo dicevo a mio papà, il quale mi rispondeva che ero piccolo ma che prima o poi mi ci avrebbe portato. Ho insistito molto, finché arrivò la chiamata del Vélez per fare un provino e mi prese”.

Com’è stato conoscere Messi?
“Avevo 17 anni e dovevo ancora debuttare. Andai in Nazionale e lo salutai, ma ero nervoso perché incontrarlo era il mio sogno. Parlammo poco, ma fu pazzesco. Dissi alla mia famiglia che non mi sarei più lavato la mano che gli avevo stretto. Allenarsi con lui è un privilegio”.

Da Messi a Cristiano Ronaldo alla Juventus…
“Sono stato un mese con Cristiano Ronaldo nel periodo in cui la Juventus vinceva ogni anno la Serie A. Parla spagnolo, aveva un buon rapporto con i sudamericani del gruppo ed è davvero un genio. Poi lasciò la Juventus e andò al Manchester United. C’era anche Paulo Dybala nel momento in cui debuttai in prima squadra e lo conobbi proprio lì alla Juventus. Quella rosa era piena di fuoriclasse e giocare con certi calciatori era incredibile per un ragazzo giovane come me”.

Tuo padre ti ha mai detto: ‘Devi chiudere la carriere all’Independiente’?
“Non mi mette pressione, ma è un mio sogno giocare in Argentina perché me ne andai prima. Ora non ci penso, credo che manchi tanto però mi piacerebbe giocare lì e ovviamente nell’Independiente. Tutta la mia famiglia tifa l’Independiente, mio padre soprattutto”.

La prima convocazione in nazionale argentina?
“Fu un’emozione enorme, tutti i bambini sognano la convocazione nell’Argentina. Ero molto contento, c’erano anche Dybala e Paredes. Già fui convocato prima di debuttare in prima squadra e lì conobbi l’ambiente, ma era un’altra cosa dato che ero alla Roma”.

La convocazione prima del debutto?
“In quel momento giocavo in Under 23 e disputai due partite contro il Messico. Poco dopo ci sarebbero stati i Giochi Olimpici, ma la Juventus non mi mandò”.

La chiamata di Spalletti?
“Di Francesco mi disse che Spalletti avrebbe voluto convocarmi in vista dell’Europeo. Il ct venne a Frosinone e parlai con lui, ma io gli dissi di no perché sono nato in Argentina. Mi chiamò prima al telefono, poi volle incontrarmi a sorpresa. Lui mi disse ‘Ti capisco’.

Davvero Allegri ti fece cambiare il colore dei capelli?
“Sì. Io ero tornato dall’Argentina con i capelli biondo platino e lui mi salutò senza dirmi nulla. Un altro giorno venne da me e disse: ‘Che ti sei fatto in testa?’. A fine allenamento venne nuovamente a parlarmi: ‘Non voglio vederti con questi capelli, domani mattina te li tagli’. E io lo feci. Mi ricordo che Di Maria e Paredes mi provocavano dicendo: ‘Che cag*****o che sei!’.

La domanda che non ti hanno mai fatto?
“Mi piacerebbe parlare del mio passato, dell’inizio della mia carriera e della gente che mi ha sostenuto sin da piccolo. Mi piacerebbe parlare anche del mio quartiere e del passaggio dal calcio a 5 a 11 perché mi rivedo in questo.

I tuoi amici sono quelli di sempre?
“Sì: Puchi, Ivan, Santiago, El Chiqui e me ne sto dimenticando sicuramente qualcuno… Tutti ragazzi di Mar de Plata, ma anche qualcuno che conobbi al Velez e ora è in Italia. I primi che ho nominato sono quelli del mio quartiere. Ogni volta che posso torno in Argentina e sto con la famiglia e i miei amici”.

