EL SHAARAWY: “Ci sono i presupposti per fare bene. La fascia è un onore, ho sempre dato tutto per la Roma” (VIDEO)

AS ROMA PODCAST – Stephan El Shaarawy ha parlato ai canali ufficiali della Roma nel format del club dal ritiro giallorosso in Inghilterra a St. George’s Park. La squadra di Gasperini sarà impegnata domani alle ore 16 contro l’Everton nell’ultima amichevole estiva nel Regno Unito.

Siamo a metà ritiro in questo bel posto, mi sembra un posto adeguato.

“Sì, struttura molto bella. Stiamo lavorando forte, con molta intensità, che è la cosa che sta richiedendo il mister in maniera prioritaria. C’è grande disponibilità ed entusiasmo da parte di tutti. Ci sono i presupposti per fare bene.”

E’ cambiato qualcosa dai primi ritiri cha hai fatto in carriera o è sempre la stessa dinamica?

“Un po’ di cose sono cambiate, soprattutto con l’avvento dei social si dà più importanza alle attività di marketing, che prediligono di fare le tournèe estive e le amichevoli di cartello. Dal punto di vista del lavoro non è cambiato tantissimo, c’è qualche metodologia nuova, ma alla fine il focus è sempre quello di migliorare la propria condizione per arrivare al campionato pronti. Massima serietà ed impegno da parte di tutti, che non è mai mancato.”

Tu hai attraversato tante fasi nella tua carriera. Ce n’è una che pensi ti abbia insegnato di più?

“Sicuramente le fasi che ti insegnano di più sono quelle in cui hai momenti di difficoltà, dove magari soffri un po’ di più. Nella mia carriera ne ho vissuta qualcuna, penso al primo grave infortunio avuto al Milan, avevo 20 anni, mi ha tenuto lontano dal campo per un anno intero. Non ho avuto paura di smettere ma ero in un periodo difficile, non avevo mai avuto un infortunio così lungo. Impari a rialzarti, che era l’unica via possibile, impari anche il valore della resilienza. Poi c’è stato quello del Monaco nel 2015. Lì stavo bene, però non rientravo nei piani dell’allenatore e della società. Mi sono allenato da solo, però impari ad andare avanti per la tua strada, ti alleni per te stesso, e speri che ci siano delle opportunità nuove. Poi l’opportunità della Roma è arrivata ed è arrivata bene. C’è stata anche quella della Cina, che è stata un insegnamento molto importante. Quella scelta è stata molto pensata, e ho ragionato un po’ più con la testa. Quando sono tornato sono stato veramente contento.”

Ti saresti immaginato al primo giorno a Trigoria che nel 2025 saresti stato uno dei capitani della Roma?

“No, è un orgoglio e un onore. Indossare la fascia di capitano della Roma è un qualcosa di speciale. Senti il peso della storia di una città intera, ti senti in dovere di dare tutto e di non risparmiarti. Questo è quello che ho fatto e che farò sempre, con o senza fascia. Chi mi conosce sa che sono sempre stato uno che ha dato tutto per la Roma, che ha sempre dato il massimo impegno quando chiamato in causa, e così continuerà ad essere. Il mister è stato chiero in questo: vuole che ci siano nello spogliatoio più giocatori che guidino il gruppo, che trasmettano lo spirito giusto, un senso di apparteneneza. Qui ci sono giocatori che ci sono da tanto tempo come me, Lorenzo, Bryan, Mancio, che lo hanno fatto in questi anni. Ci sono altri giocatori che sono qui da meno tempo ma hanno tanta esperienza. C’è un giusto mix per far andare le cose nella direzione giusta.”

Il tuo gol preferito è il più bello o ce n’è uno che significa di più anche se non è tra i più belli?

“Un po’ tutte e due. Il primo è stato quello che ho sentito di più, venivo dal periodo che avevo vissuto prima. E’ stato come una rinascita. Presentarsi all’Olimpico con un gol di tacco sotto la Sud all’esordio, oltre che bello, è stato significativo ed importante per me. Su tutti dico quello.”

Tolti i tuoi, hai un gol preferito nella storia del calcio?

“Ne ho anche tre o quattro. Ci sono quelli che mi fanno venire i brividi, che sono i tre gol del Mondiale del 2006: quello di Grosso, quello di Del Piero, ed il rigore in finale contro la Francia. Sono brividi continui. Tolti quelli i miei preferiti sono quello di Kaka contro il Manchester, quello di Ronaldinho al Bernabeu, e quello di Neymar al Santos, che ha vinto anche il Premio Puskas, una delle sue serpentine con gioco di tacco, uno-due e poi ha scavalcato il portiere con l’esterno destro. Gol stratosferico.”

Il tuo gol preferito che hai quasi fatto?

“Quello in semifinale col Liverpool. Ho preso un palo e poi una mano…”

Cos’è per te il talento? Sei riuscito a capire quanto conta il talento e quanto il lavoro per farlo fruttare?

“Penso che si debba partire da una buona base di talento sempre, perché ti permette di dimostrare quanto vali, di emergere e di arrivare ad un certo livello. Quando arrivi ad alto livello, la cosa che ti mantiene in alto è il lavoro, il sacrificio, la dedizione e la testa. Il talento non ti prepara al fallimento, il lavoro sì. Solo col talento fai fatica. Penso che la ricetta migliore sia una buona dose di talento, ma senza il lavoro non vai molto lontano. Quando arrivi ad un certo livello devi sempre avere quell’ambizione di migliorarti sempre, e solo col duro lavoro la ottieni. Ci vuole costanza, impegno e dedizione in quello che fai.”

Cosa ti emoziona ancora nel calcio, sia da giocatore che da spettatore?

