GASPERINI: “La Roma è una grande sfida, qui c’è tutto per fare un buon lavoro. Dobbiamo portare i tifosi dalla nostra parte” (FOTO e VIDEO)

Gian Piero Gasperini è ufficialmente il nuovo allenatore della Roma e si è legato al club giallorosso fino al 30 giugno 2028. L’ex tecnico dell’Atalanta ha subito rilasciato la prima intervista ai canali del club e si è soffermato sia sui motivi che lo hanno portato a scegliere la Roma sia sulle prospettive future. Ecco le sue dichiarazioni.

Quali sono le prime impressioni?
“Le prime impressioni sono indubbiamente molto positive. Sono venuto oggi per la prima volta a Trigoria, non conoscevo questo centro che è meraviglioso, funzionale, il meglio per chi vuole lavorare in queste situazioni”.

Perché Gasperini ha scelto la Roma? Cosa l’ha convinta maggiormente?
“La Roma perché è una grande sfida. Io ho bisogno di avere una sfida importante, di venire in un ambiente con grande passione. Questo mi ha dato un grande entusiasmo, la possibilità che mi hanno dato Ranieri, la società, la Proprietà. Una grande adrenalina di cui avevo bisogno per fare qualcosa di buono”.

Salutando l’Atalanta lei ha detto: “Una sfida esaltante, che mi trasmette adrenalina”. Un’adrenalina dettata dall’ambiente, dalla squadra, dal prestigio del Club, da cosa?
“Sì, da tutte queste componenti. Dal fatto anche che la Roma ha una grande passione dietro, che vuole raggiungere dei grandi traguardi. Secondo me ci sono tutte le condizioni perché c’è una proprietà molto forte, che ha voglia di far crescere la Roma, di portarla a livelli alti. C’è una persona come Ranieri, che da solo insomma è già una garanzia per la piazza, per i tifosi. C’è un direttore sportivo molto giovane, ma con dietro una capacità di lavoro, anche di scouting, che ho avuto modo di constatare, con grande entusiasmo anche loro, molto preparati. Credo che ci siano le condizioni migliori per fare un buon lavoro come dicevo prima”.

Lei in passato ha dichiarato che la Roma ha giocato spesso “un calcio di qualità”. Anche questo è stato importante per la sua scelta?
“Quando venivo a giocare a Roma, anche precedentemente da giocatore, poi con il Genoa, con l’Atalanta, ho sempre trovato una squadra che giocava con qualità, in un ambiente che spingeva molto. Magari in questi ultimi anni ha avuto un po’ di calo, ma l’arrivo di Ranieri ha ridato una forza di nuovo e anche dei risultati importanti. Roma, nonostante gli ultimi anni non siano stati all’altezza delle aspettative, rimane un ambiente che se riesci a fare calcio e riesci a dare anche un buon modo di giocare, oltre al risultato, credo che possa aiutare molto”.

Un giocatore che deve fare per stare nel calcio di Gasperini?
“Deve giocare bene… (ride, ndr). Sarebbe facile dirlo così, ma non credo che ci siano tanti segreti. Il mio modo di giocare rispecchia quelle che sono le mie caratteristiche. Le mie squadre hanno sempre giocato in un certo modo, con intensità, aggressività, ma non solo, siamo sempre stati una squadra che ha fatto molti gol, che ha sempre pensato a fare un gol in più dell’avversario che prenderne qualcuno in meno anche se negli ultimi anni abbiamo migliorato molto la fase difensiva. Dunque, le caratteristiche dopo tanti anni che sono in Serie A si conoscono, vorrei metterle in pratica anche a Roma”.

Come immagina i romanisti dalla sua parte?
“Loro li ho visti sempre come un esempio di grande entusiasmo, è uno stadio sempre pieno. La prima cosa che si dovrà fare, da parte mia e della squadra, riuscire a portarli dalla propria parte. E lo si potrà fare attraverso delle prestazioni convincenti, dove la gente si identifica nella propria squadra, al di là del risultato. Riuscire a giocare delle buone gare, con la gente soddisfatta di vedere la propria squadra giocare in quel modo, poi il risultato è quello che fa tutto”.

È emozionato?
“Probabilmente lo sarò poi, quando arriverà il momento. Ci sarà sicuramente un po’ di emozione, ma credo che dopo tanto tempo sarà un attimo per poi pensare al campo”.

Un pensiero per i tifosi giallorossi?
“L’impegno sarà mio e della squadra sarà quello di portarli dalla propria parte, sarà il primo compito che dovremo fare”.

Graziani: “De Rossi ha realizzato il mio sogno. Futuro? Sento la fiducia della Roma, questa società mi ha dato tanto”

GIANLUCADIMARZIO.COM – Leonardo Graziani, capitano della Roma Primavera, ha rilasciato un’intervista al sito che si occupa di calciomercato e si è soffermato sulla sua avventura nel club giallorosso. Ecco le sue dichiarazioni.

[…] La Roma di De Rossi affronta in amichevole a Rieti i greci dell’Olympiacos e Graziani – dopo aver svolto tutto il ritiro estivo con i giallorossi – si ritrova seduto al fianco di Mancini, Cristante, Dovbyk e Dybala. Improvvisamente qualcuno dei ‘grandi’ si gira verso di lui: “Certo che il terreno di gioco non è proprio il massimo, me la prendo con te che sei di Rieti”. […] Qualche secondo, poi il baby talento della Roma si lascia andare: “Mister grazie, mi sta facendo vivere un sogno”. […] “In quel momento come per magia ho vissuto il film dei miei 12 anni nel settore giovanile giallorosso, è stato bellissimo”.

La sconfitta in semifinale contro la Fiorentina?
“Ho sofferto tanto, lo scorso anno abbiamo perso la finale col Sassuolo, quest’anno la semifinale con la Fiorentina. In questa stagione sono stato più al centro del progetto, è stato un duro colpo”.