Tua nonna?
“Lei veniva a Buenos Aires solo per accompagnarmi quando mio padre non poteva. Purtroppo è scomparsa da poco, ma la porto sempre con me perché la amavo. Le piaceva il calcio, quindi c’era un rapporto speciale”.

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SOULÉ: “Il gol al derby un sogno. Spero di vincere qualcosa con la Roma”

ESPN – “Non ho iniziato benissimo questa stagione, ma per fortuna ora le cose stanno andando bene. Stiamo lottando per un posto in Champions League e speriamo di ottenerlo”, sono le parole di Matias Soulé al canale argentino. “È stato un sogno, il mio primo derby, riuscire a segnare quel gol. È stata una sensazione bellissima – ha raccontato parlando del gol al derby terminato 1-1 -. Segnare un gol in una partita come questa cambia le cose, soprattutto la fiducia in se stessi. Volevamo vincere, ma per come si è sviluppata la partita un punto era meglio di niente”.

Il classe 2003 ha parlato anche dei connazionali Paredes e Dybala“Sono dei geni, soprattutto come persone. Ridiamo molto, passiamo molto tempo insieme e grazie a loro mi sono adattato molto in fretta”. “La Nazionale è un sogno. Spero di poter essere lì quando sarà necessario. Sono tranquillo, ma una possibile convocazione provoca sempre ansia – ha aggiunto Soulé sulla Nazionale -. Tutto quello che fai nel club è creare occasioni. Ora che gioco di più spero che accada”.

“Sogni? Spero di vincere qualcosa qui con la Roma e di poter giocare in un torneo importante con la Nazionale in futuro”, ha concluso.

PAREDES: “Neymar continua a dirmi di venire al Santos. Mi sta facendo impazzire, ma gli rispondo sempre che non deve disturbarmi” (VIDEO)

LOS EDUL – Dopo Paulo Dybala, anche Leandro Paredes ha rilasciato un’intervista ai giornalisti argentini Gaston ed Esteban Edul. Tra i vari temi trattati il centrocampista della Roma ha svelato alcuni retroscena legati al suo rapporto con Neymar, il quale sta tentando di convincere il calciatore giallorosso a raggiungerlo al Santos. Ecco le parole di Paredes: “Abbiamo parlato dopo la vittoria e il poker dell’Argentina sul Brasile, mi ha mandato dei video della partita. Rideva e diceva ‘Non c’era bisogno giocassero così, da fuori è stato terribile!”.

E’ vero che ti chiede di andare a giocare con lui al Santos?
“Sì, anche ora mi scrive e mi manda messaggi. Mi sta facendo impazzire”.

Cosa gli rispondi?
“Che non mi deve disturbare (ride, ndr). Però sì, seriamente mi manda spesso messaggi e mi chiama dicendo che vuole giocare con me”.

Magari in un’altra squadra che non sia il Santos…
“Vediamo cosa succede…”.

 

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HUMMELS: “La scorsa estate ho pensato che il ritiro fosse la scelta giusta. Juric? Rispetto la sua idea di calcio, ma è lontana da ciò che mi piace”

PODCAST ALLEIN IST SCHWER – Mats Hummels torna a parlare di Roma all’interno del suo podcast e tra i vari temi trattati si è soffermato sull’esperienza con Ivan Juric e sulla decisione di ritirarsi al termine di questa stagione. Ecco le sue parole: “Ci sono stati molti giorni la scorsa estate in cui ho pensato che il ritiro fosse davvero la scelta giusta. Non mi sentivo più motivato ad allenarmi. C’erano già delle ottime opportunità a luglio, ma sentivo che non volevo più allenarmi per alcun motivo e non volevo tornare a questa routine. De Rossi? Purtroppo sono rimasto con lui solo due settimane. Con Ivan Juric è cominciata una situazione modesta sia in termini di partite sia in allenamento. La sua interpretazione del calcio la rispetto, ma è lontano da ciò che mi piace e da ciò che mi rende forte”.

