PISILLI: “Abbiamo lottato fino alla fine ma non è bastato. Vogliamo dimostrare al mister che siamo tutti importanti”

RAI – Dopo il pareggio per 1-1 contro la Spagna nella sfida valevole per gli Europei Under 21, il centrocampista Niccolò Pisilli (autore del gol del pareggio) ha commentato all’emittente televisiva questo risultato che ha costretto l’Italia al secondo posto nel girone. Queste le sue parole: “Abbiamo lottato fino alla fine, speravamo di passare primi ma non è bastato. Vogliamo dimostrare al mister che siamo tutti importanti, oggi sono scesi in campo alcuni che finora avevano visto meno il campo.”

Lo vuoi fare ancora il giornalista? Me lo dai un titolo per la partita di oggi?

“Devo ancora fare esperienza, il giornalista per ora lo lascio fare a te (ride, ndr)”.

VIDEO – GASPERINI: “Pellegrini deve fare la sua miglior stagione, vi piace quando entra e fa gol. Soulé giocatore offensivo”

Alle 12:00 Gian Piero Gasperini è stato presentato alla stampa in veste di nuovo allenatore della Roma. L’ex tecnico dell’Atalanta ha risposto tra le altre a una domanda su Lorenzo Pellegrini, capitano giallorosso, e Matias Soulé.

Su Pellegrini. Ranieri disse che aveva perso il sorriso. Lei si è fatto un’idea di come farglielo tornare, dove lo vede in campo? Si è fatto un’idea anche su Soulé?
Pellegrini è un giocatore infortunato, ma il discorso vale per lui, vale per gli altri. Devono avere lo spirito e la mentalità di fare la migliore stagione. A voi piace Pellegrini quello che calciava, che entrava, che faceva gol? Magari vi piaceva meno Pellegrini in difficoltà. Soulé è un giocatore offensivo. I giocatori offensivi devono fare gol, fare assist, prendersi rigori, fare un’annata importante con i nostri giocatori d’attacco. Quello che abbiamo visto con il PSG è straordinario, ha perso Messi e Neymar e raggiunto risultati mai raggiunti. Il calcio è questo. Il Napoli ha vinto da squadra, forse c’era una squadra più forte ma sono stati squadra. La Roma è stata una squadra, questi sono i principi. Devi saper fare tutto, devi andare forte. L’Atalanta ha vinto un’EL dopo 25 anni che un’italiana non lo vinceva, brutto segnale, a parte la Conference della Roma. Dobbiamo togliere luoghi comuni e vedere le cose con altra ottica. Dobbiamo prendere quella strada

VIDEO – GASPERINI: “Quando Dybala sta bene è un grande giocatore, quando ha difficoltà anche a voi piace meno”

Alle 12:00 Gian Piero Gasperini è stato presentato alla stampa in veste di nuovo allenatore della Roma. L’ex tecnico dell’Atalanta ha risposto tra le altre a una domanda su Paulo Dybala.

Ranieri ha detto che lei sa cambiare la fisonomia di alcuni giocatori. Crede di riuscire a farlo con Dybala? Può essere un suo giocatore?
Spero non serva, che vada bene così, che Dybala stia bene e abbia una buona condizione. Per lui come per tanti altri giocatori. C’è un prospetto di squadra che deve essere identificata per tutti, dove tutti spingono al di là dei personalismi, poi ci sono i singoli sui quali con lo staff ci mettiamo per cercare di migliorare tecnica, tattica, personalità, se alzi il livello dei singoli la squadra ne giova. Fa parte del mio lavoro da sempre, forse perché ho fatto settore giovanile, questi sono gli obiettivi. Non ci sono giocatori che non sono adatti. Devono stare bene. Dybala, quando sta bene, è un grande giocatore. Quando ha delle difficoltà, anche a voi piace meno. E quindi noi dobbiamo cercare di far stare bene i giocatori il meglio possibile“.

VIDEO – RANIERI: “Gasperini stava antipatico anche a me. Ho fatto il suo nome perché abbiamo bisogno di lui”

Alle 12:00 Gian Piero Gasperini è stato presentato alla stampa in veste di nuovo allenatore della Roma e al suo fianco c’era Claudio Ranieri, oggi senior advisor. L’ormai ex tecnico giallorosso ha risposto tra le altre a una domanda sul suo successore:

Come sarà il suo rapporto con Gasperini?
Stava antipatico anche a me, gliel’ho detto. Ai tifosi della Roma, per me molto di più. E scherzando, una volta che ho affrontato l’Atalanta e ho trovato questi signori in panchina, sono andato da loro e gli ho detto: ah, finalmente una panchina come si deve. È stato scelto lui, tra i tanti nomi ho fatto il suo nome, perché sono convinto che Roma ha bisogno di una personalità forte, di un allenatore che non si accontenta mai, che è sempre sul pezzo, che è sempre incavolato, che non gestisce mai bene niente, che vuole migliorare, che vuole migliorare la squadra, vuole migliorare il singolo. E credo che questo sia ciò di cui ha bisogno Roma per diventare grande. Non sarà facile, per questo gli abbiamo dato, gli offriamo un anno proprio per farsi capire. I tifosi ci devono stare dietro, come sono stati dietro a me. Devono stare dietro a lui, ma soprattutto devono stare dietro ai giocatori. È una persona, come ho detto, schietta, leale, ti guarda in faccia, ti dice le cose, per cui il mio rapporto con lui sarà di un amico che sta da una parte e, se ha bisogno di qualcosa, io proverò a risolverlo. Questo è il mio compito per il momento”

VIDEO – GASPERINI: “Avvicinamento Juventus? Vero, ma sono convinto la Roma sia la strada giusta”

Alle 12:00 Gian Piero Gasperini è stato presentato alla stampa in veste di nuovo allenatore della Roma. Inevitabile una domanda sull’interessamento della Juventus nei giorni precedenti alla stretta di mano con la Roma.