“Da protagonista in campo il momento del gol. Per me è il momento di soddisfazione più alto, che mi riempie il cuore. Quando realizzi che la palla entra, soprattutto se sei in casa, è qualcosa di unico a cui non ci si abitua mai, e col passare degli anni mi emoziona ancora di più. Da spettatore mi sono sempre piaciute le giocate dei singoli, dei miei idoli. Quando ero piccolo guardavo i video delle loro skills, per poi cercare di replicarle. Accendere la tv e guardare la partita solo per quel giocatore lì è un qualcosa che mi emoziona.”

In diversi momenti della tua carriera alla Roma hai messo da parte l’individualità. Forse è lì l’equilibrio tra talento e lavoro.

“Sì, capisci che tipo di giocatore sei diventato. Negli anni a Roma, soprattutto quando sono tornato dalla Cina, ho visto questo cambiamento. Nelle volte in cui c’era bisogno di aiutare la squadra io ero sempre lì in prima linea, mettendo da parte l’individualità. E’ una caratteristica mia.”

Hai fatto anche l’esterno di copertura quando serviva.

“Sì, ti riesci ad adattare a quelle che sono le esigenze del mister, quello che richiede la situazione in quel momento. Credo di essere riuscito a farlo abbastanza bene.”

Hai qualche Serie tv o film che ti piace in particolare?

“Guardo entrambi. L’ultima Serie Tv che ho visto è Adolescence. Mi ha colpito perché è diversa da tutte, è tutta in piena sequenza. Unica e bellissima. Tratta tematiche delicate, però bella.”

Musica?

“Generalmente ascolto un po’ di tech house, un po’ di reggaeton, un po’ di tutto. Ogni tanto la metto in spogliatoio. Soulè e Dybala mettono un po’ di reggaeton, la mia è un po’ più spinta, ma magari nello spogliatotio non è il caso. Gli altri accettano.”

 

GHILARDI: “Non sento la pressione, in campo sarò un gladiatore. Gasperini ci chiede tanto sul piano fisico e mentale”

RADIO RADIO – Daniele Ghilardi, uno dei nuovi acquisti della Roma, ha rilasciato un’esclusiva all’emittente radiofonica direttamente dal ritiro in Inghilterra al St. George’s Park e tra i vari temi trattati ha fatto un bilancio dei primi giorni dell’avventura in giallorosso. Ecco le sue dichiarazioni.

Daniele Ghilardi, 2003, toscano di Lucca. Eri mai stato a Roma prima? sei contento sia per la squadra che per la città?
Sì, sì, ero stato qua per delle vacanze natalizie, ora non ricordo se due o tre anni fa, con la mia ragazza, e ovviamente è una bellissima città. Sono molto contento di essere qui, sia per il club che per tutto ciò che riguarda la città, che sicuramente visiterò“.

Occhio alla tua ragazza… Sei un bel ragazzo, forse è lei a preoccuparsi! È gelosa?
Un pochino gelosa, ma neanche tanto. Non ha nulla di cui preoccuparsi”.

E tu? Sei geloso?
“No, no, devo dire di no”.

Ieri con l’Aston Villa ti ho visto entrare bene, anche se pochi minuti. Sei soddisfatto?
“Sì sì, sono contento, soprattutto di aver esordito, anche se si trattava solo di un’amichevole. Peccato per il risultato, ma sto cercando di capire bene i movimenti della squadra e quello che chiede il mister. Sono arrivato da poco, ma mi sto impegnando per dare il massimo”.

Che emozione è stata indossare la fascia da capitano con l’Under 21? E pensi anche alla Nazionale maggiore? Vuoi mettere in difficoltà Gattuso?
Certo, quello sarebbe un altro sogno da realizzare: arrivare in Nazionale. È il sogno che ha ogni bambino. Con l’Under 21 è una grandissima emozione indossare la fascia, è una grande responsabilità, ma non mi pesa. Sono tranquillo anche quando la porto”.

Che rapporto hai con i social? Li segui o li eviti?
Sinceramente non do molta importanza a queste cose. A volte magari mi capita qualcosa nei suggeriti, ma non sono uno che cerca o controlla spesso”.

Questo salto in carriera te lo aspettavi? Roma ti spaventa un po’? Farai il gladiatore?
Sicuramente farò il gladiatore in campo, è quello che mi riesce meglio. No, non sento la pressione, anzi, sono molto contento e non vedo l’ora di cominciare“.

A quali giocatori ti ispiri, lasciando fuori quelli della Roma?
Quando ero piccolo e giocavo nella Lucchese facevo l’attaccante, e il mio idolo era Torres dell’Atletico Madrid. Poi arretrando di ruolo, ti direi Sergio Ramos e Van Dijk, due a cui mi ispiro molto”.

Hai sfiorato anche Hummels, che era alla Roma…
Anche Hummels è stato un grandissimo giocatore, e so che l’anno scorso era qui, ma io ho sempre guardato a Ramos e Van Dijk”.

Ti trovi meglio in una difesa a 4 o a 3? Centrale o braccetto?
Sinceramente non ho preferenze. In Nazionale abbiamo giocato quasi sempre a 4, tranne nelle ultime due. Alla Samp facevo il centrale a 3, a Verona il braccetto. Li ho provati tutti, mi adatto e mi trovo bene in ogni ruolo“.

E cosa chiede Gasperini? Ieri continuava a dire “Pressing, pressing!”
Sì sì, una delle sue idee è giocare con tanta intensità, andare addosso all’uomo, togliere spazio e tempo all’avversario. Ci chiede tanto sul piano fisico e mentale”.

Cosa pensi di dover migliorare? E dove ti senti più forte?
Partiamo dal presupposto che tutto è migliorabile, però una cosa su cui sto lavorando è il gioco aereo, sia in difesa che in attacco. Una cosa dove mi sento forte è la lettura delle situazioni, ma non sta a me dirlo”.

Ti manca un po’ il gol, no?
Sì, in Serie A non ho mai segnato. In Serie B ho fatto due gol, in Serie C uno. Spero di fare il primo quest’anno”.