DYBALA: “La Roma merita la Champions e i Friedkin sceglieranno il miglior allenatore. Infortunio? Punto a tornare per il ritiro estivo” (VIDEO)

SPORT MEDIASET – Torna a parlare Paulo Dybala e lo fa ai microfoni dell’emittente televisiva. Il numero 21, attualmente ai box dopo l’infortunio rimediato contro il Cagliari, ha toccato numerose tematiche tra cui il periodo lontano dal terreno di gioco e la scelta del nuovo allenatore della Roma. Ecco le sue dichiarazioni.

Oggi hai vissuto una giornata diversa…
“Sì, oggi ho vissuto una giornata diversa con questi ragazzi. A volte li vediamo poco, ma oggi abbiamo condiviso una giornata bellissima insieme alla Roma. Il club sta aiutando tantissimo questi ragazzi e regalare a questi bambini un sorriso è speciale”.

L’amore per il calcio abbatte tutte le avversità…
“Condividere questi momenti nello sport è bellissimo. Spero di rivedere presto questi ragazzi”.

Come stai vivendo questo periodo?
“Per me è brutto stare fuori senza poter fare niente. Io voglio sempre stare insieme ai compagni, essere disponibile per il mister e dare il mio contributo. So che starò fuori per un po’, ma sto lavorando per recuperare il prima possibile. Il tempo è dalla mia parte e lo sto utilizzando per recuperare al meglio in vista del ritiro”.

Tutti ti stanno aiutando in questo momento…
“Dopo ciò che mi è successo i Friedkin sono stati i primi a essermi vicino e mi hanno aiutato a trovare la soluzione migliore. Abbiamo preso la decisione migliore per recuperare ed evitare una ricaduta. Io cerco di stare il più vicino possibile alla squadra e aiutare i miei compagni”.

Cosa hai scoperto di nuovo di te?
“Ero in un periodo positivo, mi sentivo bene in campo. Poi è successo questo e ricominciare non è facile, ma nella mia carriera è già accaduto un paio di volte. Sono pronto per recuperare sia fisicamente sia psicologicamente, stare con il gruppo mi fa bene. Ora cerco di distrarmi un po’ per non pensare troppo a ciò che mi è successo”.

Cosa ti aspetti di trovare al tuo ritorno? Il nuovo allenatore?
“La società, il mister e il direttore sportivo decideranno il migliore allenatore per la Roma. Tutti aspettiamo di vedere la Roma in Champions, è ciò che merita. Sono sicuro che i ragazzi daranno il massimo per raggiungere questo traguardo”.

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Paulo Dybala ha parlato poi anche al Tg1, a margine di un evento con ragazzi disabili a cui ha partecipato: “È bellissimo stare con loro, anche imparare alcune cose come i valori che hanno”.

Come stai?
“Bene bene, molto meglio. La società, i presidenti, mi sono stati vicini aiutandomi a prendere la decisione migliore. La migliore decisione è restare qui con loro”

Sulla squadra, reduce dall’1-1 nel derby.
“Mi fido tantissimo di questi ragazzi, daranno il 100% per arrivare a raggiungere l’obiettivo che abbiamo, la Champions”

Sul futuro allenatore
“È un compito difficile che ha la società adesso, avranno qualche nome in testa già e deciderà il presidente”

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NDICKA: “Pronti per il derby, qui c’è molta passione. Mourinho ha lasciato un segno in me. Futuro? Vedremo, ma ho grande rispetto per la Roma”

L’EQUIPE – Evan Ndicka ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura alla Roma e sull’attesissimo Derby della Capitale. Ecco le dichiarazioni del difensore centrale giallorosso.

Ha avuto un percorso professionale atipico, essendo rapidamente scomparso dai radar francesi. Ha lasciato Parigi a 13 anni per trasferirsi nel centro di Auxerre. Come vive l’esilio a un’età così giovane e questa distanza dal tuo paese natale?
“All’inizio non ci rendiamo conto di questa distanza. Te ne vai, ti ritrovi con persone della tua generazione ed è un po’ un sogno per un bambino. Ma guardandoti indietro, ti dici che te ne sei andato presto, che da allora ti sei allontanato da casa solo per un po’ tra Auxerre, Francoforte e ora Roma”.