Quanto c’era di vero nell’avvicinamento della Juventus?
È vero, ma ho avuto la sensazione che questa fosse la strada giusta, Al di là di tutti i rischi che continuamente mi vengono elencati, io ho pensato che veramente questa potesse essere, per la mia carriera, ma anche per il mio modo di esprimermi, per il mio modo di fare calcio e per la possibilità di incidere, doveva essere e poteva essere la situazione giusta, fantastica da poter percorrere. E quindi ho ragionato su questo. Ho messo davanti questa situazione: sì, va bene, è quello che cerco, è quello di cui ho bisogno in questo momento. E ho la convinzione forte di aver fatto la scelta giusta”.

RANIERI: “Roma ha bisogno di uno come lui. Presto il nuovo ds. Nazionale? Sono della Roma” – GASPERINI: “Obiettivo Champions League. Spero Dybala stia bene, Pellegrini deve pensare di fare la miglior stagione. Juve? Roma strada giusta” (FOTO)

Alle 12:00 il nuovo allenatore della Roma Gian Piero Gasperini sarà presentato dal senior advisor Claudio Ranieri. Il tecnico giallorosso risponderà alle domande dei cronisti presenti all’interno della stampa del Fulvio Bernardini.

Prende la parola Ranieri: “Buongiorno a tutti. Credo che per la prima volta state vedendo due allenatori, perché lo sono fino al 30 giugno. Mi avete dato del bugiardo quando mi avete detto che era Gasperini, avevo chiesto la sua disponibilità e lui mi disse “perché no?” ma da lì a dire che fosse lui, ce ne voleva. I Friedkin hanno scelto lui. Dove è andato ha fatto bene, Crotone, Genoa, Atalanta. Riesce a cambiare la fisonomia di un atleta, riesce a rendere ottimi determinati giocatori ed è quello che speriamo tutti qua. Sa delle difficoltà che incontreremo in questi due mercati, se fossi restato io avremmo perso un anno di tempo per la costruzione, è stato chiamato per costruire qualcosa che possa dare frutti rigogliosi. Personalità, schietto, parla in faccia, a volte anche a brutto muso, con me poche volte è successo perché fa parte del mio carattere, anche se a volte ero un po’ risentito. Voi siete bravi a trovare sempre le notizie, ora ci direte anche chi sarà il nuovo direttore sportivo. Lo conoscete tutti per quello che ha fatto, Gian Piero è qui con noi, grazie per essere venuto“.

A Gasperini. Il suo rapporto con Friedkin? Le ha chiesto come si fa a stare stabilmente in Champions League? Ha indicato un percorso? Si è dato una risposta sul perché la Roma non sia mai stata competitiva per la qualificazione in Champions? 
I primi contatti li ho avuti con Claudio e lui mi ha descritto per filo e per segno realtà e situazione di squadra e città, delle vicissitudini di questi anni. Poi ho avuto modo di incontrare la proprietà e sono persone con grande entusiasmo sulla Roma. Non so se traspare, ma mi hanno detto che spendono molto tempo sulla Roma, è nei loro pensieri, hanno progetti ambiziosi che hanno fatto fatica a raggiungere. Hanno individuato in me attraverso Claudio la possibilità di creare qualcosa di costruttivo e forte. Ci siamo confrontati sulle loro idee, sappiamo della situazione di Fair Play Finanziario di questi due mercati, ma è una società molto forte, che ha intenzione di investire nella Roma ma bene, in modo più sostenibile rispetto agli anni precedenti e vogliono portare la Roma in alto. Mi sembra sufficiente per una buona impressione“.

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A Ranieri: ci sono soluzioni imminenti per il d.s.?
La società sta valutando dei nominativi. Quanto prima conoscerete il prossimo direttore sportivo

A Gasperini: cosa l’ha convinta a venire qui? Roma non è Bergamo, anche per questa sala così piena, Roma ha una sua liturgia particolare. La spaventa?
Da quando sono arrivato tutti mi mettete in guardia sulla città di Roma, dove è difficile raggiungere obiettivi sportivi, ma questa deve essere una forza, non una debolezza. Mi parlano della radio, della pressione, ma io da fuori vedo un grande entusiasmo, grande voglia di calcio e di raggiungere obiettivi. Queste forze vanno incanalate nel modo migliore. Se negli ultimi 6 anni ci sono state difficoltà a raggiungere obiettivi sperati probabilmente possiamo correggere qualcosa che consenta alla Roma di essere più forte e competitiva. Se il Napoli ha vinto due volte lo Scudetto, se Parigi è diventata capitale d’Europa non più per turismo ma anche per il calcio, vuol dire che si può fare risultati non solo a Milano e Torino. Bisogna costruire nel modo giusto, mettere tutto nelle spinta giusta. Tutti siete tifosi della Roma, tutti volete il meglio per la Roma, come chi lavora di qua. Se riusciamo a fare questo siamo tutti più forti

A Ranieri: come sarà il suo rapporto con Gasperini?
Stava antipatico anche a me, gliel’ho detto. Ai tifosi della Roma, per me molto di più. E scherzando, una volta che ho affrontato l’Atalanta e ho trovato questi signori in panchina, sono andato da loro e gli ho detto: ah, finalmente una panchina come si deve. È stato scelto lui, tra i tanti nomi ho fatto il suo nome, perché sono convinto che Roma ha bisogno di una personalità forte, di un allenatore che non si accontenta mai, che è sempre sul pezzo, che è sempre incavolato, che non gestisce mai bene niente, che vuole migliorare, che vuole migliorare la squadra, vuole migliorare il singolo. E credo che questo sia ciò di cui ha bisogno Roma per diventare grande. Non sarà facile, per questo gli abbiamo dato, gli offriamo un anno proprio per farsi capire. I tifosi ci devono stare dietro, come sono stati dietro a me. Devono stare dietro a lui, ma soprattutto devono stare dietro ai giocatori. È una persona, come ho detto, schietta, leale, ti guarda in faccia, ti dice le cose, per cui il mio rapporto con lui sarà di un amico che sta da una parte e, se ha bisogno di qualcosa, io proverò a risolverlo. Questo è il mio compito per il momento”

