Soulé studia da Dybala: ora l’obiettivo è la Selección

In una Roma che fa fatica in avanti, brilla sempre di più la stella di Soulé. Dovbyk e Ferguson vanno ancora a rilento e in attesa delle migliori versioni di Pellegrini, Dybala e Bailey il peso dell’at-tacco è tutto sulle sue spalle. Rispetto alla scorsa stagione Gasperini lo ha avvicinato alla porta e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ha partecipato al 71% dei gol della Roma in campionato (7) mettendo la firma con tre reti e due assist. La delusione per il rigore sbagliato col Lille è stata subito spazzata via dalla super prestazione al Franchi. Appena dodici mesi fa era già stato etichettato come il nuovo Iturbe mentre ora è un rimpianto per la Juventus che lo ha lasciato andar via per 25,6 milioni di euro più bonus. (…) In estate si era tagliato le ferie per farsi trovare pronto il giorno del ritiro. Tra giugno e luglio ha seguito un programma specifico alternando lavoro tra sabbia, palestra e piscina. Matias, inoltre, è seguito costante-mente da un personal trainer privato. Tanto allenamento, qualche giro per Roma e l’immancabile mate nel tempo libero. Gasperini ha fin da subito apprezzato il suo atteggiamento, ora c’è da conquistare Scaloni che lo ha tagliato nuovamente dalla lista dei convocati (insieme a Dybala). Il Mondiale si avvicina e Soulé continua a sperarci. La concorrenza in quel ruolo è tanta, ma con questi numeri è lecito sognare un posto nella nazionale campione del mondo in carica.

(Il Messaggero)

Carattere più solidità, Gasp sembra Ranieri. E i risultati arrivano

Il mix tra passato e presente, spiega il primato della Roma. La presenza di Gasperini in panchina non ha cambiato infatti il comportamento degli interpreti in campo. O meglio: può averlo certamente affinato, migliorato nell’attacco dello spazio, nella lettura del pressing e nella marcatura uomo su uomo ma la solidità difensiva era il marchio di fabbrica con Ranieri e lo resta anche con il nuovo tecnico. Che a 67 anni ha dimostrato di essere tanto duttile quanto intelligente. Poteva infatti intestardirsi a voler replicare il modello Atalanta anche a Roma. Quando invece ha capito che al momento ciò non è possibile, ha fatto un passo decisivo venendo incontro alla squadra. In quella frase «Devo uscire dalla mia zona di comfort» c’è il segreto della Roma. Una squadra che, aspettando segnali dai nuovi arrivati il cui apporto sinora è stato pressoché nullo, è rimasta la stessa dello scorso anno. E come tale non poteva non ripartire dal suo punto di forza che aveva permesso a Ranieri, nel 2025, di ottenere 49 punti in 20 partite (media 2,45). Gasp ha mantenuto pressoché la stessa velocità di crociera inanellando 5 vittorie in 6 gare (2,5) snaturando però il suo credo. (…) Gasp prosegue nella volontà di allargare lo zoccolo duro, quello composto dagli 8/9 «che vanno da Svilar a Matias». Prima Hermoso, poi Pellegrini, a Firenze ha puntato su Baldanzi, il continuare a dare fiducia a Dovbyk, quattro elementi che fosse dipeso esclusivamente dalla società sarebbero già altrove. Ma non c’è tempo per rimuginare. Il periodo delle polemiche e delle arrabbiature per quello che poteva essere e non è stato sul mercato, è alle spalle. O quantomeno rimandato a gennaio. Il presente è quello che conta. Anche perché la panchina ha sempre fatto la differenza nel suo percorso da allenatore. A Bergamo in 9 anni ha cambiato il 50% delle volte i tre interpreti del tridente offensivo in corsa e il 78% almeno due elementi su tre. (…) Ma dopo la sosta, si inizierà a giocare ogni tre giorni fino alla fine dell’anno e allora i nuovi, rimasti sinora a guardare, debbono dare un segnale più incisivo. Aspettando di vedere Bailey, Wesley, El Ayanoui, Ferguson, Ghilardi, Ziolkowski e Tsimikas per ora sono state delle comparse o poco più. (…)