Con Mourinho feci il primo allenamento con i ‘grandi’, ora è diventata una costante…
“Da tutti gli allenatori ho imparato tanto, ogni allenamento è stato un insegnamento. 
Al termine di una seduta Mancini mi sfida ai tiri in porta, chi perdeva doveva pagare una pizza, trai pali si alternavano Gollini e Svilar. Ma è finita 1-1 e non ha pagato nessuno…”. 

Il tuo futuro?
“Il mio percorso con la Primavera si è concluso dopo 12 anni, adesso l’obiettivo è quello di continuare a dimostrare di poter fare quello che ho sempre fatto: il calciatore. 
La differenza principale tra Primavera e il calcio dei grandi sono i ritmi, si gioca sempre a uno o due tocchi e io mi trovo benissimo. Devo migliorare tanto, soprattutto in fase difensiva, ma sento la fiducia della Roma ed è importantissimo, questa società mi ha dato tanto”.

A chi ti ispiri?
Dopo gli allenamenti mi fermavo spesso in palestra, poi quando tornavo a casa guardavo su YouTube le skills di Gavi, Lamine Yamal e Neymar. Cerco di imparare tanto da loro, così come da tutti”.

VAI ALL’INTERVISTA ORIGINALE

DOVBYK: “Stagione positiva ma potevo fare di più. Impressionato dall’entusiasmo dei tifosi”

IDEALISTA.IT – Artem Dovbyk è il protagonista della nuova puntata della rubrica ‘A casa dei campioni’, realizzata dal sito dedicato al mondo dell’immobiliare. Ecco le dichiarazioni del centravanti ucraino sulla sua avventura alla Roma.

Sta per concludersi la tua prima stagione a Roma. La città e il club sono come te li aspettavi o c’è qualche aspetto che ti ha sorpreso di entrambe?
“Tutto si è rivelato come me lo immaginavo: città e club”.

Hai già una zona preferita della città? Qual è?
La città è meravigliosa e il centro storico è da mozzare il fiato. Forse la parte che mi piace di più e dove sono stato più spesso è lo Stadio Olimpico! (ride, ndr)”.

Qual è il ricordo a cui sei più legato di questa annata?
“La prima partita in casa contro l’Empoli, anche se il risultato non è stato positivo. Mi ha colpito in modo impressionante l’ambiente dello stadio, con l’entusiasmo di tutti i tifosi”.

Puoi farci un bilancio della tua prima stagione in giallorosso?
“Il bilancio per me è positivo, essendo al primo anno in un nuovo ambiente e dove mi sono dovuto adattare. Ma potevo fare sicuramente di più. Di certo ho dato il massimo per contribuire al bene della squadra”. […]

Se dovessi scegliere obbligatoriamente un coinquilino tra i tuoi compagni per condividere una casa, chi sarebbe e perché?
Ti direi Hummels, perché sarebbe un ottimo punto di riferimento sia per il calcio, sia per vivere la città… (ride, ndr). Una cosa che mi ha colpito di lui è che è molto organizzato su tutto”.

VAI ALL’INTERVISTA ORIGINALE

RANIERI: “Gasperini? Non voglio fare nomi, vediamo quando il presidente vorrà farlo. Dateci fiducia, sarà una scelta valida”

Claudio Ranieri, allenatore della Roma e tra poche settimane senior advisor del club, ha parlato ai cronisti presenti alla Premiazione del “Premio Simpatia 2025”. Ecco le sue parole sul futuro allenatore giallorosso:

Il premio simpatia sinceramente non me l’aspettavo però va bene lo accetto volentieri. Evidentemente chi mi ha scelto ha pensato a come sono in panchina e a come sono fuori, a come vi rispondo quando mi intervistate voi. Sarà sicuramente una scelta valida, ma la cosa più importante è perché ho smesso: per dare al nuovo allenatore una possibilità di progetto. Con me non ci sarebbe stato futuro, tanto vale iniziare prima e dargli l’opportunità di conoscere tutto del sistema Roma, i tifosi della Roma. Dobbiamo fare bene e dobbiamo sapere che c’è da lavorare: vogliamo arrivare il più in alto possibile e ci vuole tempo. Sono qui dentro la casa di Roma, gli inglesi dicevano “Roma non è stata costruita in una notte”. Dateci fiducia, vedrete che alla fine avremo ragione. Gasperini? Non voglio fare nomi, non mi piace farli. Andiamo avanti, lottiamo e vediamo quando il presidente vorrà dire il nome del nuovo allenatore“.

RANIERI: “De Rossi andava aiutato, ha avuto incomprensioni ma non con i Friedkin. Pellegrini? Non so cosa gli sia successo, mi auguro possa liberarsi”

RAI 2 – Prima intervista dopo aver terminato la carriera di allenatore per Claudio Ranieri, che a ‘Novantesimo minuto’ ha ripercorso le tappe importanti della sua carriera e parlato del suo futuro. Queste le sue parole:

Sul suo tempo a Napoli?
“A Napoli ci sono stato il primo anno dopo Maradona. Dissi a Ferlaino che c’era un giocatore forte con noi: ‘Io punto su Zola’. I fatti, poi, mi hanno dato ragione”.

È questa l’ultima intervista da allenatore?
“È la prima da non allenatore!”.

Quindi non allenerà mai più?
“Mai più. Credo sia giusto. L’anno scorso ero sicuro di aver smesso e di stare tranquillo: avevo chiuso in bellezza, mi sembrava il finale giusto. Poi ci sono state richieste per farmi tornare in panchina. Lì inizi a pensare: ‘Perché mi chiamano?’. Ho detto: ‘Se mi chiamano Cagliari o Roma, vado’. Poi, a un certo punto, la Roma mi ha chiamato. Sono venuto volentieri, ma mi dispiaceva. Per me questa è mamma Roma, perché sono nato e sono sempre stato romanista. Cagliari è qualcosa di meraviglioso, un trampolino di lancio. Sono tornato lì dopo tanti anni e li ho riportati in Serie A. Dire: ‘Roma mamma e Cagliari moglie’ è la cosa giusta”.