A Gasperini. Deve costruire un feeling con i tifosi?
Il feeling con i tifosi, io credo che ci sia, c’è sempre stato. Roma è Roma. Inutile nascondersi, quello che conta sono i risultati. Poi bisogna capire quali sono i risultati. Io credo che noi dobbiamo porci prima di tutto l’idea, ed è quello che mi ha spinto veramente in modo forte ad affrontare questa realtà, che possiamo fare qualcosa di giusto, possiamo alzare il livello. Certo, se parto dai risultati che ha fatto Claudio nelle ultime 22-23 giornate, sono stati straordinari, ma questo significa una cosa: quello che conta più di tutti è la squadra. E lui ha dato una dimostrazione fondamentale. Al di là dei singoli, che sono sicuramente importanti, però gli stessi giocatori che erano in grandissima difficoltà di risultati, riuscendo ad avere un po’ più di atteggiamento anche per la squadra, è stato molto bello anche vedere tutti quelli che erano in panchina, come aiutavano, come spingevano. Questo è un valore da difendere, da mantenere, ed è la base sulla quale si può fare squadra e con la squadra poi ottenere il meglio. Non è che si possa, in una piazza come Roma, fare programmi a dieci anni. Si deve essere molto più veloci, molto più concreti. Però è anche vero che bisogna prendere la base di quella che è oggi e cercare di fare da lì un punto e cominciare a far crescere una squadra, sperare e volere fortemente che i tifosi si identifichino in quella squadra: per come gioca, per come affronta gli avversari, per come vince, a volte per come perde. E questo credo sia il primo punto che mi impongo, poi il resto viene di conseguenza“.

A Gasperini. Ranieri ha detto che lei sa cambiare la fisonomia di alcuni giocatori. Crede di riuscire a farlo con Dybala? Può essere un suo giocatore?
Spero non serva, che vada bene così, che Dybala stia bene e abbia una buona condizione. Per lui come per tanti altri giocatori. C’è un prospetto di squadra che deve essere identificata per tutti, dove tutti spingono al di là dei personalismi, poi ci sono i singoli sui quali con lo staff ci mettiamo per cercare di migliorare tecnica, tattica, personalità, se alzi il livello dei singoli la squadra ne giova. Fa parte del mio lavoro da sempre, forse perché ho fatto settore giovanile, questi sono gli obiettivi. Non ci sono giocatori che non sono adatti. Devono stare bene. Dybala, quando sta bene, è un grande giocatore. Quando ha delle difficoltà, anche a voi piace meno. E quindi noi dobbiamo cercare di far stare bene i giocatori il meglio possibile“.

A Gasperini. Con lei sono esplosi attaccanti fortissimi come MIlito e Retegui. Che idee ha su Dovbyk e Abraham? Possono entrare in questa scia?
Quegli attaccanti erano giocatori forti. Io non ho mai dato di più a loro di quello che già avevano, il merito è stato tirare fuori il meglio di ciò che avevano. Gli attaccanti hanno fatto bene forse per come giocano le mie squadre, prolifiche, dipende da come la squadra interpreta il gioco. Vorrei riproporre anche qui questa caratteristica. Ora si parte da quello che c’è, poi altre decisioni di mercato verranno prese strada facendo“.

A Ranieri: dove pensa possa arrivare la Roma di Gasperini? Com’è andata la trattativa?
La bugia bianca l’abbiamo scoperta. L’ho chiamato e gli ho chiesto se poteva interessargli la panchina, ne abbiamo riparlato a fine campionato, sono andati avanti i discorsi. Siamo stati sorpresi a Firenze e il resto è noto. È stato molto pratico, veloce, c’è stata subito sintonia, ho trovato una persona super motivata, super entusiasta, perciò io sono particolarmente contento. Per il momento sono soddisfatto, poi bisogna lavorare, i ragazzi devono capire che c’è un cambio di mentalità. Quando sono arrivato il morale era sotto terra, sono stato più un fratello maggiore che li ha stimolati in ogni verso. Se dovevo riprendere qualcuno lo riprendevo in modo costruttivo, sono fatto così, non ho mai accusato nessuno, nella mia carriera con alcuni ci sono riuscito e con altri meno. È la qualità di ogni allenatore, arrivare ai giocatori che ti analizzano in ogni discorso. Vogliono persone leali e schiette. La Roma dove può arrivare? Alla fine del triennio stabilmente in Champions e quando si può vincere il campionato. Siamo orgogliosi di essere parte di questa nuova nascita. I Friedkin hanno speso tanto, vogliono ancora investire, sono bloccati ma stanno andando avanti sullo stadio. Vogliono il massimo, vogliono portare Roma a livello calcistico allo stesso livello del brand turistico“.

A Gasperini: si parla di un anno di costruzione. Lei sarebbe contento alla fine della stagione?
Il risultato massimo può essere la qualificazione in Champions. In questo momento la Roma non può essere in grado di vincere lo Scudetto, poi non si sa mai, quello è il traguardo massimo da porci. Ma il traguardo migliore, per me, è quello di rendere questa squadra più forte, con giocatori il più possibile da Nazionale, il più possibile internazionali, costruire un nucleo sempre più ampio di giocatori che possano dare continuità a questa squadra e che possano creare il nocciolo duro sul quale, magari il prossimo anno, anche con più disponibilità, poter inserire quelle cose che possono alzare il livello, quei giocatori che in questo momento sul mercato non possono essere ancora trattati, ma che spero e mi auguro che la Roma, nel tempo, possa arrivare a fare. Un nocciolo che dia solidità, continuità a una squadra con giocatori relativamente giovani, poi serve sempre un mix. Nella mia esperienza anche vendendo dei pezzi, magari la Roma non avrà bisogno, però può essere una forza anche questa. Se hai giocatori che raggiungono una valorizzazione alta ne giova tutto il movimento“.