Perché ha scelto la Germania?
“Ero in L2 con l’Auxerre e il Francoforte mi offriva un’opportunità migliore. Così sono andato in Bundesliga senza esitazione. È un campionato interessante. C’è molta gente negli stadi, è quasi sempre pieno dalla prima alla quarta divisione. C’è una grande cultura calcistica ed è fantastico. E lì tutto è messo a disposizione affinché tu possa pensare solo al calcio, fanno di tutto per i giovani”.

Ma a 19 anni non era scontato che ce l’avresti fatta a Francoforte…
“Oggi è più facile, i giovani non hanno più paura. Quando sono arrivato non conoscevo nessuno, ma l’allenatore Hütter mi ha messo in campo senza esitazione”.

Questo le ha messo ulteriore pressione?
“No, quando sei giovane non ci pensi. Ripensandoci, penso che le cose sarebbero potute andare diversamente, ma a quell’età sei super sicuro di te. C’era una sorta di noncuranza che consentiva di superare tutti gli ostacoli. E ho avuto la fortuna di avere Hütter, ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera. E poi è un campionato aperto e, date le mie qualità, era perfetto per me. Inoltre a Francoforte c’è il tifo migliore di tutta la Germania. Non dimenticherò mai la vittoria dell’Europa League, un momento incredibile vissuto insieme a migliaia di tifosi che ci hanno accompagnato. Poi arrivò la proposta della Roma, si tratta di un club grande e storico e con una pressione enorme. La gente ti riconosce, ti si avvicina… Qui è molto bello, sia in positivo sia in negativo. Si sente la pressione più che in qualsiasi altro posto. Qui c’è una cultura calcistica molto diffusa. Non posso fare quasi nulla a Roma, dato che la gente è molto passionale. Forse è il rovescio della medaglia, ma ci sono tante cose belle (ride, ndr)”.

A Roma ha conosciuto Mourinho…
“Dall’esterno non sembra, ma Mourinho è una persona molto simpatica. Mi è stato di grande aiuto e in meno di un anno ho imparato molto tatticamente. Inoltre sa come parlare e come trasmettere la grinta. Lui sa tutto di tutti gli avversari. Ha lasciato un segno in me. Ma non è l’unico nella Roma, dato che ho avuto anche De Rossi e ora Ranieri”.

In due stagioni lei è diventato uno dei pilastri della squadra…
“Diciamo di sì, la gente si fida di me. In Italia la difesa è importante, dopo che giochi in Italia consegui un master in difesa. Puoi giocare ovunque”.

Questa partita contro la Lazio arriva al momento giusto per la vostra squadra: come la affronta?
“Dall’arrivo di Ranieri abbiamo fatto una grande rimonta. Ha cambiato tante cose, è nato a Roma, conosce la situazione e la città. Lui è un allenatore davvero molto bravo. Inoltre ha quel lato paterno in più, sa come parlarti. A Roma c’è un clima particolare: vinci 7 partite ma al 70′ pareggi 0-0 e la gente non sarà contenta. È una vera passione”.

Prova un’emozione particolare all’avvicinarsi del derby?
“Oh sì! Questa partita rappresenta qualcosa di importante. Inoltre quest’anno siamo molto vicini in classifica, il che aumenta la posta in palio anche in ottica Champions League. In città si capisce subito quando sta arrivando il derby. Nella gara di andata abbiamo vinto 2-0 ed è stata una partita difficile sia sul campo sia. Ci sono prese in giro e fa parte del contesto, ma noi giocatori restiamo calmi e pronti”.