Ha avuto due gare d’onore, una a Cagliari e una Roma…
“Sono un uomo fortunato, lo riconosco. Quello che mi hanno dato Cagliari e Roma è indescrivibile, nell’ultima c’è stato qualcosa da fare accapponare la pelle. Non ho mai ringraziato abbastanza i tifosi. Io non mi aspettavo la Curva Sud in quella maniera”.

Sugli anni alla Juventus?
“Alla Juventus furono due anni molto belli. Arrivammo terzi al primo anno, secondi al secondo”.

Sulla parentesi all’Inter?
“Fu bella. Erano in crisi, mi chiamarono e facemmo 7 vittorie di fila. A dicembre Thiago Motta volle andare al Psg, dissi a Moratti di non venderlo e l’orologio si fermò”.

Sull’esperienza al Leicester?
“La cosa che più mi è rimasta impressa di Leicester? Ero in un quartiere con una grossa comunità di indiani: molti di loro venivano lì e mi ringraziavano perché c’era stata una maggiore inclusione grazie alla squadra”.

Sulla situazione di Pellegrini?
“Mi dispiace del suo momento. Per me è uno dei migliori centrocampisti italiani, non so cosa gli sia successo, mi auguro che possa liberarsi. È un centrocampista forte: io ho avuto lui e Lampard, due centrocampisti bravissimi nel trovare il gol”.

Su De Rossi…
“Quando si prendono degli allenatori giovani bisogna dargli tempo. I giovani vanno aiutati come doveva essere aiutato De Rossi alla Roma. Credo che con Daniele ci siano state delle incomprensioni. Non da parte dei Friedkin, ma altre incomprensioni. ”

Prossimo allenatore? La Roma nella storia ha avuto bisogno di condottieri… Lo sarà anche lui?
“Lo vedremo soltanto vivendo… Grazie!”.

DOVBYK: “Sto facendo una buona stagione, non rimpiango di aver scelto la Roma. Futuro? Dipende dal nuovo allenatore, ma qui sono felice” (VIDEO)

FOOTBALL SCHOOL – Artem Dovbyk ha rilasciato alcune dichiarazioni al canale YouTube e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura alla Roma e sul futuro. Ecco le sue parole.

L’infortunio?
“L’infortunio non è serio, riguarda l’adduttore e con 5/6 giorni il recupero è completo. Lo staff medico mi ha detto che proveranno a recuperarmi in vista di quella partita e credo che avrò l’opportunità di giocare contro il Torino, anche se non dal primo minuto. Penso che sarò in grado di aiutare la squadra. Decideremo comunque nella rifinitura”.

La Roma deve assolutamente vincere…
“Sì, possiamo solo vincere, così come il Venezia ha bisogno di una vittoria per rimanere in Serie A. Per questo spero che non sarà facile per la Juventus. Non dipenderà solo da noi, proveremo a fare il possibile per ottenere i 3 punti”.

È stata una stagione difficile, in cui la Roma ha cambiato 3 allenatori…
“All’inizio è stato molto difficile, ho deciso di trasferirmi alla Roma grazie a De Rossi. Avevo parlato con lui, del modo in cui lui avrebbe voluto vedermi giocare, e mi aveva dato delle sensazioni positive. Condividiamo la stessa idea di calcio offensivo. Ma dopo 4 giornate c’erano rumors negativi intorno al club, c’era chi sosteneva che la squadra giocasse contro De Rossi ma non era vero. La squadra è stata costruita per lui, così come gli acquisti, poi però è venuto Juric con uno stile di gioco completamente differente, molto simile a quello di Gasperini. L’Atalanta però ha costruito un progetto lungo anni, fatto su misura per quel tipo di calcio. Juric è venuto con una proposta di calcio che noi, non potevamo semplicemente mettere in atto a livello fisico. Contro la Fiorentina si è visto, la squadra era a 50/60 metri dall’attaccante. Non avevamo chance dal punto di vista fisico e abbiamo perso 5-1. Lì ho capito quanto bisogna essere pronti per fare un certo tipo di calcio. Poi è arrivato Ranieri, che ha fatto un lavoro più psicologico perché avevamo perso tante partite ed eravamo quasi in fondo alla classifica. È stato bravo a fare alcuni cambiamenti e a dirci tante piccole cose che hanno poi portato la squadra a giocare diversamente. Abbiamo vinto tanti match importanti, ma quando cambi 3 allenatore in una stagione è difficile. Per un attaccante la cosa più importante è capire che tipo di gioco si vuole. Penso che la Serie A sia uno dei campionati più difensivi, molto tattico e difficile da affrontare. Tutti sono molto forti fisicamente. In Spagna, per esempio, lasciano molto più spazio. Quando sono arrivato non pensavo di trovare tutta questa differenza, in Spagna ho giocato contro Barcellona, Atletico Madrid e Athletic Bilbao ma qui i difensori ti seguono ovunque. Sono molto preparati e aggressivi dal punto di vista tattico. Per fortuna c’è il VAR, ma ogni volta finisco la partita con dei graffi sul corpo. In Italia i difensori non sono più forti, bensì più attenti”.

Quali difensori ti hanno impressionato?
“La Juventus ha due ottimi difensori come Bremer e Gatti, quando ci abbiamo giocato al ritorno Bremer era infortunato. Lui è molto forte, credo uno dei calciatori più tosti da affrontare. I difensori sono molto preparati. Loro due mi seguivano in ogni zona del campo. Contro la Juventus mi sono sentito molto in difficoltà”.