A Ranieri: cosa avete chiesto nell’immediato a Gasperini?
Di fare il Gasperini. Mi sorprendeva Percassi quando diceva ‘partiamo per salvarci’. Roma non era l’Atalanta di allora, noi dobbiamo fare bene. I nostri tifosi hanno vinto grandi giocatori e grandi squadre, i tifosi si identificheranno con il suo gioco. Gli chiediamo di far bene, di conoscere la squadra e la piazza per un anno e salire sempre di più. Io sono sincero, vogliamo sempre il massimo, ma non ho fatto la volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba. In Champions avremmo incontrato 6 inglesi, 5 spagnole e noi forse non siamo pronti per questo, siamo più agguerriti sull’Europa League. Spero in un buon percorso in campionato e uno in Europa, accettando le cose belle e qualche boccone amaro. Anche quando la costruzione è ben fatta ci sono partite che perdi. Il popolo romano vuole vedere la squadra lottare fino in fondo, da arrabbiati. Sono sicuro che anche quando si perderà il romanista avrà visto i suoi giocatori lottare come mai prima“.

A Gasperini: nel 2017 a Sconcerti disse, tornando sull’esperienza all’Inter: “Se dovesse ricapitarmi farei in un altro modo. Sono stato troppo accomodante, dovevo entrare forte, o spacchi o vieni spaccato”. La pensa così?
Rimango della stessa idea. Devi dare segnali importanti, devi portare la gente dalla tua parte, devi dare identità alla squadra e la gente deve riconoscersi in essa, deve dare fiducia, ma non c’è bisogno di dirlo, lo hanno sempre fatto. Se crei la sinergia con la tua gente poi superi anche meglio le difficoltà dettate dagli avversari. Dietro la Roma ci sono squadre importanti ed emergenti fuori dalle Coppe, c’è una corsa più che allo Scudetto alle posizioni Champions, che permettono di creare un gap con le altre. È evidente che in una piazza con così tanto entusiasmo devi entrare forte, intendo con la squadra che ti segue, crei un ambiente forte. Ti senti più forte in tutto“.

A Ranieri: la sua versione sulla Nazionale?
Si è detto tanto, tenetevi quello che s’è detto. Rispetto l’Italia, ma sono della Roma”

A Gasperini: da qualche anno c’è un gruppo di giocatori che hanno partecipato nel bene e nel male alle fortune e sfortune. Ranieri ne ha parlato come monumenti, Dybala, Paredes, Cristante, Pellegrini. Lei ha in mente rispetto a loro un mantenimento di questo zoccolo, saranno ancora così importanti, o si pensa di rinunciare? Paredes parla sempre del ritorno al Boca.
Allora, intanto dobbiamo partire da quello che c’è, che è tanto, visto i risultati che hanno fatto, soprattutto a livello di spirito, di mentalità e anche di prestazioni che hanno fatto. E questo è un valore che esiste e da quello si parte. Poi è chiaro che non possiamo essere gli stessi. È normale che mi aspetto un mercato in entrata che possa portare a un miglioramento, che possa portare a una prospettiva anche diversa, a, come ho detto prima, a dei giocatori che precostituiscano il nucleo vero. Poi questo farà parte anche di un mix, non è che sarà una rivoluzione in tutto. Però credo che la Roma debba guardare e aspirare ad avere anche nuove figure e nuovi elementi che possano portare più in alto la squadra“.

A Ranieri: quanto c’è di suo nel riavvicinamento Svilar-Roma sul contratto?
Sono cose che ha fatto Ghisolfi. Io ho solo chiamato il ragazzo e gli ho detto che si vuole fare bene, una grande Roma e che ci sono i presupposti. Lui è ambizioso, abbiamo preso un tecnico ambizioso e prenderemo giocatori ambiziosi. Io ho fatto solo questo“.

A Gasperini: le caratteristiche principali degli obiettivi di mercato? Dove ci indirizziamo viste le difficoltà?
Sono poche le società che possono prendere allenatori già affermati. I giocatori molto spesso te li devi costruire in casa, prendere giocatori emergenti che possono raggiungere traguardi, che possono crescere. Per raggiungere obiettivi di alto livello ti servono giocatori di quel livello, nazionali, internazionali, di spessore e valore nelle coppe. Questo è il programma che si vuole arrivare a fare. A volte anche con giocatori emergenti. Mancini e Cristante, che ho avuto, in quel momento sono andati via presto dall’Atalanta e sono andati in nazionale. Spero che tutti questi ragazzi abbiano l’obiettivo non di difendere quello che hanno fatto finora, ma di fare la stagione migliore della loro carriera. Non è il momento di accontentarsi e gestirsi. Se hai 30 anni non sei vecchio, se ne hai 22 e vuoi scalare posizioni, questo deve essere lo spirito. Se mettiamo tutto questo mettiamo più chance. Parto da una base fortunata, quella fatta da Claudio, dimostrazione che gli stessi giocatori hanno avuto un cambiamento di prestazioni e risultati. Difendere le posizioni non è sufficiente

A Ranieri: cosa è successo con Ghisolfi?
Lo ha detto Castaldi, non commentiamo“.

A Gasperini: Su Pellegrini. Ranieri disse che aveva perso il sorriso. Lei si è fatto un’idea di come farglielo tornare, dove lo vede in campo? Si è fatto un’idea su Soulé?
Pellegrini è un giocatore infortunato, ma il discorso vale per lui, vale per gli altri. Devono avere lo spirito e la mentalità di fare la migliore stagione. A voi piace Pellegrini quello che calciava, che entrava, che faceva gol? Magari vi piaceva meno Pellegrini in difficoltà. Soulé è un giocatore offensivo. I giocatori offensivi devono fare gol, fare assist, prendersi rigori, fare un’annata importante con i nostri giocatori d’attacco. Quello che abbiamo visto con il PSG è straordinario, ha perso Messi e Neymar e raggiunto risultati mai raggiunti. Il calcio è questo. Il Napoli ha vinto da squadra, forse c’era una squadra più forte ma sono stati squadra. La Roma è stata una squadra, questi sono i principi. Devi saper fare tutto, devi andare forte. L’Atalanta ha vinto un’EL dopo 25 anni che un’italiana non lo vinceva, brutto segnale, a parte la Conference della Roma. Dobbiamo togliere luoghi comuni e vedere le cose con altra ottica. Dobbiamo prendere quella strada

A Ranieri: può spiegarci meglio le limitazioni del FPF?
Ci sono dei paletti. Siamo vicini, manca qualcosina, sono sicuro che riusciremo a essere dentro questi parametri da rispettare a giugno 2026, poi saremo liberi di lavorare con più tranquillità. La società si sta operando, non può mettere soldi altrimenti li avrebbe messi. Ci sono due mercati in cui stringere i denti, in cui trovare giocatori validi, ma ci sono squadre che prendono ragazzi a 60 milioni e hanno 20 anni, 18, non è facile. Te ne prendono 4, 5, 6, poi li tengono, li danno in prestito, li vendono, tu devi lottare con questi mostri, come i club di Premier League. Dobbiamo stimolare le idee e farci trovare pronti, parlo del calcio italiano in generale“.