Se lo fai al derby sotto la Curva Sud ti togli la maglia?
Quello sarebbe l’apice dell’emozione. Dipende dal minuto: se è alla fine forse me la tolgo, se è prima no”.

Ti è dispiaciuto che la Fiorentina non ti abbia riscattato?
No, nessun rancore. Mi hanno cresciuto, ho fatto tutte le giovanili lì. Ma sono arrivato in una grande squadra come la Roma, quindi sono contento. Sono scelte di calcio, è normale”.

Chi ti ha sorpreso in allenamento, escludendo Dybala?
Fisicamente direi Manu Koné, lo conoscevo già da prima. Uno che mi ha sorpreso tanto anche tecnicamente è Mario Hermoso: ha grandissima qualità ed è una persona stupenda“.

Piatti romani o carne toscana?
Amo la carne, ma anche i piatti romani come l’amatriciana e la carbonara. Mi piace tutto!“.

Ti vedresti anche come centrocampista? Magari in emergenza?
Se il mister me lo chiede, gioco anche in porta! Ho fatto il centrocampista alla Fiorentina fino all’Under 17/18, quindi sì, lo farei volentieri“.

Quando hai capito davvero che potevi diventare un calciatore professionista?
L’ho sempre voluto. Già da giovane pensavo in grande. Ci sono stati momenti difficili, ma non ho mai mollato. Dopo la stagione con la Sampdoria, ho capito che forse potevo davvero arrivarci“.

La famiglia quanto è stata importante per te?
Molto. Mi hanno sempre supportato, mi seguono ovunque, anche in trasferta. Hanno fatto tanti sacrifici per me e li ringrazierò sempre”.

Chi sono i leader più “rompiscatole” in allenamento?
Ti direi Cristante e Mancini, ma è giusto così. Sono veterani, ed è giusto che guidino i giovani“.

Chi è il più simpatico?
Sto ancora conoscendo tutti. Sto spesso con Baldanzi, Pisilli, Cherubini, i più giovani. Il più simpatico? Non saprei…“.

Magari sei tu, i toscani sono simpatici!
No dai, non so se sono così simpatico… (ride)“.

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NDICKA: “Futuro? Mi vedo alla Roma. Vogliamo fare bene in Europa League e andare in Champions”

SIAMO LA ROMA – Evan Ndicka, colonna della difesa della Roma, ha rilasciato un’intervista al portale giallorosso e tra i vari temi trattati si è soffermato sia sul futuro sia sugli obiettivi stagionali della squadra. Ecco le sue dichiarazioni.

Evan, come sta andando questo secondo ritiro in Inghilterra e come procede il recupero dall’infortunio rimediato contro il Lens?
“Con lo staff, con il mister e con tutti i giocatori sta andando tutto bene. Speriamo di essere pronti per il campionato e di fare bene. Per il momento quindi tutto ok”.

Quali sono state le sue impressioni su Gasperini? Che tipo di indicazioni sta dando a lei e al tuo reparto?
“Sensazioni buone. Conoscevamo già il mister perché abbiamo giocato contro di lui quando allenava l’Atalanta, una squadra aggressiva. Ci sta chiedendo anche a noi di essere aggressivi, di avanzare e fare pressing alto. Questo è il suo modo di farci giocare”.

Lo scorso anno Juric la vedeva come il centrale ideale, poi Ranieri la ha subito spostata sul centro-sinistra. Si sentiva a suo agio in quel ruolo e pensa di poterlo ricoprire ancora, se necessario?
“Se un allenatore mi chiede di giocare centrale o a sinistra, faccio il lavoro che mi chiede. Non è un problema per me, è lo stesso. Faccio il difensore, ma magari a sinistra è più facile per il primo passaggio perché ho spazio per il piede mancino. Ma ripeto, per me è lo stesso”.

Ha giocato ogni minuto dello scorso campionato subendo pochissime ammonizioni. Qual è stato, secondo lei, il segreto di questa continuità?
“Si mangia bene, si dorme bene (ride, ndr) e si fa il massimo per essere professionisti. Questo è il segreto”.

Una stagione iniziata male, ma conclusa con la Champions sfiorata all’ultima giornata. C’è un episodio o una partita della passata stagione che, se potesse, rivivrebbe per provare a cambiarne l’esito?
“Penso che con Ranieri abbiamo fatto il massimo, perché non abbiamo perso per tante partite fino a quella contro l’Atalanta. Quindi se potessi cambiare qualcosa sarebbe la partita che abbiamo perso a Bergamo. Ma abbiamo anche conquistato punti in partite difficili come quelle contro l’Inter, contro la Fiorentina e contro il Milan. Abbiamo fatto una grande seconda parte di stagione”.

Leverkusen nel 2024, Bilbao la stagione scorsa, quanta voglia avete di raggiungere la finale di Europa League ed alzare il trofeo ad Istanbul?
“L’Europa League è sempre difficile, ci sono sempre tanti fattori. Però adesso pensiamo prima sul campionato. Tutte le partite sono importanti, ma ora ci concentriamo sull’inizio della Serie A, gli impegni europei arriveranno dopo”.

Parliamo di futuro. Ha ancora tre anni di contratto, si vede a lungo nella Roma come hanno detto Svilar e Mancini?
“Sì certo, sono alla Roma. Non c’è nessun problema con la società. Sto bene con tutti, con la squadra, con il mister e con il suo staff”. […]

 

Chiudiamo con un obiettivo: per un attaccante è facile pensare ai gol, ma per un difensore come lei qual è il traguardo personale? E quale pensa debba essere quello della squadra nella nuova stagione?
“Non prendere gol tutta la stagione (ride, ndr). È difficile, ma deve essere l’obiettivo, no? Anche quello della squadra deve essere questo, abbiamo il grande Svilar. No, seriamente, l’obiettivo della squadra deve essere fare bene in Europa League e provare ad andare in Champions”.