Tutti gli allenatori che hai avuto alla Roma hanno chiesto alla squadra di servirti meglio…
“Al Dnipro ho giocato un calcio differente, ero più libero dal punto di vista tattico. In Ucraina il calcio era più lento, ci ho messo un po’ per capire come muovermi in campo. Con il Girona la squadra era differente, avevamo un gioco bellissimo e molto più offensivo con esterni d’attacco come Savinho e Tsygankov, che cercavano costantemente di servirmi. Avevo tantissimi tiri a disposizione per ogni gara, qui invece molti di meno. Il problema è questo, devo utilizzare nel migliore dei modi un buon assist perché se non lo faccio, probabilmente non ricapiterà. Abbiamo guardato le statistiche, prima della sfida con l’Atalanta, Ranieri ci ha mostrato come loro siano primi in Italia per chance create sui cross in area di rigore. E i risultati si vedono con Retegui, che sta facendo una stagione fantastica. L’Atalanta gioca un calcio molto offensivo, ma anche noi ultimamente attacchiamo di più”.

Hai comunque segnato 17 gol alla prima stagione in Italia…
“Guardo i migliori attaccanti del campionato come Lautaro, Thuram, Lukaku. Hanno segnato più o meno i miei stessi gol e questo significa che stanno avendo una brutta stagione? Non sono i gol a determinare una stagione, ovviamente la gente si aspetta tanti gol dopo la stagione al Girona. Ma le aspettative restano aspettative, io cerco di dare tutto quello che posso e cerco di sfruttare ogni singola occasione che mi capita. Mi sono adattato e ho fatto esperienza in questo campionato, mi sono abituato anche a giocare in uno stadio differente da quello a cui ero abituato. Giocare davanti 70mila persone ogni weekend è differente, la pressione è diversa. I tifosi sono completamente diversi. La stagione è buona, ho comunque fatto 12 gol in Serie A nella mia prima stagione a Roma. Spero di farne di più in futuro”.

Rimpiangi di aver scelto la Roma?
“No, nessun rimpianto, è stata una mia scelta. Al Girona avrei giocato la Champions, ma ci sono state anche delle cessioni importanti di giocatori che mi avevano fornito 11 assist. Quindi mi sono venuti dei dubbi sulla permanenza. Dopo una stagione del genere hai bisogno di fare un salto di qualità, dato che non ho più 20 anni. Ci sono state trattative con l’Atletico, che poi non sono andate a buon fine, per delle questioni tra i direttori sportivi. Credo che qualcuno del club non mi volesse davvero. C’era anche il West Ham e parlai anche con l’allenatore. Inoltre anche alcuni club dell’Arabia Saudita erano interessati. Ma ho voluto continuare in Europa nonostante in Arabia Saudita l’ingaggio sarebbe stato molto elevato. C’era quindi tre opzioni: Atletico, West Ham e Roma.

Perché non hai scelto la Premier?
“De Rossi è stato un fattore determinante per me e inoltre ho seguito il mio istinto. Anche il West Ham era un’opzione interessante, ma non ho rimpianti. Ora con la Roma stiamo lottando per la qualificazione in Champions League. Le statistiche dimostrano che sto facendo una buona stagione”.

Considererai le offerte da altri club in vista della prossima stagione? Si è anche parlato dell’interesse dell’Inter…
“Non amo guardare troppo avanti. Adesso arriverà un nuovo allenatore. Se lui dirà chiaramente che avrà bisogno di me e che sarò un giocatore importante per la Roma, allora resterò. Qui ho un contratto di 5 anni e sono felice. Mi piacciono lo stadio, i tifosi e il loro sostegno. Se l’allenatore dirà che avrà bisogno di un altro attaccante allora dovrò cercarmi una nuova squadra. Tutto dipenderà dall’allenatore. Ci sono tanti candidati, vediamo chi sarà e poi prenderemo eventualmente tutte le decisioni del caso”.

Come ti stai trovando con Ranieri?
“Un tecnico con grande esperienza, grande intelligenza e molto attento ai piccoli dettagli. Prima del Milan ci ha mostrato un video riguardo all’arbitro e ci ha detto: ‘Vi faccio vedere un video di Castellanos in Lazio-Juventus, in cui lui ha provocato il difensore e poi è stato colpito da Kalulu, il quale è stato espulso’. Nella sfida col Milan Mancini ha avuto la stessa situazione con Gimenez e l’attaccante del Milan è stato espulso. Queste piccole cose fanno la differenza in queste partite. Abbiamo giocato 19 partite senza perdere, ha stravolto la stagione”.

Gasperini potrebbe essere il nuovo allenatore della Roma…
“Onestamente non ho idea di chi sarà il nuovo allenatore. Ho letto alcune news, ma non posso affermare con precisione. Credo sia qualcosa di segreto”.

Ranieri: “Ora che smetto dovrò pensare a fare il bene della Roma in un altro modo. Nuovo allenatore? Sarà più giovane di me…”

RAI RADIO 1 – Il tecnico della Roma, Claudio Ranieri, è intervenuto a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, rispondendo alle domande dei conduttori Giorgio Lauro e Brenda Lodigiani. Il tecnico ha parlato a 360°, dalla politica al prossimo allenatore. Queste le sue parole:

E’ colpito dal fatto che tutti siano entusiasti di lei perché si presenta come una ‘persona normale’?

“E’ strano ma è vero, si vede che oltre all’allenatore apprezzano anche l’uomo, e questo onestamente fa piacere”.

Lei ha un che di Sergio Mattarella: anche il Capo dello Stato è molto amato perché appare come un uomo ‘normale’.

“Non lo so, si vede che adesso abbiamo bisogno di normalità, con tutti questi social e tutti questi meme si vede che abbiamo bisogno di normalità”.