A Gasperini: Quanto c’era di vero nell’avvicinamento della Juventus?
Vero, ma ho avuto la sensazione che questa fosse la strada giusta,  Al di là di tutti i rischi che continuamente mi vengono elencati, io ho pensato che veramente questa potesse essere, per la mia carriera, ma anche per il mio modo di esprimermi, per il mio modo di fare calcio e per la possibilità di incidere, doveva essere e poteva essere la situazione giusta, fantastica da poter percorrere. E quindi ho ragionato su questo. Ho messo davanti questa situazione: sì, va bene, è quello che cerco, è quello di cui ho bisogno in questo momento. E ho la convinzione forte di aver fatto la scelta giusta».

A Gasperini: lei è stato l’iniziatore di un tipo di gioco che ha inventato lei e ha portato grandi risultati. Non a caso ora a Bergamo c’è Juric e qui le cose non hanno funzionato. Ha visto quelle partite, ha capito il problema? Pensa ci sia modo di giocare in quella maniera?
La mia esperienza è diversa. Con Juric abbiamo condiviso tanti anni, sia da tecnico e giocatore sia come vice, ma sono passati parecchi anni, nel frattempo le esperienze sono state diverse. Il mio modo di vedere calcio negli anni si è evoluto. Ci sono due aspetti: vuoi aspettare che la squadra avversaria perda palla o vuoi conquistarla? Sono validi entrambi. A stare senza palla sto un po’ male, preferisco averla io, ma dipende contro chi giochi. La cosa ideale è avere la palla noi e andarla a prendere alta, ma devi saper fare tutto. Ora lo fanno in tanti, ci sono grandi cambiamenti nel calcio e devi avere una grande duttilità. Non so cosa non ha funzionato per Juric“.

A Ranieri: la composizione ideale per lei dal punto di vista societario quale sarà? Ci sarà un direttore sportivo, lei e Gasperini?
Questo non posso saperlo, non so se la proprietà vorrà mettere altri. A livello calcistico resterà la base solida creata e un altro direttore sportivo, se vogliono prendere altre figure non sta a me decidere o saperlo“.

A Gasperini: i suoi pregi e difetti? Cosa proverà affrontando l’Atalanta? 
Fortunatamente sarà a gennaio, c’è tempo. Pregio? Lavoro, mi piace lavorare in campo, mi piace quando fai cose che vedi nel giocatore in campo, mi piace convincere i giocatori, non ho mai imposto niente ai calciatori. Molti risultati sono ottenuti dipendono dal fatto che hanno tratto vantaggio da questo e il merito è loro. Difetti? Faccio fatica (ride, nda). Forse me la prendo a volte, ma non penso sia un difetto (ride, nda)“.

A Gasperini: dai tempi di Zeman non si fa una preparazione di un certo tipo. Come pensa di organizzarla? Con i gradoni?
Ma non è vero, mai fatto un gradone in vita mia (ride, nda). Quando giocavamo al Palermo, Zeman era alla Primavera del Palermo e noi facevamo un mega torello a centrocampo sempre, e i ragazzini della Primavera si giocavano i gradoni. Allora, anche su questo: intanto non è morto nessuno. Intanto credo che, come ho detto prima, per noi è importante che i giocatori si divertano e trovino il loro benessere, così come chi va in campo. Abbiamo la fortuna, tutte le mattine, di svegliarci e fare il mestiere che più ci piace, quello che facevamo da ragazzi. E in più lo fai anche con la Roma, e quindi ti devi sentire molto fortunato. L’allenamento è fondamentale, è un allenamento importante. È importante per tutte le professioni migliorarsi, e l’allenamento è fatto in funzione di: uno, stare bene; due, cercare di migliorare la tua prestazione. Non può essere un problema allenarsi, deve essere anche un divertimento, perché il gioco del calcio è essenzialmente divertente. Sono d’accordo su quello che si diceva prima, forse anche sull’esempio di Pellegrini: se non sorridi, non puoi giocare bene a calcio. Io la vedo come un brasiliano in questo. Un brasiliano triste non può giocare a calcio. E quindi anche un calciatore deve avere sempre un bello spirito. Probabilmente è così in tutto lo sport. Bisogna avere un bel clima di lavoro, di crescita l’uno con l’altro, di trasmettersi a vicenda le migliori situazioni per potersi migliorare. È finalizzato a questo il mio lavoro, non ci sono altre cose. Deve esserci anche un bel clima, non può mai essere un clima teso. Deve essere sempre un clima in cui, quando vai a giocare, ci sono sempre avversari molto difficili da superare. Gli avversari sono quelli fuori, non quelli dentro. E bisogna arrivare sempre con un bello spirito, perché i risultati da ottenere si fanno con molta fatica e sono difficili, e tutti quanti sono ben armati”.

MANCINI: “Felice di ritrovare Gasperini, la presenza di Ranieri ci dà tranquillità. L’obiettivo è la Champions”

SKY SPORT – Gianluca Mancini ha rilasciato un’intervista ai microfoni dell’emittente televisiva in occasione del 1° Memorial Mattia Giani, il calciatore di 26 anni del Castelfiorentino United scomparso in seguito a un malore accusato in campo. Il difensore giallorosso era molto legato al ragazzo poiché era il fratello del fidanzato di sua sorella. Il vice capitano del club capitolino ha trattato vari temi tra cui l’arrivo di Gian Piero Gasperini, la mancata convocazione in Nazionale e la presenza di Claudio Ranieri all’interno della società. Ecco le sue parole.