(Il Messaggero)

Il ritorno dei nemici per caso all’assalto del fortino del Nord. Sognando Falcao e Maradona

Il Napoil ormai ci ha fatto l’abitudine a stare lassù, la Roma, ormai, quell’abitudine, l’ha persa da un po’ di tempo. Una vetta diviso due, con il mare sullo sfondo, e alle spalle una storia fatta di miti, di leggende e cultura. Da Eduardo Scarpetta a Gigi Proietti, da Troisi a Fa-brizi, passando per Pino Daniele e Venditti e possiamo non fermarci più. E il calcio? Sì, anche quello, fatto di colossi: Maradona, Falcao, Giordano, Careca, Di Bartolomei e Pruzzo, insomma c’è storia anche qui. E’ il (centro) Sud bellezza: bentornate insieme sul cielo della Serie A, Napoli e Roma. (…) È come se si fosse ribaltato il mondo, come se si fosse tornati indietro di quasi quarant’anni, quando per un po’, le due squadre si sono divise il primo posto. seppur per pochissimo tempo. Un attimo nell’eternità. Era la fine degli anni ’80, gli ultimi fuochi di Maradona, era l’ultima Roma di Dino Viola, parliamo di un calcio in cui i punti per la vittoria erano due e la costru-zione dal basso esisteva ma non si chiamava “costruzione dal basso”. Preistoria. Per certi versi siamo come in quel periodo lì: il Napoli era ed è un colosso del mercato e la squadra da battere, con i giallorossi visitatori scomodi dell’alta classifica. Dei d-sturbatoti. Le due rivali a braccet-to, lassù. Con le altre storiche antagonista un passetto indietro, pronte a far tornare tutto alla normalità. E’ presto per capire se la Roma sia in grado di reggere fino alla fine, per la squadra di Gasperini sarebbe già un successo finire tra le prime quattro. (…)

(Il Messaggero)

Matic torna sull’addio alla Roma: “Promesse non mantenute, mi sentivo sempre in prova”

SKY SPORT – Nemanja Matic, centrocampista del Sassuolo, si è raccontato attraverso una lunga chiacchierata nel corso di “Sky Calcio – L’Originale”. Il serbo è tornato anche sull’addio alla Roma: “Avete tempo? Per rispondere a questa domanda devo ripartire dall’inizio, quando ho scelto la Roma e sono andato via dallo United per entrare in un progetto in cui sarei dovuto restare almeno un paio d’anni. Prima della Roma avevo avuto delle offerte, mi proponevano dei contratti triennali, e già all’epoca avevo una certa età. Por è arrivata la Roma di Mou: all’inizio non volevo andare, la loro offerta era un contratto annuale, ma per José soprattutto ho scelto la piazza giallorossa. All’inizio mi hanno detto di firmare e che già a gennaio avremmo parlato di rinnovo. Secondo me ho giocato bene, stavo giocando bene. A gennaio però nessuno mi ha detto nulla per il rinnovo. A febbraio ho cercato io dei contatti e mi è stato detto che se avessi giocato più del 50% delle partite avrei avuto il rinnovo automatico. Non era certo quello che mi era stato promesso in estate. Avevo la sensazione di essere costantemente in prova. A febbraio ho detto quindi alla società che fino a fine stagione avrei dato il massimo per portare la Roma il più lontano possibile, la dirigenza sapeva già qual era la mia decisione in estate e quando il Rennes mi ha offerto un triennale ho accettato. lo non ero il problema, il problema sono state le persone che hanno promesso qualcosa e poi non l’hanno mantenuto. Mi sentivo sempre in prova alla Roma e con la mia famiglia non abbiamo mai trovato stabilità”