Il presidente Mattarella aveva detto che non avrebbe accettato un secondo mandato, e poi lo ha fatto. E anche lei ha detto che non tornerà sulla panchina giallorossa l’anno prossimo…

“Ma io come allenatore ho già fatto il terzo mandato…”

Che cosa farà quando smetterà di allenare?

“Quando smetterò di allenare dovrò pensare a fare il bene della Roma ín un altro modo, molto importante e molto difficile.”

La premier Meloni la ha chiamata per rimanere alla Roma?

“No, nessuno, sono convinto delle mie scelte. È giusto che la Roma vada avanti, che io mi faccia da parte e che si inizi un nuovo mandato. Candidarmi in politica? No, grazie. Io so i miei limiti e i miei difetti, so dove posso arrivare e dove no. Premier e allenatore sono due mestieri diversi, da tecnico studi gli avversari mentre a volte nei partiti hai avversari all’interno. Sono molto democratico, purché si faccia quello che dico io”.

Per chi fa il tifo tra Inter e Napoli per la volata Scudetto?

“Ho allenato entrambe, che vinca il migliore. Noi giocheremo domenica, bisognava giocare e va bene così’.

Sei contento che Torino-Roma si giochi domenica?

“Sì, bisognava giocare, non è spostata per noi ma per altre squadre e a me va bene così”.

Chi è stato il giocatore più forte che ha allenato?

“Non lo so, dicendone uno ne farei scontenti altri. Mí astengo, da buon democristiano (ride, ndr). Referendum? Non sí può dire, i miei genitori mi hanno insegnato che il voto è segreto”.

Più facile la Roma in Champions o che la Meloni si dimetta?

Noi non andremo in Champions League, ci proveremo con tutte le nostre forze ma credo che la Juventus abbia più chance di noi”.

La vittoria contro il Milan?

“Avevo detto ai miei giocatori di fare attenzione perché il Milan, per me, ha i giocatori più forti del campionato italiana. Magari non sempre giocano da squadra, ma quando lo fanno sono dolori per tutti. Come fanno a essere noni? Onestamente, non lo so'”

Quante partite vede a settimana?

“Tante, non le conto. Ma è il mio lavoro, e lo faccio con gioia”

Sul nuovo allenatore?

“Vi posso dire che sarà più giovane di me”

 

BALDANZI: “Ranieri bravissimo, era ciò che ci serviva. Un onore giocare nella Roma, mi sento migliorato” (VIDEO)

FUTBOL EMOTION – Tommaso Baldanzi si racconta a tutto tondo e tra i vari temi trattati si sofferma sulla sua esperienza alla Roma e sul rapporto con l’allenatore Claudio Ranieri. Ecco le sue parole.

Ti svegli molto presto?
“Sì, mi sveglio presto perché come sapete Roma abbastanza caotica. Mi sveglio, faccio una breve colazione e poi vado direttamente al campo”.

Molte volte vai direttamente al campo a digiuno?
“Sì, perché la colazione ce l’abbiamo anche lì. Quindi magari se mi sveglio un po’ più tardi vado direttamente al campo e faccio colazione lì”.

Vivi in una zona molto tranquilla, ti hanno aiutato a cercare questa casa?
“In realtà no, mi piaceva una zona molto vicino alla gente così che potessi fare due passi magari nel pomeriggio quando non mi alleno. Quindi ho trovato casa qua, mi è piaciuta subita e sto benissimo”.

Fai sempre la stessa colazione o alterni?
“Più o meno sì, mangio yogurt e il caffè non manca mai”.

Quando sei al campo, vi seguono dei nutrizionisti o scegliete sempre voi?
“Diciamo che possiamo scegliere noi. I nutrizionisti ci danno delle opportunità come delle uova, dei pancake e te le mettono a disposizione. Sei tu poi che scegli quello che preferisci”.

Vi arrivano già delle informazioni sull’allenamento del giorno o lo scoprite direttamente in campo?
“No, lo scopriamo lì. Magari sappiamo che più è lontano dalla partita è più sarà impegnativo, mentre è più tranquillo quando si è vicini alla partita. L’allenamento specifico lo sappiamo appena arriviamo”.

Vedo che hai un pallone in una teca. Che pallone è?
“Il pallone è della la mia prima tripletta tra i professionisti che ho fatto in Nazionale U21 a ottobre ed è stata una settimana molto bella per me. Sono stato molto con i compagni, ci siamo divertiti e quindi a fine del raduno ho deciso di farmelo firmare da tutti i ragazzi, dato che comunque era anche merito loro se è arrivato quel traguardo mio. Quindi l’ho messo lì come ricordo. Una tripletta non non si scorda mai”.

Per andare al campo come ti organizzi?
“Di solito vado io con la mia macchina. Ci metto 25/30 minuti, dipende dal traffico”.

Il traffico di Roma?
“Roma come città è veramente tanto trafficata, però è una cosa magari dipende anche dagli orari, la mattina un po’ di più. Se esci nel pomeriggio a volte trovi traffico e altre volte non ci sono problemi”.

E com’è la piazza? Come si sente per un calciatore?
“Bellissima, bellissima. Molto calorosa. Io personalmente mi sono trovato benissimo, ci sto benissimo e c’è qualsiasi cosa che ti serve. C’è un’atmosfera che ti accompagna alle partite ed è stupendo. C’è tanta differenza tra giocare nello stadio dell’Empoli e giocare all’Olimpico”.

Com’è la tua vita qui a Roma?
“C’è qualcuno che ti può chiedere delle foto, ma fa parte del gioco ed è normalissimo. Mi piace comunque a volte fare due passi in centro, mi trovo bene”.

Quando non hai l’allenamento, quando non hai partite, cosa fai solitamente qui a Roma?
“A volte mi piace tornare tornare a casa dai miei, da mia sorella, dai miei amici. Se rimango a Roma non lo so, mi piace a volte andare in centro a fare un giro magari la sera, mi piace e vivo un po’ la città, dai. È bella”.