KONÉ: “Mai avuto dubbi sulla scelta di venire a Roma. Non ci manca nulla per arrivare in Champions”

FORZAROMA.INFO – Torna a parlare Manù Konè. Il centrocampista francese, al secondo anno in giallorosso, ha raccontato la sua prima annata alla Roma e si è proiettato sul futuro con Gasperini. Queste le sue parole:

Come procede il ritiro? 

“Mi sento bene, sono tornato dalle vacanze con tanta voglia di cominciare. Con Gasperini tutto procede al meglio. Gli allenamenti sono molto intensi, c’è ritmo, mi per primo piacciono le sue idee e quello che propone. È un grande allenatore e sono sicuro di poter crescere con lui. Abbiamo voglia di iniziare la stagione e fare delle grandi cose”.

L’anno scorso non ha fatto il ritiro con la Roma…

“È importante svolgere la preparazione insieme alla squadra dall’inizio per conoscere i compagni e capire quelle che sono le richieste dell’allenatore. L’anno scorso sono arrivato gli ultimi giorni ed è stato diverso. Ma fare una buona preparazione mi aiuterà”.

È nato vicino lo Stade de France. Il calcio era nel suo destino?

“Sono nato a Parigi e da lì arrivano grandissimi giocatori. Probabilmente ho acquisito una certa mentalità. Sono orgoglioso delle mie origini e chissà magari è anche una questione di destino”.

Come va a Roma? I tifosi la amano…

“A Roma va tutto bene. L’anno scorso non sono uscito spesso, ma rimanevo spesso a casa per lavorare col mio preparatore. Fin da subito ho avvertito l’amore dei tifosi. Il calcio a Roma è veramente tanto importante. I tifosi ci sostengono sempre e vogliamo renderli orgogliosi”.

Che cosa manca a questa squadra per tornare in Champions League?

“L’anno scorso abbiamo mancato l’obiettivo per un solo punta Abbiamo dato tutto ed è stato un peccato. Non ci manca niente per la Champions League, dobbiamo crederci dall’inizio alla fine senza fare calcoli. Abbiamo qualità sufficiente e dobbiamo essere motivati al massimo per centrare il nostro obiettivo”.

L’anno scorso la stagione è iniziata male. Ha mai pensato di aver sbagliato a venire alla Roma?

“Non l’ho mai pensata. Sapevo che dovevamo migliorare, ma in una stagione è normale avere degli alti e bassi. Dovevamo lavorare forte per invertire la tendenza, non individualmente ma collettivamente ed è quello che abbiamo fatto. Ranieri ci ha aiutato a ritrovare fiducia e risultati, ma ripeto non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta”.

In estate si è parlato dell’interessamento del Paris Saint Germain, è vero?

“È un grande club e sono felice che stiano facendo bene perché sono parigino. Mi piace il loro gioco ma non mi hanno cercato. Si tratta di un grande club ed è bello che ci sia una squadra forte nella capitale francese. Ma a Roma mi trovo bene. Difficile parlare di futuro nel calcio ma sono felice di poter rappresentare questo club storico”.

Ha avuto quattro allenatori in un anno. È difficile abituarsi a quattro modi diversi di gioco?

“Personalmente no perché sono un giocatore che si adatta velocemente alle richieste del nuovo allenatore. Non è qualcosa che temo ed è un mio punto di forza. Collettivamente forse sì perché è difficile per la squadra adattarsi a quattro sistemi di gioco diversi e nel corso della settimana ci sono tante partite e non c’è tempo per allenarsi ed è difficile mettere in pratica tutto. L’obiettivo migliore è quello di mantenere lo stesso allenatore per tanto tempo”.

Che cosa le sta chiedendo Gasperini? Vuole più gol?

“I centrocampisti non segnano tanti gol, forse può capitare che in una stagione se ne facciano di più ma dipende da diversi fattori. Posso lavorarci. L’obiettivo principale, però, è recuperare palloni, far circolare la palla e non perderla”.

Ha già una bella intesa con El Aynaoui.

“Per trovare complicità in campo è importante anche andare d’accordo fuori. Si è inserito bene nel gruppo, parliamo spesso e siamo complementari. Quando uno si abbassa l’altro si alza e viceversa, già ci intendiamo. Siamo agevolati anche dal fatto che parliamo la stessa lingua, ma si sta adattando bene con tutti. Abbiamo tutto per fare una bella stagione”.

Alla quarta arriva subito il derby. È pronto a incontrare di nuovo Guendouzi?

“Sappiamo tutti quello che significa il derby a Roma. L’anno scorso abbiamo avuto la fortuna di vincerlo. Con Guendouzi è successo quello che sapete ma abbiamo sistemato tutto. In campo ci si scorda tutto, non ci sono amici e si fa di tutto per vincere. Fuori è un’altra storia”.

La prossima estate ci sarà il Mondiale. Dybala e Soulé la prendono in giro per il 2022?

“Ancora scherziamo tra di noi anche perché siamo legati da una bella amicizia con Matias e Paulo ma anche con Leandro quando era con noi. La Francia ha come obiettivo di vincere il Mondiale ma prima dobbiamo qualificarci. Non siamo una nazionale che gioca per partecipare ma per vincere”.

GASPERINI: “Progetto giovani inusuale per la Roma ma entusiasmante, l’obiettivo è acquisire credibilità. Fabio Silva? Non l’ho sentito”

SKY SPORT – Torna a parlare Gian Piero Gasperini dopo la sconfitta in amichevole contro l’Aston Villa. L’allenatore della Roma ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso della trasmissione ‘Sky Sport 24 Calciomercato’ e tra i vari temi trattati si è soffermato sul lavoro svolto nel precampionato e sulla sua nuova avventura in giallorosso. Ecco le sue parole.

Quanto manca per vedere la Roma che ha in testa?
“Un mese è già qualcosa, abbiamo fatto tante cose insieme. Ho incontrato un gruppo coeso e legato, che mi ha dato grandissima disponibilità. Abbiamo fatto tanto, ma si può fare ancora di più”.