Gol, fantasia e la scuola Gasp. La Roma incrocia le dita, Soulé è diventato grande

C’è un momento, nella crescita di un calciatore, in cui il talento smette di essere una promessa e diventa sostanza. Per Matias Soulé quel momento è arrivato a Firenze, un pomeriggio di ottobre che lui e la Roma ricorderanno a lungo. Gol del pareggio, assist per Cristante, vittoria al Franchi e primo posto in classifica insieme al Napoli. Un sigillo su un percorso di maturazio-ne che parte da lontano e che ora lo consacra come uomo chiave della squadra di Gasperini. Due estati fa Soulé era arrivato alla Roma tra curiosità e aspettative. Pagato 30 milioni alla Juventus, dopo la positiva parentesi di Frosinone, l’argentino classe 2003 era considerato un investimento per il futuro. Il suo impatto non è stato immediato: qualche lampo, molte pause, e un percorso di adattamento che sembrava non decollare. (…) I numeri raccontano una crescita costante: nel 2025 ha giocato 1735 minuti di Serie A (circa il 74% del totale), realizzando 7 gol e 7 assist. Una partecipazione diretta a una rete ogni 123 minuti, che lo rende il miglior finalizzatore della Roma. La svolta è arrivata il 13 aprile, nel derby. contro la Lazio fu la scintilla che accese definitivamente la sua stagione. (…) Il tecnico ha imparato a costruirgli intorno la squadra, anche a costo di spostare Dybala. Una scelta che fotografa la nuova gerarchia tecnica: la successione è già scritta. (…)

(corsera)

Gasperini, sfida senza limiti nel segno della continuità: ma per sognare servono i gol

Non siamo ai concetti di limite di Nietzsche. Ma Gian Piero Gasperini è lì che ci gira intorno. Sta giocando con i propri limiti e con quelli della Roma, questa è la verità: è un po’ come una sfida, vediamo dove siamo in grado di arrivare. Ogni partita il tecnico aggiunge un pezzetto al proprio puzzle: a Firenze, per dire, per la prima volta la squadra ha vinto rimontando, cosa che non le era riuscita né col Torino né con il Lilla. La Roma è una sorpresa per le modalità, per un mercato che a causa del fair play finanziario non è stato completo, per un cambio di allenatore e una transizione che era lecito immaginare meno fluida. Ma non può esserlo per la continuità di rendimento. Svilar-Celik-Mancini-Ndicka è un ritornello che suona benissimo, miglior difesa d’Europa tra i cinque campionati top, solo due gol subiti. E certo, con pali e traverse a supporto, ma in generale è qui che Gasp sta fondando la sua stagione. Poi, certo, c’è l’altra faccia della squadra prima in classifica, che non partiva così bene dai tempi di Rudi Garcia (stagione 2014-15, ma allora non era in vetta). E l’altra faccia è una fase offensiva che ha dei limiti: nessuna capolista in giro per l’Europa ha segnato solo 7 reti. (…) La realtà Roma, va aggiunto, è però figlia della continuità. Ed è qui che la sorpresa viene meno: nell’anno solare 20251a Roma ha vinto 20 partite su 26 ed è largamente la miglior squadra d’Italia, 8 punti più del Napoli, addirittura 11 più dell’Inter. Gasp, insomma, ha preso la scia di Ranieri e ha addirittura accelerato, per la gioia dei Friedkin attesi oggi in città. (…)

(corsera)