L’hai visitata tutta o ti manca qualcosa?
“Tutta no, sicuramente, però una buona parte”.

Com’è andata l’allenamento?
“Tutto bene, tutto bene. È stato abbastanza intenso, però è andata bene”.

Sei entrato per le 9:30 e sei uscito circa mezz’oretta fa, quindi è stato tosto.
“Sì, è stato lungo, però comunque mi piace a volte fermarmi, fare un po’ di recupero anche con i ragazzi a ridere e scherzare un po’ con loro. Sono uscito un po’ dopo anche per quello. Non è stato tutto allenamento, però è stato intenso”.

Cosa fai di solito quando finisci di allenarti?
“Di solito finito l’allenamento pranzo molte volte al ristorante della Roma che è veramente buono e comunque una cucina più sana. Però, comunque, anche questo è un bel ristorante, è più proprio tipico di cucina romana”.

Come la vivi la dieta a Roma?
“Non ho una dieta particolare perché spesso decido di mangiare al campo e gli chef ci preparano cibi ovviamente salutari. Non ho una dieta particolare, però cerco di mangiare sempre meglio possibile. Magari se devo fare uno sgarro lo faccio a cena che posso uscire, però cerco di starci molto attento”.

Quando vuoi fare uno sgarro, cosa ti piace mangiare?
“Mi piace molto la cucina romana. Mi piace il sushi, ogni tanto vado con la mia ragazza. Però principalmente la cucina romana è veramente buona. La dieta è una scelta personale, se vuoi c’è un ragazzo che ti segue, mentre altrimenti se riesci a fare da solo e ti controlli va bene. Puoi tranquillamente mangiare quello che vuoi, ovviamente stando attento e cercando di mangiare il meglio possibile”.

Com’è per te avere un mister con esperienza come Ranieri? Qual è stato il cambio che avete avuto?
“Sicuramente anche lo vedete dai risultati, ma anche come persona è stato un allenatore veramente molto importante per noi perché abbiamo vissuto un periodo un po’ difficile e ci serviva quel cambio che forse in una piazza così poteva darci solo lui conoscendo tutto. È stato bravissimo. Poi siamo stati bravi anche noi perché comunque abbiamo fatto diverse vittorie consecutive, non è mai facile. Siamo felici, era quello che ci serviva. Siamo lì, c’è un finale di stagione da affrontare e dobbiamo farlo al massimo”.

Mangi romano….
“Sì, la carbonara è la mia preferita. Durante la settimana preferisco il salto in bocca. Sono un po’ più salutari…”.

Com’è per te giocare in una squadra con tanta storia, però soprattutto con dei giocatori così importanti che possono essere un riferimento sia fuori che dentro il campo?
“Per me è un grandissimo onore giocare con con determinati giocatori in squadra come Dybala, Paredes, Hummels… mi ha colpito conoscere le persone che sono, perché in campo li avevo già visti giocandoci contro. Sono delle persone umilissime, bravissime e ti aiutano ogni giorno, ti danno modo comunque di migliorarti. E poi comunque ci sono anche figure come Totti e De Rossi, che ho avuto la fortuna di averlo come allenatore… Sono importanti per questa città e soprattutto per il calcio italiano. Questo è un onore doppio”.

Fai altri sport?
“No. Però a volte mi piace magari curarmi con un un po’ di lavoro per la prevenzione, un po’ di parte alta del mio corpo. Oppure mi piace semplicemente magari fare due passi. Non ho molti hobby, mi piace molto il tennis ma non è che lo pratico molto”.

Sei scaramantico con le scarpe? Utilizzi le stesse se fai gol o una buona prestazione?
“Non sono scaramantico. Ma una volta che indosso uno scarpino e mi ci trovo bene tendo a utilizzarlo per un bel periodo. Fino a quando magari non inizia a diventare abbastanza vecchio”.

Il trequartista è un ruolo che è cambiato molto ultimamente. Ti senti cambiato?
“Il calcio è un po’ cambiato e andato in altre direzioni, però penso ci siano comunque tantissimi giocatori trequartisti o comunque di statura un po’ più bassa. Mi sento molto migliorato perché penso di aver lavorato tanto su me stesso. Giocare in una squadra come la Roma non è facile. Chiaramente è bellissimo, è un onore, ma ovviamente ci sono giocatori molto più forti. Mi sento migliorato perché ho giocato anche mezzala e trequartista e penso di ricoprire più ruoli. Ho lavorato su questo, mi sono provato ad adattare e a curare di più la fase difensiva. Mi è piaciuto anche coesistere con giocatori simili a me come Dybala e Soulé. Mi sto trovando molto bene”.

Com’è vestire la maglia della nazionale azzurra e quali sono i tuoi obiettivi?
“Sicuramente è un grandissimo onore vestire qualsiasi maglia azzurra. Ora il mio obiettivo principale è l’Europeo a giugno perché è la fine di un ciclo. Per noi sarebbe bellissimo e importantissimo fare bene. Con i ragazzi del 2003 siamo arrivati in fondo al Mondiale e ci teniamo tantissimo a fare un grande europeo. Poi in futuro il mio obiettivo sarà la nazionale maggiore. Ci sto lavorando e cerco sempre di migliorarmi anche per quello. Sarebbe un onore arrivarci”.

Quali sono i tuoi obiettivi a corto e lungo termine? Vuoi dare qualche consiglio ai ragazzi che ci stanno guardando?
“I miei obiettivi non sono molto strani. Cerco sempre di migliorarmi. Spero di continuare a giocare come ho fatto nell’ultimo periodo, perché sicuramente ho giocato di più rispetto all’inizio. Penso che quando uno si impegna in campo e dà il massimo non ha niente da rimpiangere. Il mio consiglio è di metterci sempre il massimo impegno e soprattutto, in un calcio che magari non è più tanto per giovani, dico che il divertimento è una parte fondamentale del gioco”.