Che ricordo hai di Mattia Giani?
“Ho un ricordo di lui in spiaggia con la mia e la sua famiglia. Si è trattato di un lutto tosto, ma vedere qui tutta questa gente e i suoi amici è bello. Mattia era un ragazzo eccezionale, sarà fiero di noi. La cosa più importante è sensibilizzare le persone su questo tema, ci devono essere più soccorsi nei campionati inferiori con l’obiettivo di salvare le vite”.

Che effetto ti ha fatto Norvegia-Italia?
“Un brutto effetto, la Nazionale è qualcosa di unico sia per i giocatori sia per i tifosi. Contro la Norvegia è stata una brutta serata, mi dispiace per i miei compagni. Il gruppo è unito, ci sono giocatori forti e una partita non compromette la qualificazione al Mondiale. Speriamo di fare bene nelle prossime gare”.

La mancata convocazione?
“Se vieni chiamato devi prendere di corsa il treno per Coverciano, altrimenti devi essere il primo tifoso. Non sono stato chiamato, Spalletti avrà fatto le sue considerazioni. Tutti danno il massimo nel club per poi arrivare in Nazionale, ma è il ct che decide”.

Niente di personale?
“No, credo sia una scelta tecnica. Con Spalletti non c’è mai stato niente, anzi l’ho ringraziato per avermi portato all’Europeo e gli sarò sempre grato”.

Che ti aspetti da Gasperini?
“Si tratta di un allenatore forte, in questi anni ha dimostrato tutto il suo valore. Ciò che ha fatto all’Atalanta è qualcosa di unico, siamo felici di averlo come nostro allenatore. Mi ha insegnato un sacco di cose, sarò sempre grato a lui perché mi ha dato la possibilità di diventare calciatore e sono contento di lavorarci nuovamente insieme a distanza di anni. Sarà una bellissima sfida per capire nuove cose che porterà a tutta la squadra”.

Si lavora tanto con tutti gli allenatori, ma con lui un po’ di più?
“Si lavora tanto con tutti. Conosciamo benissimo il calcio di Gasperini, sarà un ritiro tosto e bello. Dal ritiro dobbiamo costruire qualcosa per la stagione”.

Cosa significa difendere in avanti?
“Portare tanta pressione agli avversari a partire dagli attaccanti fino ai difensori. Se c’è pressione anche i difensori possono venire avanti togliendo spazio e tempo agli avversari“.

Gasperini chiede tanto anche ai giocatori di qualità?
“Sì. Ha allenato grandissimi giocatori e anche nella Roma ci sono. Il suo motto è ‘bisogna avere tutti il fritto’. Sono curioso e felice di poter lavorare di nuovo con lui e con la squadra per intraprendere un nuovo percorso”.

I giocatori seguono il calciomercato?
“Io ho tre bambine (ride, ndr). D’estate si cerca di staccare, ma ovviamente leggiamo sui siti qualche notizia. Ci sono persone all’interno della Roma che si occuperanno del mercato, è giusto che noi calciatori stacchiamo dopo un anno faticoso”.

C’è la percezione che con l’accoppiata Ranieri-Gasperini si sta costruendo la struttura giusta per fare un salto di qualità e arrivare in Champions?
“Il ritorno in Champions deve essere un obiettivo forte, ma dobbiamo dimostrarlo con i fatti. Ranieri ha fatto qualcosa di unico e sapere che sia dentro la società al fianco di Gasperini ci fa stare tranquilli. Speriamo che le cose vadano per il meglio per raggiungere un unico obiettivo, ovvero il bene della Roma”.

Un pensiero per Mattia Giani…
“Il passato non si può cancellare. Alla mia famiglia dissi comunque di sorridere, era un ragazzo unico e lui vorrebbe proprio questo”.

RENSCH: “I tifosi della Roma sono fantastici, in Italia si vive per il calcio. Qui contano solo i tre punti”

TELEGRAAF – Il terzino della Roma Devyne Rensch, arrivato nella Capitale lo scorso calciomercato invernale dall’Ajax, ha parlato sul sito del quotidiano olandese della sua attuale esperienza con la maglia giallorossa e del rapporto coi tifosi. Queste le sue parole.

Come si sta in Italia?
“Il tempo e il cibo sono buoni, Roma è una città fantastica. Ma sono lì per il calcio e la bellezza dei paesaggi mi spinge a impegnarmi di più, invece di stare a guardare”.

Sugli infortuni?
“Nel mio primo semestre ho sofferto di piccoli infortuni, il che mi ha impedito di essere completamente in forma per alcune partite. È stato tutto frenetico. Arrivi in ​​un altro Paese, sei impegnato in tante cose, devi organizzare un trasloco. Credo che tutto questo abbia contribuito. Fortunatamente, ora sono in forma e mi sento molto bene”.

Sui tifosi della Roma?
“I tifosi sono fantastici, qualcosa di cui essere orgogliosi. Sono un giocatore che si adatta rapidamente a tutto, nella vita e nel calcio. Si nota come in Italia si viva per il calcio e per la squadra. È bello vederlo e loro lo trasmettono anche a te. In questi casi, vuoi dimostrarlo in campo”.

Sul rapporto con Salah-Eddine?
“Parliamo olandese insieme. Mangiamo insieme, facciamo tutto insieme. Non è solo un compagno di squadra, ma anche un buon amico. Sono in squadra con Anass fin dai tempi dell’Ajax Under 16. Quindi ci conosciamo molto bene e lui sa che lo sostengo sempre e che sarà sempre così”.

Sulla differenza tra Ajax e Roma?
“La mentalità vincente. Anche all’Ajax volevamo vincere tutto, ma nel calcio olandese si ricevono molte critiche se si vince 1-0 giocando male. In Italia, invece, sono i tre punti a contare più di tutto. Anche se tiri venti palloni fuori dallo stadio. Tre punti sono tre punti e il resto non conta. Lo si vede in partita. Ci sono molti più duelli, uno-contro-uno da vincere, c’è lotta su ogni pallone e le differenze tra le due squadre sono spesso minime”.

