Una squadra è per sempre: ecco come i neuroni ci fanno diventare tifosi

Emozioni intense, un temporaneo addio alla razionalità, comportamenti occasionalmente aggressivi. E’ quel che si osserva nel cervello di chi tifa durante una partita di calcio. L’attivazione delle aree dedicate al piacere dura pochi secondi quando partono il contropiede avversario e la rimonta delle aree legate a frustrazione e aggressività, in un concerto di neuroni che si accendono e spengono alla stessa velocità delle azioni sul campo.

L’attività cerebrale di un tifoso «può arrivare agli estremi» scrivono i neuroscienziati dell’università di Santiago del Cile che hanno studiato il cervello di 60 appassionati all’interno di una risonanza magnetica. Davanti agli occhi dei tifosi, durante l’esame, scorrevano i video di 63 gol fatti o subiti dalla loro squadra del cuore. I risultati della ricerca sono pubblicati sulla rivista Radiology. La palla in rete fa ovviamente raggiungere il climax al cervello. Se a segnare è la propria squadra si attivano le aree legate alla ricompensa: gli stessi circuiti di sesso, droga e cibo. Assai più complesso – e problematico- è quel che accade quando segnano gli avversari. Per mitigare il dolore avviene un temporaneo distacco fra le aree ancestrali legate alle emozioni di base (piacere, rabbia, frustrazione) e quelle più evolute della corteccia cerebrale, alla base dei comportamenti razionali e delle scelte ponderate. A prevalere, ovviamente, sono le prime. […]

«I sentimenti generati dal tifo sono regolati da circuiti cerebrali legati al senso di appartenenza che si formano nell’infanzia» spiega Zamorano. Per questo la passione per una squadra è una delle rare costanti di una vita. […]

(La Repubblica)