HUMMELS: “A Roma un’avventura meravigliosa. Voglio chiudere raggiungendo l’Europa”

IDEALISTA.IT – Mats Hummels è stato il protagonista della nuova puntata della rubrica ‘A casa dei campioni’, realizzata dal sito dedicato al mondo dell’immobiliare. Queste le parole del difensore tedesco che ha già annunciato la fine della sua carriera al termine della stagione:

[…]

Qual è il momento a cui sei più legato da quando sei arrivato a Roma?   
“È stata un’avventura meravigliosa. Sono legato a tutto quello che ho vissuto in questa stagione. Come ho ribadito più volte, voglio che sia una storia a lieto fine e voglio chiudere la stagione con la Roma in Europa.”

Se dovessi decidere di comprare casa nella Capitale, in quale zona di Roma ti piacerebbe vivere?   
“Mi piace vivere in un posto tranquillo e non lontano dai punti più belli della città. Mi piace vivere la città dove mi trovo ed essere collegato bene alla zona centrale. Sicuramente non amo il traffico, quindi tutto ruota anche in base a questo aspetto. Cerco un posto comodo e non mi piace trascorrere ore nel traffico, ma non saprei scegliere una zona in particolare. Un conto è una casa dove vivere, un altro conto è una casa da utilizzare come investimento, per cui sceglierei sicuramente una zona centrale.”

Quali sono le caratteristiche irrinunciabili della tua casa ideale? Preferisci un attico con vista o una villa con giardino?
“Mi piace una casa spaziosa. A seconda della città, potrei vivere sia in appartamento che in villa. Ad esempio, in una città come Roma, dove il clima è bello, sceglierei una casa con piscina dove trascorrere del tempo con familiari ed amici. Sicuramente mi piace adattarmi ai posti dove vivo in base al clima e allo stile di vita.”

[…]

Dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere, hai ancora dei sogni e degli obiettivi nel calcio?   
“Il calcio è il mio mondo e mi ha dato delle soddisfazioni incredibili. Adesso che smetterò di giocare, farò delle riflessioni e poi capirò la strada migliore da seguire. Il calcio è sicuramente una possibilità.”

LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA

DYBALA: “Arabia? Ho avuto una grande carriera e non so se altrove troverei l’amore che ho trovato a Roma. Pinto venne con la maglia numero 10” (VIDEO)

SPORTS ILLUSTRATED – Paulo Dybala, attualmente fermo ai box per un infortunio, ha rilasciato un’intervista ai microfoni della rivista. Ecco le parole dell’argentino:

Sulla finale dei Mondiali:
Sapevo che Scaloni mi aveva mandato in campo solo per calciare il rigore. La pressione era immensa, perché o sei un eroe o un cattivo e se sbagli, tutti ti ricorderanno per aver giocato due minuti e aver sbagliato il rigore“.

Sull’infortunio:
Ero alle prese con un infortunio e mi mancavano cinque partite. Non volevo sprecare un solo giorno senza poter recuperare. Così, quando ho saputo l’entità del mio infortunio, ho parlato con le persone che lavoravano con me. Abbiamo formato un gruppo e ci siamo detti che dovevamo trovare un modo per recuperare il più velocemente possibile. Intendo quali macchinari andavano utilizzati usare, che dieta seguire? Abbiamo lavorato su tutto. Dormivo con un macchinario per essere pronto e ne avevo quattro a casa. Li usavo quotidianamente. Ci stavamo allenando negli Emirati Arabi Uniti e ricordo che l’allenatore fece un discorso dicendo che avrebbe personalmente informato tre giocatori che non sarebbero stati inclusi nella lista finale perché avrebbe dovuto prendere solo 26 giocatori. Quando quel discorso finì, sapevo che avrei potuto essere uno di quei tre. Ero nervoso, pensavo di non essere all’altezza. Poi, l’ho visto camminare verso di me e ho pensato: ” Sono fuori”. Ma lui è venuto da me e mi ha detto: “Allenati con calma, tu resti”. Credo di aver perso due o tre chili in quel momento. È stata una gioia personale immensa perché ho sentito che tutti gli sforzi e i sacrifici fatti per un mese – essendo stato meticoloso in ogni piccolo dettaglio – erano stati ricompensati. Sapevo quanto fosse alta la posta in gioco ed eravamo tutti convinti al 100% di poter vincere la Coppa del Mondo“.

Sulla partita contro il Messico ai Mondiali.
Vincere contro il Messico è stato uno dei momenti più importanti che ci ha dato una spinta di fiducia. Quando Leo ha segnato, e poi Enzo ha chiuso la partita, sapevamo che ci saremmo qualificati perché eravamo sicuri di vincere contro la Polonia. Il calcio è pazzesco, perché anche ai Mondiali in Russia ho fatto la mia prima apparizione contro la Croazia. Quella partita fu diversa perché eravamo sotto 2-0, mentre questa volta eravamo in vantaggio e mi sono divertito un sacco. Quando sei lì e vedi che non c’è stata nessuna partita, pensi solo: questa è nostra“.

L’addio alla Juventus. 
La Juventus è uno stile di vita, e a livello professionale si cresce moltissimo, perché lì un pareggio è percepito come una sconfitta, quindi durante la settimana si lavora duro su ogni aspetto. Ascoltare leader come Buffon, Chiellini, Barzagli e Bonucci nello spogliatoio ti aiuta sicuramente a crescere. In tante partite, quando eravamo nel tunnel prima di entrare in campo, ascoltavamo gli avversari e intuivamo che molti di loro pensavano: beh, oggi perderemo, ma speriamo non di troppi gol. Questo la dice lunga sulla grandezza del club“.