Quale è il suo obiettivo stagionale?
“Acquisire credibilità agli occhi dei nostri tifosi e avere la considerazione che stiamo facendo un lavoro che possa portare loro delle soddisfazioni. Speriamo ci voglia meno tempo possibile. La Roma deve essere sempre ambiziosa e guardare in alto, ma in questo momento ciò che mi auguro di poter ricevere è la credibilità. Abbiamo imboccato la strada giusta”.

Ziolkowski è in arrivo? Fabio Silva è il grande obiettivo della Roma? 
“Bisogna guardare ciò che abbiamo fatto con gli arrivi di Wesley, El Aynaoui, Ferguson, Ghilardi… Sono tutti ragazzi giovani e hanno già avuto esperienze importanti. Loro sono il tipo di profilo per il quale la proprietà si è rivolta a me. Questa non è la direzione usuale per una squadra come la Roma, ma è ciò che stiamo cercando di fare. Vogliamo costruire in questa direzione una squadra che possa crescere”.

Ha sentito Fabio Silva?
“No. In questo mese riesco a guardare soltanto gli allenamenti della squadra (ride, ndr). Ma è innegabile che ci sono tanti giocatori in questo momento, siamo nel momento cruciale del mercato soprattutto per gli attaccanti e questo fa parte del calcio”.

Lei è bravissimo nel lavorare con i giovani…
“Quando ho parlato per la prima volta con la proprietà il progetto che mi è stato esposto era rivolto proprio in questa direzione e a me ha dato tanto entusiasmo, dato che l’ho fatto anche in altre squadre. Questa direzione è diversa per la Roma, ad esempio quando ti rivolgi a un altro tipo di mercato, puntando su giocatori importanti, si hanno costi ed età diverse. Quei giocatori possono portarti un miglioramento immediato, ma in prospettiva meno efficace. Questo è il motivo per cui il progetto giovani può essere una novità a Roma ed è lo stimolo forte che mi ha spinto a venire qui. Ho lavorato così in tanti club e se riuscissi a farlo anche a Roma sarebbe straordinario”.

Il ‘no’ di Ranieri in conferenza stampa sul suo arrivo era vero o una bugia?
“Devi chiederlo a lui (ride, ndr). In quel momento era una fase molto importante del campionato, quindi è stato bravissimo a dire così. La vera decisione l’ho presa a fine campionato, dopo l’ultima partita. Ho chiesto all’Atalanta la possibilità di incontrarmi con altre squadre e in tre giorni è successo tutto”.

Possono coesistere Dybala e Soulé nella sua idea di calcio?
“I giocatori bravi possono coesistere, magari averli sempre in squadra. Entrambi sono mancini e prediligono giocare nella stessa zona, ma Dybala ha giocato anche in altre zone di campo. Soulé è giovane e ha bisogno di incrementare il suo raggio di azione, può avere altri tipi di esperienze in campo. L’anno scorso ha fatto anche il quinto, dimostrando grande duttilità. Quando hai delle qualità puoi giocare in diverse zone del campo e questo è un valore”.

Il cambiamento del capitano? Ha parlato con Pellegrini?
“Adotto da sempre questa gerarchia e mi dispiace abbia creato questa situazione. In una squadra i potenziali capitani devono essere di più e sono tutti i giocatori in grado di sostenere la fascia. Bisogna avere determinati requisiti e se in una squadra ci sono più elementi vuol dire che c’è sicuramente un nucleo più omogeneo e forte. A Dublino Toloi non ha giocato, De Roon era squalificato e quindi Djimsiti divenne capitano, ma quando alzò la coppa lo fece con tutti gli altri. Questo è il mio concetto di squadra. Voglio avere più persone attaccate alla squadra e chi sta qui da più tempo ha sicuramente i requisiti ed è giusto che sia capitano. Si tratta di un criterio molto semplice e non è soggettivo. Per me i capitani sono quelli che fanno parte del nucleo più forte della squadra”.

Preferirebbe scegliere un giocatore o avere maggiore tempo per sviluppare la sua idea di calcio in fase di calciomercato?
“Il tempo non basta mai e proprio per questo non parlo di risultati, bensì di credibilità che la gente riconosce. Poi il tempo ti viene concesso. Tutti vorremmo partire forte con una squadra amalgamata e con delle vittorie, questo è l’obiettivo ma non lo prometto”.

La sintesi è: portatemi i calciatori che al tempo ci penso io?
“Sì. I calciatori sono la parte fondamentale, ma anche lo spirito della squadra è importante. Poi ovviamente contano i risultati”.

La situazione Lookman? Per lei è pronto per fare il salto all’Inter?
“Mi dispiace perché abbiamo vissuto dei momenti così belli che si corre il rischio di ricordare questi giocatori per l’ultimo episodio, quando invece ce ne sono stati tantissimi meravigliosi. Sono dispiaciuto per il ragazzo e per la società e mi auguro che questa situazione possa risolversi”.

La aspettiamo con nuove notizie di mercato…
“Ve le porterò sicuramente… (ride, ndr)”.

CELIK: “A Roma sono felice, potrei chiudere la carriera qui. Da difensore mi trovo più a mio agio” (VIDEO)

TV PLAY – Ha parlato Zeki Celik. Il terzino turco della Roma, infatti, ha rilasciato un’intervista a Tv Play tra passato, presente e futuro. Queste le sue parole:

Ieri una prestazione difficile contro l’Aston Villa..

“È stato un buon test, abbiamo visto i nostri errori e abbiamo visto cosa possiamo fare in futuro. Stiamo lavorando molto bene con il mister. L’inizio di stagione è molto importante per noi e dobbiamo fare certamente meglio. Abbiamo tempo per migliorare e per la prima partita saremo pronti”

Sei migliorato molto nell’ultimo anno. Da cosa dipende?

“Abbiamo lavorato tanto, con buoni allenatori. Ho imparato molte cose. Ranieri ha cambiato la mia posizione in campo e mi sento più a mio agio come centrale, posso difendere e posso attaccare. Questo è il segreto”

Che ruolo preferisci? Centrale o esterno?