Ha giocato un numero impressionante di partite questa stagione.
“Sono gli allenatori che mi mettono in campo. Mi prendo molta cura del mio corpo, sono ultra professionale. Dovrò fare tutto il possibile per restare al top. Cibo, strumenti per il recupero, stretching… Sono sempre al top, anche a casa, dove ho l’attrezzatura per allenarmi. Ronaldo è il mio modello, basta vedere cosa fa a 40 anni. Il suo lato professionale unito al talento formano una combinazione fantastica. Analizzo tutte le partite e i miei avversari, posso considerarmi un difensore a tutto tondo”.

Come reagisce all’interesse di diversi top club in Europa?
“Non farò finta di non vedere, ma a Roma sono rispettato e rispetto loro. Mi resta un contratto di tre anni e vedremo più avanti”.

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RANIERI: “Ho cercato di riportare autostima. La presenza di Dybala aiuta. Mi aspetto una Juve determinata e verticale” (VIDEO)

DAZN – In vista della sfida con la Juventus, in programma domenica sera allo Stadio Olimpico, Claudio Ranieri ha parlato ai microfoni della piattaforma sportiva. “È una partita importante, sia i tifosi della Roma sia quelli della Juventus sentono moltissimo questo tipo della partita – le dichiarazioni del tecnico giallorosso -. Credo che l’importante sia che i nostri tifosi siano orgogliosi della partita che andremo a fare. Lo dico, il risultato è importante ma fino a un certo punto: è importante uscire dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto”.

Un ricordo di Roma-Juventus?
“È difficile, ho poca memoria. Posso ricordare le partite con Nicolè, Sivori con i calzettoni giù che dribblava o Manfredini, Losi, Cudicini, sono ricordi dei nomi più che della partita in sé”.

I giocatori continuano a dire che ha portato tranquillità, in cosa si traduce il concetto?
“Rimettere le cose un po’ in ordine dando la giusta importanza alle cose importanti, cercare di essere squadra e non è facile. Quando ci sono buonissimi giocatori si potrebbe uscire fuori tema. Il calcio è uno sport di squadra, sembra stupido dirlo e ricordarlo ma è la verità: uno da solo non riesce a fare nulla, con l’aiuto dei compagni si possono fare buone cose. Ho cercato di riportare autostima nei ragazzi, quando cerchi di vincere e cominci a perdere o pareggiare perdi la sicurezza. Ho cercato di riportare sicurezza, voglia di fare e di lottare, sono tante piccole cose che tutte insieme portano ai risultati che la Roma sta facendo”.

Questa narrazione non rischia di mettere in secondo piano il lavoro sul campo?
“Lei mi ha chiesto cosa ho portato e io le ho detto questo aspetto psicologico. Il campo lo vedono tutti. Ho parlato di una cosa che non si può vedere ma che i ragazzi sentono, tutti vedete e analizzate quello che facciamo sul campo”.

Quanto è importante nel calcio sorridere?
“Credo che ognuno debba essere se stesso, non puoi sorridere se dentro sei arrabbiato. Mi si legge in faccia quello che sono, non so fingere per cui se mi arrabbio lo vedono subito tutti e così se sono sereno e sorridente. Ognuno deve essere se stesso, quando sei davanti a 25 giocatori non puoi fingere perché i giocatori se ne accorgono subito. È meglio essere chiari, leali e coerenti, è difficile perché chi gioca pensa sempre che ‘non mi vede, sto meglio’. Ogni giocatore si sente sempre partecipe ma ogni allenatore sa se un giocatore è in piena forma o no, se in quella partita va bene lui o se è meglio un altro. Ogni giocatore ha una caratteristica ed è importante che tutte queste caratteristiche diventino una squadra”.

In questi giorni a Trigoria c’è Dybala, quanto e come la sua presenza può aiutare i suoi compagni nel finale di stagione?
“Aiuta, è sorridente perché sa che è successo l’infortunio ma sta già pensando al recupero. È importante perché vedi che è attaccato a noi e ai compagni, cerca di trasmettere la sua positività”.