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PAREDES: “Finirò la carriera al Boca, a Dybala dico sempre di venire con me in Argentina. La clausola? C’è” (VIDEO)

LOS EDUL – In seguito all’anticipazione, ecco l’intervista completa di Leandro Paredes ai giornalisti argentini Gaston ed Esteban Edul. Tra i vari temi trattati il centrocampista della Roma si è soffermato sulla sua stagione nel club giallorosso e sul futuro al Boca Juniors. Ecco le sue dichiarazioni.

La citta di Roma?
“Roma è una città che ci piace tantissimo, abbiamo sempre detto che ci potremmo vivere anche una volta che la mia carriera è terminata”.

Dopo il ritiro potresti restare a vivere qui o vorresti tornare in Argentina?
“E’ una delle opzioni. Potremmo restare qui, tornare in Argentina o trasferirci anche a Madrid, che ci piace molto. Vedremo”.

Dipende anche dove vivrà Di Maria: avevi detto che saresti diventato il suo assistente…
“Sì, vediamo dove andrà a vivere Di Maria (ride, ndr)”.

Diventare vice allenatore sarà una nuova sfida, ma servirà comunque concentrazione…
“Credo che non ci concentreremo, è il metodo europeo”.

La prima decisione che avete preso quindi è non concentrarsi.
“Sì. La prima cosa che abbiamo detto è di non concentrarci”.

Si dice che si soffre di più fuori dal campo che dentro…
“Per questo non voglio diventare allenatore ma assistente. Voglio togliermi di dosso un po’ di responsabilità e lasciarla a Di Maria. Farò fare a lui le conferenze stampa”.

Quest’anno hai cambiato tanti allenatori alla Roma…
“Sì, è stato un anno molto difficile. Abbiamo iniziato con un progetto e con un allenatore che era spettacolare per noi, lo conoscevamo ed era un buon tecnico anche per l’ambiente giallorosso. Ma è stato esonerato dopo tre giornate ed è stato molto duro per noi, il cambiamento è stato difficile per me perché passai dal giocare sempre a non entrare in campo nemmeno per un minuto”.

Quanto è stato importante l’arrivo di Ranieri per la tua permanenza a Roma?
“Importantissimo. Io volevo giocare con continuità e quando non ho giocato ho sofferto molto. Ecco perché ho pensato di tornare in Argentina, ma con l’arrivo di Ranieri tutto è cambiato”.

Non giocavi per scelta tecnica…
“Non riuscivo a trovare una spiegazione perché un conto è perdere il posto in seguito a un infortunio, in campo o per un determinato motivo. Quando Juric arrivò fece le sue scelte e non giocai nemmeno un minuto. Ovviamente chiedevo sempre il motivo dell’esclusione, ma non ho mai ricevuto risposta. Non ho avuto la possibilità di perdere il posto giocando”.

Al tecnico non piacevano i giocatori sudamericani o la scelta era dettata dal tuo stile di gioco?
“Non credo che l’allenatore ce l’avesse con i sudamericani, anche perché Dybala e Soulé giocavano. Sono gusti e li rispetto”.

L’importanza di Ranieri?
“Voleva che io restassi, me lo diceva ogni volta che ci incontravamo nel centro sportivo. Fu molto importante anche il mio rinnovo. Ranieri mi ha dato molta fiducia e inoltre ha tantissima esperienza. Qualora fossi andato via, lui mi avrebbe capito perché vive il calcio come noi e tornò alla Roma proprio per amore nei confronti del club. Lui mi avrebbe capito”.

Conosceva la tua situazione?
“Sì, ovviamente. Credo che il club ne avesse parlato con lui. Alla fine le cose sono andate così”.

Che differenze ci sono tra il primo Paredes alla Roma e quello di oggi?
“Tantissime. Sono maturato molto dal punto di vista calcistico e personale. Sono cambiato sotto tutti gli aspetti, anche nell’interpretazione del ruolo. Ho giocato al fianco di giocatori incredibili e questo mi ha permesso di crescere”.

Nonostante a Roma avessi avuto delle difficoltà, in nazionale eri sempre presente…
“Durante il periodo di Juric avevo paura che Scaloni non mi convocasse, dato che erano due mesi che non giocavo. Sono stato contento per la convocazione, so di essere parte del gruppo storico e per questo stavo tranquillo”.

Sei mai mancato?
“No. Ma quella volta ho avuto un po’ di dubbi nonostante io faccia parte delle zoccolo duro della nazionale”. […]

E’ vero che Neymar ti chiede di andare a giocare con lui al Santos?
“Sì, anche ora mi scrive e mi manda messaggi. Mi sta facendo impazzire”.

Cosa gli rispondi?
“Che non mi deve disturbare (ride, ndr). Però sì, seriamente mi manda spesso messaggi e mi chiama dicendo che vuole giocare con me”.

Magari in un’altra squadra che non sia il Santos…
“Vediamo cosa succede…”. […]

Tu potresti fare lo stesso con Dybala al Boca…
“Come ha raccontato lui stesso da ragazzino faceva il tifo per il Boca Juniors e lui ha il desiderio di giocare nel campionato argentino. Perciò gli dico sempre: ‘Se tornerò a giocare in Argentina, verrai con me'”.

E lui che vuole fare?
“Gli piacerebbe. Vedremo cosa succederà, dico sempre che è giusto che lui decida con il suo cuore, ma è chiaro che noi lo aspetteremmo volentieri”.

In Argentina però c’è anche l’Instituto Cordoba, per il quale Dybala ha molto affetto…
“Può giocare un po’ con noi e dopo terminare la propria carriera all’Instituto”.

Nel contratto con la Roma c’è una clausola che ti permette di tornare la Boca Juniors?
“È lì”.

Quando scade il tuo contratto alla Roma?
“30 giugno 2026”.

Torneresti al Boca?
“Lo dico sempre: la voglia c’è sempre e alle volte è più alta, ma non dipende solo da me. Quindi vivo la mia vita e la mia carriera giorno per giorno e vedremo che succederà”.