“Posso giocare in entrambi i ruoli, gioco dove mi dice l’allenatore. Posso giocare in ogni ruolo, per me non è un problema. Voglio aiutare la squadra. Mi sento meglio da difensore, sul centro destra”

Mourinho non faceva tanti complimenti a voi esterni. Ti dispiaceva?

“Dopo la partira non leggo ciò che dice il mister. Guardo la mia partita e cerco di migliorare. Quando l’allenatore ha un problema con me , parla con me. Questa è la cosa più importante, parlare faccia a faccia con lui. Mourinho mi diceva sempre i miei errori, e questo penso sia una cosa positiva”

Che differenza c’è tra il calcio turco, quello francese e quello italiano?

“In Turchia giochiamo un calcio più aperto, ci sono più spazi. Ci sono giocatori veloci. In Francia c’è più tattica e giocatori forti. In Italia c’è esperienza e qualità. La Serie A è il campionato migliore per me”

Ti piacerebbe fare un’esperienza in Arabia?

“Per ora non ci penso, perchè sono felice alla Roma ora. Potrei giocare per tutta la carriera a Roma”

Quali sono i tuoi piatti preferiti italiani?

“Mi piace tanto la cacio e pepe e la pasta al pesto. Ovviamente anche la pizza e il gelato”

Ti senti un titolare di questa squadra?

“Quest’anno sono concentrato, lo scorso anno ho fatto una buona stagione ma voglio fare meglio. Voglio giocare bene e aiutare la squadra”

 

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ANGELINO: “L’Arabia? La mia unica opzione era la Roma, voglio restare il più a lungo possibile. Quest’anno non possiamo sbagliare” (VIDEO)

MANA MANA SPORT –  Direttamente dal ritiro inglese, il terzino giallorosso Angelino ha parlato ai microfoni dell’emittente radiofonica. Tanti i temi trattati, dall’ultima stagione al mancato trasferimento in Arabia fino all’arrivo di Gasperini. Queste le sue parole:

Cosa ti ha legato in maniera così particolare alla Roma?

“Credo sia la piazza più grande in cui sia stato. Sono felice qui, anche la mia famiglia lo è. Voglio provare a restare il più a lungo possibile”

Quali erano le tue emozioni quando sei stato accostato all’Arabia?

“Ero in vacanza, ho visto dai media, io non c’entravo nulla. La Roma era il mio unico obiettivo, io e la mia famiglia siamo felici qua. L’unica opzione era la Roma”

Ti sei trovato bene fin da subito a Roma…

“Fin dal primo giorno mi sono trovato bene. Siamo felici a Roma, magari rimaniamo a vivere qui dopo il calcio. Proviamo a lavorare ogni giorno per dimostrare di poter essere qui”

L’anno scorso è stato difficile…

“Abbiamo cominciato male, ma quando è arrivato Claudio (Ranieri, ndr) è cambiato tutto”

C’è più consapevolezza quest’anno…

“Non possiamo sbagliare, dobbiamo lavorare forte e dimostrare”

Quanto è importante dare continuità alle idee di Gasperini?

“Abbiamo un allenatore nuovo, con tanta esperienza. Lavoriamo con lui da 4 settimane, la squadra sta lavorando forte, seguendo le sue idee. Dobbiamo continuare così ed essere pronti”

Ieri è arrivata la prima sconfitta contro l’Aston Villa. Come l’avete vissuta?

“Stiamo lavorando forte, stiamo spingendo ogni giorno. La squadra si deve abituare al nuovo modo di giocare. Le gambe non sono al 100%, c’è lavoro dietro. Quando comincerà la stagione, credo che saremo più che pronti”

Hai avvertito l’assenza di Dybala?

“Al 100%. Quando lui è in campo io partecipo di più, lui vede cose che altri non vedono. Il suo piede ti trova sempre. Mi trovo meglio quando lui è in campo, mi fa giocare meglio”

Qualcuno riteneva non fossi l’esterno ideale di Gasp?

“Alla fine giochiamo a calcio. Se sei alto 2 metri o 1 e 70 non c’entra niente”

Con Juric giocavi in modo diverso. Sono simili gli allenatori?

“Devo giocare dove dice il mister. Preferisco giocare da quinto, sono più offensivo, ma cerco sempre di aiutare la squadra”

Come ti relazioni con i compagni?

“Nello spogliatoio c’è gente di grande personalità, che aiuta i compagni. C’è gente come Mancini, Dybala, Pellegrini. Io provo a fare il mio, se posso dare una mano la do”

In Pellegrini vedete una guida?

“Certo, è un ragazzo importante per tutti. Tornerà pronto, lo aspettiamo”

Giocate al Fantacalcio? Lo scorso anno sei stato tra i migliori…

“No non ci giochiamo. Quest’anno vediamo, il mister ha un calcio più offensivo”

MIRRA: “Il ritiro fa gran parte della stagione. Quest’anno arriveremo primi” (VIDEO)

Jacopo Mirra, calciatore della Roma Primavera, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club direttamente dal ritiro a Pinzolo e si è soffermato sia sul lavoro svolto nel corso della preparazione sia sugli obiettivi stagionali. Ecco le sue dichiarazioni.

Non ti rubo troppo tempo perché questo è il momento del riposo e ce n’è bisogno…
“Non sbagli. Il mister ci sta facendo spingere tanto, stiamo facendo praticamente tutti i giorni doppia seduta. La mattina torniamo a secco, il pomeriggio tutto in situazione. Stiamo raggiungendo belle velocità”.

State mettendo le basi dal punto di vista atletico. Quanto devono essere solide per fare una grande stagione?
“Il ritiro fa gran parte della stagione sia per mettere benzina nelle gambe in vista della stagione che sarà sia per far capire ai ragazzi nuovi il comportamento che bisogna avere in una squadra Primavera”.

