Mirante: “Milan-Roma? Vedo molto bene i rossoneri. Gasperini? Un rivoluzionario”

GAZZETTA DELLO SPORT – Domenica sera a San Siro andrà in scena il big match tra Milan e Roma, che dirà molto sulle sorti del campionato di Serie A e del cammino dei giallorossi. Antonio Mirante, doppio ex della sfida, ha parlato in esclusiva alla Rosea su chi parte favorito per la gara, su Gian Piero Gasperini e del suo periodo come giocatore della Roma. Ecco le sue parole.

Domenica si gioca Milan-Roma, una partita che sente “sua”. Che sfida si aspetta? 
“Vedo molto bene i rossoneri, solidi e di nuovo compatti. Certo, le assenze di Rabiot e Pulisic pesano. Spero possano responsabilizzare ancor di più Leao: è un campione, può decidere la partita da solo”.

In quella squadra (2023/2024) c’è qualcuno che l’ha stupita?
“Molti, ma su tutti direi Pulisic. Mi aspettavo un giocatore forte, quello sì, invece arrivò un ragazzo che aveva anche un’intelligenza calcistica fuori dal comune. Nessuno è come lui in Serie A. Sa fare le due fasi divinamente. Peccato non vederlo domenica a San Siro”.

Veniamo alla Roma. In panchina quest’anno siede il suo maestro Gasp: che squadra vede?
“Una formazione a immagine e somiglianza del suo allenatore. Pragmatica, quadrata, organizzata. Gasperini è un rivoluzionario, uno che è arrivato dieci anni prima di tutti su molti aspetti. Nel leggere le partite, per esempio, è il migliore al mondo”.

Delle sue stagioni in giallorosso, invece, che ricordi ha?
“Anche lì, come al Milan, sono arrivato per fare il secondo… e mi sono trovato a giocarne parecchie. Quelli in giallorosso sono stati anni particolari, di transizione. Ne abbiamo vissute tante tra cambi di proprietà e di dirigenti. Pensi che due giorni dopo il mio arrivo, venne venduto Alisson. Ci trovammo io e Robin Olsen a giocarci il posto”.

Poi venne mandato via Di Francesco e arrivò Ranieri
“Da lì ho iniziato a giocare molto di più. Con Di Francesco avevo trovato poco spazio, mentre Ranieri dopo un paio di partite mi diede fiducia. Giocai io fino alla fine della stagione. È stata un’annata strana, che si chiuse con l’addio al calcio di De Rossi. Una serata speciale, diversa e incredibile da vivere. Ricordo una marea di gente in tribuna che piangeva: grandi, ragazzi che erano cresciuti con il mito Daniele e piccoli. Tutti, senza distinzioni”.

È vero che voleva mollare anche a vent’anni? Lì fu decisivo lo zampino del Gasp…
“Altroché, è stato lui a lanciarmi. Sa io avevo vent’anni, non giocavo negli allievi ed ero in panchina da due stagioni. Gasp lo trovai in Primavera e già dal primo ritiro mi diede fiducia. Mi ha messo in campo e da lì in poi non sono più uscito. A lui devo la carriera. Mi ha cambiato come persona e come calciatore”.

Ha un aneddoto che vi lega?
“Me ne viene in mente uno che risale all’ultima giornata di B, a Crotone. Gasp mi aveva voluto con lui e avevamo fatto una grande stagione insieme. Dopo l’ultima partita gli dissi che sarei voluto rimanere ma che sognavo la Serie A. Lui mi abbracciò e mi disse ‘te lo meriti’. È un buono, anche se in campo ti spreme e pretende il massimo. Impareranno ad amarlo anche i tifosi della Roma”.

(gazzetta.it)

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