La sensazione è che prima o poi finirai di giocare con il Boca…
“Sì, credo non ci siano dubbi. Si tratta di un mio desiderio, della mia famiglia e dei miei amici, che vogliono tornare a vedermi giocare ogni domenica. Quindi, se Dio vuole, spero di sì”.

Vedi il Boca? Segui le partite?
“Sì, guardo tutte le partite”.

Ha vinto praticamente tutto: hai ancora dei sogni?
“Voglio vincere titolo importanti sia con il club sia con la nazionale, sono nato con questa mentalità. Prima di ritirarmi voglio vincere un altro Mondiale e la Copa Libertadores con il Boca”.

Il peggior fallo che hai fatto?
“Ne ho fatto uno a Castellanos in un derby, non so se fosse molto forte ma mi è piaciuto (ride, ndr)”.

Ti ha detto qualcosa?
“Mi insultò (ride, ndr)”.

Che ruolo senti di avere all’interno dello spogliatoio?
“Mi sento importante sia con la nazionale sia con la Roma e anche lo staff tecnico e i compagni di squadra mi fanno sentire importante. Anche i tifosi mi rispettano molto, quindi so di essere una figura importante nello spogliatoio”.

A quali club sei stato vicino ma alla fine non si è fatto nulla?
“Ce ne sono stati molti, l’Inter è uno di quelli e sto parlando del periodo prima del trasferimento al PSG. Sono stato vicino anche al Chelsea, avevo il contratto dei Blues e del PSG sul tavolo e alla fine ho scelto i francesi”.

Come gestisci il post partita di una sconfitta o di una brutta prestazione personale?
“Quando finisce la partita vedo i miei figli e cerco di essere il più tranquillo possibile. Poi torno a casa e riguardo la partita da solo”.

Ti accorgi degli errori?
“Sì, sono molto autocritico”.

RANIERI: “Il ruolo dell’allenatore è cambiato, in Italia teniamo troppo in gabbia i giocatori. Un altro Leicester? Me lo auguro”

Claudio Ranieri, Senior Advisor della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine della cerimonia di premiazione della Figurina d’Oro 2025 e lo ha fatto ai microfoni dell’Associazione Italiana Allenatori Calciatori. Ecco le sue parole.

Qual è la qualità che non può mancare in un tecnico per diventare un allenatore capace?
“È difficile su due piedi dirlo. Sicuramente la lealtà coi giocatori, dire che cosa si pensa anche se è qualcosa di brutto. Va capito chi è più permaloso, se c’è da fare un rimprovero generale… Ma ho fatto sempre il rimprovero a tu per tu, faccia a faccia. Non ho mai fatto un rimprovero per dire: ‘È colpa tua se abbiamo perso, guarda che cosa hai fatto’. Non mi è mai piaciuto. Ho sempre cercato di migliorare il materiale e ho avuto la fortuna, soprattutto negli ultimi anni, di avere parecchi video delle azioni per mostrare le cose fatte bene e quelle fatte male. Perché credo che lo stimolo di far vedere le cose fatte bene sia più importante di quello che invece riguarda le cose fatte male. Naturalmente, poi, nelle partitelle si ritorna su quell’errore, cercando di migliorare. Esistono giocatori che capiscono dopo una volta, altri che, purtroppo, non riescono a capire. Se si può, quel tipo di giocatore si cambia; altrimenti, gli si fanno tante carezze e si cerca di andare avanti”.

Lei ha attraversato cinque decadi in panchina, dagli Anni Ottanta ad oggi: come è cambiato il ruolo dell’allenatore?
“È cambiato totalmente. Bisogna sempre aggiornarsi. Quando venivo esonerato, andavo sempre in giro per l’Europa a vedere come lavoravano gli allenatori, perché credo che sia importante. So che ora Coverciano porta chi fa il supercorso a vedere alcuni giorni come allenano gli altri tecnici e credo che sia importante per aprire la mente. Ho iniziato alla Vigor Lamezia e ho fatto tutti i gradini; a Cagliari hanno creduto in me, abbiamo fatto Serie C, B e A. In Spagna l’apertura mentale è totale, noi siamo un po’ schiavi della tattica, tant’è che giocatori forti vengono qui e fanno fatica a integrarsi. Lì, in Inghilterra e in Francia, la tattica è importante ma non speciale come qui. Io davo dei concetti base e cercavo, in base alle qualità dei giocatori, di integrarli l’uno con l’altro”.

La scuola italiana di allenatori è tra le poche universalmente riconosciute e apprezzate. Vista la sua ampia e importante esperienza internazionale, che cosa rappresenta la nostra scuola e la differenzia dal modo di allenare degli altri Paesi?
“Teniamo troppo in gabbia i giocatori. Fa bene essere aperti, vedere bene tutto, pur mantenendo quel che siamo. Senza restare col paraocchi. Certo, quando dicono che siamo ‘catenacciari’ non date retta: quando vediamo altre partite e c’è una squadra più forte, bisogna tenere i dieci sotto la linea della palla. Italiani sì, ma con una grande apertura mentale”.

Lei ha iniziato ad allenare ai tempi della favola del Verona, che ha appena festeggiato i 40 anni da uno storico scudetto. Ed è arrivato al culmine della carriera 9 anni fa, al Leicester, quando ha centrato quella che è stata riconosciuta come l’impresa più straordinaria del football moderno: ma ci potranno essere altri Osvaldo Bagnoli e altri Claudio Ranieri nel calcio business del terzo millennio?
“Quando sono andato lì, il Leicester aveva appena esonerato l’allenatore ed era in ritiro. Era chiamato ‘squadra yo-yo’, una squadra che saliva e scendeva. Quando sono arrivato, il presidente mi ha chiesto la salvezza. E piano piano siamo arrivati ai quaranta punti. Ho cercato di non caricare di responsabilità i ragazzi. Passo dopo passo abbiamo creato quella simbiosi tra allenatore, squadra e pubblico meravigliosa. Mi auguro che ci siano altri Leicester. Sarà difficile? Mi auguro di no. Spero che una squadra trovi la sua stella polare e che, nello stesso anno, le altre grandi dello stesso campionato non abbiano una continuità di risultati. Me lo auguro, perché questo è il bello del calcio”.