Tu sei 2006, ma in squadra ci sono anche 2008: come si lega quando ci sono anche due anni di differenza? Quanto aiuta un ritiro del genere per poter diventare ancora più squadra?
“Aiuta tantissimo. Parlando di esperienze personali, perché due anni fa sono salito con il mister quando c’erano Cherubini, Pagano e Pisilli, noi stiamo facendo la loro parte con i ragazzi più piccoli”.

2006 significa essere il più grande: è una responsabilità? Quanto pesa?
“Non è un peso bensì una responsabilità perché hai il dovere di far capire i comportamenti e i modi che si devono avere qui”.

Ti piacerebbe vestire la fascia da capitano?
“Sì, sarebbe un onore enorme essendo la squadra in cui sono cresciuto e la squadra che tifo. Sicuramente non la pretendo, ma sarebbe un grande onore”.

Si può essere leader anche senza fascia…
“Sì, sicuramente”.

Difesa a 3 o a 4: hai preferenze?
“No. Il mister ci sta facendo capire i movimenti con la linea più che con l’uomo. Non ci cambia molto”.

Questa è la stagione della consacrazione?
“L’anno scorso c’è stata un po’ di sfortuna. Il brutto infortunio al flessore e la conseguente ricaduta mi hanno portato a stare fuori nella seconda parte di stagione, ma ora è tutto alle spalle. Mi è servito da esperienza e ora curo maggiormente il corpo con riposo e prevenzione”.

Quanto hai sofferto a stare fuori?
“Tanto. Avevo trovato spazio, ho sofferto ma sono stato vicino alla squadra”.

Quanta voglia avete di riprendervi ciò che avete lasciato sul campo?
“Tanta. Anche perché avevamo fatto una regular season strepitosa, arrivando primi con grande distacco dalla seconda. Quest’anno vogliamo prenderci ciò che ci spetta”.

Che tipo di difensore sei?
“Moderno”.

Significa palla al piede?
“Sì. Impostazione, veloce e di lettura”.

Dove si arriva quest’anno?
“Primi”.

PISILLI: “Il rinnovo non influenza le mie prestazioni, darò sempre il 100%. Gasperini bravissimo, ringrazio Ranieri” (VIDEO)

TELE RADIO STEREO – Torna a parlare Niccolò Pisilli e lo fa direttamente dal ritiro in Inghilterra al St. George’s Park, dove la Roma sta svolgendo la seconda parte della preparazione estiva. Il centrocampista ha rilasciato un’intervista all’emittente radiofonica e ha parlato della sua avventura in giallorosso a 360 gradi. Ecco le sue dichiarazioni.

Ciao Niccolò, buongiorno. Allora, innanzitutto come stai? Come stai vivendo questo ritiro?
“Bene, grazie. Stiamo bene, ci stiamo allenando e ci stiamo preparando per la stagione. Stiamo preparando tutte le cose”.

Gasp ti sta provando sia da mediano che da trequartista. Quale ruolo prediligi?
“Non ho un ruolo che prediligo. Sono due ruoli di centrocampo, uno è un po’ più avanzato, uno è un po’ più dietro, però io cerco sempre di fare quello che mi chiede il mister. Mi posso adattare tranquillamente a tutti e due i ruoli”.

C’è un aspetto del tuo gioco che vorresti migliorare in questa stagione?
“Come dico sempre, sono un giovane che ha fatto solo un anno tra i grandi, quindi sicuramente ho tante cose da migliorare. Forse se ne devo dire uno è mantenere magari la lucidità delle scelte con la palla o diciamo maturare come giocatore, però penso faccia parte del processo della carriera di un giocatore, dato che io sto ancora al primo anno tra i grandi”.

E c’è qualche compagno di squadra che ti sta aiutando magari a perfezionare quelle che sono le tue tecniche?
“Sì, tutti i compagni sono molto disponibili e ci aiutiamo l’un l’altro. Devo dire sin dal primo giorno che sono entrato in questo gruppo tutti mi hanno dato consigli, mi hanno aiutato e ogni volta che qualcuno può mi aiuta”.

C’è un centrocampista magari italiano, straniero, al quale ti ispiri più degli altri?
“No, come ho sempre detto, non ho un giocatore particolarmente a cui mi ispiro. Mi piace vedere il calcio, vedere tante partite e vedere più giocatori possibili. Ogni calciatore è molto bravo in una cosa, magari c’è chi è più bravo con la palla, chi è più bravo senza palla, quindi da tutti cerchi di imparare le loro cose migliori”.

Tu hai un fratello maggiore, Mattia, giusto? Che ti fa la Roma come te. Però dentro casa c’è qualcuno che ti fa un’altra squadra, una strisciata, ed è tuo padre Francesco. Hai mai provato a farlo diventare romanista?
“Ma ormai si è quasi convertito perché quando c’è Roma-Juve tifa per la Roma e di questo sono molto contento. Non ho mai capito perché tifa Juventus e non Roma, quindi diciamo che si è quasi ufficialmente convertito. Poi, certo, se gioca la Juve contro un’altra squadra tifa la Juve. Ma se c’è Roma-Juve adesso tifa la Roma”.

Tuo fratello Mattia invece gioca in Polisportiva a Casal Palocco e quando vai a vederlo le persone che sono lì come reagiscono quando ci sei tu? Ti vedono come il fratello di Mattia o ti vedono come Niccolò Pisilli?
“No, mi vedono come Niccolò e basta, come un ragazzo normalissimo di Palocco, perché sono cresciuto lì. E’ un ambiente per me molto familiare, ho tutti gli amici lì, la famiglia lì e quindi non mi sento osservato o non penso che possa essere visto in modo diverso. Sono un ragazzo come tanti altri che vivono a Palocco e di questo sono molto contento”.