Quanto cambia la Roma senza Saelemaekers domenica?
“Ogni giocatore apporta il suo però ho diversi buonissimi giocatori che possono portare le loro qualità”.

Che Juventus ha visto col Genoa e che Juventus si aspetta all’Olimpico?
“Mi aspetto una squadra di Tudor, un allenatore che vuole subito andare dalla parte opposta come me. Amiamo andare in verticale e non tanto il palleggio, ci piace dare emozioni al pubblico. Mi aspetto una Juventus determinata e verticale”.

Milan-Fiorentina, Atalanta-Lazio, Bologna-Napoli e Roma-Juventus: è il weekend dopo il quale si inizia a vedere la classifica?
“Non lo so, credo e spero che fino all’ultimo sia un campionato avvincente. Lo è stato fino ad ora, nessuno si sta portando lo scudetto da casa o la Champions o l’Europa League o la Conference. Anche dietro c’è una bella lotta per la salvezza. Credo sia un bel campionato”.

Serviva un campionato così come spot?
“Credo che lo spot per il campionato italiano sia dentro di noi, siamo tifosi e abbiamo bisogno del calcio. Per andare come spot internazionale abbiamo bisogno di più squadre in Europa e che facciano bene come facevano una volta”.

Alberto De Rossi: “Il calcio è cambiato, richiede giocatori veloci, forti e potenti”

RADIO SERIE A – Il responsabile del settore giovanile della Roma, Alberto De Rossi, ha rilasciato un’intervista ai microfoni dell’emittente radiofonica:

Lei è responsabile del settore giovanile della Roma dal 1993. Chi meglio di lei può raccontarci questa struttura?
“È meraviglioso quello che proponiamo e quello che abbiamo organizzato nel tempo per mettere i nostri ragazzi più a proprio agio. Abbiamo la scuola, sette campi di calcio, il ristorante… La perfezione non esiste, però mettiamo a disposizione dei ragazzi tutto il meglio per la loro formazione”.

Lei ha visto tutta l’evoluzione di questo percorso, essendo qui da tantissimo tempo.
“Guardi, il campo dietro di lei non c’era, la scuola nemmeno e anche le strutture erano diverse. Adesso abbiamo migliorato molto sia in termini di infrastrutture che di organizzazione. Insomma si è evoluto tutto”.

È proprio questa evoluzione che ha contribuito a creare un vero e proprio DNA Roma?
“Sì, assolutamente. Si vede anche nei ragazzi che poi fanno l’esordio con la prima squadra. Non è solo una questione di risultati, ma di mentalità”.

Il vostro obiettivo è più orientato alla crescita dei ragazzi piuttosto che ai risultati del campo?
“Esattamente. A noi il risultato del campo interessa fino a un certo punto. Il nostro obiettivo è far crescere i ragazzi e renderli pronti per affrontare un allenamento in prima squadra. Questo è il nostro vero trofeo. Una volta arrivati lì, poi, sarà l’allenatore della prima squadra a decidere il resto”.

Quali sono le sfide più importanti da affrontare nell’allenamento di un ragazzo, considerando anche il momento di crescita che sta vivendo?
“Oggi il calcio è cambiato, è inutile negarlo. Richiede giocatori veloci, forti e potenti rispetto a dieci anni fa. Sembra che tutto debba passare per la palestra per creare calciatori strutturati, ma questo aumenta ancora di più la nostra responsabilità nel far crescere il ragazzo a livello tecnico. La base del gioco del calcio è il dominio della palla ed è su questo che dobbiamo lavorare”.

Come si concilia l’aumento della velocità di gioco con la formazione tecnica?
“Con il ritmo di gioco che è aumentato vertiginosamente, si richiede ancora più tecnica. Per questo ne facciamo tanta. Quotidianamente con gli staff cerchiamo soluzioni sempre più complesse per mettere in difficoltà i nostri calciatori e aiutarli a crescere più velocemente possibile”.