Sulla chiamata di José Mourinho:
In quel momento mi sentivo davvero strano: l’incertezza di non sapere dove avrei giocato, cosa sarebbe successo o se avrei dovuto lasciare l’Italia, che è praticamente diventata casa mia. Sono qui da 12 o 13 anni ormai e, onestamente, probabilmente conosco l’Italia meglio dell’Argentina a questo punto. Ricordo che all’epoca volevo aspettare un po’, prendermi una pausa. Ero a Torino, a casa. Un giorno, uno dei miei procuratori venne da me e mi disse che Mourinho voleva parlarmi. Certo, Mourinho è speciale: è un allenatore che ha vinto tutto, una persona unica. Non potevo ignorare la sua chiamata. Ma sapevo che mi avrebbe convinto, ed è per questo che ho voluto aspettare. La prima volta abbiamo solo avuto una bella chiacchierata, è stata una lunga conversazione, ma non ha fatto pressione per ottenere una risposta immediata. Ma il giorno dopo voleva richiamarmi, così gli ho detto di darmi qualche ora per parlare con la mia famiglia e mia moglie. Ho parlato con loro e con la mia squadra e, una volta presa la decisione di unirmi alla Roma, gli ho mandato un messaggio dicendogli: ‘A presto’. E con quello abbiamo concluso l’affare“.

Poi il retroscena su Tiago Pinto:
Poi ci siamo incontrati con Tiago Pinto nell’ufficio che avevamo a Torino. Si è presentato con la maglia numero dieci. Totti è stato il numero dieci della Roma ed è stato amatissimo dalla gente. Per quello che rappresenta per questa città. ovviamente ho pensato non fosse il momento adatto per fare una cosa del genere. Nessuno l’ha indossata dopo di lui. Ero appena arrivato e nonostante venissi da un club come la Juventus dove indossavo quel numero, risposi a Pinto: ‘Tiago grazie, è un onore per me, ma per rispetto preferisco indossare il numero 21’“.

Sulla presentazione al Colosseo Quadrato:
Prima di uscire potevo vedere la situazione da dentro ed è stata una delle poche volte nella mia vita in cui le gambe mi tremavano un po’. Vivere quello, ok, giochiamo a calcio davanti a 50.000 o 60.000 persone, ed è normale. Ma loro vengono per vedere uno spettacolo, per vedere la partita, siamo 22 in campo, con gli allenatori, tutto lo spettacolo. Ma in quel momento, la folla era lì solo per me. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere, non avevo mai visto una cosa del genere. I tifosi mi hanno davvero sorpreso. È stato qualcosa di bellissimo, un momento unico nella mia vita e nella mia carriera. E in quel momento, ho capito che avrei dovuto lavorare il doppio per restituire tutto l’amore che mi avevano dimostrato quel giorno“.

Sull’Europa League:
È sempre brutto perdere. Credo che la sconfitta faccia parte del gioco. Mi fece malissimo. Stavo molto male perché credevo che il gruppo meritasse la vittoria. Pensi ai tuoi compagni, alla squadra, alla tua gente. E faceva male anche per come andò la finale. Ma come disse Matic: “Questo è il calcio. A volte vinci, a volte perdi“.

Sull’offerta di quest’estate dall’Arabia.
Non mentirò, sono numeri che fanno davvero riflettere, ti chiedi: “Che faccio?”, ma penso che ci siano cose più importanti. La verità è che sono molto felice qui a Roma e anche la mia famiglia è molto felice qui. A volte ti spingono a prendere queste decisioni. Non sono decisioni di uno, a volte i club hanno bisogno di fare scelte che vanno contro i principi e le idee dei giocatori, ma dall’altro lato, l’affetto che ricevo dalla Roma, dai tifosi, dalla società, dalla proprietà e dalla gente in strada, non so se lo troverei da nessun’altra parte. E questo è un aspetto da considerare. Come vivi qui, come vive la tua famiglia, di quello che vogliamo per il nostro futuro. Quindi non è stato facile. Abbiamo parlato tanto, ci abbiamo pensato tanto e alla fine quando devi mettere qualcosa sulla bilancia, bisogna puntare su ciò che pesa di più, ed è per questo che abbiamo deciso di rimanere a Roma”. 

Sull’esperienza ai Mondiali del 2022.
Il salvataggio all’ultimo nella finale dei Mondiali su Mbappe? In quel momento non hai tempo di pensarci. Quando l’ho visto dopo, non sapevo nemmeno cosa stessi facendo lì. Quanto al mio rigore in finale, io sono sempre stato un rigorista. Sapevo di essere entrato dalla panchina al 100% per questo. Ero totalmente concentrato. Quando ho visto Coman sbagliare, mi sono ricordato di quello che Dibu Martínez aveva detto a Enzo Fernández prima dei rigori contro l’Olanda: se parassi un rigore per noi, il giocatore successivo deve calciarlo al centro. La pressione è sull’altro portiere e lui si tufferà di sicuro. Nessuno vuole fare la figura dello stupido in mezzo al campo in un Mondiale. Quindi sapevo che dovevo tirare al centro. Non ho avuto il minimo dubbio. Ho preso la palla e l’ho messa sul dischetto. Sapevo cosa dovevo fare. Dopo ho parlato con Dibu e gli ho detto che mi ricordavo il suo consiglio. Quando Paredes ha segnato, ci siamo guardati perché sapevamo di essere campioni del mondo. È stato bellissimo. Ho solo cercato di godermelo il più possibile, perché si sa, il tempo vola. Ho detto a Leo che ero felice per lui tanto quanto lo ero per me stesso. All’inizio della mia carriera guardavo ogni partita del Barcellona. Tutti volevano essere come lui. Ha dato tutto per l’Argentina“.

(si.com)

VAI ALL’INTERVISTA INTEGRALE