Tu hai sempre detto di essere una persona solare, ma allo stesso tempo sei molto riservato. Come gestisci la pressione sotto i riflettori, soprattutto dopo momenti come il tuo esordio con la nazionale o il gol contro il Venezia?
“In modo molto naturale. Cerco di rimanere il Niccolò che sono sempre stato e cerco di non farmi condizionare da queste cose, perché alla fine non sono queste cose che ti definiscono come persona, ma è tanto altro. Sono molto contento se riesco a raggiungere un traguardo importante o un obiettivo importante, però non cambia quello che è Niccolò fuori dal campo”.

Come ti stai trovando in questo momento con Gasperini? Ti stai adattando al suo stile di gioco o stai faticando?
“No, mi sto trovando bene. Il mister è bravissimo, non devo di certo dirlo io. Ora è tutto un po’ nuovo, quindi la squadra deve essere brava a captare il prima possibile le informazioni e i principi che lui ci vuole trasmettere. Ci stiamo trovando bene, giorno dopo giorno miglioriamo sempre di più”.

C’è qualcuno dei nuovi arrivati con il quale stai legando di più? Non dire Ghilardi perché se dici lui la risposta è facile…
“Ora è arrivato Ghilardi (ride, ndr) e lo conosco dalla Nazionale, però devo dire che siamo un gruppo molto unito. Stiamo tutti insieme, poi è ovvio che magari si creano un po’ dei gruppetti, ma siamo molto uniti. Penso che pure i nuovi non facciano fatica a integrarsi”.

Qualcuno dice che il prolungamento del contratto ti ha portato ad abbassare le tue qualità: cosa rispondi a queste persone?
“Non è così. Le prestazioni in campo non dipendono dal contratto. Qualsiasi giocatore può subire un calo durante una stagione, è impensabile andare allo stesso modo durante un’annata. Ci sono periodi positivi e negativi, ma io darò sempre il 100% per questa maglia. Ci sono delle partite che andranno meglio e altre peggio, ma quello che non mancherà mai da parte mia è l’impegno e il sudore per questa maglia”.

Qual è l’obiettivo che secondo te la Roma può raggiungere quest’anno?
“Secondo me dobbiamo guardare partita dopo partita senza prefissarsi troppi obiettivi. Poi certo l’obiettivo magari può essere quello di tornare in Champions League, però abbiamo visto l’anno scorso come alla fine in una stagione ci sono vari momenti e varie fasi. A inizio anno sembravamo spacciati, mentre poi abbiamo chiuso a -1 dalla Champions. Quindi adesso, secondo me, non è importante mettersi un obiettivo fisso, ma cercare di raccogliere il più possibile ogni giorno”.

C’è un consiglio particolare che ti ha dato Claudio Ranieri prima di lasciare la Roma sotto il ruolo d’allenatore?
“Il mister ci ha dato tantissimi consigli, ci ha dato una grandissima mano l’anno scorso e a me in particolare. L’ho sempre detto, lo ringrazierò per sempre per tutte le volte che si è fermato a darmi consigli per migliorarmi come giocatore e come uomo. Mi porterò per sempre tutti i suoi insegnamenti sia dentro che fuori dal campo”.

Se tu potessi scambiare ruolo con un tuo compagno di squadra per una partita, chi sceglieresti e perché?
“A me piace il ruolo che faccio io, quindi ti dico un centrocampista che può stare vicino a me che è Manu (Koné, ndr)”.

E’ il centrocampista con il quale ti trovi meglio in campo?
“Mi trovo bene con tutti. Tutti hanno delle qualità diverse e penso che il mister abbia diverse opzioni e questa è una cosa buona. Non ce n’è uno con cui mi trovo meglio, ma penso che il segreto sia proprio questo, riuscire a giocare con tutti nella squadra”.

Il derby per te sicuramente da romano e romanista deve essere qualcosa di molto importante. Come ti prepari ad una partita del genere?
“Ne ho fatti due, non è che ne ho fatti chissà quanti. In realtà penso che il segreto sia viverlo come una partita normale, ma che alla fine ovviamente essendo romano e romanista un pochino senti di più. Devi essere pure bravo a non farti trasportare troppo da quelle emozioni perché sennò rischi che in campo ci vai un po’ troppo emozionato, un po’ con troppa foga e magari è cattiva consigliera”.

Allora questa cosa di essere romano e romanista ti ha mai messo sotto pressione? Ti lascia un’eredità particolare?
“No, questo no. Penso solo che sia una cosa bella perché quando scendo in campo gioco per la squadra per la quale ho sempre voluto giocare. Ma non sento alcun peso o eredità, perché sono discorsi totalmente fuori da me in questo momento”.

Hai dedicato un gol a Edoardo Bove, definendolo una persona speciale. Quanto è importante per te avere un legame particolare con i tuoi compagni di squadra?
“È importante perché il gruppo nel calcio conta veramente tanto. Se stai bene fuori poi è molto più facile che riesci a rendere dentro al campo e penso che i segreti delle grandi squadre siano questi. A noi l’anno scorso ha aiutato a risollevarci da un periodo molto brutto”.

Quindi possiamo dire che la forza del lupo è il branco?
“Sì, possiamo dire che la forza del lupo è il branco”.

VIDEO – Gasperini, la regola sul capitano: “Un problema che non esiste. La gerarchia è sul numero di presenze”

In un’intervista rilasciata dal ritiro di St. George’s Park, il tecnico della Roma, Gian Piero Gasperini, mette un punto fermo sulla questione della fascia da capitano, spiegando con chiarezza il suo metodo: “Non c’è un problema sulla fascia, questo è un problema che proprio non esiste. Io ho sempre adottato uno schema che ha sempre funzionato benissimo: ho sempre dato la fascia al giocatore con più presenze. Ho già detto altre volte che i capitani sono 7-8 e spero diventino 15-20. I capitani sono quelli che giocano per la squadra e hanno un grande attaccamento”. Infine, ha ribadito il suo unico criterio: “La gerarchia è sul numero di presenze. Non ci sono altre gerarchie”.