Gasp non si vuole fermare: una amichevole prima dell’Inter

Mai dire sosta. Gian Piero Gasperini non vuole saperne di fermarsi. Proprio come lo scorso mese, il tecnico della Roma pensa di collaudare ancora la squadra con un’amichevole durante la pausa delle nazionali. Un altro test per tenere i giri del motore altissimi. E non perdere quota, in campo e in classifica. Lo farà con una rosa dimezzata (in questi giorni undici giallorossi saranno in giro per il mondo), domani pomeriggio di nuovo a Trigoria per la ripresa degli allenamenti. Ma stavolta il «nucleo portante» (come lo chiama Gasp) del team conserva un altro dei suoi elementi preziosi. Oltre a Paulo Dybala («valore aggiunto») e Mati Soulé (uomo immagine del nuovo corso), il tecnico si tiene stretto anche Wesley, che dall’ultima sosta era rientrato malconcio. (…) Per il resto del «nucleo», invece, bisogna pazientare quasi dieci giorni. Da Evan Ndicka (impegnato con la Costa d’Avorio) a Manu Koné (Francia) e Gianluca Mancini, Gasperini ha fatto partire già il conto alla rovescia. Perché il tempo stringe: dopo la sosta c’è l‘Inter dell’ex romanista Chivu (sabato 18 ottobre), una sfida decisiva per i vertici della classifica, quasi un remake delle gare scudetto di qualche anno fa, quando il tecnico romeno vestiva sì nerazzurro, ma da calciatore. Ora sfiderà Gasperini dalla panchina. (…)

(La Repubblica)

I Friedkin al lavoro nella Capitale: assemblea Eca, stadio e mercato

Dan e Ryan Friedkin sono attesi oggi nella Capitale. I proprietari della Roma parteciperanno all’assemblea generale dell’European Club Association (di cui Dan è membro dal 2021). (…) I massimi dirigenti giallorossi faranno comunque tappa prima di tutto a Trigoria, dove incontreranno tutto lo staff dirigenziale (e domani anche il tecnico Gasperini) per parlare dell’ottimo avvio di campionato e per affrontare altri dossier importanti, a partire da quello del nuovo stadio a Pietralata. I Friedkin si soffermeranno peraltro sulle strategie di mercato e sul situazione di bilancio che prevede entro il prossimo giugno 90 milioni di euro di plusvalenze nel rispetto del fair play finanziario. (…)

(gasport)

Tra gol e assist Soulè ha in mano il futuro della Roma

La transizione è ben avviata. Per poterla completare manca ancora un po’, qualcosina sparsa qua e là. Ma il progetto che la Roma aveva messo in piedi due estati fa si sta pian piano realizzando. Con Matias Soulé sempre più centrale nel progetto giallorosso, capace di prendere per mano la Roma esattamente come aveva fatto in precedenza Paulo Dybala. Già, perché il progetto della Roma di due estati fa era proprio quello di mettersi nelle mani di Soulé, salutando in anticipo la Joya. Poi le cose sono andate diversamente – con il rifiuto di Dybala all’offerta araba dell’Al-Qadsiah. Soulé però poi è cresciuto assai strada facendo e adesso si sta prendendo davvero la Roma. In questo inizio sprint dei giallorossi c’è infatti molto di suo, con tre gol e due assist in otto partite. Tutte giocate dal via, tutte sempre da titolare, tanto per capire quanto si fidi di lui Gian Piero Gasperini. Per intenderci, tra i giocatori di movimento fmora solo l’argentino e Ndicka sono sempre partiti titolari (per i vari Mancini, Koné e Cristante c’è stato invece un subentro a partita in corso). (…) Del resto, la sua crescita è certificata anche dai numeri. Non solo quelli della stagione attuale, ma anche quelli più generici. Dalla prima stagione in cui ha segnato il suo primo gol da fuori area (2023/24), Matías Soulé è il giocatore con più reti realizzate dalla distanza in Serie A: sei. E nei 5 tornei top d’Europa solo un certo Lamine Yamal con 7 ha fatto meglio tra gli under 22. Di più, dall’inizio dello scorso febbraio, tra i giocatori attualmente presenti in Serie A, solo Christian Pulisic ha preso parte a più gol di Matias: 16 contro i 13 del giallorosso (7 gol e 6 assist). (…)

(gasport)