Quanto può aiutare e incentivare, anche dal punto di vista psicologico, permettere ai ragazzi di allenarsi con la prima squadra?
“Se chiediamo ai ragazzi cosa vogliono per il loro futuro, tutti risponderebbero che desiderano allenarsi e giocare con la prima squadra. Il nostro obiettivo è far sì che si concentrino su questo traguardo, ma per arrivarci serve molta professionalità. Devono lavorare duramente ogni giorno, consapevoli che il percorso è lungo e richiede impegno costante”.

SOULÉ: “Il gol di Shomurodov all’ultimo il momento più bello a Roma finora. I tifosi qui ricordano quelli di River e Boca”

IDEALISTA.COM – Nella collaborazione tra il portale dedicato al mondo immobiliare e la Roma, stavolta è il turno di Soulé di raccontare la sua esperienza a Roma: “La scorsa stagione giocavo qui vicino, a Frosinone, venivo sempre a Roma, è bellissima”.

Quest’estate hai ricevuto un’accoglienza speciale al tuo arrivo in giallorosso. Te l’aspettavi? 
“Mi ha sorpreso tanto e non me l’aspettavo. Ho desiderato molto venire in questo Club”

Vieni da un Paese, l’Argentina, in cui il calcio si vive con grande passione. In cosa sono simili i tifosi romanisti e in cosa si differenziano?
“Non ci sono molte differenze. Penso che siano molto simili per il modo di seguire il calcio, perché emerge sempre tanta passione. I tifosi di River e Boca hanno qualcosa di speciale e ricordano molto quelli della Roma”

Qual è il momento a cui sei più legato da quando sei un calciatore della Roma? 
“Il gol di Shomurodov all’Athletic Bilbao, all’ultimo secondo. È stata una cosa molto bella vincere quella partita, in quello stadio così colorato, pieno di bandiere, dopo quella scenografia meravigliosa. Non avevo mai visto niente di simile in carriera. E poi, il nostro Olimpico è sempre pieno”

Ci descrivi il tuo rapporto con Paredes e Dybala?
“Il rapporto con loro due è bellissimo. Ci conosciamo da prima che venissi alla Roma. Stiamo insieme molte ore qui a Trigoria e anche fuori dal campo condividiamo tanto tempo insieme” 

Se invece dovessi scegliere un compagno di squadra con cui vivere tra quelli in rosa?
“Beh, proprio perché abbiamo un ottimo rapporto, non potrei che dire Paulo. Ma anche vivere con Leo non sarebbe male…” 

Cosa ti piace di più della città? Hai già una zona preferita?
“Roma è bellissima. Ero venuto a visitarla anche durante la stagione al Frosinone, dato che stavo vicino, perché non la conoscevo e volevo scoprirla. Quando esco, è più per andare a mangiar fuori. Quando ricevo genitori o parenti in visita, andiamo spesso in centro, a San Pietro e alla Fontana di Trevi”

[…]

Come dovrebbe essere la casa dei tuoi sogni? Cosa non dovrebbe mancare?
“Per me è vitale avere uno spazio esterno, un giardino, che abbia una griglia per cucinare la carne e delle porticine da calcio per giocare e passare del tempo con gli amici”

Spesso posti foto mentre ti alleni a casa. Oltre alla palestra, hai una stanza dedicata ai trofei, ai cimeli sportivi o al gaming? 
“Al momento non ce l’ho, ma in futuro mi piacerebbe molto creare un angolo dedicato al calcio ed in particolare alle maglie di altri calciatori, in particolare quelli argentini. Ho quelle di Messi del PSG, quella di Di Maria e anche quella di Lautaro, con il quale l’ho scambiata nell’ultima sfida giocata contro l’Inter. Spero di raccoglierne ancora moltissime”

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